“Il fatto non sussiste”. Tradotto: assoluzione con formula piena. La Corte di Appello di Bari ha giudicato innocente l’ex ministro Raffaele Fitto dal reato di corruzione nel processo di secondo grado La Fiorita. In primo grado, nel 2013, il leader di Riformisti e Conservatori era stato condannato a quattro anni di reclusione (poi ridotti a uno per effetto dell’indulto) e cinque di interdizione dai pubblici uffici. Ora i giudici hanno ribaltato la sentenza. L’accusa riguardava una presunta tangente da 500mila euro pagata dall’imprenditore romano Gianpaolo Angelucci sotto forma di finanziamento ai partiti. Nello specifico, nel 2006 la Tosinvest di Antonio Angelucci, sempre secondo l’accusa, aveva versato mezzo milione di euro alla lista La Puglia prima di tutto creata dallo stesso Fitto in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo la procura, tale somma è stata una tangente pagata per ottenere dalla Regione Puglia (di cui Fitto all’epoca era governatore) la gestione di undici residenze sanitarie assistite nell’ambito di un appalto da 198 milioni di euro. Nelle motivazioni della sentenza (pubblicate ad agosto di due anni fa) quella somma di denaro “si connota illecitamente in quanto è stato il prezzo della corruzione del Fitto da parte dell’Angelucci”.
Per questo motivo, il 12 febbraio 2013 l’ex delfino di Berlusconi è stato condannato per i reati di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio nonché assolto da peculato e da un altro abuso d’ufficio. La decisione arrivò dopo una camera di consiglio durata più di 24 ore. Per l’ex ministro il pm Renato Nitti aveva chiesto la condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione. Angelucci era stato condannato a 3 anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento. A leggere quanto scritto dai giudici, per ottenere i 500mila euro da Angelucci Fitto compì una “diretta intromissione nelle decisioni spettanti ai direttori generali delle Asl sulla attivazione delle Rsa e sul tipo di gestione da scegliere”, poi accentrò “in una gara unica tutti gli appalti per gestire le Rsa”. “Ciò – si leggeva nelle motivazioni – al fine di creare a monte tutti i presupposti perché venisse espletata una gara di tale portata economica ed impegno organizzativo per i soggetti proponenti” che “solo un unico e importante gruppo imprenditoriale sarebbe stato capace di presentare”.
In secondo grado, invece, i giudici hanno assolto sia Fitto che l’imprenditore Angelucci, che fu arrestato durante le indagini per la corruzione che oggi viene dichiarata insussistente. Per l’ex ministro Fitto è stata anche confermata l’assoluzione per un abuso d’ufficio, mentre sono stati dichiarati prescritti gli altri reati che gli venivano contestati, fra i quali l’illecito finanziamento e altri due episodi di abuso d’ufficio. Angelucci era stato condannato a 3 anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento. Nel 2013, inoltre, vennero sequestrati i 500mila euro ritenuti il contenuto della tangente a La Puglia prima di tutto. Ora quel denaro dovrà essere restituito al movimento. Revocate anche le confische per 6 milioni di euro nei confronti delle società di Angelucci.
“Tutte le illazioni, tutti i sospetti, tutte la mezze parole su Raffaele Fitto devono lasciare spazio a questa sentenza che ha avuto il coraggio, nonostante il reato fosse prescritto, di dichiararne la insussistenza” hanno dichiarato gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Luciano Ancora, difensori di Fitto. “Per la difesa è una grande soddisfazione – hanno aggiunto – ma anche per l’uomo e per l’uomo politico, crediamo sia il recupero di quello che non aveva mai perso”. Per l’avvocato Gianni Di Cagno, difensore di Giampaolo Angelucci, “poiché da 10 anni non si fa altro che parlare di una presunta tangente e di una corruzione che non è mai esistita, credo che a questo punto non solo l’opinione pubblica ma alcuni organi dello Stato debbano delle scuse a qualcuno”.
“Questa vicenda decennale – ha aggiunto il difensore – ha creato un gravissimo danno economico al consorzio San Raffaele. Riteniamo che azioni di questo tipo, quando incidono così pesantemente sul tessuto economico, forse dovrebbero essere avviate con maggiore prudenza“.