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giovedì 4 giugno 2020

Disastro ambientale nell’Artico, Putin dichiara l’emergenza. - Antonella Scott

Un’immagine del fiume Ambarnaja, nella Siberia centrale, rilasciata dalle autorità marittime russe (Afp)


La furia del presidente contro i responsabili che avrebbero tenuto nascosto l’accaduto per due giorni: «Dobbiamo venire a saperlo dai social media?»

In uno dei momenti più delicati della propria vita politica, all’ennesima brutta notizia, Vladimir Putin ha perso pubblicamente le staffe. Da settimane appare ogni giorno sui teleschermi, piuttosto rabbuiato, incorniciato insieme a funzionari di vario tipo in interminabili collegamenti che hanno lo scopo di mostrare al Paese che tutto è sotto controllo. Malgrado l’epidemia, la quarantena, la crisi economica, il calo di popolarità che getta ombre sull’imminente referendum costituzionale.
A tutto questo si è aggiunto un nuovo disastro ambientale nella regione artica, risalente al 29 maggio. Secondo quanto chiarito dalla Commissione investigativa, in seguito a un calo di pressione in una centrale termo-elettrica presso Norilsk, 300 km oltre il Circolo polare, 20mila tonnellate di combustibile diesel e lubrificanti sono fuoriusciti da una cisterna: 15mila tonnellate si sono riversate nel fiume Ambarnaja, 6.000 sono state assorbite dal terreno.
A rischio la rete dei fiumi siberiani: si teme che sia stato il permafrost, a rischio scioglimento per il riscaldamento climatico che scuote la Siberia più di ogni altra regione al mondo, all’origine dell’incidente. Avrebbero ceduto pilastri che finora, sostenuti dalla terra gelata, avevano resistito per decenni senza problemi, dichiarano i proprietari dell’impianto. E ora ci vorranno decenni per sanificare il fiume, che nelle fotografie pubblicate sui social dai residenti, o scattate dal satellite, appare soffocato da gigantesche chiazze rosse e viola.
L’importanza dei social media.
Mentre Norilsk Nickel - il colosso minerario su cui poggia la regione, primo produttore al mondo di nickel e palladio - è al lavoro per contenere le conseguenze dell’incidente, Putin ha confermato la necessità di dichiarare lo stato d’emergenza. Ma quello che lo ha fatto infuriare è stato sapere che i proprietari dell’impianto - NTEK, sussidiaria di Norilsk Nickel - avrebbero tenuto nascosto l’accaduto. Le autorità locali e il governatore di Krasnojarsk, Aleksandr Uss, avrebbero saputo tutto - due giorni dopo - dai social.
«Perché le agenzie governative lo hanno scoperto solo due giorni dopo? Dobbiamo venire informati delle emergenze dai social media? - ha sibilato Putin in videoconferenza rivolto al responsabile di NTEK,Serghej Lipin - È sicuro di stare bene?». Saranno ora gli inquirenti a stabilire le rispettive responsabilità, che gli interlocutori di Putin hanno iniziato a riversare uno sull’altro, in diretta tv. Giovedì mattina il ministro Evghenij Zinichev, responsabile per la Protezione civile, ha fatto sapere di aver individuato la strada per gestire le conseguenze dell’incidente: «Penso che sia stata trovata la soluzione, e la eseguiremo», ha detto Zinichev, citato dall’agenzia Ria Novosti. Senza entrare nei dettagli.

mercoledì 10 aprile 2013

Carburante dall'anidride carbonica? Sì può. Grazie ad un microrganismo.


Carburante dall'anidride carbonica? Sì può. Grazie ad un microrganismo

Pyrococcus furiosus 


Studio dell'Università della Georgia, negli Stati Uniti: i ricercatori hanno modificato geneticamente il Pyrococcus furiosus per imitare il processo della fotosintesi in natura. "Siamo in grado di estrarre CO2 dall'atmosfera per trasformarla in prodotti utili". E il combustibile prodotto è a emissioni zero.

OTTENERE combustibile dall'anidride carbonica dell'atmosfera grazie all'aiuto di un microrganismo geneticamente modificato: è la scommessa stata lanciata dalla University of Georgia, negli Stati Uniti, grazie alle ricerche del professor Michael Adams, ricercatore di biochimica e biologia molecolare presso l'ateneo americano. 

Studiando il modo in cui in natura le foglie convertono il biossido di carbonio, il team di ricercatori guidato da Adams ha messo a punto un modo per selezionare il CO2 presente nell'atmosfera e trasformarlo in prodotti industriali, tra cui il carburante, imitando la fotosintesi attraverso cui le piante utilizzano la luce solare, per trasformare acqua e anidride carbonica in zuccheri, servendosene poi per produrre energia. 

Non è la prima volta che la fantasia dei ricercatori accende le speranze di poter sfruttare uno dei principali gas serra presenti nell'atmosfera per produrre carburante pulito. Questa volta per "copiare" madre natura, i ricercatori hanno modificato il materiale genetico di un microrganismo particolare, il "Pyrococcus furiosus", perfettamente a suo agio ed in grado di crescere a temperature estreme - anche superiori ai 100 gradi - che si nutre di carboidrati nelle acque surriscaldate dell'oceano vicine a sfiati geotermici. La squadra dei ricercatori lo ha modificato in modo da renderlo in grado di alimentarsi a temperature inferiori. Hanno poi usato gas idrogeno per creare una reazione chimica nel microrganismo e integrato il CO2 con l'acido 3-idrossipropionico, una sostanza chimica industriale usata per fare acrilici e altri prodotti.

"La scoperta" ha detto il capo ricercatore Michael Adams "significa che siamo in grado di eliminare le piante come intermediari, e di estrarre l'anidride carbonica direttamente dall'atmosfera per trasformarla in prodotti utili, senza dover passare attraverso elementi ricavati da biomasse altrimenti utili per l'alimentazione, come la coltivazione delle piante e l'estrazione degli zuccheri".

Oltre alla produzione di prodotti industriali, sperimentando altre manipolazioni genetiche si potrebbe consentire al microrganismo di produrre altri prodotti, compresi i combustibili. Tuttavia il ciclo di conversione dipende ancora dai combustibili fossili. Infatti i ricercatori hanno utilizzato l'idrogeno come fonte di energia, la cui sorgente più facilmente disponibile è al momento il gas naturale, che è un combustibile fossile.

Il futuro, però, "vira" al verde: "Nella ricerca a lungo termine ci auguriamo di poter utilizzare idrogeno da fonti rinnovabili biologiche, come ad esempio dalle alghe fotosintetiche o dai rifiuti dei prodotti di fermentazione", spiega ancora Adams. 

Il combustibile prodotto con il Pyrococcus furiosus è però a zero emissioni perché, spiegano i ricercatori, quando brucia rilascia la stessa quantità di CO2 utilizzata per crearlo, il che lo rende più pulito di benzina, petrolio e carbone. I dettagli dello studio, sostenuto dal Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti, sono stati pubblicati su Proceedings of National Academies of Sciences.