martedì 18 novembre 2014

Big Bang addio: l’universo è emerso da un iper-buco nero?

Big Bang addio: l’universo è emerso da un iper-buco nero?

Secondo una nuova teoria il nostro universo potrebbe essere il prodotto del collasso di una stella di almeno quattro dimensioni spaziali.

Avete presente un foglio di carta? Fondamentalmente bastano due dimensioni per descriverlo: altezza e larghezza. 
Ma il foglio di carta fa parte di un universo con tre dimensioni spaziali (la terza è la profondità, troppo piccola nel foglio per essere apprezzabile). Se disegniamo un omino sul foglio di carta, e immaginiamo che sia vivo, avremo un omino a due dimensioni che vive in un universo a due dimensioni. È l’idea alla base di un famoso romanzo fantastico della fine del XIX secolo, Flatlandia di Edwin Abbott. Oggi potreste trovare quel romanzo nelle librerie di molti fisici e cosmologi in tutto il mondo. Il perché è presto detto: anche il nostro universo potrebbe essere un foglio di carta a tre dimensioni all’interno di un universo con più dimensioni. L’idea non è nuova, soprattutto tra coloro che si occupano di teoria delle stringhe. Ma ora è stata ripescata per spiegare anche la nascita stessa del nostro universo, facendo a meno del Big Bang.

Un universo a quattro dimensioni (spaziali)

Secondo una teoria messa a punto da Razieh Pourhasan, Niayesh Afshordi e Robert Mann del Perimeter Institute in Canada – centro di ricerca d’eccellenza per la fisica teorica e la cosmologia – il Big Bang sarebbe solo un “miraggio”: l’erronea interpretazione di un fenomeno molto diverso dalla singolarità da cui tutto ha avuto origine secondo l’ipotesi corrente. Immaginiamo che esista un universo con quattro dimensioni spaziali. Sì, è difficile immaginarselo, forse è impossibile. Però lo si può descrivere matematicamente attraverso le equazioni. In un tale universo, le stelle avranno anch’esse quattro dimensioni, ma si comporteranno in modo simile alle nostre. Una stella di massa molto grande, giunta alla fine della sua esistenza, espelle gli strati esterni in una violenta esplosione – la supernova – dopodiché il suo nucleo collassa sotto il peso dell’enorme massa, “bucando” lo spazio-tempo. Nasce così un buco nero.
Un’ipersfera, ossia una sfera a quattro dimensioni.
Ma il buco nero nell’universo quadrimensionale è diverso da quello che esiste nel nostro universo tridimensionale. Qui infatti il contorno del buco nero è costituito da una superficie sferica, l’orizzonte degli eventi (così detto perché al di là di esso nemmeno la luce può uscire, quindi non è possibile prevedere cosa avvenga), che possiede tre dimensioni. Nell’universo quadrimensionale, l’orizzonte degli eventi è un’ipersfera, ossia una sfera a quattro dimensioni. Secondo il modello sviluppato dal team di ricercatori, da un simile orizzonte degli eventi può emergere una brana a 3 dimensioni. Una brana è una “fetta” di universo che possiede un numero di dimensioni inferiore a quello del più ampio universo di cui fa parte: esattamente come un foglio di carta a due dimensioni nel nostro universo tridimensionale.

Vivere su un foglio di carta

L’universo in cui viviamo non sarebbe altro, dunque, che un brana emersa da un iper-buco nero, prodotto del collasso di una stella a 4 dimensioni. Niente Big Bang, dunque. L’espansione dell’universo a partire da una singolarità iniziale avvenuta 13,7 miliardi di anni fa sarebbe “un miraggio”, come spiega Niayesh Afshordi: in realtà l’espansione apparente del cosmo altro non è che la crescita della brana in cui viviamo. Il modello così ipotizzato è in grado di spiegare l’uniformità dell’universo facendo a meno della teoria dell’inflazione.
Il nostro universo sarebbe così: una brana tridimensionale che fluttua in un multiverso a quattro dimensioni o più.
Com’è noto, l’universo oggi possiede una temperatura uniforme che non potrebbe avere se tutte le parti che lo compongono non fossero state in contatto tra loro agli inizi dell’universo. L’inflazione spiega che subito dopo il Big Bang una porzione del nostro universo ha subito un’accelerazione “inflazionaria”, sotto la spinta di un campo di forza non ancora scoperto, che l’ha espansa fino a dimensioni molto superiori. Questa porzione è l’universo visibile in cui viviamo. La nuova ipotesi spiega invece che la nostra 3D-brana ha “ereditato” l’uniformità dell’universo quadrimensionale, frutto a sua volta del tempo lunghissimo – forte eterno – con cui tale universo ha raggiunto l’equilibrio tra le sue diverse parti.
I dati recentemente resi pubblici dal satellite Planck per l’osservazione del fondo cosmico a microonde – l’eco del Big Bang – forniscono tuttavia un quadro che differirebbe di circa il 4% rispetto ai valori calcolati nel modello dell’iper-buco nero. Il gruppo di ricerca sta ora lavorando per cercare di spiegare questa discrepanza, in grado di dimostrare che l’espansione dell’universo non è il prodotto né dell’inflazione né, allo stato attuale, di una misteriosa energia oscura, ma solo della “crescita” della 3D-brana in cui viviamo all’interno di un universo più vasto.
http://scienze.fanpage.it/big-bang-addio-l-universo-e-emerso-da-un-iper-buco-nero/

M45 le Pleiadi.



Photographer John Vermette

Università: ecco la classifica delle facoltà più “inutili”, secondo Almalaurea.



Il consorzio universitario che si occupa della ricerca dati dell’istruzione italiana ha pubblicato la classifica delle facoltà con la più alta percentuale di disoccupati a un anno dalla laurea. Nella top ten ci sono ben 9 università umanistiche.

La facoltà più inutile d’Italia? E’ Giurisprudenza. Almeno a guardare i dati del consorzio interuniversitario Almalaurea che ha pubblicato di recente la classifica dei corsi universitari con la più alta percentuale di disoccupati a un anno dalla laurea. Una precisazione va fatta subito, come del precisa lo stessa Almalaurea: per quanto possa trattarsi di una pubblicazione utile per gli studenti ancora indecisi in questi ultimissimi giorni d’iscrizione, è comunque una graduatoria da prendere con le molle vista la presenza di numerose variabili che entrano in gioco. Ad ogni modo in testa, come detto, c’è Giurisprudenza con il 24% dei disoccupati, seguita da Psicologia (18%) e Lettere (15%). Chiude la classifica Sociologia con l’11% di disoccupazione.

Le “inutili” facoltà umanistiche

Ciò che si evince da questa davvero poco onorevole classifica è che le facoltà umanistiche sono indubbiamente quelle che producono il numero più alto di laureati inadatti alle esigenze del mercato del lavoro. Non a caso, le prime nove facoltà con il maggior numero di senza lavoro a un anno dalla laurea sono tutte umanistico/letterarie: Scienze sociali, Lingua e letterature straniere, Scienze della comunicazione e Scienze politiche, Arte e design e Filosofia, sei facoltà con un tasso occupazionale compreso fra il 14 e l’11%. Per trovare una facoltà tecnico-scientifica bisogna scendere al decimo posto con Agraria. ”Fuori concorso” sono invece Medicina e Chirurgia, Ingegneria, Biotecnologie, Farmacia e Scienze Statische che registrano il più alto tasso di occupazione in Italia.
Fonte: http://opinioni-master.it/
I dati di Almalaurea non devono però essere interpretati alla lettera. Nel senso che l’utilità di una facoltà piuttosto che un’altra non può essere considerata esclusivamente sulla base dei riscontri occupazionali. Vanno infatti considerati anche fattori soggettivi: fondamentalmente, cosa ci piace fare. In altre parole, l’istruzione non è finalizzata unicamente alla realizzazione nel mercato del lavoro, ma contribuisce al nostro benessere anche in altri ambiti della vita personale. Inoltre, va considerata anche la qualità dell’inserimento professionale e non solo la quantità: oltre al guadagno e all’effettivo utilizzo delle competenze bisogna riflettere anche sul peso che ha la soddisfazione personale della scelta di una facoltà. Altra cosa importante: non ci si può limitare a verificarne gli effetti solo ad un anno dalla laurea. Insomma, il bagaglio di esperienze e conoscenze di cui ci dotiamo all’università ci accompagna lungo tutta la vita.
http://www.fanpage.it/universita-ecco-la-classifica-delle-facolta-piu-inutili-secondo-almalaurea/

lunedì 17 novembre 2014

TERRORISMO SPONSORIZZATO DAGLI USA E “CAOS COSTRUTTIVO”. - Julie Lévesque

TERRORISMO SPONSORIZZATO DAGLI USA E "CAOS COSTRUTTIVO"

L’Iraq è di nuovo in prima pagina. E di nuovo la situazione ci viene presentata dai media occidentali con un misto di mezze verità, bugie, disinformazione e propaganda. I media non vi dicono che gli USA stanno supportando entrambe le parti del conflitto iracheno. Washington sta apertamente supportando il governo shiita, mentre segretamente addestra, arma e finanzia l’ISIS. Supportare le brigate terroristiche è un atto di aggressione straniera, ma i media vi dicono che l’amministrazione Obama è “preoccupata” dalle azioni commesse dai terroristi.
Il racconto preferito dalla gran parte dei media USA e occidentali è che la situazione attuale è dovuta al “ritiro” delle truppe statunitensi, finito nel dicembre 2011. [...] Come al solito, non vogliono che capiate cosa sta succedendo. Il loro obiettivo è di formare percezioni e opinioni per una visione del mondo utile ai poteri forti. Vi dicono che è una guerra civile.
Quello che invece sta accadendo è un processo di “caos costruttivo” architettato dall’Occidente.
La destabilizzazione dell’Iraq e la sua frammentazione sono state pianificate molto tempo fa, e fanno parte del piano militare anglo-americano-israeliano per il Medio Oriente [...], che mira a creare un arco di instabilità, caos e violenza in tutta l’area che va dal Libano all’Afghanistan, fomentando l’animosità tra i diversi gruppi etnici e religiosi per ridisegnare i confini della regione.
Sebbene la strategia del “dividi e conquista” non sia nuova, essa funziona ancora grazie al fumo sollevato dai media. Architettare una guerra civile è il modo migliore per dividere un paese in territori diversi. Ha funzionato nei Balcani, abusando delle tensioni etniche per frammentare la Yugoslavia in 7 entità diverse. Oggi stiamo assistendo alla balcanizzazione dell’Iraq tramite lo strumento preferito dell’imperialismo, ovvero le milizie armate, chiamate “opposizione pro-democratica” oppure “terroristi” a seconda del contesto e del ruolo che devono giocare nella psiche collettiva.
I media e i governi occidentali le definiscono non in base a cosa sono, ma in base a contro chi combattono. In Siria costituiscono una “opposizione legittima, combattenti per la libertà e la democrazia contro una dittatura brutale”, mentre in Iraq sono “terroristi che lottano contro un governo democraticamente eletto e appoggiato dagli USA”.
Scrive Michel Chossudovsky in un articolo del 14 giugno:
“E’ noto e documentato che gruppi affiliati ad Al Qaeda sono stati usati da USA e NATO in numerosi conflitti fin dai tempi della guerra afgano-sovietica. In Siria, Al Nusrah e l’ISIS sono la fanteria dell’alleanza militare occidentale, che sovrintende e controlla il reclutamento e l’addestramento delle forze paramilitari. [...] Il progetto per uno Stato Islamico dell’Iraq e un califfato sunnita coincide con un piano statunitense di lunga data per ricavare da Siria e Iraq tre territori separati: un Califfato Islamico Sunnita, una Repubblica Araba e una Repubblica del Kurdistan. Mentre il governo (appoggiato dagli USA) di Baghdad acquista armi avanzate dagli Stati Uniti, compresi F-16 della Lockheed Martin, l’ISIS è supportato segretamente dall’intelligence occidentale
L’obiettivo è di architettare una guerra civile in Iraq, in cui entrambe le parti sono controllate indirettamente da USA e NATO. [...] Sotto la copertura di una guerra civile viene combattuta una guerra di aggressione. Questo mentre all’opinione pubblica si fa credere che sia un conflitto tra sciiti e sunniti.”
[...] Mentre i media riconoscono che l’Arabia Saudita supporta il terrorismo, ignorano il fatto che anche gli USA stanno supportando indirettamente entità terroristiche. Inoltre, i giornalisti mainstream non si chiedono mai perché gli USA non reagiscono al supporto saudita dei terroristi. I fatti sono chiari: gli USA stanno supportando il terrorismo proprio attraverso alleati come l’Arabia Saudita e il Qatar. Se i commentatori dei media non riescono a mettere insieme i pezzi, è solo perché non vogliono.
[...] Ora ci dicono che l’ISIS è riuscito a mettere le mani su sofisticate armi di fabbricazione statunitense. Non fatevi ingannare: quelle armi non sono arrivate lì per caso. Gli USA sapevano esattamente cosa stavano facendo mentre armavano e finanziavano l'”opposizione” in Libia e in Siria. Ciò che facevano non era stupido. Sapevano cosa sarebbe successo ed è ciò che volevano. Quando una risorsa di intelligence finisce con il lottare contro i suoi sponsor, qualcuno nei media “progressisti” parla di effetto boomerang. Scordatevi l’effetto boomerang, questo è un “effetto boomerang” pianificato con molta cura.
Alcuni diranno che la politica statunitense nel Medio Oriente è un “fallimento”, che i suoi artefici sono “stupidi”. Ebbene, non è un fallimento e non sono stupidi. Questo è ciò che vogliono che pensiate, perché loro pensano che voi siate stupidi.
Quanto sta accadendo ora è stato pianificato molto tempo fa. La verità è che la politica estera statunitense in Medio Oriente è diabolica, brutalmente repressiva, criminale e anti-democratica.

Tra i boia dell'Isis due ventenni europei, un inglese e un francese.

lo studente britannico Nasser Muthana

Foto 1
 Il "boia" francese sarebbe Maxime Hauchard

Uno studente britannico di medicina sarebbe tra i jihadisti dell'Isis che hanno ucciso a sangue freddo 17 soldati ostaggi dello Stato islamico. Secondo il Daily Mail, si chiama Nasser Muthana, 20 anni, e lo avrebbe riconosciuto il padre dal video dell'esecuzione pubblicato su YouTube.  
Nel video dell'esecuzione di gruppo, Nasser, originario di Cardiff, appare di fianco a 'Jihadista John', il miliziano dall'accento inglese ritenuto l'esecutore delle decapitazioni di cinque ostaggi occidentali, l'ultimo dei quali è stato l'americano Peter Kassig. ''Non sono del tutto certo ma assomiglia proprio a lui - ha detto Ahmed, il padre di Nasser Muthana - Deve temere Allah per aver ucciso persone''. ''Non lo perdonerò - ha aggiunto il padre - deve essere malato di mente''
Ministro Interno Parigi, un cittadino francese tra i boia jihadisti
E' ''molto probabile" che fra i "boia" dell'Isis protagonisti delle ultime decapitazioni ci sia anche un francese. Lo ha detto questa mattina il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve. 
ll "boia" francese sarebbe Maxime Hauchard, 22 anni, nato in Normandia e convertito all'islam prima di partire, nell'agosto 2013, verso la Siria. Prima di questa esperienza, Hauchard avrebbe soggiornato in Mauritania nel 2012. "Al di là della condanna di questi innominabili crimini - ha detto Cazeneuve - lancio un appello solenne e con la massima gravità a tutti i nostri compatrioti e soprattutto ai giovani, che sono l'obiettivo privilegiato della propaganda terroristica, affinché aprano gli occhi sulla terribile realtà delle azioni di Daesch e dei gruppi affiliati, che schiavizzano, martirizzano e uccidono".

domenica 16 novembre 2014

Luminare italiano inventa lo scanner che scopre i tumori appena formati: il macchinario da Nobel solo in due ospedali campani.

scanner  630

Il professor Clarbruno Vedruccio ha inventato uno strumento rivoluzionario, poco ingombrante, portatile, che si può usare ovunque e che non necessita di mezzi di contrasto radioattivi, lastre fotografiche o altro materiale di consumo. Un’apparecchiatura che si compra con 50.000 euro, contro i 3-4 milioni di euro di una macchina per la risonanza magnetica, i 2 milioni di una Pet e il milione e mezzo di una Tac, tutt’e tre con costi di gestione elevatissimi. 
Il Bioscanner, nome commerciale Trimprob, è formato da un tubo lungo 30 centimetri che permette di scoprire i tumori non appena cominciano a formarsi. 
Una sonda elettromagnetica che vede qualsiasi infiammazione dei tessuti. 
Un esame che dura appena 2-3 minuti, non è invasivo, non provoca dolore o disagi al paziente, e fornisce immediatamente la risposta. 
Un test innocuo, ripetibile all’infinito e senza togliersi i vestiti, che ha una precisione diagnostica come minimo del 70% ma, se eseguito da mani esperte, può arrivare anche al 100% di attendibilità. 
Ma allora, perché non lo troviamo in tutti gli ospedali? 
In realtà il Ministero della Salute lo ha inserito nel repertorio dei dispositivi medici del Servizio sanitario nazionale, il professor Umberto Veronesi lo ha sperimentato nel suo Istituto europeo di oncologia di Milano e ne ha decantato la validità ed è stato utilizzato per diagnosi effettuati a pazienti illustri quali Beppe Grillo
Difatti anche quest’ultimo si è chiesto come mai non si sia diffuso oggi nel mercato. Eppure, già diversi anni fa la Galileo Avionica, società del colosso Finmeccanica, ha annunciato la chiusura della Trim Probe Spa, l’azienda che lo produceva e lo commercializzava. 
Questa è la tristissima storia del professor Clarbruno  Vedruccio, l’inventore del bioscanner, laureato in fisica e in ingegneria elettronica negli Stati Uniti, già collaboratore dell’Istituto di fisica dell’atmosfera del Cnr a Bologna e docente di metodologia della ricerca all’Università di Urbino, che nei tempi presenti avrebbe meritato i premi Nobel per la fisica e la medicina fusi insieme, come stanno chiedendo diverse petizioni on-line, ma che al momento ai più, resta addirittura sconosciuto. 
In Campania infatti solo due strutture ospedaliere dispongono del moderno macchinario, nessuno a Napoli bensi a Benevento nella “Nuova Clinica S.Rita Benevento” ( Viale Mellusi, 103, Tel 0824.311475, fax 0824.311489 medico referente dr. Giuseppe Sepe, indirizzo mail per prenotazioni giuseppesepe44@libero.it ) e a Maddaloni (Caserta) nella Clinica San Michele (Tel: 082.3208111, medico referente dr. Giuseppe Sepe, indirizzo mail per prenotazioni giuseppesepe44@libero.it )

Hawaii: un fiume di lava spaventa Pahoa. - Marta Brambilla Pisoni



Il vulcano Kilauea, sulla Grande Isola delle Hawaii, è uno dei più attivi al mondo. Da giugno un fiume di lava, che si muove alla velocità di 9 m/h, minaccia la città rurale di Pahoa. E ora la situazione si è fatta preoccupante. Le autorità hanno allertato i residenti a tenersi pronti a una possibile evacuazione

http://video.repubblica.it/mondo/hawaii-un-fiume-di-lava-spaventa-pahoa/181476/180277