Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 21 settembre 2015
domenica 20 settembre 2015
Tiziano Renzi e gli incontri con i sindaci per costruire centri commerciali del lusso. - P.G. Cardone e G. Scacciavillani
A Sanremo e Fasano, in provincia di Brindisi, il padre del premier ha fatto parte della delegazione di imprenditori che vuole edificare due outlet del gruppo The Mall. Un affare milionario tra società schermate e personaggi di spicco del renzismo.
Settembre 2014, Sanremo. Nel suo ufficio a palazzo di città, il neo sindaco Alberto Biancheri riceve una folta delegazione: imprenditori, proprietari di terreni e commercialisti. Sul tavolo, la proposta di realizzare un outlet della moda di lusso nel comune ligure. Parlano, espongono il progetto, si confrontano. In un angolo della stanza, in disparte, un uomo non più giovane ascolta interessato. Non parla, né si presenta. Marzo 2015, Fasano, provincia di Brindisi. La scena si ripete. Codazzo di abiti scuri e ventiquattrore, il sindaco Lello Di Bari dietro la scrivania, gli affari sul tavolo, il centro commerciale nei progetti. Poi quel signore. Cappello a falde larghe e occhiali scuri. In silenzio. Personaggio d’altri tempi e d’altre suggestioni. Gli incontri pre business finiscono e dopo qualche giorno Biancheri e Di Bari vengono informati che l’uomo era Tiziano Renzi.
“Mi hanno detto che era consulente per gli aspetti riguardanti il marketing”, spiega il ligure Biancheri. “Non so perché fosse lì”, dice invece il primo cittadino di Fasano. Così in questa storia di affari di certo restano due fatti: Renzi senior, che interpellato da Il Fatto Quotidiano chiude la conversazione senza nemmeno voler ascoltare le domande, e una serie di società panamensi, cipriote e lussemburghesi dietro le quinte di parte del progetto. I protagonisti sono la holding francese Kering fondata dal magnate innamorato dell’Italia François Pinault e un gruppo di imprenditori riconducibili al mondo degli affari fiorentino. Tiziano Renzi, che mette la sua faccia sulle trattative per il via libera alla realizzazione dei nuovi outlet è solo la punta di un iceberg intorno al quale ruota un’intricata ragnatela di affari e di nomi più o meno noti del giglio magico. Dall’ex numero uno delle partecipate pubbliche fiorentine Andrea Bacci all’ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi.
In principio, va detto, fu Firenze. Che con Sanremo e Fasano (con i suoi tanti resort a 5 stelle) condivide i turisti che non badano a spese quando quando si tratta di capi d’alta moda. L’ideale per il colosso mondiale del lusso che negli ultimi 15 anni ha rilevato importanti marchi di ciò che restava del made in Italy, a partire dalla maison fiorentina Gucci. E qui vuole continuare a crescere, visto che The Mall, il suo centro commerciale di Leccio Reggello in provincia di Firenze, si è rivelato un investimento di grandissimo successo: soltanto nel 2014 ha generato ricavi per oltre 17 milioni di euro, con un incremento del 61,5% sul 2013. Merito degli oltre 3,2 milioni di visitatori all’anno, quasi mezzo milione in più della galleria degli Uffizi. Naturale che il gruppo francese abbia deciso di replicare il modello. L’Italia, tuttavia, oltre che della moda e dell’arte tanto amate da Pinault, è anche il Paese della burocrazia e dei tempi biblici. Tanto da rendere preziosissimo l’aiuto di quelli che in gergo si chiamano sviluppatori: imprenditori che trovano il luogo, incontrano i sindaci, creano società ad hoc, promettono ricadute economiche e occupazionali sul territorio, sbrigano le pratiche burocratiche con l’ausilio di gente del posto che conosce e sa muoversi e, ottenuti i permessi, costruiscono i centri commerciali. Poi li rivendono o riaffittano, chiavi in mano, al committente.
Poco importa se si sacrifica la trasparenza: delle società che hanno gestito le operazioni di Firenze, Sanremo e Fasano non si possono conoscere tutti i proprietari, perché una parte delle azioni hanno fatto o fanno capo a imprese con sedi a Cipro,Lussemburgo o Panama. Il ruolo di Renzi senior, poi, non è chiaro. Non compare ufficialmente, ma c’è. A Sanremo, come a Fasano. Non si sa se anche a Leccio Reggello dove i Renzi sono padroni di casa: Tiziano è stato capogruppo e segretario del Pd a Rignano sull’Arno, a un tiro di schioppo, mentre sua madre risiede a Reggello e Matteo, prima di diventare sindaco di Firenze, dal 2004 al 2009 è stato presidente della Provincia. In ogni caso Luigi Dagostino, il deus ex machina dei piani di sviluppi degli outlet, ha detto al mensile fasanese Osservatorio che “io con Matteo e Tiziano Renzi sono amico da ben 25 anni. Li frequento da quando Matteo non era neanche in politica. Con Tiziano Renzi abbiamo solo rapporti di pubblicità, ma mi lega una profonda amicizia. Quando sono venuto in Puglia, durante la campagna elettorale per le regionali, Tiziano Renzi, che fa anche politica, è venuto con me perché aveva alcuni incontri in Puglia”. Mentre il primo cittadino di Sanremo riferisce di aver inteso che il padre del premier ha un ruolo in particolare sull’organizzazione delle trasferte dei crocieristi verso l’outlet.
Ma all’ombra del marketing di Tiziano Renzi l’amico Dagostino, barlettano di nascita e toscano di adozione, negli ultimi anni oltre che di permessi, carte bollate e trattative, si è occupato di trasferimenti societari. Dall’Italia a Cipro, Panama, Lussemburgo e ritorno. L’ultimo in ordine cronologico riguarda la Egnazia Shopping Mall di Firenze, nata nel febbraio 2015 con la regia di Dagostino per costruire e gestire l’outlet di Fasano. Tra i suoi azionisti hanno figurato con oltre il 30% del capitale, la Torrado Holdings e la Tressel Overseas, entrambe di stanza a Panama. Accanto a loro Andrea Bacci, l’imprenditore di Rignano sull’Arno che Matteo Renzi ha spesso scelto per guidare le partecipate della Provincia e del Comune di Firenze. Oltre ad essere stato, nel 1993, socio di Renzi senior nella Raska e, nel 2011, uno dei tre amici che hanno prestato dei soldi al padre del premier, versandoli su un libretto di pegno da 75mila euro con cui Tiziano Renzi ha rimpiazzato l’ipoteca sulla casa di famiglia (“Ho successivamente restituito il denaro con altri assegni, in maniera da rendere tutto tracciabile”, ha detto Renzi senior ai pm titolari dell’inchiesta Chill Post). A proposito di abitazioni, poi, l’impresa edile di Bacci nel 2004 ha effettuato i lavori di ristrutturazione nella villa del presidente del Consiglio a Pontassieve. Uno di famiglia, insomma. E non solo. Bacci, quando è numero uno della Florence Mutimedia creata da Renzi, diventa l’ufficiale di collegamento tra l’allora presidente della Provincia di Firenze e Denis Verdini. Anche questa è una storia di marketing, ma più virata sull’acquisto di pagine di pubblicità istituzionali sul giornale dell’ex braccio destro di Berlusconi da parte dell’ente pubblico.
Ma non finisce qui. Tra gli amministratori della società che vuole realizzare l’outlet di Fasano, spicca il nome di Lorenzo Rosi, ex presidente della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, lo stesso istituto di credito in cui Pierluigi Boschi, il padre del ministro delle Riforme, è stato vicepresidente prima che Bankitalia procedesse con il commissariamento per “gravi perdite del patrimonio”. Rosi è stato anche amministratore di società partecipate impegnate nella realizzazione di centri commerciali, come Pescara Outlet detenuta al 50% con Unieco e liquidata a fine 2014. Ma quello che è stato segnalato nell’ambito del caso Banca Etruria è la concessione di finanziamenti milionari in conflitto d’interesse alla cooperativa di costruzioni La Castelnuovese di San Giovanni Val d’Arno, di cui Rosi è stato presidente fino a luglio 2014. E che figura tra gli azionisti di Egnazia, sempre la società che sta portando avanti il progetto The Mall a Fasano.
Meno nomi noti, ma schemi analoghi per le due società che si sono occupate rispettivamente di ampliare il primo Mall di Kering, quello fiorentino, e di ottenere il via libera a quello sanremese. A gestirle sono stati infatti lo stesso Dagostino e l’aretino Marcello Innocenti, destreggiandosi abilmente in trattative con i francesi. Dai quali nel 2012 è stato comprato un terreno a Reggello per 5,7 milioni poi riaffittato a Kering per 1,35 milioni annui previa intestazione della proprietà a una società cipriota, la realizzazione del fabbricato e, soprattutto, l’ottenimento di tutti i permessi per l’attività commerciale. Con tanto di previsione di un incentivo economico per ogni metro quadro di ampliamento della superficie di vendita netta del nuovo edifico autorizzato. Invece nell’operazione sanremese Kering, che interpellata in merito da il fattoquotidiano.it non ha voluto fornire chiarimenti sui suoi rapporti con Dagostino, è entrata a cose fatte a dicembre 2014. Il gruppo francese ha rilevato l’azienda sviluppatrice del progetto – passato anche per le mani della famiglia del segretario provinciale di Vercelli della Destra, Franco Caserta - direttamente in Lussemburgo, da una società controllata da Panama. Sotto la cui regia il contestato Mall sanremese ha preso la scossa ed è andato a segno dopo che era rimasto per anni nel cassetto del sindaco. Magie del marketing.
UNA CASETTA DA 18MQ COSTRUITA CON 2.000 EURO.
Siete amanti delle mini-abitazioni o avete un budget molto limitato per acquistare casa? Niente paura! Dagli States arriva una soluzione low cost su misura: un’abitazione di 18 mq suddivisa in due piani che costa appena 2.000 euro, a patto, tuttavia, che siate voi stessi a costruirla.
La mini-casa, che è in grado di ospitare fino a 6 persone, potrebbe rappresentare la soluzione ideale per coloro che desiderano vivere in campagna. L’alloggio si suddivide in un piano terra in cui sono collocati la cucina, il living room e il bagno e in uno soppalcato in cui si trova la camera da letto e lo studio. Anche se in scala ridotta questa piccola casa, che è davvero alla portata di tutte le tasche, è dotata di ogni confort!
Impianto elettrico e riscaldamento
L’alimentazione elettrica si ottiene in un duplice modo: da una parte la mini-casa sfrutta l’energia solare e, dall’altra, l’energia eolica per un totale di 980 watt, in grado di garantire l’illuminazione dell’appartamento e di alimentare tutti i dispositivi elettronici della casa (il frigorifero, la pompa dell’acqua, il pc, la tv, ecc.)
Il riscaldamento, invece è assicurato da un sistema a gas GPL, cui è possibile sostituire una stufa a legna.
Una chance per le famiglie a basso reddito
Il mini-appartamento economico, progettato negli Stati Uniti, è stato lanciato sul mercato del Canada, del Messico e dell’Alaska, dove ha già riscontrato un discreto successo. In questo periodo di forte crisi economica in cui la casa di proprietà è una chimera e i fitti sono sempre più onerosi, questa soluzione abitativa rappresenta una buona chance per le famiglie che non hanno troppi soldi a disposizione. Ci sono altri modelli disponibili.
Autocostruzione edilizia: di cosa si tratta?
In architettura per autocostruzione edilizia si intende l’insieme delle tecniche e delle strategie che consentono di sostituire con operatori dilettanti, ovvero i proprietari degli alloggi, i professionisti di una impresa edile.
Gli operatori dilettanti, supportati da operai e tecnici qualificati, sono messi nelle condizioni di costruire in maniera autonoma il proprio appartamento. In altri termini il cantiere risulta autogestito dai proprietari delle case, ma è costantemente monitorato da personale tecnico abilitato.
Quello dell’autocostruzione edilizia è un trend in forte espansione in Europa e, in taluni Paesi, è anche regolamentata da specifiche leggi. In Italia, tuttavia, i pochi progetti di autocostruzione edilizia assistita che hanno preso piede, non sono mai stati portati a termine. Si pensi, ad esempio, al piano “Un Tetto per Tutti” promosso nel 2004 da Alisei ONG e Innosense Consulting. Tutte le soluzioni di queste tipologie di case qui.
Tumori che scompaiono in soli 30 min grazie a questa tecnica.
Un tumore endocrino al pancreas è stato distrutto in una donna anziana con sole tre sedute da 10 minuti ciascuna all’IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia.
La nuova tecnica è molto meno invasiva, dolorosa e senza effetti collaterali rispetto alle cure tradizionali, che prevedono interventi chirurgici, radioterapia, chemioterapia, e non sempre ottengono risultato portando pesanti ripercussioni al corpo.
Si chiama termoablazione per via percutanea ha permesso di rimuovere completamente la massa del tumore: si inserisce un ago sottile su cui viene trasmessa una energia elettromagnetica che produce calore riuscendo a bruciare il tumore.
Questo è avvenuto nel 2009 e non se n’è più sentito parlare. I medici più all’avanguardia conoscono il potere delle frequenze e di come esse abbiano un’enorme efficacia in tutti i campi.
Il medico italiano che ha usato questa tecnica è il Dott. Sandro Rossi che dal 2002 al 2009 l’ha usata con successo su migliaia di pazienti facendo scomparire con successo tumori al fegato, colon, reni, polmoni e pancreas. Come mai non ne sappiamo nulla?
Informazioni e contatti
IRCCS POLICLINICO SAN MATTEO
viale Camillo Golgi 19, 27100 Pavia
Centralino telefonico: 0382.5011
CUP – Centro Unico Prenotazioni: 0382.503 878 e 0382.503 879
Informazioni: 0382.503 151
IRCCS POLICLINICO SAN MATTEO
viale Camillo Golgi 19, 27100 Pavia
Centralino telefonico: 0382.5011
CUP – Centro Unico Prenotazioni: 0382.503 878 e 0382.503 879
Informazioni: 0382.503 151
API ROBOTIZZATE USATE PER IMPOLLINARE LE COLTIVAZIONI DI MONSANTO.
Gli impollinatori svolgono un ruolo fondamentale nella riproduzione sessuale delle piante. Quando mangiate una mandorla, una barbabietola, un’anguria o anche quando bevete il vostro caffè, state degustando il frutto dell’antico rapporto tra fiori e animali impollinatori.
Purtroppo, dagli anni novanta, la salute delle api, in tutto il mondo, è stata in pericolo anche grazie all’incremento dei punti di prova di nuovi pesticidi tossici, creati da aziende come Shell e Bayer fra le altre. A questi problemi di contaminazione si deve anche aggiungere che, per colpa della sempre maggiore diffusione degli OGM monocultivo, creati nei laboratori di aziende biotech come Monsanto, la perdita di biodiversità genetica ha causato non pochi problemi alle piccole api.
Però non c’è da preoccuparsi, gli impollinatori comunemente conosciuti, gli uccelli e le api, presto potrebbero essere irrilevanti per le esigenze alimentari della civiltà. Infatti Robotica Harvard sta sviluppando una soluzione alla crisi: sciami di piccole api robot, costruite in titanio e plastica che possono impollinare le ciclopiche distese di colture OGM.
Il laboratorio di microrobotica di Harvard ha lavorato sul suo progetto di veicoli Micro Air dall’inizio del 2009. Attingendo alle conoscenze sviluppate in tema di biomeccanica e studiando l’organizzazione sociale delle api, il team di ricercatori sta costruendo piccoli robots alati adatti a volare di fiore in fiore, immuni alle tossine gocciolante dai petali dei fiori, per diffonderne il polline. Gli scienziati credono anche che presto saranno in grado di programmare leapi robotizzate per vivere in un alveare artificiale, coordinandone differenti algoritmi per poter comunicare tra di loro sui diversi metodi di impollinazione e la posizione di particolari colture.
Naturalmente, i rapporti pubblicati dal laboratorio descrivono anche potenziali usi militari, come sorveglianza e mappatura, però le piccole api robot non sono ancora state dotate di pungiglioni retrattili provvisti di neurotossina.
sabato 19 settembre 2015
Pd Roma, militanti portano Orfini in tribunale: “Deriva autoritaria”. Il commissario: “Ricorso non serio”
“Matteo Orfini s’è appropriato del Partito democratico, confondendo l’affidamento di una delicatissima responsabilità di direzione politica con l’attribuzione di un potere autoritario e slegato dalle norme statutarie”.
Questa è una guerra iniziata all’interno del Pd romano che si concluderà in Tribunale. Giancarlo Ricci è un militante del Pd e, insieme con altri sui compagni, hanno citato in giudizio la Federazione romana del partito cui sono iscritti. In particolare puntano il dito contro Orfini, presidente del Pd e commissario a Roma, accusato di non utilizzare metodi di gestione democratici e trasparenti, silenziando di fatto la partecipazione degli organi assembleari. Si tratta di un’azione giudiziaria scaturita dalle modifiche allo Statuto, apportate senza passare per l’assemblea. Gli iscritti attraverso il ricorso in sede civile lanciano un allarme democratico: vogliono che siano annullate le modifiche al Regolamento. “Il grado di democrazia raggiunto da questo Pd – spiega Ricci – è sceso a livelli bassissimi. Le modifiche non sono legittime, perché non sottoposte alla votazione dell’assemblea cittadina che Orfini non ha voluto convocare”. La delibera finita in Tribunale riguarda la composizione dei circoli che sono stati sciolti dal commissario Orfini. In totale il provvedimento ne ha rifondati 15, ciascuno corrispondente al Municipio. Troppo pochi, secondo Ricci, perché “quando le decisioni sono prese da una cerchia ristretta di persone, c’è il rischio che le correnti prosperino e si verifichino episodi di clientelismo”. Da parte sua Orfini, intervistato da ilfattoquotidiano.it, minimizza sulla vicenda, sottolineando che la delibera in questione è stata approvata a maggioranza dalla direzione. “Le modifiche al regolamento – dice l’esponente del Pd – tese a eliminare tutte le storture del passato e a ripristinare trasparenza nei tesseramenti, sono state impugnate da alcuni iscritti e deciderà il Tribunale. Onestamente, non mi soffermerei su cose non serie”
Irene Buscemi, Loredana Di Cesare, Manolo Lanaro
Campania, si dimette presidente Antimafia indagata per voto di scambio mafioso.
Monica Paolino di Forza Italia si dice "estranea alle vicende" che le vengono contestate dai magistrati di Salerno. Nel mirino della Dda anche il marito, il sindaco di Scafati Pasquale Aliberti (nella foto). A chiedere un passo indietro era stato anche il governatore De Luca.
Ieri la perquisizione in casa. Oggi le dimissioni. Il consigliere regionale di Forza Italia Monica Paolino lascia la presidenza della commissione Anticamorra della Regione Campania dopo l’accusa di voto di scambio politico-mafioso mossa dai magistrati della Dda di Salerno. Nell’indagine sono coinvolti anche il marito, il sindaco di Scafati Pasquale Aliberti, il cognato e alcuni collaboratori.
“Nella consapevolezza di essere assolutamente estranea alle vicende per le quali sono indagata, per il senso alto che ho delle istituzioni, annuncio le mie dimissioni dal presidente della Commissione Anticamorra del Consiglio Regionale della Campania”. Queste le parole con cui Paolino ha lasciato l’incarico in commissione Anticamorra. In una nota il consigliere forzista dice di non conoscere “neppure la specificità dei fatti” e le sue dimissioni sono anche dettate “affinché il lavoro avviato possa proseguire nella massima serenità”. “Ringrazio il partito, i suoi dirigenti e i tantissimi cittadini – sottolinea – che, conoscendomi, mi hanno manifestato la loro solidarietà ed il loro grande affetto. Resto serena e fiduciosa nell’operato della magistratura”.
Paolino, consigliera regionale al secondo mandato, è stata eletta al vertice della commissione agli inizi di agosto. La senatrice del Pd Rosaria Capacchione, giornalista del Mattino che vive sotto scorta per le minacce del clan dei Casalesi, commentò così la scelta: “Nomina quantomeno surreale. Un po’ come mettere un piromane a capo dei Vigili del fuoco. Adesso attendiamo solo quella di Dracula a presidente dell’Avis”.
A chiedere un passo indietro a Paolino è stato anche il governatore Pd Vincenzo De Luca: “In relazione alla vicenda giudiziaria di Monica Paolino si rileva che son trascorse 24 ore. È doveroso attendersi e sollecitare le immediate dimissioni da presidente della Commissione Consiliare Anticamorra e Beni Confiscati a tutela della persona interessata ed a tutela della dignità dell’Istituzione”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/19/campania-si-dimette-presidente-antimafia-indagata-per-voto-di-scambio-mafioso/2050244/
C'è, ancora, chi ha dubbi sulla trattativa Stato-mafia?
C'è, ancora, chi ha dubbi sulla trattativa Stato-mafia?
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