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mercoledì 30 luglio 2025

La favola di Robin Hood, in Italia. - Giancarlo Selmi

La favola di Re Riccardo che arriva inaspettatamente, toglie Giovanni dall'usurpato trono, gli assesta un calcio in culo e lo manda a pelare patate insieme allo sceriffo di Nottingham, in Italia è di impossibile attuazione. In Italia accade ed accadrà sempre il contrario. Robin Hood è stato e verrà eternamente massacrato mediaticamente, è stato e verrà tradito dagli amici, è stato e verrà sacrificato sull'altare della religione del "così è se vi pare, se non vi pare è lo stesso". Robin Hood in Italia non avrebbe mai vinto.
la favola di Robin Hood, in Italia è la seguente:
Re Riccardo, in Italia, è un signore al di sotto delle parti, vigile custode dei diritti dei più forti. Primo defenestratore di Robin Hood e rigoroso ammiratore dello sceriffo di Nottingham. Le favole in Italia non hanno lieto fine, vince sempre il più forte, perdono i deboli. La nauseabonda vicenda della crisi del secondo governo Conte, è tutta racchiusa nel principio immorale che l'ha causata: la tutela dei ricchi, dell'establishment, a svantaggio dei poveri, degli ultimi, dei tartassati che, con Conte Robin Hood, invece, avevano respirato dopo decenni di vessazioni.
E così Re Riccardo si è messo a disposizione di chi vessava i poveri e il calcio in culo lo ha dato a Robin Hood che pretendeva difenderli. Mai togliere risorse al bulimico appetito della razza padrona italiana e Re Riccardo lo ha capito in tempo, spinto da un consigliere con lingua biforcuta e corpo da serpente: Scishhh sciockkk, il suo nome. Nome curiosamente uguale al sibilo che emette quando parla in un comico inglese, nelle improbabili conferenze che fa, con le quali annichilisce il pubblico e, inspiegabilmente, aumenta il saldo dei suoi conti correnti.
Re Riccardo in Italia è un signore che non difende il bene comune, però dice di agire in nome di quello. Il custode della magna carta. "Sherwood ha bisogno di alti profili" dichiarò. Tutti i giornali gli credettero e tutti i vessati di Sherwood gli credettero. E per raggiungere il bene comune nominò a capo di tutto lo sceriffo di Nottingham, incaricandolo di fare ciò che gli veniva meglio: togliere ai poveri per dare ai ricchi e, nel tempo che gli rimaneva, distruggere tutto quello che poteva. Nelle due cose era il talento più grande al mondo.
Gli abitanti di Sherwood si dividono in varie fazioni: quelli che capiscono nulla ma credono di capire tutto; quelli che capiscono ma hanno interesse a non farlo; quelli che capiscono che lo Sceriffo di Nottingham è una spazzatura. Questi ultimi si dividono in 3.425 sottogruppi, inclusi alcuni che dicono di voler difendere gli ultimi ed i vessati, ma fanno esattamente il contrario. Questi gruppi litigano fra loro. Le prime due categorie hanno eletto il successore dello Sceriffo di Nottingham: peggio del precedente, ma con la gonna.
Sherwood, infine, è una foresta di me*da.

mercoledì 25 novembre 2020

Ricchi da Covid 34 miliardi in tasca a 40 italiani. È il virus, che bellezza! - Alessandro Robecchi

 

Mi piacciono moltissimo gli appelli alla compattezza e all’unità del Paese, che dovrebbe attutire i colpi della crisi da virus. Ne prendo appunto ogni volta su un taccuino, sottolineando qui e là, specie quando il monito viene dai piani più nobili della Repubblica. Disse Mattarella il 2 Giugno: “C’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro”. Bellissime parole, sottoscritte all’unanimità da tutti – ma proprio tutti – i commentatori.

Passati quasi sei mesi, col Natale alle porte, il dibattito sull’apertura delle piste da sci che surclassa quello sulla riapertura delle scuole (che non vendono skipass, non fatturano in polenta e stanze d’albergo, quindi chissenefrega), sarebbe forse il momento di fare il punto sulla “condivisione dell’unico destino”. E così ci vengono in aiuto due ricerche, da cui grondano numeri e dati. Una è quella del Censis, che si può riassumere con pochi punti fissi: 7,6 milioni di famiglie il cui tenore di vita è seriamente peggiorato causa pandemia, 600 mila persone entrate in quel cono d’ombra che sta sotto la soglia di povertà, 9 milioni di persone che hanno dovuto chiedere aiuto (a famigliari e/o banche). L’altra ricerca viene da PwC e Ubs (le banche svizzere), e ci dice che i miliardari (in dollari) italiani erano 36 l’anno scorso, e che quest’anno sono 40, hurrà. La loro ricchezza complessiva ammontava nel 2019 a 125,6 miliardi di dollari e poi, in quattro mesi (dall’aprile al luglio 2020) è balzata a 165 miliardi di dollari, con un incremento del 31 per cento e oltre quaranta miliardi di dollari in più. In euro, al cambio attuale, fa 33,7 miliardi. E siccome i numeri sono beffardi e cinici, ecco che il totale fa più o meno quanto si è tagliato alla Sanità pubblica in dieci anni, che è poi la stessa cifra che arriverebbe indebitandosi con il Mes (circa 36 miliardi).

Non serve sovrapporre le due ricerche per capire che i vasi comunicanti della distribuzione della ricchezza non comunicano per niente, e alla luce di questi numeri le belle parole di Mattarella strappano un sorriso.

Vengono in mente, chissà perché, le continue metafore e similitudini con cui si paragona l’attuale crisi pandemica a una guerra: le trincee degli ospedali, gli eroi sul campo (medici e infermieri), i sacrifici della popolazione, l’incertezza su mosse e contromosse, la seconda terribile offensiva del nemico. E si dimentica volentieri, in questa continua, sbandierata analogia tra Covid e conflitto armato, che chi si arricchisce durante una guerra è più “pescecane” che “dinamico imprenditore”. Però – sorpresona! – di colpo, davanti alle cifre dell’impennata dei super ricchi italiani, la metafora del “Covid come la guerra”, solitamente molto gettonata, si scolora, si attenua, sparisce del tutto. Sarà una guerra, d’accordo, ma quelli che pagano sono i 600 mila scaraventati nella loro nuova condizione di molto-poveri, o oltre sette milioni di famiglie che stringono la cinghia e i denti. Pagano i tanti soldati, insomma, mentre i pochi generali festeggiano le loro rimpolpate ricchezze. Forse con i 34 miliardi piovuti in tasca ai 40 miliardari italiani si potrebbero attenuare problemi e sofferenze di qualche milione di persone. Come “condivisione di un unico destino” non sarebbe male, anzi, sarebbe un’ottima “unità morale” che, ovviamente, non vedremo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/25/ricchi-da-covid-34-miliardi-in-tasca-a-40-italiani-e-il-virus-che-bellezza/6015522/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-11-25

martedì 3 settembre 2013

L'Italia dei furbetti.

Falso povero concede prestiti per 6 mln.



(ANSA) - NAPOLI, 3 SET - Aveva messo in piedi una vera e propria attività bancaria e finanziaria abusiva nel Salernitano, e concesso prestiti, per 6,4 milioni di euro, a imprenditori e privati: i finanzieri di Salerno hanno denunciato un falso povero che, è stato accertato, ha anche evaso il Fisco per 9 milioni di euro. Le Fiamme Gialle hanno ricostruito gli ingenti movimenti di denaro dell'uomo, realizzati attraverso l'emissione di 424 assegni nel triennio 2004-2006. (ANSA).

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/campania/2013/09/03/Falso-povero-concede-prestiti-6-mln_9237440.html


Falso povero con villa faraonica al Forte: dichiarava 3mila euro, ne guadagnava quasi 8milioni.

FIRENZE, 4 giugno - Dichiarava meno di 3mila euro di reddito annuo ma possedeva ville principesche a Forte dei Marmi, con piscina esterna riscaldata, e Firenze, quasi mille metri quadri vicino a Piazzale Michelangelo. Per raggirare il fisco avrebbe utilizzato due ‘trust' fittizzi intestati a prestanome in cui avrebbe girato i lauti guadagni realizzati con la sua società immobiliare, col quale gestiva la compravendita di immobili per milioni di euro. Nei guai finisce un imprenditore fiorentino di 71 anni, che si vede sequestrare preventivamente beni per un valore di 15milioni di euro.
L'evasione del fisco contestata risalirebbe al 2008, quando l'uomo avrebbe dichiarato redditi per 2800 euro, ‘dimenticandosene' però ben 7,4 milioni, frutto di numerose cessioni di immobili operate attraverso la sua società immobiliare, ma le cui plusvalenze venivano occultate con due ‘trust', uno a Firenze e uno nel Principato di Monaco. Nella fiduciaria fiorentina sarebbero stati girati i 17 milioni di euro realizzati cedendo gran parte del patrimonio immobiliare dell'azienda, incluso un albergo in pieno centro a Firenze, al prestanome nel Principato invece erano state intestate le due faraoniche ville sequestrate.
Per dare l'idea dei possedimenti di questo presunto falso povero bastino i dati delle due ville in questione: quella di Forte dei Marmi era dotata di piscina interna esterna riscaldata, il tutto su 450mq di casa e oltre 1200 di giardino. Ma niente in confronto alla residenza fiorentina, vicino Piazzale Michelangelo, una reggia di 870 mq con annessi 640 metri di verde. Inutile dire che a far partire le indagini delle guardia di finanza sia stata la discordanza tra le dichiarazioni dei redditi e il tenore di vita del 71enne P.P., molto noto a Firenze, che oltre alle due ville si è visto porre sotto sequestro anche i 32mila euro presenti sui suoi conti e adesso, per non vedersi confiscati definitivamente i beni, dovrà fornire le dovute spiegazioni.

giovedì 27 giugno 2013

Il fratello del vicino. - Francesca Riccio



A lietto astritto, cuccate 'miezo..... A letto stretto coricati in mezzo. Cioè, più sei povero e circondato da poveri, più devi essere solidale.
Ieri avrà riscosso la sua cassa integrazione, stamattina bussava alla porta del fratello disoccupato, con uno scatolone pieno di prodotti per il nipote celiaco.

M'ha fatto venire la pelle d'oca stamattina, il fratello del vicino.

Francesca Riccio.

https://www.facebook.com/francesca.riccio.96155/posts/291227001024144?comment_id=1316252&offset=0&total_comments=8&notif_t=feed_comment_reply