Visualizzazione post con etichetta tangente. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta tangente. Mostra tutti i post

giovedì 21 novembre 2024

Raffaele Fitto assolto in secondo grado dall’accusa di corruzione nell’inchiesta Fiorita: “Non ci fu tangente”. - di F. Q. | 29 Settembre 2015




In primo grado l'ex ministro era stato condannato a 4 anni di carcere (e cinque di interdizione dai pubblici uffici). Ora la Corte di Appello di Bari ha completamente ribaltato la sentenza perché "il fatto non sussiste". I legali dell'ex governatore pugliese: "Ora basta illazioni, sospetti e mezze parole".

“Il fatto non sussiste”. Tradotto: assoluzione con formula piena. La Corte di Appello di Bari ha giudicato innocente l’ex ministro Raffaele Fitto dal reato di corruzione nel processo di secondo grado La FioritaIn primo grado, nel 2013, il leader di Riformisti e Conservatori era stato condannato a quattro anni di reclusione (poi ridotti a uno per effetto dell’indulto) e cinque di interdizione dai pubblici uffici. Ora i giudici hanno ribaltato la sentenza. L’accusa riguardava una presunta tangente da 500mila euro pagata dall’imprenditore romano Gianpaolo Angelucci sotto forma di finanziamento ai partiti. Nello specifico, nel 2006 la Tosinvest di Antonio Angelucci, sempre secondo l’accusa, aveva versato mezzo milione di euro alla lista La Puglia prima di tutto creata dallo stesso Fitto in occasione delle elezioni regionali del 2005. Secondo la procura, tale somma è stata una tangente pagata per ottenere dalla Regione Puglia (di cui Fitto all’epoca era governatore) la gestione di undici residenze sanitarie assistite nell’ambito di un appalto da 198 milioni di euro. Nelle motivazioni della sentenza (pubblicate ad agosto di due anni fa) quella somma di denaro “si connota illecitamente in quanto è stato il prezzo della corruzione del Fitto da parte dell’Angelucci”.

Per questo motivo, il 12 febbraio 2013 l’ex delfino di Berlusconi è stato condannato per i reati di corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso d’ufficio nonché assolto da peculato e da un altro abuso d’ufficio. La decisione arrivò dopo una camera di consiglio durata più di 24 ore. Per l’ex ministro il pm Renato Nitti aveva chiesto la condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione. Angelucci era stato condannato a 3 anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento. A leggere quanto scritto dai giudici, per ottenere i 500mila euro da Angelucci Fitto compì una “diretta intromissione nelle decisioni spettanti ai direttori generali delle Asl sulla attivazione delle Rsa e sul tipo di gestione da scegliere”, poi accentrò “in una gara unica tutti gli appalti per gestire le Rsa”. “Ciò – si leggeva nelle motivazioni – al fine di creare a monte tutti i presupposti perché venisse espletata una gara di tale portata economica ed impegno organizzativo per i soggetti proponenti” che “solo un unico e importante gruppo imprenditoriale sarebbe stato capace di presentare”.

In secondo grado, invece, i giudici hanno assolto sia Fitto che l’imprenditore Angelucci, che fu arrestato durante le indagini per la corruzione che oggi viene dichiarata insussistente. Per l’ex ministro Fitto è stata anche confermata l’assoluzione per un abuso d’ufficio, mentre sono stati dichiarati prescritti gli altri reati che gli venivano contestati, fra i quali l’illecito finanziamento e altri due episodi di abuso d’ufficio. Angelucci era stato condannato a 3 anni e sei mesi per corruzione e illecito finanziamento. Nel 2013, inoltre, vennero sequestrati i 500mila euro ritenuti il contenuto della tangente a La Puglia prima di tutto. Ora quel denaro dovrà essere restituito al movimento. Revocate anche le confische per 6 milioni di euro nei confronti delle società di Angelucci.

“Tutte le illazioni, tutti i sospetti, tutte la mezze parole su Raffaele Fitto devono lasciare spazio a questa sentenza che ha avuto il coraggio, nonostante il reato fosse prescritto, di dichiararne la insussistenza” hanno dichiarato gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Luciano Ancora, difensori di Fitto. “Per la difesa è una grande soddisfazione – hanno aggiunto – ma anche per l’uomo e per l’uomo politico, crediamo sia il recupero di quello che non aveva mai perso”. Per l’avvocato Gianni Di Cagno, difensore di Giampaolo Angelucci, “poiché da 10 anni non si fa altro che parlare di una presunta tangente e di una corruzione che non è mai esistita, credo che a questo punto non solo l’opinione pubblica ma alcuni organi dello Stato debbano delle scuse a qualcuno”.
“Questa vicenda decennale – ha aggiunto il difensore – ha creato un gravissimo danno economico al consorzio San Raffaele. Riteniamo che azioni di questo tipo, quando incidono così pesantemente sul tessuto economico, forse dovrebbero essere avviate con maggiore prudenza“.

venerdì 13 febbraio 2015

Il vaccino contro l’Epatite B: obbligatorio grazie ad una tangente.

Il vaccino dell’Epatite B è obbligatorio in Italia dal maggio 1991: a prendere questa decisione è stato l’allora Ministro della Sanità Francesco de Lorenzo.
Quest’ultimo, insieme al responsabile del settore farmaceutico del ministero, Duilio Poggiolini, intascò ben 600 milioni di lire dall’azienda Glaxo -SmithKline, unica produttrice del vaccino Engerix B. 
La somma servì per rendere il vaccino obbligatorio in Italia.
Entrambi i ministri sono stati condannati in via definitiva con sentenza della Cassazione per questo e per altri gravi reati. 
La Corte ha deciso di condannarli “avendo percepito somme da numerose case farmaceutiche, producendo un danno erariale derivato dalla ingiustificata lievitazione della complessiva spesa farmaceutica, determinata dalla violazione degli obblighi di servizio riferibili a ciascuno”.
Il vaccino dell’Epatite B viene somministrato ai neonati nei primi mesi di vita e, anche dopo la condanna, continua ad essere obbligatorio.
Tante domande sorgono spontanee: il vaccino è sicuro per i nostri bambini?
E’ davvero necessario somministrarlo ad una così tenera età?
Come possiamo fidarci dello Stato Italiano?

mercoledì 7 novembre 2012

G8, arrestato ex della Corte dei Conti L'accusa per Colosimo è concussione.



Il nome dell'ex magistrato era stato fatto dall'imprenditore edile Francesco Maria De Vito Piscicelli nel corso degli interrogatori della procura di Roma. Secondo i pm di Roma avrebbe ricevuto 200 mila euro di tangenti. Alla base dell'ordinanza di custodia emessa dal Gip, testimonianze e verifiche bancarie.

ROMA -  Antonello Colosimo, ex consigliere della Corte dei Conti, è stato arrestato dai carabinieri del Ros di Firenze. L'ex magistrato, secondo i pm di Roma avrebbe ricevuto 200 mila euro di tangenti. A Colosimo, proprio per avere ricevuto soldi, in forza del suo ruolo, è contestato dal giudice per le indagini preliminari di Roma, Maurizio Caivano, il reato di concussione.

Colosimo, insieme ad altri cinque alti funzionari dello Stato, era finito nell'inchiesta, condotta dai pm, Ilaria Calò e Roberto Felici, sugli appalti del G8 e di altri Grandi Eventi gestiti dal provveditorato ai Lavori pubblici. L'indagine sui funzionari statali era partita dopo le rivelazioni fatte lo scorso giugno, nel corso di una dichiarazione spontanea, dal costruttore Francesco Maria De Vito Piscicelli. Si tratta dell'imprenditore che rise del terremoto dell'Aquila del 2009. Alla base dell'ordinanza di custodia emessa dal gip Ci sono le dichiarazioni di Piscicelli e i riscontri effettuati dagli inquirenti della Procura di Roma, come testimonianze e verifiche bancarie.

FOTO Occupati i resti del G8
 1


Francesco Maria De Vito Piscicelli, due mesi di carcere, undici giorni ai domiciliari, è l'imprenditore edile consegnato 2  all'opinione pubblica "per sempre" dall'intercettazione telefonica  in cui ride con il cognato3 del terremoto dell'Aquila, discorrendo con lui dei nuovi lavori che porterà la futura ricostruzione. Cinquanta anni, napoletano, è stato uno dei quindici costruttori scelti dalla cricca della Ferratella per lavorare al soldo della Protezione civile di Bertolaso. È diventato un collaboratore di giustizia. In otto interrogatori, assistito dall'avvocato Giampietro Anello, ha consegnato alla Procura di Roma il racconto della corruzione pubblica italiana dal 2000 al 2010. Tra questi anche il magistrato della Corte dei Conti Antonello Colosimo, già capo di gabinetto del ministro dell'Agricoltura Catania.

"Credevo fosse un amico, mi ha taglieggiato dal 2004 al 2008. Ha sempre preteso una tangente, a volte anche del 15%, su tutti i lavori pubblici che facevo e questo perché è stato lui a presentarmi Angelo Balducci", aveva raccontato Piscicelli in un'intervista a Repubblica 4 il 20 ottobre. "Per anni gli ho pagato auto, autista, l'affitto dell'ufficio in via Margutta. Quando ho smesso mi ha scatenato contro la  finanza. Nel 1992 la politica chiedeva agli imprenditori soldi, ma dava benefici. Oggi la politica, e alcuni funzionari potenti, ti chiedono soldi per non farti male. Alla Ferratella c'è un'impiegata che solo per mandare tre righe di giustificazioni della spesa in Banca d'Italia chiede a ogni imprenditore una tangente di 1.000 euro. Tre righe digitate al computer, mille euro".

Il filone investigativo sull'ex consigliere della Corte dei Conti Antonello Colosimo, è legato all'inchiesta sugli appalti per i Grandi Eventi che ha portato di recente alla condanna di Angelo Balducci, ex presidente del provveditorato ai Lavori pubblici, e Fabio De Santis, ex provveditore delle opere pubbliche della Toscana.