lunedì 16 giugno 2025

Le rovine di Pisac, arroccate sulle alture della Valle Sacra degli Incas in Perù. - Andrea Milanesi

 

Le rovine di Pisac, arroccate sulle alture della Valle Sacra degli Incas in Perù, rappresentano uno dei più affascinanti esempi della straordinaria ingegneria e organizzazione sociale dell’impero incaico, sviluppatosi tra il XIII e il XVI secolo. Situato a circa 33 chilometri da Cusco, l’antico centro nevralgico dell’impero, il sito di Pisac svolgeva una funzione strategica sia dal punto di vista militare che agricolo e spirituale. Le sue terrazze agricole, ampie e perfettamente conservate, testimoniano la capacità degli Incas di adattare l’ambiente ostile delle Ande alle proprie necessità, mediante un avanzato sistema di gestione delle acque e del suolo che consentiva la coltivazione di mais, patate e altre piante autoctone anche su pendii particolarmente ripidi .
L’architettura di Pisac si distingue per la maestria con cui le pietre sono state tagliate e incastrate senza l’uso di malta, seguendo una tecnica detta “sillar” che garantiva elasticità e resistenza alle scosse sismiche, frequenti nella regione andina. Questa tecnica è comparabile alle costruzioni di altre celebri località incaiche come Machu Picchu e Ollantaytambo, dove la precisione nelle giunzioni e l’assenza di materiali leganti hanno permesso alle strutture di resistere per secoli. Analisi archeologiche recenti, come quelle condotte dal Ministerio de Cultura del Perú e da ricercatori internazionali, hanno dimostrato che le diverse tipologie di muratura (poligonale nelle strutture cerimoniali e rettilinea in quelle residenziali) riflettono non solo esigenze funzionali ma anche simboliche, legate alla cosmologia andina e alla rappresentazione del potere.
Un elemento distintivo di Pisac, rispetto ad altri centri inca, è la presenza di un vasto cimitero rupestre, il più grande delle Ande, scavato nella parete rocciosa di Qanchis Racay. Secondo le cronache coloniali e recenti scavi archeologici, qui venivano sepolti i membri dell’élite locale, accompagnati da corredi funerari di grande valore, come ceramiche, tessuti e oggetti rituali, molti dei quali sono oggi conservati nei musei di Cusco e Lima. Questa pratica rifletteva l’importanza della continuità tra il mondo dei vivi e quello degli antenati nella religiosità inca, in cui il culto dei morti e delle mummie era centrale per la legittimazione del potere politico e spirituale.
La funzione difensiva di Pisac è attestata dalla posizione dominante sulle valli sottostanti e dalla presenza di mura, torri di guardia (pukaras) e passaggi controllati. Secondo alcuni studiosi, tra cui l’archeologo peruviano Luis Lumbreras, Pisac costituiva una delle principali linee di difesa a protezione della capitale Cusco contro eventuali invasioni provenienti dalla selva orientale. Tuttavia, altre ricerche suggeriscono che il sito avesse anche una valenza cerimoniale: il tempio del Sole (Intihuatana) e le fontane sacre testimoniano la centralità del culto solare e dell’acqua, elementi fondamentali nella cosmovisione andina .
La costruzione di Pisac viene tradizionalmente attribuita al sovrano Pachacútec (1438-1471), il grande riformatore dell’impero, a cui si deve anche la fondazione di Machu Picchu e la riorganizzazione amministrativa e religiosa delle terre conquistate. Leggende locali narrano che Pachacútec fece edificare Pisac in onore della madre, come simbolo di protezione e prosperità per la valle circostante. Questi racconti, tramandati oralmente fino all’epoca moderna, si intrecciano con la storia ufficiale e contribuiscono a mantenere viva la memoria collettiva del sito.
Comparando Pisac con altri complessi archeologici incaici, emerge la straordinaria coerenza stilistica e funzionale tra le diverse opere monumentali distribuite lungo la rete viaria imperiale (Qhapaq Ñan), dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 2014. Le similitudini tra le terrazze di Pisac, quelle di Moray e di Machu Picchu, mostrano una conoscenza approfondita delle tecniche agronomiche e una visione sistemica del paesaggio. Anche l’organizzazione degli spazi sacri, con la presenza di templi, fontane e osservatori astronomici, indica la centralità della religione e del controllo del territorio nella politica incaica.
Oggi, Pisac è meta di pellegrinaggi e turismo culturale, inserendosi in un contesto di riscoperta e valorizzazione del patrimonio indigeno andino. Le cerimonie tradizionali e le feste in onore del Sole e della Pachamama continuano a essere celebrate tra le rovine, a testimonianza di una memoria che resiste al trascorrere dei secoli e che si rinnova nel dialogo tra passato e presente.

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