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martedì 5 agosto 2025

Banche: profitti miliardari ma niente credito alle imprese delle costruzioni.

 

Il presidente nazionale di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi: «Una vergogna nazionale. Gli istituti di credito stanno strangolando il settore produttivo che genera più occupazione, più investimenti, più PIL».

Le banche italiane registrano profitti record. Intesa Sanpaolo, solo nel primo semestre del 2025, segna utili per 5,1 miliardi di euro. Gli azionisti festeggiano dividendi straordinari, con una previsione di distribuzione agli stessi di 8,2 miliardi entro l’anno prossimo. Ma mentre le banche brindano, le imprese – soprattutto quelle del settore delle costruzioni – soffocano.

Lo dice chiaramente l’Osservatorio CRIF: il credito alle imprese è cresciuto complessivamente dell’8,6% nel primo trimestre 2025, ma il settore delle costruzioni – tra i principali motori dell’economia reale – registra un crollo del -12% nei finanziamenti concessi. A fronte di tassi di default in aumento, le banche chiudono i rubinetti, aggravando una crisi strutturale già drammatica.

«Siamo davanti a una distorsione insopportabile, eticamente inaccettabile e strategicamente suicida – dichiara con fermezza Antonio Lombardi, Presidente nazionale di Federcepicostruzioni –. Le banche fanno utili a miliardi ma negano credito proprio a quel comparto che più contribuisce alla crescita del Paese, all’occupazione, all’innovazione dei territori. È una vergogna nazionale.»

L’edilizia come bersaglio del sistema bancario.

Secondo CRIF, il settore delle costruzioni – insieme a quello tessile – è l’unico comparto in controtendenza: meno credito concesso, più rischio percepito. Ma la percezione non sempre coincide con la realtà.

Chi investe nell’edilizia oggi affronta già una giungla normativa, una burocrazia paralizzante e un’incertezza regolatoria costante. Se a questo si aggiunge un sistema bancario che nega liquidità, stiamo condannando l’intero sistema Paese a una stagnazione strutturale. Senza edilizia non c’è crescita, non c’è riqualificazione, non c’è transizione ecologica.

Le banche, in nome di una presunta “prudenza”, stanno disinvestendo proprio dove dovrebbero rafforzare il proprio impegno. È evidente – secondo Federcepicostruzioni – che si preferisca la rendita finanziaria al sostegno dell’economia reale.

Una proposta: vincolare una quota degli utili bancari agli investimenti produttivi.

Federcepicostruzioni propone un meccanismo di responsabilità sociale per gli istituti bancari: almeno il 20% degli utili netti annui dovrebbero essere destinati a linee di finanziamento garantite e agevolate per imprese che investono in edilizia sostenibile, rigenerazione urbana, efficientamento energetico e messa in sicurezza del territorio.

I soldi ci sono. Mancano il coraggio e la volontà politica di indirizzarli dove servono: alle imprese vere, quelle che lavorano, assumono, innovano.

Basta con una finanza autoreferenziale che dimentica le fondamenta dell’economia reale: senza costruzioni, non c’è futuro.

https://www.buildnews.it/articolo/banche-profitti-miliardari-ma-niente-credito-alle-imprese-delle-costruzioni#:~:text=Le%20banche%20italiane%20registrano%20profitti,miliardi%20entro%20l'anno%20prossimo.

domenica 28 febbraio 2021

Più rinnovabili in edilizia, industria e trasporti per arginare il riscaldamento globale. - Ivonne Carpinelli

Uno striscione di protesta appeso in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima del 2000 © Michel Porro/Newsmakers/Getty Images

Solo una revisione più ambiziosa della direttiva europea sulle rinnovabili con interventi incisivi su edilizia, industria e trasporti può rallentare in tempi brevi il riscaldamento globale.

La transizione energetica non sarà un percorso lineare e senza intoppi. Sarebbe illusorio supporre l’opposto. In ogni caso, impiegare tre decadi per frenare il riscaldamento globale e raggiungere la neutralità climatica significa perdere tempo. “Evidenze scientifiche mostrano che abbiamo meno di 15 anni per evitare un futuro molto cupo”, spiega in una nota stampa William Gillett, direttore del programma Energia del Consiglio delle accademie scientifiche europee, lo European academies’ science advisory council (Easac), ente di ricerca che monitora l’attuazione delle politiche per il clima nell’Unione europea. Accelerare è possibile, avverte, soprattutto quando c’è una porta aperta sul futuro: il riesame da parte della Commissione europea della seconda direttiva sulle energie rinnovabili (Red II).

Il Consiglio si rifà ai dati raccolti nello Special report 15 (Sr15), redatto dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), e ricorda che la temperatura globale rischierà di aumentare di 1,5 gradi già nel 2030 se le emissioni di gas a effetto serra (CO2) non diminuiranno in tutto il pianeta. “Gli effetti sul nostro clima saranno disastrosi”, prosegue Gillet, “certamente, gli scienziati continueranno a lavorare su cosa potrà essere fatto dopo il 2030, ma l’odierna Direttiva europea sulle energie rinnovabili dovrebbe chiarire come agire prima”.

La revisione della direttiva europea sulle rinnovabili.

Il 4 agosto 2020 l’esecutivo europeo ha aperto il processo di revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, per capire come meglio integrare la politica sulle fonti intermittenti con la realizzazione delle ambizioni climatiche e ambientali del green deal europeo. “Per realizzare con successo l’ambizione del green deal abbiamo iniziato a valutare l’impatto che sortirebbero obiettivi climatici più ambiziosi per il 2030 e i diversi scenari per raggiungerli”, aveva dichiarato per l’apertura del procedimento la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson. Il dubbio riguarda se alzare l’attuale obiettivo dell’Unione europea di produzione di energia da rinnovabili, oggi di almeno il 32 per cento entro il 2030, per allinearlo all’abbattimento delle emissioni di gas a effetto serra tra il 50 e il 55 per cento, rispetto a livelli pre-industriali, entro il prossimo decennio.

Le proposte dell’Easac per frenare il riscaldamento globale.

Edilizia, industria e trasporti sono i settori maggiormente responsabili dell’emissione di gas a effetto serra, la cui elevata concentrazione in atmosfera potenzia l’effetto serra e, a sua volta, il riscaldamento globale. Qui dovranno concentrarsi gli sforzi.

Per ciò che riguarda gli edifici, l’Easac propone di rivedere la definizione di edifici a energia quasi zero, i Nearly zero energy buildings – Nzeb, e di uniformarla per non ingenerare confusione tra gli stati membri. Questa dovrebbe tenere conto del consumo annuo di elettricità e calore di un edificio, soprattutto della percentuale di energia rinnovabile o prodotta dai rifiuti. L’assunto è che un edificio si possa dire efficiente perché risultato di una profonda riqualificazione. E un edificio davvero efficiente può garantire migliori condizioni di vita per chi vive in condizioni di povertà energetica.

Le uniche biomasse a poter essere considerate rinnovabili, prosegue il Consiglio, sono quelle che richiedono dai dieci ai quindici anni per bilanciare le emissioni prodotte dal loro utilizzo. Solo queste andrebbero computate nella fetta di energia prodotta da rinnovabili. Inoltre, non bisogna dimenticare che anche la costruzione di nuove infrastrutture e l’utilizzo delle fonti alternative sono responsabili di una fetta di emissioni.

Per ottimizzare l’uso intelligente dell’energia prodotta da rinnovabili all’interno dei sistemi di teleriscaldamento e teleraffrescamento, conclude l’Easac, bisognerebbe stimolare il cosiddetto sector coupling, ossia sinergie nella generazione, trasporto e distribuzione di elettricità e gas. Confermando che il merito di questi suggerimenti, c’è da evidenziarlo, è che lo sguardo al futuro sostenibile non può prescindere da una visione olistica del comparto energia.

https://www.lifegate.it/riscaldamento-globale-direttiva-europea-rinnovabili

martedì 3 giugno 2014

Otto per mille: grazie a M5S è possibile destinarlo all'edilizia scolastica.

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Si avvicina la stagione delle dichiarazioni dei redditi.
Grazie al MoVimento 5 Stelle i contribuenti possono destinare l'8x1000 Iperf all'edilizia scolastica, che rappresenta ormai un'emergenza nazionale. I cittadini possono firmare la sezione STATO nel modulo della dichiarazione e noi vigileremo che il fondo venga ripartito correttamente tra tutte le finalità previste dalla legge.
Anzi, lavoreremo affinché si promuova, almeno per quest'anno, l'utilizzo esclusivo per la finalità aggiunta grazie al nostro emendamento alla legge di Stabilità 2014, cioè appunto l'edilizia delle scuole.
In tal senso è in corso di modifica il regolamento contenuto nel Dpr 10 marzo 1998, n.76, in relazione all'introduzione  della  categoria "edilizia scolastica". 
Gli interventi riguardano naturalmente la ristrutturazione, il miglioramento, la messa in sicurezza, l'adeguamento antisismico e l'efficientamento energetico degli immobili adibiti all'istruzione scolastica pubblica. 
Il M5S punta a dare un'informazione completa ai cittadini e per questo alleghiamo il decreto del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2014, con il quale sono stati individuati i parametri specifici di valutazione delle istanze relative alla quota dell'8x1000 a diretta gestione statale, distinti per tipologie di intervento nell'anno 2014.
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito del Governo: QUI.
Francesco Cariello, portavoce alla Camera dei Deputati