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martedì 3 giugno 2014

Disoccupazione, ad aprile il tasso è al 12,6%. Quella giovanile al 43,3%.

Disoccupazione, ad aprile il tasso è al 12,6%. Quella giovanile al 43,3%

Nel primo trimestre dell'anno il tasso di disoccupazione generale ha toccato però il picco storico del 13,6% e quello relativo ai ragazzi dai 15 ai 24 anni è salito al livello record del 46%. Al Sud il numero dei senza lavoro sul totale della popolazione attiva è ben più alto: rispettivamente 21,7% per la popolazione generale e 60,9% per i giovani. La maggior disuguaglianza di genere si registra però al Nord, dove il tasso di disoccupazione per le ragazze è al 40,9% contro il 32% dei ragazzi. Poletti: "Per la cig in deroga serve un miliardo".
In aprile la disoccupazione ha mostrato timidi segni di riduzione. Il tasso si è fermato al 12,6%, invariato rispetto al mese precedente, ma il numero di disoccupati è diminuito dello 0,4% (-14 mila) su marzo, attestandosi a 3,2 milioni. Magrissima consolazione, perché nel primo trimestre dell’anno il dato ha toccato un picco storico salendo al 13,6%. E facendo aumentare il numero persone che il lavoro, semplicemente, hanno smesso di cercarlo. Il risultato è che gli occupati, in valore assoluto, continuano a calare: in tutta Italia ormai lavorano solo sono 22,2 milioni di persone, -181 mila rispetto ad aprile 2013. E’ questo il quadro che emerge dai dati sul mercato del lavoro diffusi dall’Istat.
I 3,2 milioni di disoccupati registrati in aprile equivalgono a un aumento del 4,5% su base annua (+138 mila). Tra i giovani dai 15 ai 24 anni, poi, in aprile il tasso di disoccupazione è stato del 43,3%, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 3,8 punti nel confronto anno su anno. E’ un calo rispetto al record storico del 46% toccato nei primi tre mesi dell’anno, ma resta il fatto che in questa fascia di età sono senza lavoro 685mila ragazzi. E – ancora più grave – il numero di giovani inattivi, cioè che non sono occupati ma nemmeno impegnati a cercare lavoro, sempre ad aprile è pari a 4,4 milioni, in aumento dello 0,3% nel confronto congiunturale (+14mila) e dello 0,2% su base annua (+11mila). Il tasso di inattività, pari al 73,6%, cresce di 0,3 punti percentuali nell’ultimo mese e di 0,7 punti nei dodici mesi. Il tasso di occupazione giovanile scende al 15%, 0,3 punti percentuali in meno rispetto al mese precedente e 1,4 in meno rispetto a un anno prima. I dati Eurostat, diffusi anch’essi martedì, evidenziano che in tutta l’area euro il tasso di disoccupazione è in discesa e ad aprile si è attestato all’11,7%, mentre per i giovani è al 23,5%. Solo Grecia, Spagna e Croazia hanno un tasso di disoccupazione giovanile superiore a quello italiano.
Nei primi tre mesi del 2014 record storico di senza lavoro – I valori di aprile sono, per quasi tutti gli indicatori, lievemente migliori rispetto a quelli registrati nel primo trimestre del 2014, quando come accennato tutti i dati hanno toccato il picco massimo dall’inizio delle serie trimestrali. La disoccupazione generale ha toccato il 13,6%, aumentando dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e quella giovanile è salita al 46%. L’istituto di statistica ha precisato che i dati mensili e quelli trimestrali non sono direttamente confrontabili, perché per i primi vengono utilizzate cifre destagionalizzate mentre quelli sul trimestre sono “grezzi”, cioè fotografano la situazione così com’è, senza aggiustamenti dovuti alla stagionalità. Le cifre quindi variano, anche se la sostanza non cambia granché: per la disoccupazione siamo sempre nei paraggi dei massimi storici.
Al Sud disoccupazione giovanile al 60,9%. Tasso generale più che doppio rispetto al Nord– Angoscianti, poi, i numeri relativi al Mezzogiorno, dove nel primo trimestre il tasso di disoccupazione generale è volato al 21,7% (+1,6%) e tra i giovani (15-24 anni) ha raggiunto addirittura il 60,9%. Sono 347mila i ragazzi in cerca di lavoro nel Sud, pari al 14,5% della popolazione in questa fascia d’età. Si pensi che al Nord il tasso generale si ferma al 9,5%(+0,3% nel primo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013), meno della metà che nel Sud.
Al Nord più disuguaglianza tra ragazzi e ragazze nel mondo del lavoro – Quanto al divario di genere, per gli uomini l’indicatore è passato dall’11,9% all’attuale 12,9% e per le donne dal 13,9% al 14,5%. Per quanto riguarda i giovani, nel Centro Italia la disoccupazione colpisce maschi e femmine allo stesso modo (tasso al 42,9% per entrambi), mentre al Nord e al Sud le ragazze sono più sfortunate. Anzi, paradossalmente soprattutto al Nord: qui il tasso dei senza lavoro è del 40,9% tra le giovani donne e solo del 32% tra i coetanei uomini, mentre nel Mezzogiorno si attesta rispettivamente al 61,6 e 60,4%. 
Crescono solo gli occupati over 50 – Nel primo trimestre dell’anno, pur “con minore intensità”, è proseguito il calo tendenziale del numero di occupati: rispetto all’anno prima sono scesi di 211mila unità, soprattutto nel Mezzogiorno (-170mila unità). Con qualche sorpresa: per esempiol’occupazione è scesa di meno per le donne (-47mila unità contro -164mila per gli uomini) e al continuo calo degli occupati nelle fasce 15-34 e 35-49 anni (rispettivamente -2,3 e -0,8 punti percentuali) si contrappone la crescita degli occupati over 50 (1 punto in più). La riduzione anno su anno dell’occupazione italiana (-199mila unità) si accompagna poi a una flessione molto più contenuta flessione di quella straniera (-12mila). In confronto al primo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una riduzione di 1,6 punti percentuali a fronte di un calo di 0,3 punti di quello degli italiani. 
Calano i dipendenti a tempo indeterminato. Ma anche lavoro a termine e collaborazioni – Ad aprile ha continuato a scendere il numero degli occupati a tempo pieno (-1,4%, pari a -255mila unità rispetto al primo trimestre 2013). In più di sei casi su dieci, si tratta di dipendenti a tempo indeterminato. Gli occupati a tempo parziale continuano invece ad aumentare (+1,1%, pari a +44mila unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario: si tratta cioè di persone che vorrebbero lavorare full time ma non ne hanno la possibilità. Per il quinto trimestre consecutivo scende invece il lavoro a termine (-3,1%, pari a -66mila unità) e calano anche i collaboratori (-5,5%, pari a -21mila unità). 
Poletti: “Per la cig in deroga serve 1 miliardo” – Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha commentato i dati dicendo che ”l’obiettivo è procedere per produrre il cambio di segno a fine anno” sulla disoccupazione italiana. I valori del primo trimestre, secondo Poletti, risentono “degli esiti riferiti al trimestre in cui il Pil è sceso dello 0,1%”. “E’ chiaro che l’occupazione parte se c’è uno scatto forte nella capacità produttiva”, ha detto il ministro, “perché l’industria ha prima l’esigenza di saturare gli impianti e poi di produrre nuovi posti di lavoro”. Poletti ha poi affermato che il piano “Garanzia Giovani con l’Unione Europea sta andando bene, siamo sopra ai 60mila giovani già registrati”. Resta da risolvere invece il problema della cassa integrazione in deroga, in quanto “il governo dovrà intervenire integrando le risorse. Ce ne sono ancora di disponibili, ma sappiamo che non sono sufficienti per coprire completamente il fabbisogno nell’arco dell’anno”. Un fabbisogno che il ministro stima “nell’ordine di un miliardo, che costituisce lo sbilancio tra la previsione del 2013 e l’obiettivo del 2014″.
Squinzi: “Stiamo strisciando sul fondo” – “Il dato veramente preoccupante è l’aumento della disoccupazione dello 0,8% su base annua: stiamo strisciando sul fondo, non raccontiamoci storielle”, ha detto invece il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Noi come imprenditori “stiamo resistendo drammaticamente, dal 2007 ad oggi il nostro Pil cresce a livelli inferiori dell’1% rispetto alla media Ue, non ci sono più i consumi interni, dobbiamo lottare su questo fronte”, ribadendo l’apprezzamento per quanto fatto dal Governo su questo fronte.

mercoledì 4 settembre 2013

A la guerre a la guerre. C'è chi la fa e c'è chi, invece, non la vuole fare. - Sergio Di Cori, Modigliani


Che invidia!!

Ieri mi sono guardato per intero il dibattito politico che si è svolto nell’aula del parlamento britannico. L’ordine del giorno non riguardava il fatto se il principe ereditario Charles deve o non deve andare in carcere essendo stato giudicato un delinquente; non riguardava neppure il fatto se un certo Lord, figlio di famiglia aristocratica, sia coinvolto nei traffici con la mafia irlandese.  Si doveva discutere di una questione davvero seria. 
Tema del giorno era “Dobbiamo approvare la delibera per entrare in guerra ufficialmente contro la Syria oppure no?”. Non solo. Nel caso il Parlamento avesse votato a favore, immediatamente dopo il Gran Cancelliere avrebbe comunicato un conseguente dibattito: “Come e dove troviamo i necessari miliardi di sterline per le spese militari?”.
L’aula era stracolma.
Il premier Cameron era seduto insieme ai suoi e ha letto un  foglio, spiegando il quesito. Si è alzato un laburista e ha detto il suo punto di vista (tre minuti). Poi si è seduto. Si è alzato Cameron e  gli ha risposto. Poi si è alzato un conservatore (due minuti) e Cameron gli ha risposto. E poi un liberale democratico e così via dicendo. Le opinioni erano diverse e molto argomentate. E il premier rispondeva subito a ciascuno di loro. Dopo un’ora e mezza si è votato, quando l’aula ha preteso, quasi all’unanimità ( 72%), che il premier garantisse “sulla parola” che nessuna decisione venisse presa dal Ministero della Difesa senza previa autorizzazione del Parlamento. Cameron lo ha garantito. Hanno discusso, anche con toni forti. Hanno dibattuto sul loro futuro. Hanno votato. Trentadue conservatori moderati hanno formalmente dichiarato che ritenevano più saggio e aderente alle autentiche esigenze della collettività e dell’integrità sociale del popolo britannico astenersi dal ripetere errori del passato e investire la stessa cifra per affrontare il problema della disoccupazione giovanile. Alla fine Cameron ha preso atto della decisione del Parlamento: ha incassato la sua sconfitta, se ne è ritornato nel suo ufficio, ha telefonato a Obama e ha comunicato la scelta. E’ probabile che gli abbia detto qualcosa del tipo “Really sorry Barack! I cant’afford it right now” (mi dispiace, non me lo posso permettere in questo momento)-
Questo avviene in un paese europeo nel quale esiste una destra “normale” e una sinistra “normale”.
Questo accade in un paese dove i moderati moderano il dibattito, i conservatori vogliono salvaguardare e conservare le tradizioni del paese e i progressisti lottano per far progredire le classi più disagiate.
Quasi banale. Ma almeno ha un Senso.
Il dibattito è pubblico e chi sceglie si assume la responsabilità della propria scelta.
Dove esiste una destra, esiste una sinistra, esiste un centro e quando parlano, discutono di affari che riguardano tutti.
Beati loro!
Da noi, non è venuta in mente neanche nell’ anticamera del cervello di nessuno dei nostri governanti, concludere in anticipo le vacanze, riaprire il Parlamento e –data la grave situazione- affrontare in aula un identico dibattito, con lo stesso argomento, identico tema del giorno. Regalando così, all’intera cittadinanza, lo spettacolo di un esecutivo e di deputati  che spiegano al popolo che cosa sta accadendo, quanto costa, quali saranno le conseguenze e poi ciascuno voti come vuole.
Nessuno ci dirà mai nulla.
Che invidia!!