Visualizzazione post con etichetta Gianfranco Micciché. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Gianfranco Micciché. Mostra tutti i post

mercoledì 17 gennaio 2018

Elezioni, il vero volto del centrodestra: a Sesto una via per Craxi. E in Sicilia “la mafia si combatte senza giustizialismo”.

Elezioni, il vero volto del centrodestra: a Sesto una via per Craxi. E in Sicilia “la mafia si combatte senza giustizialismo”

Nella ex Stalingrado, ora governata da Forza Italia, il sindaco Di Stefano intitolerà una strada al leader socialista morto da latitante. A Palermo, il presidente dell'Assemblea regionale, Gianfranco Miccichè, spiega l’idea del suo partito su come combattere Cosa nostra.

L’annuncio di una via intitolata a Bettino Craxi a Sesto San Giovanni. E in contemporanea, a Palermo, un peloso distinguo sulla lotta a Cosa Nostra firmato da Gianfranco Miccichè: “Noi vogliamo combattere la mafia, ma senza giustizialismo“. 
Nel bel mezzo della campagna elettorale, il centrodestra getta la maschera dalla Lombardia alla Sicilia, in contemporanea. Mentre il sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia, Roberto Di Stefano, riabilita l’ex leader del Psi condannato in via definitiva a 10 anni di carcere e morto da latitante e annuncia che una strada del comune alle porte di Milano porterà il suo nome, il presidente dell’Assemblea siciliana, plenipotenziario di Forza Italia sull’isola, fa distinguo sulla lotta a Cosa Nostra, che va combattuta “senza essere giustizialisti”.
Il sindaco forzista e la via a Sesto – Nella settimana in cui si celebra il diciottesimo anniversario della morte dell’ex presidente del Consiglio, avvenuta il 19 gennaio 2000 dopo anni di latitanza in Tunisia, Di Stefano, eletto a giugno, annuncia che il suo Comune, per la prima volta guidato dal centrodestra, ha deciso di intitolare una via a Craxi, condannato complessivamente a 10 anni in via definitiva per corruzione e finanziamento illecito. Spiega che l’intitolazione “è innanzitutto il riconoscimento a un politico e rappresentante delle istituzioni del nostro Paese che iniziò il proprio percorso” come dirigente politico proprio a Sesto. Poi aggiunge la nota politica sull’ex presdidente del Consiglio, che “va considerato come figura di leader politico e di uomo di governo impegnato nella guida dell’esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali”. Infine, ricorda le parole dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che spiegò come la sua figura non potesse essere “sacrificata al solo discorso sulle responsabilità giudiziarie” e ammonisce: “Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere”. La strada intitolata a Craxi sarà quella tra via Fiorani e viale Marelli, mentre l’amministrazione dedicherà a Gianfranco Miglio, ideologo della Lega Nord, un’area verde tra via Lovati, via Fratelli di Dio e via Molino Tuono: “È stato un importante giurista e politologo del recente passato. Un innovatore che, prima di ogni altro, ha intuito l’importanza del federalismo e della sussidiarietà come valorizzazione dei territori”, ha spiegato Di Stefano.

Miccichè: “No al giustizialismo nella lotta alla mafia” – Quasi in contemporanea arriva un altro manifesto del centrodestra per bocca di Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliana. Durante la discussa presentazione del documentario sul generale Mario Mori, attualmente imputato nel processo Trattativa, il plenipotenziario di Forza Italia in Sicilia ha dettato la linea: “Noi vogliamo combattere la mafia, ma senza giustizialismo. Noi non vogliamo considerare inutili gli articoli della Costituzione – ha spiegato nella sala intitolata a Piersanti Mattarella, fratello del Capo dello Stato assassinato da Cosa nostra nel 1980 – che danno la presunzione di innocenza fino a quando non si viene condannati”. Nemmeno una parola, invece, sul comportamento che devono tenere i partiti nei confronti degli esponenti politici in rapporti con la mafia. Paolo Borsellino, icona rivendicata dalla destra, in proposito diceva che le sentenze possono solo stabilire se ci sono prove per condannare una persona, ma che in caso di rapporti sospetti, i partiti e le istituzioni dovrebbero emarginare le persone coinvolte.
Miccichè ha inoltre risposto alle polemiche degli scorsi giorni, sorte proprio per la proiezione del documentario: “Non è, come tanti pensano, una provocazione. Non c’è nessuna provocazione, non si parla male di nessuno, ma si ricostruisce la verità di quello che è successo in quegli anni”. Cosa sarebbe accaduto, lo spiega proprio Miccichè, aggiungendo che il documentario “dovrebbe essere portato nelle scuole” e “fatto vedere ai ragazzi che non hanno idea” di cosa siano le istituzioni: “Questi decenni sono stati troppo pieni di imbrogli, prima o poi qualcuno riscriverà la storia. Questo è un documentario che prova a dare una mano nella ricerca della verità su quello che è successo in quegli anni”.

giovedì 17 ottobre 2013

Sicilia, l’Eldorado dei baby pensionati: ricchi grazie a legge dell’era Cuffaro. - Giuseppe Pipitone

Sicilia, l’Eldorado dei baby pensionati: ricchi grazie a legge dell’era Cuffaro


Non c'è traccia di esodati o decreti che aumentano l'età minima pensionabile. Nel 2012 la Regione Sicilia ha sfornato ben 365 nuovi baby pensionati con assegni da quasi 7mila euro. E c'è chi, dopo la pensione, torna a lavorare come esperto o come assessore: tutto a spese dei contribuenti.
L’ultimo in ordine di tempo si chiama Giovanni Tomasello, ha 57 anni e di mestiere faceva il segretario generale dell’Assemblea regionale Siciliana. Da ieri si è unito alla pletora di baby pensionati sfornati ogni anno dalla Regione Sicilia: motivi di famiglia ha spiegato il super dirigente nella lettera al presidente del Parlamento regionale Giovanni Ardizzone.
La storia delle maxi pensioni dei dirigenti dell’Ars non è esattamente una novità. Il prestigio del Parlamento più antico d’Italia non può evidentemente morire dentro le mura di Palazzo dei Normanni, dove il decreto Fornero è rimasto, fino ad oggi, fuori dalla porta. Da queste parti non c’è traccia di esodati, decreti che aumentano l’età minima pensionabile ed altre amenità. C’è invece una leggina piccola piccola, che l’Ars varò nel 2005, quando il governatore era Salvatore Cuffaro. All’epoca, nessuno sospettava che l’allora presidente, poi condannato per mafia, avesse una naturale pulsione per accudire i poveri, e che anni dopo potesse finire presto a scontare la pena affidato ai servizi sociali alla missione Speranza e Carità di Biagio Conte.
Sarà per questo che quella norma minuscola approvata dal parlamento siciliano individuava nell’ultimo stipendio percepito la base pensionabile dei dipendenti della Regione Sicilia. Una bella fortuna per Felice Crosta, che dopo pochi mesi a capo dell’Agenzia per i rifiuti è andato in pensione alla modica cifra di 41 mila euro al mese, ovvero 1400 euro al giorno. Quel mezzo milione di euro di pensione fece il giro d’Italia con il risultato che la Corte dei Conti decise di alleggerire l’assegno annuale di Crosta ad “appena” 219 mila euro. Queste però sono storie di pensioni normali. O meglio, pensioni d’oro, anzi di platino, riconosciute a persone che hanno più o meno raggiunto l’età pensionabile. Perché la Sicilia è anche, e forse soprattutto, terra di pensionati baby, ancora in forma, e in grado di essere attivi su più fronti, mentre percepiscono assegni a sei cifre dalla collettività.
Un esempio? Pier Camillo Russo di mestiere faceva il segretario generale della Regione Siciliana, fino a quando chiese di andare in pensione ad appena 47 anni. Il motivo? Doveva accudire il padre malato. Poco male, perché grazie ad un altro paio di leggine, la 104 del 1992 e la 335 del 1995, i dipendenti pubblici con familiari che versavano in gravi condizioni di salute potevano chiedere e ottenere di andare in quiescenza. Chiaramente addolorato, Russo era diventato pensionato della Regione Sicilia e con un assegno di quasi settemila euro al mese poteva dedicarsi ad accudire il padre. Poco dopo però ci ha ripensato, accettando l’invito dell’ex governatore Raffaele Lombardo ad entrare in giunta come assessore all’Energia: pensionato baby della Regione Sicilia e amministratore della stessa in un colpo solo. Il caso di Russo, però, non è l’unico. Anzi i pensionati baby, all’ombra di Mamma Regione, non si contano più. Solo nel 2012, secondo la Corte dei Conti, i dipendenti andati in pensione ben prima dell’età pensionabile sono ben 365: tutti ben remunerati da un sostanzioso assegno mensile. Perché in Sicilia niente deve mai essere esiguo, nemmeno le pensioni degli ex dipendenti andati a riposo ancora quarantenni.
Un ex direttore generale percepisce ogni mese di pensione 6.420 euro, mentre un dirigente si ferma a quota quattromila. Cifra aumentate esponenzialmente negli ultimi anni, dato che nel 2008 la pensione di un direttore generale si fermava a cinquemila euro al mese, il trenta per cento in meno rispetto ad oggi. Cifre che incidono e non poco sul bilancio regionale: nel 2012 i pensionati della Regione Sicilia erano infatti 16.377 e costavano alle casse isolante 656 milioni di euro all’anno, circa il dieci per cento dei sei miliardi di debiti che – sempre secondo la corte dei conti – gravavano sui bilanci di Palazzo d’Orleans a fine 2012.
Senza contare che il Fondo Pensioni della Regione, che gestisce gli assegni per i pensionati, costa da solo altri 385 mila euro all’anno. Ma non è tutto. Perché Pier Camillo Russo non è l’unico ad aver fatto marcia indietro, volendo continuare a servire la collettività anche dopo la pensione. Cosimo Aiello, per esempio, era andato in pensione a 51 anni per assistere la madre malata. Grazie alla nomina a capo di gabinetto, arrivata provvidenzialmente poco prima della pensione, poteva contare un assegno mensile invidiabile. Il lavoro però è sacro e non è facile separarsene facilmente. Ecco quindi che Aiello, subito dopo la pensione, ha iniziato a collezionare incarichi: consulente del Teatro Bellini di Catania alla modica cifra di 48 mila euro, commissario dell’orchestra sinfonica siciliana, commissario dell’Ersu (l’ente che assegna le borse di studio agli universitari), più la nomina a commissario dell’ente portuale di Catania, poltrona che secondo Il Sole 24 Ore varrebbe ben centomila euro al mese. Tutto questo mentre continuava a percepire la pensione, che gli era stata concessa a causa delle gravi condizioni in cui versava la madre. Un vizio tipico dei baby pensionati della Regione Sicilia: escono dalla porta e rientrano dalla finestra. Tutto a spese dei contribuenti.
La pensione dell’ex gran commis di Palazzo dei Normanni, quindi non ha niente a che vedere con le minime da 500 euro perché così dice la legge siciliana. Lo stesso trattamento sarà riservato al suo successore, Sebastiano Di Bella, subito nominato dallo stesso Ardizzone, che ne avrà evidentemente apprezzato le doti, dato che lo ha già avuto alle sue dipendenze come capo di gabinetto. E se il nuovo segretario generale dell’Ars, essendo già sulla sessantina, ha messo nel mirino la maxi liquidazione, il predecessore di Tomasello, Gianliborio Mazzola, nel 2007 era riuscito a fare perfino di meglio, incassando una buonuscita da un milione e settecento mila euro. Lapidario il commento dell’allora presidente di Palazzo dei Normanni Gianfranco Micciché. “Quando ho firmato la sua liquidazione, mi sono sentito un deficiente ”. E chissà come si saranno sentiti tutti gli altri siciliani, quelli che devono aspettare i 67 anni d’età per per avere poche centinaia di euro al mese.

giovedì 27 dicembre 2012

Elezioni, nel Pdl spunta la Lega Sud per “salvare” Cosentino e Dell’Utri. - Giuseppe Pipitone


Marcello Dell'Utri


L'ipotesi di creare una "scatola" elettorale per gli impresentabili gravati da seri guai giudiziari è confermata da fonti interne al partito, anche se arrivano le smentite ufficiali. L'operazione ruoterebbe intorno a Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud in Sicilia rimasto legato a Berlusconi. Il senatore a ilfattoquotidiano.it: "Buona idea, io mi candido comunque per legittima difesa".

“Non sarebbe una cosa negativa: ce pinsari (ci devo pensare n.d.a.)”. Così Marcello Dell’Utri commenta da Santo Domingo a ilfattoquotidiano.it la carta a sorpresa che Silvio Berlusconi potrebbe estrarre dalla manica per le prossime elezioni politiche. Ovvero un’unica grande Lega del Sud, guidata da due politici già noti alle procure di mezza Italia, per recuperare consensi e frenare lo spappolamento del Pdl nel meridione. Alla guida della costola meridionale del Pdl, Berlusconi piazzerebbe due fedelissimi con un curriculum giudiziario di tutto rispetto: lo stesso Dell’Utri, già condannato in primo e secondo grado per concorso esterno alla mafia e considerato dalla procura di Palermo “l’uomo cerniera” che condusse a Berlusconi “le richieste di Cosa Nostra” nel 1994, è l’uomo che condurrebbe l’operazione in Sicilia, mentre l’ex sottosegretario considerato vicino agli ambienti della Camorra Nicola Cosentino guiderebbe il partito indipendentista di matrice berlusconiana nella sua Campania. Un’indiscrezione lanciata oggi da La Stampa e confermata a ilfattoquotidiano.it dai vertici romani del Pdl. 
“Io mi candido certamente al Senato per legittima difesa, per difendermi da queste operazioni che ora si sono viste essere di natura politica”, spiega Dell’Utri. “Certo quest’ipotesi che mi prospettate è tutta da pensare, io stesso ci dovrei pensare, ma è tutt’altro che negativa”.
Un’operazione, quella della Lega del Sud, che nascerebbe sulla strada già tracciata da Gianfranco Miccichè, l’ex luogotenente di Berlusconi in Sicilia, che da qualche tempo ha deciso di “mettersi in proprio”. Solo a pomeriggio inoltrato Miccichè si è preoccupato di smentire l’indiscrezione: ”Non sono a conoscenza di progetti simili. Smentisco pertanto le indiscrezioni pubblicate oggi da ‘La Stampa’”. Ma che l’ipotesi sia almeno allo studio trova conferme non ufficiale nel partito. 
 Già nel 2009 Gianfranco Miccichè, ex manager di Publitalia, aveva dato vita al Pdl Sicilia, una fronda interna al “partito del predellino”, nata per continuare ad appoggiare l’allora governatore Raffaele Lombardo. L’operazione fallì in meno di un anno e i rapporti tra Miccichè e dirigenti meridionali del Pdl si deteriorarono definitivamente. Nacque così Forza del Sud, poi diventata Grande Sud, il secondo partito indipendentista siciliano, che in poco tempo riuscì a sottrarre consensi al Pdl. Tra Berlusconi e Miccichè i rapporti rimasero però ottimi, tanto che per le ultime elezioni regionali in Sicilia l’ex presidente del consiglio avrebbe voluto proprio il suo ex delfino come candidato governatore di tutto il centrodestra. Il segretario del Pdl Angelino Alfano, però, si mise di traverso e alla fine Miccichè dovette correre da solo, contro lo stesso partito di B.
I contatti tra Arcore e il leader di Grande Sud però sono continuati, garantiti da un trait d’union d’eccezione: lo stesso Dell’Utri, al quale molti accreditano il ruolo di eminenza grigia di Grande Sud, la stessa posizione occupata nei primi anni ’90 quando fu tra gli inventori di Forza Italia. Fraterno amico di Miccichè, che gli affiderebbe “le chiavi di casa e i miei figli”, sarebbe stato Dell’Utri a fornire i consigli strategici necessari a creare Grande Sud, costola del Pdl siciliano con una robusta iniezione di indipendentismo. Una ricetta che fino adesso ha funzionato, garantendo al partito di Miccichè una forte presenza nei quartieri popolari palermitani. Ed è proprio in vista delle elezioni politiche che Berlusconi non si è mai opposto alle strategie di Miccichè, che finora gli ha solo sottratto voti in turni elettorali importanti come le amministrative di maggio e le ultime elezioni regionali in Sicilia.
L’idea adesso sarebbe quella di confederare il partito di Miccichè, con un movimento che in Campania sarebbe appunto guidato da Nicola Cosentino: una sorta di Lega  del Sud, costola del Pdl, per recuperare terreno nei confronti del Pd, cominciando proprio dai quartieri popolari, dove Grande Sud ha finora dimostrato di essere molto presente.
L’idea di una lega meridionale non è però esattamente originale. Nei primi anni ’90 il boss Leoluca Bagarella spinse per la creazione di Sicilia Libera, un partito di forte spinta indipendentista che avrebbe dovuto incarnare gli interessi di Cosa Nostra. Nel 2001, nella richiesta di archiviazione dell’indagine sui “Sistemi Criminali”, la procura di Palermo scriveva che “nei primi anni ’90 i nuovi soggetti politici, consistenti in varie leghe meridionali da aggregarsi poi in un’unica Lega meridionale avrebbero dovuto agire in sinergia con la Lega Nord, movimento allora emergente e in grande crescita, che perseguiva da anni un autonomo progetto politico accentuatosi in quella fase storica in direzione del secessionismo di alcune regioni del settentrione.  La creazione di uno Stato autonomo nel Sud con prerogative di sovranità avrebbe consentito di monopolizzare la gestione politica degli interessi economici leciti e illeciti, trasformando questa parte del paese in una sorta di zona franca, governata da soggetti espressione del sistema criminale”.

martedì 30 ottobre 2012

Pdl bancomat: Scilipoti, Pionati, Miccichè. Migliaia di euro ai mini alleati di B..


BERLUSCONI PAGA TUTTI


Nel 2011 il partito ha erogato oltre 2 milioni di euro a movimenti e associazioni che hanno sostenuto il Cavaliere. Dai responsabili di Scilipoti ai cristiano popolari Baccini fino ad arrivare agli "Italiani per la libertà" di Caselli (coinvolto nell'inchiesta Finmeccanica) e addirittura alla Forza del Sud di Miccichè, ieri decisivo (in negativo) per la vittoria di Crocetta.

Centinaia di migliaia di euro ai “mini alleati”: i movimenti che rappresentano un deputato o due come l’ex Idv Mimmo Scilipoti o l’ex Udc Mario Baccini. O che vantano piccole percentuali in qualche pezzetto del Paese, che possono raccogliere adesioni e fare “marketing” sul territorio (Michela Vittoria Brambilla e i suoi Circoli delle Libertà). Certo, spiccano coloro che hanno “saltato il fosso” ai tempi del 14 dicembre 2010, quando Berlusconi aveva rischiato di cadere una prima volta (un anno prima di essere invitato a lasciare dai mercati, da mezza Europa e dal presidente della Repubblica e di essere sostituito da Monti). Il Pdl, comunque, è un bancomat: nel 2011 ha erogato, soprattutto per le spese elettorali, contributi per oltre 2 milioni di euro a tutta la galassia intorno al Pdl. Tra questi anche quelli che non “dovrebbero” esserci: Gianfranco Miccichè e al suo Forza Sud, per esempio, essenziale (in negativo per il centrodestra) per la vittoria in Sicilia di Rosario Crocetta. Ma anche Italiani per la libertà, l’associazione presieduta dal senatore pidiellino Esteban Juan Caselli, di professione ambasciatore, eletto in Sud America, il cui nome è emerso dall’inchiesta su Finmeccanica
Secondo l’ultimo bilancio, quello per l’esercizio 2011, il partito di Silvio Berlusconi ha erogato lo scorso anno, soprattutto per partecipare alle spese elettorali, contributi per una somma complessiva di 2 milioni 196mila 246 euro. La cifra, inserita nella voce “Contributi ad associazioni”, pur essendo diminuita di 2 milioni 705mila euro rispetto all’importo di 4 milioni 901mila euro versato nel 2010, resta molto consistente in tempi di crisi come questo. I beneficiari? Si va dal Movimento di responsabilità nazionale di Mimmo Scilipoti al Circolo della Libertà di Michela Vittoria Brambilla. Dai Cristiano popolari di Mario Baccini ai Liberal democratici di Italo Tanoni
Tra i maggiori beneficiari tuttavia (con ben 300mila euro) c’è proprio Forza del Sud, il movimento politico fondato nell’ottobre di due anni fa dall’allora sottosegretario all’Economia del Berlusconi quater, Gianfranco Miccichè. Cioè colui che ha rotto poi l’alleanza con il Pdl in Sicilia, favorendo così il successo di Crocetta (Forza del Sud è poi confluito nel Grande Sud).
Desta ulteriore curiosità, invece, il contributo di 175 mila euro ricevuto da Italiani per la libertà, l’associazione presieduta dal senatore Caselli. Originario dell’Argentina ed eletto nella circoscrizione estero, ripartizione America Meridionale, introdotto all’allora direttore commerciale di Finmeccanica, Paolo Pozzessere (poi arrestato) proprio da Berlusconi. Il politico avrebbe voluto, come altri, “provvigioni” da Finmeccanica. Il ruolo di Caselli, secondo gli inquirenti, sarebbe stato quello di mediatore per degli affari (poi sfumati) con l’Indonesia. Pozzessere aveva raccontato tutto agli inquirenti l’11 novembre 2011: “Nel marzo-aprile 2011 mi trovavo al circolo degli Esteri a Roma… quando ho ricevuto una telefonata dal presidente Berlusconi il quale mi chiese se Finmeccanica (o meglio Alenia e Agusta) erano interessate a vendere aerei e elicotteri al Governo dell’Indonesia: a tale domanda io risposi affermativamente e lui mi disse che c’era un suo amico, il senatore Esteban Caselli, che poteva esserci utile, nel senso che Caselli conosceva una persona che poteva esserci utile per la trattativa in Indonesia”.
E ancora spicca il milione di euro, poi ridotto a 700mila euro, a favore dei Liberal Democratici per il Rinnovamento, guidato dai parlamentari Italo Tanoni e dall’ex sottosegretario alla Giustizia Daniela Melchiorre. Si tratta degli ex “diniani”. La Melchiorre entrò nel governo Prodi bis (2006-2008) come sottosegretario. Poi i “lib-dem” contribuirono a far cadere il governo di centrosinistra e furono rieletti in quota con il Pdl. Per un po’ non ebbero incarichi nell’esecutivo Berlusconi e si limitarono all’appoggio esterno, ma alla fine la Melchiorre tornò sottosegretario alla Giustizia per una ventina di giorni: all’improvvisò si sorprese delle celebri dichiarazioni del Cavaliere a Obama durante un vertice internazionale sulle persecuzioni dei giudici di sinistra. Così la Melchiorre si dimise dal governo. A ridosso del 14 dicembre 2010 decisero di togliere la fiducia a Berlusconi, ma non furono decisivi. Ma i lib-dem restano nell’area Pdl e nell’aprile del 2011 sono tra le forze politiche che sostengono il conflitto di attribuzione per il processo Ruby: è il giorno in cui la Camera votò la tesi secondo la quale Berlusconi era davvero convinto che la ragazza marocchina fosse la nipote di Mubarak.
“Va segnalato - scrivono i tesorieri pidiellini Rocco Crimi e Maurizio Bianconi nella relazione gestionale del rendiconto pubblicato di recente sulla Gazzetta ufficiale - che l’ammontare iniziale dell’impegno verso la formazione politica in questione era di 1 milione 300mila euro, sceso a 1 milione di euro per effetto del pagamento di 300mila euro eseguito nell’anno, importo infine successivamente ridotto a 700 mila euro”. I rappresentanti legali del partito spiegano le ragioni del caso dei Liberal Democratici anche in un altro passaggio della relazione: “Nel mese di maggio la Camera ha approvato nuove disposizioni in materia di finanziamento e bilanci dei partiti politici. Tali norme, oltre a prevedere regole più stringenti in materia di controllo attraverso la creazione di un’apposita Commissione e l’introduzione dell’obbligo di certificazione da parte di società di revisione, stabiliscono una forte riduzione dei rimborsi delle spese elettorali già a partire dall’annualità relativa al 2012”. Dopo l’approvazione di queste regole, continuano Crimi e Bianconi, “è stato sottoscritto un atto di transazione con i Liberal Democratici per il Rinnovamento con il quale l’importo residuo di 1 milione di euro ad esse ancora dovuto è stato decurtato fino a 700mila euro. Questo ammontare, come concordato nell’atto in questione, è stato immediatamente a loro versato”.
La “lista dei beneficiati” del Pdl è ampia e coinvolge anche molte formazioni che hanno consentito al governo Berlusconi di sopravvivere con una maggioranza risicata alla Camera. Centomila euro sono stati assegnati ad Azione sociale, il movimento che fa capo alla deputata pidiellina Alessanda Mussolini, che già in passato ha beneficiato di altre elargizioni. Ottantamila euro sono finiti all’Alleanza di centro per la libertà di Francesco Pionati, 49mila euro al Movimento di responsabilità nazionale, fondato dall’ex dipietrista Scilipoti, leader dei responsabili che salvò più volte il governo Berlusconi dalla crisi di governo; 40mila euro per i Cristiano popolari, movimento guidato dall’ex ministro Udc Baccini.
E ancora: 144 mila euro sono stati attribuiti a Democrazia cristiana per la Campania, associazione (presieduta da Ugo Grippo) che fa parte della Federazione dei partiti della Democrazia cristiana a cui hanno aderito varie regioni tra cui, appunto, la Campania; 27 mila al “brambilliano” Circolo della libertà nato il 20 novembre 2006 e presieduta dall’ex ministro.
“Ogni contributo – aggiungono Crimi e Bianconi - è stato erogato nell’anno in esame, ad eccezione dell’importo di 700mila euro che al 31 dicembre risulta ancora da versare ai Liberal Democratici per il Rinnovamento, secondo la scadenza di pagamento stabilità negli impegni economici e politici sottoscritti nel 2011. Tale ammontare è iscritto nello stato patrimoniale negli ‘Altri debiti correnti’, esigibili, quindi, entro l’esercizio successivo”.  In particolare, il Pdl ha staccato un assegno di quasi 200 mila euro “a titolo di partecipazione delle spese” per alcune campagne elettorali. Per la precisione: 96mila sono stati attribuiti al Comitato regionale romano della Democrazia cristiana per le autonomie dell’ex ministro Rotondi, mentre 180mila sono stati versati al “Comitato per Guido Podestà presidente della provincia di Milano” e 4mila euro al “Comitato elettorale Macerata nel cuore” per sostenere la candidatura a sindaco di Fabio Pistarelli alle elezioni amministrative di due anni fa. “Questi due contributi – si legge nella relazione – sono stati erogati a titolo di partecipazione alle spese effettuate dai due comitati nel corso della campagna elettorale relativa al rinnovo, rispettivamente, del consiglio provinciale di Milano svolta nel 2009 e di altre locali elezioni amministrative del 2010”.
All’interno della voce “Quote associative”, i tesorieri segnalano poi la “presenza del versamento di 234 mila 639 euro effettuato dal nostro partito al Ppe, come accaduto anche negli anni precedenti, quale quota di nostra spettanza relativa all’anno 2011”. Infine, nella voce “Contributi erogati a parlamentari a sostegno della loro attività di comunicazione”, figura un unico contributo al segretario Angelino Alfano per una somma di 61mila 539 euro. Discorso a parte le “iniziative per accrescere la partecipazione attiva delle donne alla politica” che ammontano a 192mila euro nel 2011: “Rispetto al passato esercizio aumentano del medesimo importo in quanto all’epoca non esponevano alcun totale”. In questa voce è compreso anche il versamento di un contributo all’ex ministro Mara Carfagna pari a 75mila euro.

domenica 28 ottobre 2012

Elezioni Sicilia, il ‘fattore Grillo’ nella sfida tra Crocetta e Musumeci. - Giuseppe Pipitone


Elezioni Sicilia, il ‘fattore Grillo’ nella sfida tra Crocetta e Musumeci

Fino a due giorni fa i candidati di Pd/Udc e Pdl lo attaccavano, ora si contendono il suo elettorato tramite il voto disgiunto: Movimento 5 Stelle determinante per l'esito delle urne nell'isola che domani volterà pagina dopo la difficile parentesi di Lombardo. Sullo sfondo altri fantasmi: gli inciuci, la probabile ingovernabilità e il default economico certificato dalla Corte dei Conti.

Fino a due giorni fa lo vedevano come fumo negli occhi: populista, qualunquista, violento. Ma soprattutto senza voti. “Beppe Grillo? Mi ricorda quando giravo la Sicilia con Almirante: trovavamo tutte le piazze piene e poi le urne vuote” ha minimizzato Nello Musumeci, ex missino e aspirante governatore siciliano del Pdl, a proposito del tutto esaurito registrato dal comico genovese in ogni piazza dell’isola. Rosario Crocetta, candidato presidente dell’insolita ammucchiata Pd-Udc, ha affilato la sciabola, mettendo nel mirino Giancarlo Cancelleri, portavoce trentenne del Movimento Cinque Stelle siciliano. “L’azienda presso la quale lavora – ha attaccato l’ex sindaco di Gela – è diretta da un tale Lo Cascio, molto molto, molto amico di quell’ingegner Di Vincenzo, al quale oggi è stato confermato il sequestro di un patrimonio di 400 milioni di euro”.
Manco a dirlo, il datore di lavoro di Cancelleri, ha subito querelato Crocetta per diffamazione. Nel frattempo però la musica è cambiata. E i due principali aspiranti eredi di Raffaele Lombardo sul trono più alto di Palazzo d’Orleans hanno teso la mano ai cinque stelle siciliani. Musumeci si è scoperto inaspettatamente simpatizzante del comico genovese .”E’ chiaro – ha spiegato chiudendo la sua campagna elettorale – che Grillo non è l’antipolitica, è la politica: semmai, come noi predichiamo, la buona politica sulla malapolitica”. Anche Crocetta, dopo gli attacchi a Cancelleri, ha strizzando l’occhio agli elettori del Movimento Cinque Stelle: “Biasimare Grillo non è né giusto né utile. Biasimare i suoi elettori ancora peggio”. Poi l’europarlamentare democratico ha lanciato la sua proposta: “Sono fiducioso che tanti grillini sapranno distinguere: un voto al loro partito e una ‘crocetta’ sul nome di un presidente che ha combattuto la mafia e l’illegalità”. Basterebbero i repentini cambi di marcia di Musumeci e Crocetta nei confronti del Movimento Cinque Stelle per raccontare come, dal voto di domenica, potrebbe emergere in Sicilia un’inaspettata sorpresa.
Il tour di Beppe Grillo sull’isola ha letteralmente fatto schizzare in alto la lancetta dei consensi in favore di Giancarlo Cancelleri. Appena sei mesi fa, alle amministrative siciliane, il Movimento Cinque Stelle era riuscito a presentare la propria lista soltanto in tre comuni: Palermo, Sciacca e Caltagirone. In nessun caso però era riuscito a raggiungere lo sbarramento del cinque per cento, utile per eleggere almeno un consigliere comunale. Adesso invece il movimento guidato da Giancarlo Cancelleri sta vivendo un momento entusiasmante: Grillo non ha mai parlato in una piazza con meno di cinque mila spettatori, e la febbre per i cinque stelle sta effettivamente colpendo una grossa fetta di elettorato che fino a due mesi fa non avrebbe mai immaginato di votare per il movimento nato sul web. E’ per questo che sia Musumeci che Crocetta hanno smesso i panni dei “fustigatori del qualunquismo” per aprire le braccia agli elettori di Cancelleri. Il portavoce dei cinque stelle conquista simpatie di giorno in giorno, agevolato anche dalla débacle del certificato elettorale che ha imposto il ritiro dalla competizione a Claudio Fava. La mancanza di un candidato noto che peschi a piene mani nel voto d’opinione ha infatti aperto la strada al Movimento Cinque Stelle: una strada tutta in discesa che a poche ore dal voto appare indecifrabile in termini quantitativi. Il consenso raccolto dai giovani attivisti capitanati di Cancelleri cresce di ora in ora, e molti indecisi potrebbero decidere di segnare il simbolo a cinque stelle soltanto dentro la cabina elettorale. Una variabile che spiega benissimo l’entusiasmo con cui i cinque stelle si preparano allo spoglio.
E mentre Giovanna Marano, candidata presidente di Sel e Idv al posto di Fava, lotta per riportare una componente di sinistra a Palazzo dei Normanni, i bookmakers ufficiali continuano a parlare di un probabile testa a testa tra il candidato del Pdl e quello dell’asse Pd-Udc. Lo stesso Angelino Alfano, orfano della visita elettorale di Silvio Berlusconi, ha pronosticato con cautela uno scontro al fotofinish tra il suo candidato e Rosario Crocetta. Dal canto suo, anche Gianfranco Miccichè, leader di Grande Sud appoggiato da Fli e Mpa, si è detto sicuro di vincere. “Picciotti, con i sondaggi non sbaglio: vinco io con il 33 per cento” ha annunciato l’ex luogotenente di Berlusconi in Sicilia. Una battuta che non è piaciuta a Musumeci, anche lui fiducioso di sbaragliare gli avversari. “Sento profumo di vittoria, nonostante alcuni amici dell’ambiente Mpa stiano facendo chiaramente votare Crocetta abbandonando di fatto Micciché al suo destino”.
Lo spettro dell’inciucio e dell’accordo sotto banco, adesso ha fatto il suo ingresso nell’ultima settimana di campagna elettorale. Oltre al presunto sostegno di Lombardo a Crocetta (che candida nella sua lista anche Beppe Spampinato, fino a settembre assessore al lavoro del governatore imputato per mafia) i rumors raccontano anche di un massiccio voto disgiunto, con l’Udc che abbandonerebbe a sua volta Crocetta per far votare Musumeci. Tutto e il contrario di tutto, come nella migliore tradizione siciliana. Quel che appare certo è che da questo turno elettorale emergerà un voto multi frammentato con nessuna coalizione in grado di raggiungere la maggioranza assoluta. Il risultato sarà un parlamento ingovernabile, proprio nel momento in cui si fa sempre più lunga l’ombra del default. Pochi giorni fa la corte dei conti ha calcolato che entro la fine del 2012 il deficit della Regione Sicilia sfonderà quota sei miliardi di euro. Un dato che dovrebbe consigliare al prossimo presidente di festeggiare con moderazione la vittoria.

martedì 16 ottobre 2012

Elezioni Sicilia, Miccichè e il comizio nella piazza vuota



Una piazza desolatamente vuota e un gruppo di contestatori con tanto di striscione (“17 anni con Lombardo, Cuffaro, Dell’Utri, Berlusconi. Miccichè, togliti da..le liste elettorali”) hanno accolto l’ultimo comizio di Gianfranco Miccichè, leader di“Grande Sud” e candidato alla presidenza della Regione Sicilia. Il triste scenario, documentato da Officina93018 e rilanciato da Beppe Grillo nel suo blog, si è presentato a Santa Caterina Villarmosa, in provincia di Caltanissetta.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/15/sicilia-micciche-comizio-nella-piazza-vuota/207573/