Visualizzazione post con etichetta approvazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta approvazione. Mostra tutti i post

giovedì 7 aprile 2022

Il Family Act è diventato legge, riforma organica per famiglie. - Simona Tagliaventi

 

Assegno unico, autonomia giovani, conciliazione vita-lavoro donne.

Per la prima volta, e da oggi con il voto del Senato è realtà, l'Italia si dota di una riforma organica delle politiche per la famiglia, che prevede un potenziamento del sistema del welfare, con l'introduzione dell'assegno unico e universale, il sostegno alle spese per i percorsi educativi dei figli, la revisione dei congedi parentali con la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura dei figli per entrambi i genitori, misure di incentivo al lavoro femminile e infine il tema della formazione e della emancipazione giovanile.

L'assegno unico e universale - che è già in vigore e può essere richiesto dai nuclei familiari di cittadini italiani o con permessi di soggiorno, residenti in Italia, con a carico un figlio minore (a partire dal 7° mese di gravidanza), o un figlio entro i 21 anni di età - sostituisce le detrazioni Irpef sui figli a carico; gli assegni al nucleo per figli minori; gli assegni per le famiglie numerose; il Bonus Bebè; il premio alla nascita e il fondo natalità per le garanzie sui prestiti, con un'unica prestazione calcolata sulla base dell'Isee.

Con il Family Act vengono inoltre rivisti e rafforzati i congedi parentali di maternità e di paternità fino al compimento dei 14 anni del figlio; vengono introdotte detrazioni fiscali per le spese legate all'istruzione universitaria e per la locazione dell'immobile adibito ad abitazione principale o, per le giovani coppie composte da soggetti aventi entrambi età non superiore a 35 anni alla data di presentazione della domanda, per l'acquisto della prima casa.

Il Family Act prevede anche misure premiali per i datori di lavoro che realizzino politiche atte a promuovere una piena armonizzazione tra vita privata e lavoro, quali, ad esempio, il lavoro flessibile. Inoltre una quota della dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese verrà riservata all'avvio delle nuove imprese femminili e al sostegno della loro attività per i primi due anni; premi anche per chi incentiva il lavoro femminile nelle regioni del Mezzogiorno. "Ringrazio per il contributo trasversale di ricomposizione delle posizioni a livello parlamentare. La riforma del Family Act deve essere di tutti, non deve avere l'identità di una parte politica, perché è un riforma di cui tutti noi ci dobbiamo rendere responsabili, è una riforma per il Paese di oggi e per il Paese di domani. Attraverso questo voto proponiamo un nuovo modo di fare politica che richiede mediazione, onestà, attenzione ai tempi e rispetto delle parole, come diceva Tina Anselmi", ha commentato la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Palazzo Madama.

Dopo l'approvazione il leader di Iv Matteo Renzi ha twittato: "Un'altra idea pensata e presentata alla Leopolda diventa legge dello Stato. Dalla Leopolda alla Gazzetta ufficiale: il Family act. Grazie a Elena Bonetti e a tutta Italia viva. E grazie anche alla Leopolda, vivaio di idee e di speranze". La presidente della commissione Lavoro, Susy Matrisciano del M5s che è anche relatrice del provvedimento ha sottolineato che "il Family Act riguarda la vita quotidiana di milioni di mamme e papà".

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/04/06/il-family-act-e-diventato-legge-_01e19c64-c0c2-4f36-b24d-60687db59656.html

giovedì 10 dicembre 2020

Ok Mes sul filo, Renzi attacca Conte sul recovery.

 

Superare l'ostacolo del voto sulla riforma del Mes non basta al premier Giuseppe Conte per sancire una nuova tregua all'interno delle forze che sostengono il suo governo. Nel giorno in cui le Aule di Camera e Senato approvano, dopo molti tormenti all'interno del M5s, le risoluzioni in favore della posizione italiana sulla riforma del Meccanismo di stabilità resta alta la tensione sulla governance del Recovery plan e sul governo.

Il voto corre però sul filo, con solo 156 sì a Palazzo Madama. Cinque voti in meno della maggioranza assoluta, che pure in questo caso non era richiesta. Il premier, che a sera si dice "tranquillo", si appella ai deputati e senatori e chiede "massima coesione": i distinguo fisiologici - dice - non devono pregiudicare il raggiungimento "degli obiettivi che ci stanno a cuore" e che "giustificano la nostra presenza qui". Ma dal Pd a Italia Viva, i partiti che lo sostengono chiedono maggiore coinvolgimento, anche del Parlamento. Per dirla con Matteo Renzi è arrivato il momento "di dipiciemmizzare la politica". Nicola Zingaretti usa ben altri toni, ma torna a incalzare il governo: "Ora per andare avanti è importante trovare soluzioni ai tanti nodi aperti". Il segretario Pd, parlando al premier ma anche agli alleati, aggiunge un concetto caro a tanti tra i Dem, che nelle scorse settimane lamentavano un'azione del governo poco coordinata con i gruppi e scarso dialogo con le parti sociali: "Le priorità da scegliere si devono basare su chiarezza e pazienza unitaria, collegialità e condivisione, rispetto dei ruoli e un adeguato coinvolgimento nei processi delle decisioni determinanti. Se questa volontà non si afferma tutto diventa difficile".

La struttura del Recovery plan "servirà per garantire la realizzazione degli interventi ed evitare che si sprechino risorse ma la responsabilità rimane sempre nel governo perché servirà l'autorizzazione del Cdm", ha detto Conte parlando con i giornalisti e assicurando che ci sarà il coinvolgimento del Parlamento. "C'è stato un colossale fraintendimento sulla struttura di missione" per il Recovery plan, "che deve avere compiti di monitoraggio e non sottrarrà potere e competenze ai ministeri". "Dovrebbe solo essere prevista una clausola di salvaguardia nel caso in cui le amministrazioni centrali non possano intervenire a esercitare i poteri sostitutivi", aggiunge. "Non c'è scritto da nessuna parte quanti manager ci dovranno essere, comunque serve una struttura per assicurare il monitoraggio dei cantieri e il rispetto dei tempi, è una cosa assolutamente necessaria".  "Tutto ciò ha carattere ordinamentale e quindi non andrà in manovra ma in un apposito decreto legge, torneremo su questo a confrontarci nella sede propria che è quella del governo e il Consiglio dei ministri, lì troveremo la formula giusta", aggiunge parlando con i giornalisti. 

LA GIORNATA

L'aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza sulla riforma del Mes e sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in vista del prossimo Consiglio europeo. Il documento ha avuto 156 voti favorevoli, 129 contrari e 4 astensioni. Il premier Conte si dice "tranquillo" dopo le parole di Renzi al Senato. 

Nove senatori M5S non hanno partecipato al voto mentre due (Mattia Crucioli e Bianca Laura Granato) sono stati, nel Movimento, i voti contrari. Dei nove assenti in 4 erano "giustificati" secondo quanto spiegato nel pomeriggio da fonti parlamentari M5S. A questi vanno aggiunti Nicola Morra, Laura Angrisani, Rosa Abate, Margherita Corrado, Fabrizio Trentacoste.

"Vi anticipo, doverosamente ma con la massima cautela, che nelle ultimissime ore sembrerebbe che si intraveda uno spiraglio positivo nel negoziato" con Polonia e Ungheria sul Recovery fund. Lo dice il premier Giuseppe Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo. "Vi invito alla cautela" sull'ipotesi di superare il veto sul Recovery fund "perché fino alla fine aspettiamo di leggere la proposta di una dichiarazione interpretativa, condivisa dai due Paesi, per quanto riguarda la condizionalità dello stato di diritto: non possiamo assolutamente rinunciare a quanto già riconosciuto e affermato sul tema, sarebbe assolutamente compatibile con gli obiettivi e i principi già affermati". Lo dice il premier Giuseppe Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo, parlando del negoziato con Polonia e Ungheria sul Recovery fund. "Ai temi all'esame di questo Consiglio europeo si potrebbe aggiungere quello della relazione futura tra Unione Europea e Regno Unito, a seguito degli ultimi sviluppi negoziali tra Bruxelles e Londra. Questa sera ci dovrebbe essere un ulteriore aggiornamento sul punto e vedremo quale prospettiva concreta si verrà a delineare nelle prossime ore". Lo dice il premier Giuseppe Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo.

"E' importante che ci sia la massima coesione delle forze di maggioranza, è importante parlarsi, il confronto dialettico e la varietà di posizioni, ma anche superare in una sintesi superiore in uno spirito costruttivo, questa varietà di opinioni: non dobbiamo mai disperdere le energie e sempre concentrarci sugli obiettivi che ci stanno a cuore e che giustificano la nostra presenza qui, la nostra azione. La coesione ci consente anche di continuare a batterci in Europa" dice Conte nel suo intervento in Aula al Senato in vista del Consiglio europeo. "La coesione delle forze di maggioranza ci consente anche di continuare a batterci in Europa. Vi assicuro: ci metterò la più ferma determinazione nel fornire il giusto contributo critico e il coraggio necessario a sostenere il programma di riforme in corso e il processo di rinnovamento delle istituzioni europee che si preannuncia nella conferenza sul futuro dell'Europa, nella quale dovremo misurare la nostra capacità di incidenza e la nostra capacità rinnovatrice e per questo lanceremo una sfida ambiziosa agli altri governi europei"sottolinea il premier.

Al Senato l'intervento del leader di Italia Viva, Matteo Renzi: "I duecento miliardi sono una conquista ma anche una grande responsabilità: noi non scambieremo il nostro si alla proposta di governance con uno strapuntino. Non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia uno nostro. Il 22 luglio abbiamo chiesto una cosa: di fronte ai 200 miliardi da spendere o il parlamento fa un dibattito vero, oppure perdiamo la dignità delle istituzioni". "Non va bene che ci arrivi alle 2 un emendamento alla manovra una proposta con manager al posto dei ministri: colleghi del Pd, eravamo nello stesso partito quando uno di noi firmò un ricorso alla Corte contro chi non voleva farci discutere la manovra. Allora era Salvini, ora è lo stesso. E' una discussione essenziale per le istituzioni". "La task force - ha detto ancora Renzi - non può sostituire il parlamento: dov'è il sindacato? Ma non è solo un problema di metodo, anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità". "Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo". "Dico una cifra: 36, quelli del Mes...". "Siamo pronti a discutere ma non a usare la manovra come veicolo di quello che abbiamo letto sui giornali, compresi i servizi. Se c'è una norma che mette la governance con i servizi votiamo no".  "Se i suoi collaboratori telefonano ai giornali per dire che vogliamo una poltrona in più, sappia che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre, due da ministro e una da sottosegretario, nostre a sua disposizione. Se invece vuole ragionare sul serio spieghi che questo non è un talk show, non è il Grande Fratello ma la politica", ha detto ancora Renzi applaudito al termine del suo intervento anche dagli scranni della Lega.

"La Lega e tutto il centrodestra sono pronti a discutere" con il governo se al centro del confronto c'è "l'idea del futuro dell'Italia che abbiamo", ad esempio sui temi della disabilità, della sanità, del lavoro, del futuro dell'industria e delle infrastrutture, come l'ex Ilva di Taranto o il Ponte sullo Stretto, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini in Senato durante le dichiarazioni di voto.

Il via libera era arrivato anche dall'Aula della Camera. I voti a favore sono stati 314, i contrari 239, 9 gli astenuti. I deputati M5S Andrea Colletti, Pescarese, Pino Cabras, Fabio Berardini, Alvise Maniero, Maria Lapia, Francesco Forciniti hanno votato contro. "Votare sì vuol dire votare contro Conte e contro il Paese, la nostra è una scelta di coerenza", è uno dei concetti che, ognuno di loro, sottolinea nel proprio intervento.  Tutti gli interventi in dissenso pronunciati dai deputati del MoVimento 5 stelle contro la risoluzione di maggioranza nell'Aula della Camera vengono accolti da fragorosi applausi da parte dei deputati della Lega.

Sono stati 297 i voti a favore, 256 i contrari e sette gli astenuti nell'Aula della Camera sulla parte della risoluzione di maggioranza che impegna il governo "a finalizzare l'accordo politico raggiunto all'eurogruppo e all'ordine del giorno dell'eurosummit sulla riforma del trattato del Mes. A chiedere la votazione per parti separate era stato il deputato Gianluca Rospi del gruppo Misto. In questa specifica votazione la maggioranza ha perso voti rispetto a quella che inglobava la maggior parte della risoluzione, che raccolse 314 sì e 239 no Respinta la risoluzione dell'opposizione.

"Il governo - ha detto il premier in Aula - ha bisogno anche della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz'altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi". Iv, dopo aver ascoltato le comunicazioni del premier Giuseppe Conte alla Camera, ha firmato la risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes

"Spesso ho rivolto appello all'opposizione e in alcuni passaggi ho trovato ascolto. Il tavolo del confronto rimane sempre aperto", ha detto ancora il premier.

"I cittadini dei 27 Paesi - dice Conte - non perdonerebbero un segnale che contraddica" quella che è stata una svolta "irreversibile delle politiche dell' Ue". Il premier sottolinea la necessita di "superare i veti ungheresi e polacco" sul Recovery plan. "Sosteniamo gli sforzi della presidenza tedesca per una soluzione rapida dello stallo", aggiunge.

Sulla riforma del Mes "resta la responsabilità delle Camere sulla ratifica" del trattato. Ma "per cambiare l'Ue è decisiva ben altro percorso. L'Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell'intera archietettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato, è il Next Geeneration Eu". "Com'è noto la riforma del Mes conteneva il backstop che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l'Eurogruppo ha trovato un'intesa per introdurlo con due anni di anticipo".

"La lotta al cambio climatico è priorità per l'Italia. E' essenziale che gli obiettivi di Cop 26, che ospiteremo l'anno prossimo, siano accompagnati da incentivi economici per la transizione verde", è un altro passaggio dell'interveno di Conte.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/12/08/mes-attesa-per-le-comunicazioni-di-conte-tensione-sul-recovery-diretta_8fdd52a7-9109-4f1a-86e1-1a00f7368440.html

mercoledì 9 dicembre 2020

Riforma del Mes, la Camera approva: 314 sì, 239 contrari e 9 astenuti. Conte: “Italia chiederà in Ue di rivedere la struttura del fondo, ma serve maggioranza coesa”

 

Il premier è intervenuto prima alla Camera, poi alle 16 al Senato. La votazione non riguarderà la richiesta di accedere al meccanismo per prendere i fondi da spendere per la pandemia. Sembra scongiurato l'incidente parlamentare: dopo l’intervento del capo del governo, Italia Viva annuncia il suo appoggio alla risoluzione di maggioranza. Il dissenso dei 5 stelle si riduce a 6 deputati, anche il forzista Brunetta vota in contrasto al suo partito.

Primo ostacolo superato, ora tocca al Senato. Montecitorio ha dato il via libera alla riforma del Mes: l’Aula ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni di Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio europeo con 314 sì. I contrari sono stati 239 e nove gli astenuti. Fratelli d’Italia dopo il voto ha mostrato magliette con la scritta “M5s=Mes” e il presidente Roberto Fico ha sospeso la seduta. Tra i 5 stelle sono stati sei i deputati che hanno espresso il loro dissenso in Aula: Andrea Colletti, Pino Cabras, Fabio Berardini, Alvise Maniero, Maria Lapia, Francesco Forciniti. Altri due: Raphael Raduzzi e Andrea Vallascas hanno annunciato il loro voto contrario. Tutti gli interventi in dissenso pronunciati dai deputati del MoVimento 5 stelle contro la risoluzione sono stati accolti da fragorosi applausi da parte dei deputati della Lega.


Il voto alla Camera
 
– In totale sono state presentate quattro risoluzioni: una di maggioranza, una di Fi, una di +Eu e una di Lega e Fdi. Su richiesta del deputato del gruppo Misto Gianluca Rospi, il voto sulla risoluzione di maggioranza è stato per parti separate. Il primo voto ha raccolto appunto 314 sì. Sono stati invece 297 i voti a favore, 256 i contrari e sette gli astenuti sulla parte della risoluzione di maggioranza che impegna il governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes. In entrambe le votazioni sulla risoluzione di maggioranza, identica alla bozza circolata ieri e sulla quale si è trovato l’accordo anche col M5s (il riferimento all’accesso ai fondi per la sanità è stato spostato in fondo), lo scarto è stato di 75 e 41 voti, quindi il governo non ha mai veramente rischiato di non avere i numeri sufficienti. E’ stata invece respinta la risoluzione del centrodestra: il testo era stato firmato dai deputati Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi.

Il voto in Senato – I numeri della maggioranza in Senato sono quelli che preoccupano maggiormente, anche se, soprattutto alla luce delle mediazioni delle scorse ore, i critici dentro il Movimento 5 stelle cercheranno di esprimere il loro dissenso senza arrivare al punto di non ritorno. Cosa significa in concreto? Potrebbe esserci qualcuno che esce dall’Aula o semplicemente decide di non votare. Tra gli interventi più attesi c’è anche quello di Matteo Renzi (ore 18.30): il leader di Italia viva sta sfidando il governo sulla task force e da giorni annuncia un suo discorso rivolto al premier proprio dai banchi di Palazzo Madama. “A poche ora dal voto sulla risoluzione dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla riforma del Mes, in Senato si fanno i conti sui numeri. La maggioranza dovrebbe raggiungere all’incirca 158 voti. Secondo chi ha in mano il ‘pallottoliere’ i giallorossi potrebbero contare su 33 senatori Pd (due sarebbero assenti per causa di forza maggiore), 86 M5s (sottraendo ai 92 che compongono il gruppo tre assenti e tre ‘irriducibili’ no Mes), 18 di IV e 7 delle Autonomie. Poi ci sarebbero 14 o15 parlamentari del Misto che di solito votano con la maggioranza, Mario Monti e Elena Cattaneo. I 5 stelle che potrebbero far mancare il sostegno apertamente sono Mattia Crucioli, senatore spesso in dissenso con la linea della maggioranza (a gennaio scorso firmò il primo documento per la leadership collegiale), e la collega Bianca Laura Granato. 

L’intervento di Conte – “Devono essere riconsiderate in modo radicale la struttura e la funzione del Mes, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso“. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è partito da qui per chiedere appoggio al Parlamento in vista del Consiglio Ue previsto per il 10 e 11 dicembre. Al centro delle sue comunicazioni c’era la riforma del Meccanismo europeo di stabilitàavviata tre anni fa dagli Stati membri, e non la sua eventuale attivazione. Il premier non ha concesso infatti alcuno spazio a chi, dentro e fuori la maggioranza, avrebbe voluto subito attingere alle risorse del fondo. Anzi, ha anticipato che l’Italia “si farà promotrice di una proposta innovatrice per superare la natura del Mes come accordo intergovernativo, per integrarlo nel quadro dell’intera architettura europea“. L’obiettivo è quello di “raccordarlo alle altre istituzioni dell’Ue, che offrono maggiori garanzie di trasparenza e democraticità“. Poi ha ricordato che sulla ratifica finale del trattato “resta la responsabilità delle Camere” che saranno chiamate a esprimersi più avanti. Un modo per sminare il voto dopo le tensioni all’interno della maggioranza: se infatti il Movimento 5 stelle ha trovato un’intesa al suo interno dopo lunghe mediazioni e discussioniItalia viva ha annunciato il suo appoggio solo in mattinata, dopo giorni di tensioni legate alla cabina di regia che dovrà gestire i fondi del Recovery. 

Non è un caso che Conte si sia rivolto direttamente ai partiti che lo sostengono, sostenendo che il governo ha bisogno della “massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”. Nel corso del dibattito in Aula, però, sono emerse le prime divisioni, anche se fortemente ridimensionate rispetto ai timori della vigilia. Conte non si è limitato a parlare ai parlamentari che sostengono la sua maggioranza ma durante il suo discorso a Montecitorio si è rivolto anche alle opposizioni: “Spesso in quest’Aula ho rivolto alle forze di opposizione un appello all’unità e al dialogo. E devo riconoscere che in alcuni passaggi questi appelli hanno trovato ascolto. Ribadisco che il tavolo del confronto con le opposizioni rimane sempre aperto“. Poi ha rivendicato i risultati raggiunti dall’Italia proprio sul Mes. “Com’è noto”, la riforma del Meccanismo “contiene il backstop (una sorta di rete di sicurezza per eventuali crisi bancarie, ndr) che è obiettivo cardine per il nostro Paese. Grazie al contributo italiano l’Eurogruppo ha trovato un’intesa per introdurlo con due anni di anticipo“. Il lavoro da fare, però, è ancora molto. E non riguarda soltanto il Mes: “Il modello al quale ispirarsi per costruire a livello europeo gli strumenti di politica economica del futuro è certamente il Next generation Eu”, chiarisce il capo del governo, riferendosi ai fondi stanziati dall’Ue per contrastare la crisi dovuta alla pandemia. “Auspico fortemente, e lo ribadirò in tutte le sedi di confronto con gli altri leader, che possa diventare strutturale“.

L’intesa di luglio che ha portato al Recovery fund, insiste Conte, “fino a pochi mesi fa sembrava a molti irraggiungibile“. E unita al “sostegno senza precedenti fornito dalla Bce attraverso il programma di acquisto di titoli pubblici e privati, sta cambiando la fisionomia dell’Unione europea”. Ma restano da superare “i veti di Ungheria e Polonia” per rendere operativo l’accordo. “I cittadini dei 27 Paesi non perdonerebbero un segnale che contraddica” quella che è stata una svolta “irreversibile delle politiche dell’Ue”, chiarisce il premier, ribadendo di sostenere “gli sforzi della presidenza tedesca per una soluzione rapida dello stallo“. È anche in vista di queste sfide che Conte cerca l’appoggio della maggioranza in un momento così delicato del Paese, proprio mentre Italia viva continua a minacciare la caduta del governo sul nodo della governance del Recovery

I deputati M5s che si sono espressi contro il gruppo (o che non hanno partecipato al voto) – Gli occhi erano puntati sui parlamentari M5s, il cui gruppo è stato travolto dai malumori nei giorni scorsi. Una settimana fa 58 eletti 5 stelle (42 deputati e 16 senatori) hanno scritto una lettera per chiedere che fossero rinviate le parti critiche della riforma del Mes. Ma di quei 42 dissidenti, a Montecitorio sono rimasti solo una decina di deputati. In particolare sei sono intervenuti in Aula per spiegare la loro contrarietà al documento. Si tratta di Andrea Colletti, Fabio Berardini, Francesco Forciniti, Pino Cabras, Alvise Maniero e Mara Lapia. Di questi, Colletti e Lapia sono stati da poco sospesi dal Movimento per aver votato contro la riforma per il taglio dei parlamentari. “Il problema è che autorizzando politicamente il Mes autorizziamo la Bce a ridurre i titoli del debito pubblico nel 2022″, ha detto il deputato M5s Andrea Colletti, “e allora un governo tecnico sarà obbligato a attivare il Mes. I congiurati, presidente, non sono quelli che prendono posizione ma sono i commensali. Ed è per questo che non darò voto favorevole”. Poi ha parlato Fabio Berardini, deputato eletto in Abruzzo e nei mesi scorsi considerato a rischio sospensione per problemi di rendiconto: “Non è un voto contro Conte, è totalmente falso. Crimi e Di Maio ci spieghino perché vogliono tradire il programma M5S”. Per Forciniti, deputato eletto in Calabria e anche lui tra i firmatari delle lettera contro il Mes: “Questa riforma è un errore, voterò contro la risoluzione”, ha detto. Mentre Cabras ha dichiarato: “Non si può votare sì ad una risoluzione dicendo che poi si vota no, il Mes va smantellato”. Per Lapia: “Non stiamo sfiduciando il nostro presidente, noi portiamo avanti il nostro programma elettorale”. E Maniero a sua volta ha sottolineato: “Io non indebolirò lei, presidente non voterò mai contro il mio Paese, questa riforma è una spada di Damocle”

Il deputato M5s Raphael Raduzzi, tra i primi firmatari della lettera di dissenso e colui che ha tenuto le lezioni sul Mes sulla piattaforma Rousseau, ha dichiarato: “È stata una Caporetto“, ha detto. “La risoluzione di oggi, che non ho votato, manda Conte a firmare una terribile riforma del Mes! Una riforma che potenzia il Mes come istituto per gestire le prossime crisi finanziarie (che ci saranno)”. Ha annunciato il suo voto contrario anche Andrea Vallascas: “Io voto No al Mes, strumento di compressione della sovranità nazionale e della libertà dei popoli. Qualcuno ventila la possibilità di caduta di Conte e della fine della legislatura, come se la democrazia e le scelte dei suoi rappresentanti non dovesse essere legata al destino migliore per il suo popolo, ma alla sorte di un esecutivo”.

Chi ha invece lanciato un messaggio distensivo è stato il capo politico M5s Vito Crimi: “Le parole di Giuseppe Conte sono chiare e non lasciano alibi a chi ancora sostiene che dovremmo andare in Europa a porre il veto sulla modifica del trattato sul Mes, richiesta e voluta da tutti gli altri Stati che ne fanno parte”, ha scritto su Facebook. “Ora è il momento di pensare ad investire bene, investire nel futuro dell’Italia. Basta polemiche, dunque, su chi o come gestirà le risorse. Controlleremo che ogni singolo centesimo vada nella direzione giusta”. E, ha detto: “La risoluzione appena approvata contiene due elementi rivoluzionari. Per la prima volta portiamo il Parlamento italiano ad ammettere, e votare, un impegno concreto ad una revisione radicale del Patto di Stabilità. Una battaglia, questa, che ha visto per lungo tempo il MoVimento 5 Stelle battersi da solo, e che è stata poi sposata opportunisticamente da qualche partito che si definisce ‘sovranistà'”. Quindi Crimi ha concluso: “Non temiamo il Mes, perché fino a quando ci sarà il Movimento 5 stelle vigileremo affinché non sia mai attivato per il nostro Paese”.

Chi dentro Forza Italia ha votato per la maggioranza – Tra gli azzurri, che hanno votato contro la risoluzione in linea con Fdi e Fi, almeno il deputato Renato Brunetta si è espresso in dissenso con il gruppo e ha sostenuto il governo: “Il nuovo Mes, con il salva-banche, metterà fine a quel drammatico errore di Deauville di Merkel e Sarkozy. Per questo voterò in dissenso con il mio partito. Il no alla riforma non sarà in mio nome”, ha annunciato durante il suo intervento. “Oggi – ha proseguito, riferendosi all’unanimità registrata nell’ultimo voto sullo scostamento di bilancio – mi addolora che in quest’Aula non ci sia quello stesso spirito nel dare pieno mandato al nostro presidente del Consiglio per il prossimo Eurosummit”.

Forza Italia è pronta a votare anche al Senato ‘no’ alla riforma del fondo salva-Stati, aderendo alla risoluzione unitaria del centrodestra. Resta solo il caso dell’azzurro Andrea Cangini, portavoce di ‘Voce Libera’, che potrebbe astenersi. ”Non ho mai detto che voterei sì”, assicura all’Adnkronos Cangini, che precisa: “Ho detto e scritto che su una questione così rilevante, per l’identità di un partito e la credibilità della coalizione, sarebbe opportuno non cedere alla retorica anti europeista”. Alla fine si asterrà? “E’ possibile”, replica il senatore forzista che aggiunge: “ma prima leggerò le risoluzioni di maggioranza e opposizione e poi deciderò”. Oggi, alle 14, prima delle comunicazioni in Aula del premier Giuseppe Conte, si riunirà il gruppo azzurro a palazzo Madama guidato da Annamaria Bernini, dove sarà illustrata anche la risoluzione comune di centrodestra sulla riforma del Trattato del Mes presentata in Parlamento.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/09/riforma-del-mes-la-camera-approva-314-si-239-contrari-e-9-astenuti-conte-italia-chiedera-in-ue-di-rivedere-la-struttura-del-fondo-ma-serve-maggioranza-coesa/6030563/

giovedì 16 luglio 2020

Dl Rilancio è legge.Da superbonus alle auto, tutte le novità.


Dl Rilancio: al via 'chiama' senatori su voto fiducia.

Ok definitivo al Senato con testo blindato. Proteste opposizioni.

A 48 ore dalla scadenza, il decreto Rilancio incassa l'ok definitivo al Senato.  Anche qui il governo ha posto la fiducia, confermata con 159 sì e 121 voti contrari. Supera quindi la 'prova' senza sorprese per la maggioranza né modifiche al testo (rispetto alla Camera) e si avvia a diventare legge. Il provvedimento prevede interventi da 55 miliardi di euro per tamponare gli effetti economici dell'emergenza coronavirus. In particolare per imprese, lavoratori con partite Iva e dipendenti, famiglie e associazioni del terzo settore introducendo, fra gli altri, l'estensione alle seconde case del superbonus al 110%, gli incentivi per l'acquisto di auto Euro 6, l'aumento dei fondi per le scuole paritarie, lo slittamento di un mese dei congedi per i genitori e l'anticipo della cassa integrazione prevista per l'autunno. Vista la portata degli aiuti, non sono mancate proteste e critiche delle opposizioni sui tempi strettissimi per l'esame a Palazzo Madama. "Il governo e la maggioranza hanno dato 3 giorni per convertirlo", è la denuncia di Nicola Calandrini di Fratelli d'Italia che ha negato la fiducia insieme a Lega, Forza Italia e frange del Misto. Del resto "delusione" per l'iter blindato è stata ammessa dallo stesso presidente della commissione Bilancio, il 5S Daniele Pesco.
Ecco il decreto nel dettaglio
- SUPERBONUS: la detrazione al 110% per gli interventi che rendano gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico e più sicuri in caso di terremoti è estesa anche a immobili del terzo settore e alle seconde case, tranne case di lusso, ville e castelli. Potranno invece usufruirne i proprietari delle villette a schiera. Per l'efficientamento energetico rivisti al ribasso i tetti di spesa detraibile, che variano in base al tipo di abitazione. Resta la possibilità di interventi senza mettere mano al portafogli, cedendo il superbonus alle imprese che eseguono i lavori o a un istituto finanziario.
- ECOBONUS AUTO E MOTO: incentivi fino a 3.500 euro per chi acquista un'auto Euro 6 (categoria che comprende anche mezzi a benzina e gasolio) e ne rottama una vecchia di almeno 10 anni.  L'incentivo si dimezza senza rottamazione. Il bonus vale fino al 31 dicembre 2020 per auto con prezzi fino a 40 mila euro. Auto green: l'incentivo arriva a 10 mila euro per le elettriche e a 6.500 per le ibride. Per moto e motorini elettrici o ibridi, l'ecobonus sale fino a 4 mila euro in caso di rottamazione di un mezzo vecchio. L'incentivo scatta anche senza rottamazione, ma si ferma a 3 mila euro.
- CIG E CONTRATTI: le quattro settimane di cassa integrazione Covid, previste per l'autunno, si potranno anticipare da subito. Proroga, inoltre, dei contratti di apprendisti e lavoratori a termine, per tanti giorni quanti sono stati quelli di stop imposto dal lockdown. Via libera anche all'adeguamento delle pensioni per gli invalidi totali, che passano da 285 ad almeno 516 euro.
- SCONTO IMU: i Comuni potranno premiare con uno sconto fino al 20% chi pagherà l'Imu scegliendo l'addebito sul conto corrente.
- DOCUMENTI: resteranno valide fino alla fine dell'anno le carte d'identità e le patenti scadute nei mesi del lockdown.
- CONGEDI: chi ha figli fino a 12 anni potrà usare i 30 giorni di congedo retribuito al 50% fino al 31 agosto, quindi un mese in più del previsto. Inoltre i Comuni dovranno usare i 150 milioni aggiuntivi stanziati con il decreto per organizzare e pensare a centri estivi per i bambini fino a 3 anni e per i più grandi. La fascia di età è stata infatti modificata, passando da 3-14 anni a 0-16 anni.
- SCUOLE PARITARIE: raddoppiati i fondi con altri 150 milioni. Grazie a una nuova deroga poi, le classi delle elementari potranno avere anche meno di 15 alunni.
- SERVIZI TELEFONICI 'SGRADITI': l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni può "ordinare, anche in via cautelare" la rimozione dei servizi di telefonia attivati senza il consenso degli utenti. Previste anche multe fino a 5 milioni per chi non si adegua.
- SMART WORKING: per il 50% dei dipendenti della pubblica amministrazione con mansioni che possono essere svolte da casa, lo smart working viene prorogato fino al 31 dicembre 2020. La modifica al decreto Rilancio introduce poi il "Piano organizzativo del lavoro agile", con il quale dal primo gennaio 2021 la percentuale salirà ad almeno il 60%.
- ZONE ROSSE: stanziati 40 milioni per i Comuni delle zone rosse esclusi dai primi fondi ad hoc. Altri 20 milioni andranno a puntellare le amministrazioni in dissesto, compresi i Comuni sciolti per mafia.
- TOSAP: per gli ambulanti arriva l'esenzione, per due mesi, della tassa per l'occupazione di spazi e aree pubbliche (Tosap) e del canone per l'occupazione di spazi e aree pubbliche (Cosap).

mercoledì 16 ottobre 2019

Manovra, ok 'salvo intese' del Cdm al Decreto fiscale e alla Legge di bilancio. - Serenella Mattera e Silvia Gasparetto


Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri (archivio)

Tetto di 2mila euro al contante, 8 anni di carcere per i grandi evasori.


Un lungo e "impegnativo" Consiglio dei ministri dà il via libera, salvo intese, a una legge di bilancio da circa 30 miliardi e al decreto fiscale.
L'accelerazione arriva a sorpresa, a ridosso di una riunione che avrebbe dovuto approvare solo il Documento programmatico di bilancio da inviare all'Ue. Poi il Cdm dura quasi sei ore. Si discute norma su norma. Passa il superbonus per chi paga con carta di credito, fortemente voluto dal premier Conte. Salgono a 600 milioni le risorse per la famiglia. Arriva da settembre 2020 l'abolizione del superticket. Ma il confronto si fa assai animato sul tetto al contante, su cui Italia viva arriva a minacciare il non voto, e sul carcere agli evasori, per il quale il M5s fa barricate. Su entrambe le norme si arriva a una mediazione: la soglia del contante scende da 3000 a 2000 euro e poi a 1000 euro dal 2022, mentre per il carcere arriva una prima norma poi già si annuncia un emendamento. Di sicuro, si discuterà ancora.
Sono le cinque del mattino quando Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri scendono in sala stampa, per dichiarare la loro "soddisfazione". "La manovra è espansiva: siamo riusciti a evitare l'incremento Iva e realizza vari punti del programma di governo", sottolinea il premier, che cita i 3 miliardi per il taglio delle tasse sul lavoro, il Green new deal, le misure per la famiglia e la disabilità. In legge di bilancio sono confermati anche Ape social e opzione donna. Arriva un bonus facciate. "Le coperture sono solide, i numeri particolarmente robusti", assicura Gualtieri: 3 miliardi arrivano da misure per il contrasto all'evasione e altri 3 miliardi arrivano dall'extragettito dei pagamenti legati agli Isa. Ma è il capitolo evasione a tenere banco nella lunga notte del Cdm. Conte ne ha fatto una battaglia personale. A poche ore dal Consiglio incita via sms Gualtieri a non cedere al pressing di tecnici e politici: "Mi piacerebbe che tu fossi al mio fianco in questa battaglia ma sono pronto ad assumermi la responsabilità perché o si fa "una rivoluzione" o "è inutile", scrive al ministro. Poi si batte in Cdm contro le resistenze di renziani e Cinque stelle. Quando è quasi l'alba esulta: nasce il piano "Italia Cashless che, senza penalizzare nessuno, incentiva l'utilizzo della moneta elettronica e i pagamenti digitali per favorire l'emersione dell'economia sommersa", spiega. E incassa un superbonus "della Befana", per il quale il premier chiede 3 miliardi, che verrà dato a chi paga con carta. L'accelerazione in Cdm nasce però dalla volontà di frenare il crescendo di tensioni nella maggioranza proprio sulle misure per l'evasione. "Se continuiamo così ci facciamo del male", scuote la testa un ministro. Contro la stretta sul contante ci sono Matteo Renzi, che nel 2015 aveva alzato il tetto tra i malumori del Pd, e una parte del M5s, che fa trapelare scontento verso la scelta del premier di varare la misura. Anche il presidente della Camera Roberto Fico dice che "il limite può calare ma non è priorità". Conte riunisce a lungo i capi delegazione prima del Cdm: cerca l'intesa per approvare l'intero pacchetto in Consiglio dei ministri. Per il M5s c'è Riccardo Fraccaro, in contatto con Di Maio da Washington. Al termine della riunione Conte viene descritto da chi è a Palazzo Chigi "molto irritato". I Cinque stelle, a loro volta, sono assai nervosi perché rischia di saltare il carcere agli evasori. E in Cdm prendono i "pop corn", senza schierarsi col premier, quando Conte e il Pd litigano con Iv sul contante. I renziani minacciano il veto. I ministri M5S, Alfonso Bonafede e Vincenzo Spadafora, discutono con Conte sulla norma per gli evasori. Alla fine la scelta è mediare, fino allo stremo, per non spaccarsi in Cdm. Così, con i volti stanchi ma "soddisfatti", Conte e Gualtieri dopo sei ore possono scendere in sala stampa - seguiti poi dal ministro Alfonso Bonafede - ad annunciare che il tetto al contante calerà, sia pur gradualmente. E che per gli evasori per ora si aggrava la pena solo per un reato, la dichiarazione fraudolenta: la norma inserita nel dl fiscale è un primo tassello, assicurano, su cui agganciare il pacchetto complessivo che arriverà via emendamento. Per il M5s è la garanzia che non si faranno scherzi.

giovedì 29 novembre 2018

Dl sicurezza: Camera, passa con 396 sì.


L'Aula della Camera approva in via definitiva il decreto sicurezza.

Approvazione definitiva, provvedimento è legge.


L'Aula della Camera approva in via definitiva il decreto sicurezza. Dopo aver incassato il voto di fiducia, il provvedimento passa a Montecitorio in via definitiva con 396 sì, 99 no. Il testo, che era già stato approvato al Senato, dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale diventerà legge.
"Sono felice, è una giornata memorabile", ha detto il vicepremier Matteo Salvini ai cronisti a Montecitorio. E a chi gli chiede se sia soddisfatto del voto di tutto il centrodestra sul decreto Salvini risponde: "sono soddisfatto che sia rimasto qualche reduce di sinistra che pensa che l'immigrazione clandestina non sia un problema e che la sicurezza sia un tema di destra quando è un tema di tutti".
Oltre alla maggioranza si esprimono a favore del provvedimento anche FdI e FI. La Lega esulta con una "ola" in Aula, mentre i deputati M5S restano immobili. Il Pd, insieme a LeU, fa interventi fiume anche sui vari ordini del giorno e protesta con maschere bianche sul volto.
Questo in sintesi il contenuto del decreto:
- STRETTA SUI PERMESSI - Si abroga il permesso di soggiorno per motivi umanitari, sostituito da 'permessi speciali' temporanei, 6 le fattispecie previste: motivi di salute di particolare gravità; calamità nel paese d'origine; atti di valore civile; vittime di tratta; violenza domestica e grave sfruttamento.
- PIU' TEMPO NEI CPR - La durata massima del trattenimento degli stranieri nei Centri di permanenza per il rimpatrio passa da 90 a 180 giorni. Si introduce la possibilità di trattenere i migranti in attesa di espulsione in altre strutture di Ps, in mancanza di posti nei Cpr, e la possibilità di trattenere i richiedenti asilo negli hotspot.
- PIU' REATI PER REVOCA ASILO, ANCHE FURTO - Si amplia la platea di reati che comportano la negazione o revoca della protezione internazionale: violenza sessuale, lesioni gravi, rapina, violenza a pubblico ufficiale, mutilazioni sessuali, furto aggravato, traffico di droga. Al Senato si aggiunge il reato di furto in abitazione, anche non aggravato.
- VIA CITTADINANZA PER REATI TERRORISMO - La cittadinanza viene revocata ai condannati per reati di terrorismo.
- STOP ASILO DOPO DECISIONE COMMISSIONE - Esame immediato della domanda di protezione internazionale per i richiedenti che hanno in corso un procedimento penale per un reato che in caso di condanna definitiva comporterebbe il diniego della protezione. L'esame scatta per chi ha già una condanna anche non definitiva. In caso di diniego il richiedente deve lasciare l'Italia.
- SISTEMA SPRAR - Potranno accedervi solo i titolari di protezione internazionale e minori non accompagnati. Chi è già nel sistema vi rimarrà fino alla conclusione dei progetti.
- FINO A 4 ANNI PER CITTADINANZA - Si ampliano i termini (da 2 a 4 anni) per l'istruttoria della domanda di concessione della cittadinanza, che verrà concessa solo se si conosce l'italiano.
- LISTA PAESI SICURI - Esame accelerato delle domande di protezione per chi proviene dai paesi inseriti nella lista.
- BRACCIALETTO ELETTRONICO PER STALKER - Controllo con il braccialetto elettronico degli imputati per maltrattamenti in famiglia e stalking.
- CONTRATTI NOLEGGIO AUTO-CAMION A FORZE PS - Norma voluta dall'antiterrorismo per prevenire attentati con auto e camion contro la folla. I dati di chi stipula contratti di noleggio devono essere preventivamente comunicati alle forze di Polizia.
- TASER A VIGILI URBANI - Si prevede la sperimentazione della pistola a impulsi elettrici anche per i corpi di polizia municipale di tutti i capoluogo di provincia.
- DASPO URBANO - Si estende il Daspo per le manifestazioni sportive agli indiziati di terrorismo e si può applicare il Daspo urbano anche nei presidi sanitari e in aree destinate a mercati, fiere e spettacoli pubblici.
- STRETTA SU SGOMBERI - Sanzioni più severe per chi promuove od organizza l'occupazione di immobili (da 2 a 4 anni) e estensione dell'uso di intercettazioni nelle indagini nei loro confronti.
- ACCATTONAGGIO MOLESTO E PARCHEGGIATORI ABUSIVI - Introduzione del reato di 'esercizio molesto dell'accattonaggio (fino a 6 mesi che aumenta a 3 anni nel caso si impieghino minori) e sanzioni più aspre per i parcheggiatori abusivi: in caso di utilizzo di minori o di recidiva scatta l'arresto e si rischia un anno di carcere.
- SINDACI DECIDONO SU 'NEGOZIETTI ETNICI' - I primi cittadini potranno disporre, fino a 30 giorni, limitazioni agli orari di vendita degli esercizi commerciali interessati da "fenomeni di aggregazione notturna" anche in zone non centrali.
- DA SQUADRE PIU' SOLDI PER SICUREZZA STADI - Le società sportive dovranno versare più soldi per garantire la sicurezza negli stadi. La percentuale della vendita dei biglietti che dovrà essere destinata a questo scopo passa dall'1-3% al 5-10%.
Fonte: ansa del 28 novembre 2018