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venerdì 30 agosto 2013

Imu seconde case, B. furibondo con i suoi. Cgia: “Aumento Iva penalizza i poveri”.

Imu seconde case, B. furibondo con i suoi. Cgia: “Aumento Iva penalizza i poveri”

Il Cavaliere non ha digerito l'ingorgo fiscale sulle abitazioni di villeggiatura: colpito elettorato Pdl. Il centro studi di Mestre spiega come l'innalzamento di un punto dell'imposta sui valori aggiunti colpisca la fascia meno abbiente della popolazione. E sull'Imu attacco del Financial Times: "Vince Berlusconi, perde l'Italia".

Pace apparente. I giorni successivi alla cancellazione della tassa sulla prima casa non sono come i partiti delle larghe intese vogliono far credere. Se all’orizzonte del governo, infatti, si prefigura già il prossimo scontro tra Pd e Pdl sull’aumento di un punto di Iva a ottobre, sul fronte interno alle forze che compongono l’esecutivo Letta le tensioni si sprecano. Specie nel Popolo della Libertà, dove si parla di un Berlusconi furibondo con i suoi per i contenuti del provvedimento di abolizione dell’Imu. Al Cavaliere, infatti, non è assolutamente andata giù la questione delle seconde case, per cui i proprietari ora dovranno pagare sia l’Imu che l’Irpef. Una beffa per l’ex premier, che così vede colpita una buona parte del suo elettorato, ovvero quella media borghesia proprietaria delle case di villeggiatura, spesso sfitte o disabitate d’inverno, per cui al momento si dovrà versare una doppia tassazione. Da Arcore, parlano di un Berlusconi imbufalito con Alfano e Brunetta, i quali – secondo la ricostruzione di Libero – hanno detto al presidente del Pdl di non aver mai trattato la questione delle seconde case. Sempre a sentire il quotidiano di Belpietro, poi, il vicepremier e gli altri ministri in quota Pdl dopo la strigliata del capo si sarebbero rivolti direttamente a Letta, raccogliendo la solidarietà e l’approvazione del premier sull’iper tassazione delle seconde case. “Quell’articolo deve saltare” avrebbe detto il capo del governo, avvalorando la tesi del “noi non sapevamo nulla” con la quale Alfano e Brunetta hanno cercato di difendersi dall’ira funesta di Berlusconi, che ora inizia a dubitare dell’affidabilità dei suoi.
La Cgia di Mestre: “Con aumento Iva penalizzate famiglie meno abbienti”
Questo per quanto riguarda il Pdl. Ma è sull’esecutivo delle larghe intese nel suo complesso che si abbattono nuove critiche e altrettante polemiche. In tal senso, infatti, mentre Dario Franceschini parla di un “governo che ha fatto molte cose di sinistra”, la Cgia di Mestre prefigura l’esatto contrario per quanto riguarda la questione dell’imposta sul valore aggiunto. “Con l’aumento dell’Iva le famiglie meno abbienti saranno quelle più penalizzate” sostiene il centro studi, secondo cui, pur se all’apparenza saranno i ricchi a pagare di più, l’eventuale aumento dell’imposta Iva peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, inoltre, i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori. “Bisogna assolutamente trovare la copertura per evitare questo aumento – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – Nel 2012 la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l’aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un’ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. E’ vero che l’incremento dell’Iva costa 4,2 miliardi di euro all’anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna”.
Le simulazioni realizzate dalla Cgia, del resto, riguardano tre tipologie famigliari: single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico. Per ciascun nucleo sono stati prese in esame 7  fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall’indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l’aggravio di imposta in termini assoluti e l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva su ogni livello retributivo. In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell’aumento dell’aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il redditoannuo da 20mila euro, del 4,1% per quella da 25mila euro e dell’8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest’ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall’Istat nell’ultima rilevazione su base nazionale. In buona sostanza si è ipotizzato che a fronte dell’aumento dei prezzi di beni e servizi, a ridurre le spese saranno principalmente le fasce di reddito medio-alte. Infine, l’analisi della Cgia non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.
Financial Times: “Imu, vince Berlusconi, perde l’Italia”
Oltre all’avvertimento del centro studi veneto, Enrico Letta è costretto a incassare anche le critiche che arrivano dalla stampa estera. Durissime, infatti, le parole usate dal Financial Times per descrivere l’abolizione dell’Imu sulla prima casa: ”Non è un buon affare” recita l’editoriale del quotidiano britannico, secondo cui “l’Italia ne esce perdente con la vittoria di Berlusconi” sull’Imu. “Col compromesso con il Pdl di Berlusconi, la fragile coalizione di governo ha schivato un’altra minaccia, ma l’accordo segna anche il trionfo di obiettivi politici di breve termine sugli interessi di lungo termine dell’Italia” spiega il giornale della City, secondo cui che le elezioni anticipate sono ora “improbabili”. Tuttavia, a sentire il Financial Times, “la stabilità politica ha un prezzo alto” da pagare e spiega che “ora il governo si ritrova con un buco di almeno 3 miliardi di euro ed ha messo in pericolo il piano per portare il deficit di bilancio sotto il 3%” del Pil. Morale della favola? Il quotidiano londinese non ha dubbi: “Il Cavaliere, come al solito, ha giocato in modo intelligente la partita politica. Ma mentre egli può rivendicare la vittoria contro i rivali, l’Italia ancora una volta ne esce sconfitta“. Così non è: dopo la mancata abolizione dell’Imu anche sulla seconda casa, neanche il Cavaliere ha di che festeggiare.
Sondaggio Swg: “Per 64% italiani, meglio abolizione parziale”
E mentre il dibattito politico continua a tenere banco, da sottolineare l’esito di un sondaggio realizzato dall’istituto Swg in esclusiva per Agorà (Rai Tre), secondo cui oltre la metà degli italiani (64%) ritiene che un’abolizione parziale dell’Imu – al fine di poter disporre di più risorse per altri scopi – sia preferibile all’abolizione totale (36%). Nel dettaglio, a essere favorevole all’abolizione parziale dell’imposta è un’ampia fascia degli elettori di centrosinistra (86%) e del Movimento 5 Stelle (72%), contro il 28 per cento del centrodestra. In quest’ultimo bacino elettorale prevale l’appoggio all’abolizione totale dell’Imu (72%), auspicabile per il 28 percento dei sostenitori 5 Stelle e per il 14 percento del centrosinistra
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/30/imu-berlusconi-furibondo-con-suoi-per-seconde-case-cgia-iva-penalizza/695999/

Già...., salvaguardati i proprietari di case, supertartassati gli inquilini, che oltre a pagare l'affitto, considerato evidentemente un reddito, dovranno pagare un tassa supplementare. 
L'aumento dell'Iva, infine, darà la mazzata finale a quelle famiglie già in difficoltà economica.
E tutto sempre grazie al decerebrato, quello che commette reati per istinto personale, che tiene il governo sotto scacco per chissà quale recondito motivo.
E vorrebbero anche farci credere che si stanno adoperando per risollevarci dalla crisi economica....c'è da pensare che o non ne capiscono nulla o sono degli emeriti farabutti!

venerdì 26 aprile 2013

Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi. - Davide Vecchi


Dalla Fondazione Craxi a quella di Brunetta: tutti i regali di Monte Paschi


Dalle casse della fondazione dell'istituto di credito senese sono usciti un mare di soldi nell'era Mussari-Mancini. 'Doni' milionari a esponenti di destra e di sinistra, contributi ai sindacati, alle organizzazioni religiose e alle associazioni degli amici.

Dalla fondazione Ravello, oggi presieduta dall’attuale capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, alla Giuseppe Di Vittorio della Cgil. Dai circoli Arci alla fondazione Craxi, fondata e presieduta da Stefania. Dai bonifici per l’ex senatore del Pdl, ora candidato sindaco a Pisa e storico braccio destro dell’ex ministro Altero Matteoli, Franco Mugnai (legale nel caso Ampugnano). Poi fondi a tutte le amministrazioni a guida Pd della Toscana. A partire dalla Regione fino a numerosi Comuni. Tranne uno: Gagliole, l’unico con un’amministrazione di centrodestra.
A scorrere le 400 pagine di estratto conto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, degli anni compresi tra il 2007 e il 2009, si ricostruisce la fitta rete di sovvenzioni ed erogazioni distribuite ad amici e non. Per lo più si tratta di fondazioni, enti, amministrazioni targate centrosinistra. Ma Giuseppe Mussari, già passato alla guida di Rocca Salimbeni, guardava a Roma. All’Abi, dove approda nel 2010, ma anche al Palazzo nel quale sa di poter confidare in rapporti trasversali, da Giuliano Amato a Giulio Tremonti. Siena doveva essere solo un trampolino di lancio, come spiegano negli atti i pm titolari dell’inchiesta sull’acquisto Antonveneta, Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso. Banca e fondazione un utile portafoglio. Si sponsorizza tutto. Dai circoli ricreativi alle associazioni politiche, come la Karl Popper che, di matrice socialista, appoggia, negli anni, i due sindaci Maurizio Cenni e Franco Ceccuzzi. Quest’ultimo costretto a rinunciare a ricandidarsi perché avrebbe raggiunto un accordo di spartizione con Denis Verdini. L’indagine è ancora in corso.
Da Siena i soldi vanno anche a Lecce: arcidiocesi (120 mila euro), varie onlus e 50 mila euro alla provincia. Guidata da Antonio Maria Gabellone, ex Dc oggi Pdl, legato a Vincenzo De Bustis e, in particolare a Lorenzo Gorgoni, membro del Cda di Mps. Ma è anche terra politica di Massimo D’Alema e della Banca 121 acquistata da Rocca Salimbeni. I versamenti sono compresi tra i diecimila euro e i due milioni, che vanno alla fondazione Ravello, per un importo complessivo che sfiora il miliardo e che si perde nel totale delle uscite della Fondazione: 17.983.686.939 euro complessivi di movimentazione in 36 mesi. Per lo più dovuta alle operazioni di compravendita sui mercati in vista dell’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta.
Alimentata dai fondi versati all’Università cittadina, alle società del Comune e di sviluppo, alla diocesi, alle contrade del Palio. Fino ad assottigliarsi e perdersi in mille rivoli con bonifici da 50 mila euro anche a singoli preti. Meglio assicurarsi la buona parola di tutti. Tra i 3 miliardi versati per l’aumento di capitale per l’acquisto di Antonveneta ai piccoli bonifici ci sono, ad esempio, uscite per dieci milioni alla Cressidra Sgr Spa, un gestore di fondi chiusi riservati nonché azionista di Anima Sgr insieme a Banca Popolare di Milano, Credito Valtellinese e la stessa Banca Monte dei Paschi. Rocca Salimbeni condivide con Anima il presidente dei sindaci: Tommaso Di Tanno, oggi indagato. Tra i più noti tributaristi italiani, legato ai Ds, in particolar modo a D’Alema e Vincenzo Visco, di cui è stato consigliere economico in via XX Settembre, Di Tanno non si è accorto della voragine che Mussari, Gianluca Baldassarri e Antonio Vigni, hanno creato in Mps. E’ stato anche revisore dei bilanci dei partiti per Montecitorio.
L’elenco delle uscite è infinito. L’estratto conto è negli atti del processo per l’aeroporto Ampugnano che vede Mussari rinviato a giudizio per falso ideologico in concorso e turbativa d’asta. Parte della documentazione raccolta durante le indagini, in particolare quella relativa alla Fondazione e a Mps, è confluita nell’inchiesta sull’acquisto di Antonveneta. Nulla, al momento, sarebbe stato rilevato di anomalo nelle operazioni partite dal conto corrente della Fondazione. A subire il contraccolpo maggiore è stata la città, dal Comune all’Università, dall’azienda ospedaliera alle contrade del Palio, che si sono ritrovate private, da un anno all’altro, delle laute erogazioni. Se ne sarà fatta ormai una ragione, invece, la fondazione oggi presieduta da Brunetta. La fondazione Ravello, che stava a cuore a Mussari anche per la presenza di Filippo Patroni Griffi nel consiglio generale di indirizzo, non riceve più nulla. Così come la fondazione Craxi: ultimo bonifico ricevuto 15 mila euro nel marzo 2009. L’anno successivo le erogazioni concesse si sono fermate a complessivi 109 milioni e su un totale di 2657 domande presentate solamente 779 sono state soddisfatte. Nel 2012 sono state ulteriormente ridotte a 21 milioni e per il 2013 è previsto lo stanziamento di appena cinque milioni di euro. Da Mps, del resto, non arrivano più i dividendi frutto del “maquillage bilancistico” di Mussari e la banda del 5 per cento.