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giovedì 17 febbraio 2022

Milleproroghe: governo battuto quattro volte, sul tetto al contante asse Lega-Fi con Fdi.

 

Nelle votazioni in commissione alla Camera esecutivo sotto anche su ex Ilva, graduatorie per l’Istruzione e sperimentazione sugli animali.

Caos nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali alla Camera durante l’esame delle modifiche al dl Milleproroghe. Il governo nella notte è andato sotto quattro volte, secondo quanto si apprende, e in alcuni casi la maggioranza si è spaccata. Contro il parere dell’esecutivo sono passati gli emendamenti che prevedono il dietrofront sull’Ilva e sul tetto al contante così come sono state approvate norme sulle graduatorie della scuola e i test sugli animali. Duro scontro anche sul tema della giustizia fra il Pd e la Lega.

Sul tetto al contante asse Lega-FI con FdI.

La Lega e Forza Italia hanno votato con FdI una retromarcia sul contante: il tetto che dal 1° gennaio 2022 è sceso a mille euro torna ora per un anno a duemila euro. La modifica sposta l’entrata in vigore della soglia più bassa al 1° gennaio 2023. La modifica è passata per un solo voto con il parere contrario del governo.

Esulta Giorgia Meloni: «Vittoria! Grazie a un emendamento di Fratelli d’Italia il tetto all’utilizzo del contante viene riportato da subito a 2mila euro. La maggioranza si è spaccata su un provvedimento importante per famiglie e imprese: siamo riusciti a portare a casa un primo, piccolo, ma significativo risultato per favorire l’economia reale. Questa è la dimostrazione che un’alternativa alla deriva tecnofinanziaria dell’ultimo decennio è possibile, e noi continueremo giorno e notte a lavorare per dare una nuova speranza all’Italia»

Ex Ilva: fondi per le bonifiche.

I lavori delle commissioni sono stati turbolenti e hanno registrato scontri anche all’interno della maggioranza: più volte anche le relatrici (una della Lega, l’altra del M5s) hanno dato pareri contrastanti sugli emendamenti. Durante l’esame delle modifiche il governo aveva dato parere contrario all’emendamento che cancella l’articolo sull’ex Ilva che però è stato approvato ugualmente: la norma originaria cambiava la destinazione di parte dei fondi Riva che ora tornano a poter essere utilizzati per le bonifiche.

Il Partito democratico rivendica l’intervento in contrasto con le indicazioni del Governo. «Non avremmo potuto accettare che le risorse destinate alle bonifiche delle aree contaminate dello stabilimento ex-Ilva di Taranto venissero dirottate su altri fini. Grazie ad un emendamento del Pd abbiamo» restituito «quei 575 milioni di euro agli interventi di ambientalizzazione» dichiara Ubaldo Pagano, capogruppo democratico in commissione Bilancio a Montecitorio. «Abbiamo riaffermato un principio e che è alla base delle nostre battaglie: la decarbonizzazione è un obiettivo imprescindibile» ma «non può essere perseguito a detrimento di altri doveri dello Stato, come il ripristino di un ambiente salubre dove l’acciaieria ha inquinato».

Istruzione e sperimentazione degli animali gli altri due casi.

Sulle graduatorie per l’Istruzione il governo al contrario ha dato parere favorevole a una riformulazione che però è stata bocciata dalle commissioni. Altro emendamento su cui il governo è stato battuto e su cui la maggioranza si è divisa la sperimentazione degli animali.

https://www.ilsole24ore.com/art/milleproroghe-governo-battutto-quattro-volte-tetto-contante-asse-lega-fi-fdi-AEz2uVEB

sabato 11 febbraio 2017

Disoccupazione dei collaboratori e Co.co.co, Governo: nessuna bocciatura, verifiche in corso.



La norma istituita nel 2015 con il Jobs Act è stata prorogata nel 2016.

Si va verso una soluzione per la proroga della Dis-coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori che perdono involontariamente il lavoro. Questa mattina l’Inps aveva annunciato di non poter accettare le domande per il sussidio dato che la Dis-coll, misura introdotta in modo sperimentale dal Governo Renzi per il 2015 e poi prorogata nel 2016, non è stata rinnovata per quest’anno. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha assicurato che il Governo è impegnato per una soluzione che passerà per una norma nel Milleproroghe per avere poi una misura strutturale nel testo sul lavoro autonomo non imprenditoriale all’esame della Camera. E in serata la capogruppo della Commissione lavoro al Senato, Anna Maria Parente, annuncia di aver presentato un subemendamento «con adeguata copertura finanziaria» per prorogare l’indennità in questione. 

Prima della nota ufficiale di Poletti da più parti erano arrivate richieste di proroga, dai sindacati ai movimenti politici. Di fatto la misura appare come una bandiera dato che nel primo anno di sperimentazione (il 2015, l’unico per il quale l’Inps ha diffuso i dati), grazie anche ai requisiti stringenti, ha riguardato solo 11.600 persone a fronte di quasi 400.000 collaboratori a progetto. Nell’anno sono state spese meno di un quarto delle risorse stanziate (28,7 milioni su 114 milioni). 

I sindacati hanno chiesto al Governo la proroga della Dis-coll sottolineando che l’introduzione di un ammortizzatore nel provvedimento sul lavoro autonomo non dà garanzie di tempestività. La Cgil afferma che «non è pensabile che la mancata proroga sia stata determinata dalle misure strutturali contenute nel ddl lavoro autonomo, un provvedimento ancora in itinere e i cui tempi di approvazione sono incerti». 

«Abbiamo scritto una lettera con Cgil e Uil - afferma la Cisl ricordando che i collaboratori hanno ormai un’aliquota contributiva del 32% - per sollecitare l’inserimento di una norma ad hoc nel decreto Milleproroghe in fase di conversione in legge, che, oltre a prorogare l’indennità per i collaboratori, la estenda anche ai professionisti con partita Iva, iscritti alla stessa Gestione separata». 

I sindacati si fanno sentire anche sul tema degli esodati, per chiedere a Poletti e al presidente dell’Inps Tito Boeri «una proroga alla data limite» per la presentazione della domanda di accesso all’ottava salvaguardia per gli esodati, fissata al primo marzo, «in considerazione del ritardo da parte dell’Inps nel rendere disponibili le procedure necessarie per il corretto invio delle domande stesse». 

sabato 20 febbraio 2016

Il nuovo attacco a efficienza e fotovoltaico nascosto nel Milleproroghe.



Una norma della legge di conversione dal decreto dispone che gli oneri di sistema per tutti gli utenti non domestici vengano spostati, almeno in parte, dalla componente variabile a quella fissa della bolletta. Una riforma che penalizzerebbe autoproduzione e risparmio energetico.

Tra le varie novità in arrivo per il mondo dell'energia, con la conversione in legge del decreto Milleproroghe, ce n'è una che porterà un danno alle imprese che investono o hanno investito per risparmiare energia elettrica o per prodursela in casa, magari con un impianto fotovoltaico o un cogeneratore.
La versione della legge di conversione arrivata al Senato (in allegato in basso) dispone che gli oneri di sistema per tutti gli utenti non domestici (e non solo per quelli in alta e altissima tensione come nella versione del decreto della quale avevamo scritto) vengano spostati almeno, in parte, dalla componente variabile a quella fissa.
Alla lettera b, comma 2 dell'articolo 3 del testo all'esame del Senato, infatti, si dà mandato all'Autorità per l'Energia “ad adeguare, con decorrenza dal 1° gennaio 2016, in tutto il territorio nazionale, la struttura delle componenti tariffarie relative agli oneri generali di sistema elettrico applicate ai clienti dei servizi elettrici per usi diversi da quelli domestici ai criteri che governano la tariffa di rete per i servizi di trasmissione, distribuzione e misura in vigore alla medesima data, tenendo comunque conto dei diversi livelli di tensione e dei parametri di connessione, oltre che della diversa natura e delle peculiarità degli oneri rispetto alla tariffa”.
Tradotto: l'Autorità dovrà far sì che gli utenti non domestici paghino gli oneri di sistema in bolletta nello stesso modo in cui pagano i costi di rete, ossia in parte sulle componenti fisse e in parte su quella variabile.
Quando la riforma sarà completata, per le aziende ridurre i prelievi dalla rete con efficienza e/o autoproduzione in loco sarà certamente meno convenienteguadagna l’utente che consuma più energia prelevata dalla rete e perde l’utente che ne consuma meno, perché i costi fissi sono indipendenti dal consumo di energia prelevata dalla rete.
Quanto cambieranno i conti per le aziende dipenderà dall'entità dello spostamento, ma è difficile non vedere nella nuova norma l'ennesimo attacco a generazione distribuita e autoconsumo.
"Una nuova tegola contro le numerose imprese che hanno investito nella produzione e nell'autoconsumo di energia in gran parte da fonte rinnovabile. Con questo provvedimento si favoriranno i produttori e i distributori di energia elettrica da fonti fossili e, conseguentemente, le emissioni in atmosfera causa principale dello smog, degli effetti del cambiamento climatico e dei pericoli verso la salute dei cittadini", denuncia il Senatore M5S Gianni Girotto.
Girotto e altri colleghi hanno presentato un emendamento per stralciare la disposizione (allegato in basso), nel quale si prevede che almeno il 75% degli oneri debba continuare ad essere proporzionale ai prelievi dalla rete e che i costi di rete debbano comunque avere una componente commisurata al consumo di energia.
Desta perplessità anche il fatto che una misura del genere sia stata inserita in un provvedimento come il Milleproroghe: “La misura, oltre che essere in contrasto con la normativa europea per diversi aspetti, appare discutibile perché è stata introdotta d’imperio in un provvedimento avente finalità del tutto diverse - il Milleproroghe - attraverso lo strumento del Decreto Legge, senza che risultino esserci le relative esigenze di urgenza e senza che la maggior parte degli operatori interessati si siano resi conto di tale norma, alla quale non è stata data alcuna pubblicità”, commenta l'avvocato Emilio Sani.
Gli fa eco Girotto: "Abbiamo sollevato in Commissione Affari Costituzionali gli aspetti che inquadrano la norma, tra l'altro pure estranea al provvedimento in oggetto, e al novero degli elementi che un decreto legge potrebbe prendere in considerazione. Si presenta, infatti, del tutto incoerente col Milleproroghe non essendo riferito ad alcun termine da prorogare, e manca completamente dei requisiti di necessità e urgenza richiesti dall'articolo 76 della Costituzione".
Secondo Italia Solare, che scrive sulla questione anche al Presidente della Repubblica Mattarella, in sede di conversione il Governo non ha stralciato tale norma come avrebbe dovuto doverosamente fare, ma addirittura ne ha esteso la portata alle tariffe elettriche su tutti i livelli di tensione anche in mancanza di un qualsiasi effettivo contraddittorio parlamentare. Con questa norma - commentano dall'associazione - si sgancia il costo dell’elettricità rispetto al consumo di elettricità e si mina gravemente la convenienza di interventi di efficienza energetica e di autoproduzione, che andrebbero invece incentivati.
“Includere in un decreto legge sul quale verrà chiesta la fiducia, scelte chiave di politica energetica per le quali non vi è alcuna necessità e urgenza è una grave violazione delle prerogative del Parlamento e un assalto alla Costituzione, oltre che, nel merito, l’ennesima dimostrazione che il Governo Renzi si preoccupa solo ed esclusivamente degli interessi delle lobby dell’energia da fonte fossile continuando a penalizzare rinnovabili, fotovoltaico in primis, ed efficienza energetica”, ha detto Paolo Rocco Visocntini, presidente di Italia Solare.