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giovedì 14 aprile 2022

Quanto sono pericolosi i valori maneggiati dai potenti della Terra. - Gustavo Zagrebelsky

 

Da una parte c'è la "Santa Russia" imperiale. Dall'altra si erge l'Occidente, amministratore della civiltà dei diritti. Ma una cosa è aiutare le vittime promuovendo la pace; altra cosa è attizzare cattive passioni: la crisi dà fiato ai nazionalisti

I morti ammazzati dai viventi sono sulla terra, anzi sotto terra; i valori sono in cielo. I morti chiedono compassione. Non sanno che farsene, dei valori. I potenti che ammazzano dove stanno? Sulla terra o in cielo? Evidentemente in terra, saldissimamente in terra, perché altrimenti non sarebbero potenti. Eppure, non fanno che evocare valori. Quando fanno finta d’essere in cielo, sono truffatori. Più si sale verso il cielo, più si perde di vista l’umanità.
Non c'è guerra, non c’è violenza, non c’è sopraffazione che non cerchino di giustificarsi, un tempo attraverso la santificazione, oggi attraverso la ideologizzazione. La violenza ha bisogno di “valorizzarsi”. Tanto più alto è il valore al quale ci si attacca, tanta più è la violenza cui ci si sente autorizzati. Per sua natura, “il valore deve valere”, cioè deve essere imposto con ogni mezzo. Il valore è astratto e puro e, come tutte le astrazioni, non è interessato al concreto. Anzi, lo disprezza perché nel concreto si annida la varietà, la relatività, l’impurità. Per realizzarsi, ogni ostacolo può, anzi deve essere spazzato via. Trasformata in valore anche la pace può giustificare la guerra, la “guerra giusta” o la guerra preventiva, per esempio (si vis pacem ecc.). Perfino la vita come valore può giustificare la morte (mors tua ecc.). Questa è la logica perversa del pensare per astrazioni.
I valori possono essere cose bellissime ma, maneggiati dai potenti, spesso fanno paura. In nome della promessa ad Abramo fatta dal “dio geloso” degli Ebrei, furono sterminate le popolazioni della terra di Canaan; in nome di Allah si proclama il Jihad offensivo contro gli infedeli; “Dio lo vuole” è il motto d’ogni “guerra santa”, d’ogni “crociata”, d’ogni sterminio degli eretici. Yahweh, Allah, il Dio cristiano degli eserciti hanno in comune l’assolutismo del valore. Chi potrebbe opporsi a chi parla e agisce in nome d’un dio? L’appello diretto, esplicito, a un dio di questa fatta, nel mondo secolarizzato odierno non fa più presa come un tempo. Le religioni, anzi, hanno fatto passi avanti verso la reciproca comprensione e il “dialogo interreligioso”, per essere possibile, deve rinunciare non ai propri valori, ma alla loro assolutizzazione. Ma, hanno trovato dei validi succedanei secolarizzati altrettanto astratti e pericolosi.
Tutte le “visioni del mondo”, le Weltanschauungen hanno parlato di “missioni” al servizio dell’umanità, o della civiltà, e si sono inevitabilmente risolte in razzismo, imperialismo, invasioni, stragi, partiti unici. Le guerre coloniali erano giuste per civilizzare i popoli primitivi, erano dunque un regalo. Lo stesso, gli sterminî degli indios per convertirli al cristianesimo. Il “destino manifesto” attribuito dalla Provvidenza agli americani chiamava i governanti di Washington al compito di espandere la libertà e la democrazia, tanto per incominciare con la cruentissima annessione del Nuovo Messico e con l’espansione in Arizona, Colorado, Nevada e Texas a spese dei popoli autoctoni.
Napoleone conquistò l’Europa e invase la Russia al prezzo di milioni di vittime in nome degli inviolabili valori della Rivoluzione. I nazisti e i fascisti si credevano in pieno diritto nel voler conquistare il proprio “spazio vitale” a danno dei popoli di “razza inferiore”. I dirigenti comunisti non dicevano certo di agire per sete di potere, ma per la felicità del popolo finalmente senza classi. Così, i valori, nelle mani dei potenti della terra, sono sempre stati armature ideologiche di politiche di potenza, fantasmi che si aggirano tra le genti con lo scopo di reciproche distruzioni. Questa è la sorte di tutte le dottrine universalistiche in mano alle potenze della terra, anche di quelle apparentemente più nobili e benevole. Il fatto, poi, che esse siano usate selettivamente, per intervenire qua e non là, secondo convenienze, dice tutto sul valore dei valori.
E oggi? Con quali fantasmi abbiamo a che fare?
Da una parte c’è l’ininterrotta presunzione della Russia d’essere destinataria d’una missione universale, che sia la “Santa Russia” imperiale o la “liberatrice dei popoli” o la patria della spiritualità ortodossa insidiata dal materialismo occidentale. Viene in mente l’immagine potente, meravigliosa agli occhi degli slavofili e terrificante per tutti gli altri, che conclude "Le anime morte" di Gogol: la troika che attraversa il mondo come un uragano, davanti alla quale tutti i popoli piegano il ginocchio.

Dall’altra parte, si erge l’Occidente, amministratore della civiltà dei diritti umani, della libertà, della democrazia: tutte bellissime cose che spesso, però, valgono soprattutto per rinfacciarne agli altri la violazione.
Ma, queste sono per l’appunto cose che stanno in cielo. Quando scendono in terra nelle mani dei potenti si trasformano in appropriazione monopolistica della legittimità. Servono le guerre, non la pace. Nella migliore delle ipotesi, i rapporti possono “congelarsi” temporaneamente, come nei decenni della “guerra fredda”. Abbiamo creduto in un “disgelo” che, in fondo, non ha mai sconfitto la politica di potenza, l’estensione delle “zone d’influenza”, la lotta per l’affiliazione o la dominazione dei popoli poveri e deboli che, per loro sfortuna, vivono nelle terre ricche.
Anche in quegli anni non c’era la pace, sebbene la guerra sembrasse improbabile nell’equilibrio del terrore. Improbabile non vuol dire impossibile e oggi ce ne rendiamo pienamente conto guardando la tragedia dell’Ucraina che, in fondo e per ora, sembra solo un foruncolo, ma forse è l’escrescenza su un’infezione che non è stata curata. Il che non diminuisce l’orrore, ma l’accresce.
I potenti che in tempo di guerra brandiscono una superiorità morale brandendo i loro valori si espongono a facili ironie e, soprattutto, non favoriscono la pace. Alzano barriere, armano i confini, creano incomunicabilità e ostilità. Alimentano il fanatismo, il conformismo, i “partiti unici” e comprimono le intelligenze. Si rialzano le frontiere. Si allontanano le speranze in un futuro in cui i nostri figli possano sentirsi membri d’una famiglia umana non divisa da vecchi e nuovi nazionalismi, possano viaggiare liberamente, possano stringere amicizie e coltivare amori con chi e come vogliono. Questa crisi, qualunque ne sia la fine, quando e se se ne verrà fuori, lascerà una scia di odio, di risentimenti, di desideri di rivincita, di altre violenze. Già ora si stanno distruggendo in un colpo solo i tanti fili economici, culturali, politici, giuridici e sociali che nei decenni sono stati faticosamente intessuti principalmente in Europa. Poiché, poi, la crisi dà fiato ai nazionalisti, consolida oligarchie, avvantaggia demagoghi e produttori di armi d’ogni tipo, è probabile che, al di là della propaganda e degli sdegni esibiti, vi sia chi ne trae vantaggio.
Con questa regressione dovremo fare i conti. Smascherando l’uso dei valori che stanno in cielo, guardando i morti e le sofferenze che stanno in terra. Qui, non là, sta la verità.
Accogliendo profughi senza distinzioni. Intessendo e potenziando relazioni, non interrompendole. Salvaguardando la dignità e l’universalità della cultura. Fornendo, nell’immediato, gli aiuti necessari a chi ne ha bisogno per vivere, sopravvivere e difendersi. La guerra c’è, e ci sono gli aggressori e gli aggrediti. Questa è l’unica certezza su cui non sono consentiti dubbi. Ma, una cosa è aiutare le vittime promuovendo la pace; altra cosa è attizzare cattive passioni. Dunque non aizzare i fanatici dell’Occidente, i nazionalisti, i sovranisti che oggi hanno l’occasione di mostrarsi come i suoi più efficaci difensori. Aiutare, ma contrastare le idee aggressive che prefigurano un futuro altrettanto o, forse, peggiore e, comunque, allontanano la prospettiva di un’intesa che metta fine alla guerra. Sobrietà e spirito critico, non per negare l’evidenza, ma per evitare il peggio.

venerdì 4 luglio 2014

NON PENSARE ALL'ELEFANTE, ANCHE PERCHÉ IO VORREI TANTO ESSERE QUELLO CHE GIÀ SONO !! - Rosanna Spadini

boschi

Carissimo telespettatore - elettore della società dei consumi di massa, non pensare all’elefante !
Non pensare alla crisi sistemica devastante che ti sta sequestrando il presente e confiscando il futuro, alla dittatura lager della moneta unica che ti requisisce il lavoro, la serenità, la salute, ai fallimenti a catena delle migliaia di aziende italiane (+ 22% nel 2014), ai numerosi suicidi di stato provocati dalla disperazione, ai prossimi licenziamenti in massa dei dipendenti pubblici (sembra 250mila), alle prossime liberalizzazioni del welfare state (scuola, sanità, pensioni), alla riforme capestro che ti priveranno di quei diritti democratici che le lotte del Novecento ti avevano assicurato. Non pensare all’elefante!
Pensa invece agli occhi azzurri della bellissima ministra Maria Elena Boschi, la Calipso dall'iride di ghiaccio, o a quelli turchesi di Alessandra Moretti, afona e adorante replicante dello streaming tra Renzi e Di Maio. Streaming vinto alla grande da LoRenzi il Magnifico. O meglio, forse non solo da lui, ma soprattutto dai suoi spin doctor.

Roma, 25 giugno 2014 - E' andato in onda in streaming il confronto tra Pd e Movimento 5 Stelle sul tema della riforma elettorale. A sorpresa al tavolo si è seduto anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, al suo fianco l'eurodeputata Alessandra Moretti, il vicepresidente Pd  Debora Serracchiani e il capogruppo alla Camera Roberto Speranza. Di fronte la delegazione grillina composta dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, Danilo Toninelli (esperto in sistemi elettorali), i capogruppo Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella.
Anche se le premesse non erano state delle migliori, “Si parte dall’Italicum, non si ricomincia tutto daccapo”, aveva detto Calipso. “Il testo sul Senato è una porcata”, era stato l’affondo di quegli zoticoni dei 5 Stelle.

Infatti perché LoRenzi balza improvvisamente alla ribalta del pubblico sempre accompagnato dalle ninfe del Mediterraneo?  Perché quando scende tra gli uomini suscita sgomento, stupore e venerazione, come fosse Apollo scortato dalle Muse? Perché è venerato da tutti i mezzi di distrazione-distruzione di massa mentre diffonde spudoratamente le sue solite menzogne globalizzate? 

Semplicemente perché ha ben appreso l'arte della comunicazione mediatica, divulgata da un famoso  best seller di successo del 2006 di George Lakoff "Non pensare all'elefante !",  il quale sostiene appunto che in ogni sfida politica vince chi riesce a comunicare i propri valori fondamentali e ad imporre il proprio linguaggio.  E Renzi ci è riuscito.  Ha comunicato i suoi valori e imposto il suo linguaggio.
Nonostante il suo populismo bypassi gli scomodi vincoli democratici e si riveli pienamente connaturale al sistema, arrivato al potere senza alcuna legittimazione popolare, non votato da nessuno, ma semplicemente catapultato  sulla scena  politica dalle solite primarie  piddine, dove vince sempre il predefinito, è riuscito a presentarsi come il giovane rottam'attore della politica decrepita e bastarda, mentre in realtà rappresenta il punto di convergenza tra la politica del malaffare nazionale (Tav, Expo, Mose) e il regime oligarchico  eurocratico dell'Unione Europea.  
Esperto perito nelle procedure di cover-up mediatica, dall'intelligenza molteplice e furbesca, l'infante magnifico durante lo streaming ha rimarcato l'inefficienza della legge elettorale pentastellata (gravemente deficitaria), da lui definita più volte il "Toninellum" (messaggio cifrato rivolto ai camerieri del gruppo Bilderberg presenti e non), perché non garantirebbe la governabilità di chi ha vinto le elezioni mentre si è dichiarato disponibile a discutere il problema delle preferenze, perché il Pd "non avrebbe paura" delle preferenze.
Poi ha furbescamente insinuato che la proposta del Movimento sembrerebbe piuttosto  macchinosa, per l'aumento delle circoscrizioni e per le preferenze negative da inserire nella scheda elettorale.
"A mio giudizio il vostro sistema ha il rischio di essere oggetto di voto di scambio come le preferenze"  ha insistito il presidente del Consiglio  "Ma voi, oltre a questo, date al partito politico la possibilità di allearsi con chi vuole il giorno dopo. Mentre il nostro sistema costringe a dire prima con chi ci si allea, con il vostro sistema si attribuisce al gruppo il potere di decidere gli alleati" (la coerenza è una loro prerogativa storica, bisogna riconoscerlo). Da qui la richiesta: "Vi chiediamo di introdurre un meccanismo 'mai più inciuci e mai più larghe intese' per rispetto dei cittadini" ha detto Renzi. Sembra strano che lo diciamo noi (strano ma comprensibile secondo la logica dell'elefante), in un contesto di larghe intese, anche se poi si sono rimpicciolite...".
La proposta "barbara" dei grillini per la nuova legge elettorale, ribattezzata dagli stessi autori “Democratellum”, è d’impianto puramente proporzionale, sistema che permetterebbe di fotografare perfettamente i rapporti di forza nel paese, in quanto i seggi vengono assegnati in base ai consensi. Del resto Di Maio ha chiarito subito le istanze inderogabili della legge: rappresentabilità, governabilità, rapporto elettore-eletto, pulizia delle liste.
Toninelli ha poi ribattuto che la scelta di disgiungere il voto del candidato da quello del partito eliminerebbe il voto di scambio, e la preferenza negativa tornerebbe molto utile per l'eventuale volontà del cittadino di eliminare i candidati impresentabili e di conseguenza costringerebbe i partiti ad evitare proposte indecenti. 

Di Maio, a sua volta, ha replicato dicendo che la loro proposta di legge è solo un punto di partenza per superare determinate criticità e ha ricordato (a difesa della presunta ambiguità del Democratellum) gli accordi pre-elettorali del governo Prodi del 2006, relativi all'accozzaglia di partiti che avevano composto il governo.
Certo il clima era teso e apparentemente cambiato tra le due delegazioni, più umiltà e meno rabbia da parte dei 5 Stelle, più disponibilità spaccona da parte del Pd. Era infatti il momento della trattativa tra due idee diverse di partito, di cultura, di società. Il faccia a faccia si conclude con l’ok di Renzi all’incontro definitivo tra alcuni giorni, basta che il M5S corregga la sua proposta di legge: il Toninellum non garantirebbe la possibilità di governare a chi vince  (però le speranze di un accordo sono rare come la foca monaca del Mediterraneo, ovvero monachus mediterraneus, praticamente estinta).
Due mondi a confronto dunque, due diverse metafore del sociale a confronto, quella della delegazione piddina, espressione dell’establishment eurocratico e del regime finanziario della Troika, quella antisistema dei 5 Stelle, nuova “rivoluzione culturale” emergente e tanghera.
Del resto George Lakoff insegna: le persone non votano secondo ragione, votano secondo emozione valoriale. Non votano per il proprio interesse, ma votano per i valori in cui si identificano. Un voto in cambio di un desiderio, un voto in cambio di un'identità. Il marketing elettorale per convincere gli elettori dovrebbe  trasferire in loro i propri modelli di vita.
Ecco perché i miti dell'Illuminismo non si sono mai realizzati nella storia, perché la verità non può incidere sul reale, dato che le persone non ragionano politicamente secondo logica, ragionano per frames, cioè per metafore identitarie (vorrei tanto essere quello che già sono!). La presunta verità dei fatti, la possibile verità razionale, per essere accettata, deve rientrare nei frames mentali che le persone già possiedono. Se i fatti non rientrano nei frames (valori identitari, ideali sociali, origini etniche, stereotipi culturali), i fatti vengono rifiutati. Si vota con il cuore e con la pelle, non con la mente.
La propaganda elettorale è direttamente proporzionale alla narrazione etico morale d'appartenenza e inversamente proporzionale alle ragioni dei fatti. Invero per quale motivo i matrimoni gay incontrano tanta ostilità in quasi tutti i paesi occidentali? Perché la proposta mette in gioco le identità e i valori fondamentali di una civiltà: famiglia, genitori e figli, educazione, formazione, maturità, responsabilità, crescita equilibrata. Quindi anche se i matrimoni eterosessuali sono solo uno stereotipo culturale, un frame, hanno sicuramente la meglio su di un altro frame che per motivi pregiudiziali non ci appartiene.

La civiltà occidentale è ideologicamente spaccata i due, si dibatte tra due frames familiari opposti: quello del padre severo (patriarcale, autoritario, politicamente di destra), e quello del padre comprensivo (politicamente progressista, che divide le responsabilità con la madre). Questa divisione tra i due modelli educativi, dice Lakoff, rispecchia la divisione tra due modelli di cultura, due sistemi di valori, due visioni politiche del mondo, due visioni economiche (neoliberista e keynesiana). Ecco perché la proposta dei matrimoni gay tocca le corde più inconsce del tessuto culturale di una nazione, perché quando entra in crisi la famiglia, entra in crisi anche il sistema culturale ed economico: il pater familias ed il mos maiorum.
Dunque Renzi, novello Apollo corredato urbi et orbi dalle sue splendide Muse, figuranti afone e turchine, ha perfettamente appreso la lezione di Lakoff, non solo ha raffigurato il pater familias della destra conservatrice e neocon (Apollo, dio padre della musica, della poesia e della parola), ma anche il padre progressista permissivo che condivide la responsabilità educativa con le splendide madri (le Muse appunto). Il gioco è fatto, il governo delle larghe intese si materializza nella metafora culturale più profonda della nostra identità occidentale, nel frame più autentico ed attendibile del sistema, per essere così legittimato dal vasto consenso popolare e trovare piena realizzazione di sé.
Quell'eterno spaccone di Apollo ha imposto anche il suo linguaggio, con buona pace di quei piccoli, rozzi, stolti, incompetenti, incapaci, miseri dilettanti da strapazzo dei grillini. La sua neolingua è composta di poche parole, ma potenti: governabilità, interesse, responsabilità, competenza, riforme, multinazionali, banche, Fmi, Bce, Europa, Euro. 

Niente di nuovo sotto il sole, lo sapevamo già, ce lo aveva detto Sidney Lumet in un famoso film del 1976,  "Quinto potere": 

https://www.youtube.com/watch?v=W5Q8TorSyAA#t=75

"Lei è un vecchio che pensa in termini di "nazioni" e di "popoli"... Non vi sono nazioni, non vi sono popoli; non vi sono russi, non vi sono arabi; non vi sono Terzi Mondi, non c'è nessun Ovest. Esiste soltanto un Unico, un Solo Sistema di Sistemi: uno, vasto e immane, interdipendente, intrecciato, multivariato, multinazionale, dominio dei dollari: petroldollari, elettrodollari, multidollari, reichmark, sterline, rubli, franchi e schekel! È il Sistema Internazionale Valutario che determina la totalità della vita su questo pianeta. Questo è l'ordine naturale delle cose, oggi.
Questa è l'atomica e sub–atomica e galattica struttura delle cose oggigiorno. E lei ha interferito con le primordiali forze della Natura! E lei dovrà espiare. Capisce quello che le dico signor Beale? Lei si mette sul suo piccolo teleschermo da 21 pollici e sbraita parlando d'"America" e di "democrazia"... Non esiste l'America, non esiste la democrazia! Esistono solo IBM, ITT, AT&T, Dupont, DOW, Union-Carbide ed Exxon. Sono queste le nazioni del mondo, oggi.
Di cosa crede che parlino i russi nei loro consigli di Stato? Di Carlo Marx? Tirano fuori diagrammi di programmazione lineare, le teorie di decisione statistica, le probabili soluzioni, e computano i probabili prezzi e costi delle loro transazioni e dei loro investimenti: proprio come noi. Non viviamo più in un mondo di nazioni e di ideologie, signor Beale: il mondo è un insieme di corporazioni, inesorabilmente regolato dalle immutabili, spietate leggi del business. Il mondo è un business, signor Beale: lo è stato fin da quando l'uomo è uscito dal magma."

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13578