sabato 11 giugno 2016

Cos'è lo scompenso cardiaco: prima causa di ricovero over65.

L'infografica sullo scompenso cardiaco © Ansa

Colpisce 600 mila italiani, da infarto, fibrillazione o ipertensione.

''Lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ricovero in tutti gli ospedali per i pazienti sopra i 65 anni. E' un problema di salute pubblica che riguarda 600 mila italiani, soprattutto dopo i 65 anni. A soffrirne e' fra il 10 e il 12% degli anziani'': e' il presidente dell'Anmco, l'Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, Michele Gulizia, a spiegare quali sono le caratteristiche della malattia che ha portato nuovamente Silvio Berlusconi in ospedale.
 ''Lo scompenso e' una patologia legata ad una insufficiente contrazione del cuore. Si diventa scompensati dopo un infarto per occlusione di una coronaria che fa morire una parte del muscolo cardiaco che diventa meno capace di mandare il circolo il sangue di cui c'e' bisogno'' ha spiegato Gulizia. Altra categoria a rischio e' quella dei pazienti con fibrillazione atriale, soprattutto quando e' permanente. ''Berlusconi mise una pacemaker (si parlava proprio di problemi di fibrillazione)'' ricorda Gulizia nel 2006. Si sottopose ad un intervento negli Stati Uniti.
 Lo scorso anno a dicembre la necessita' di sostituirlo (intervento definito di routine) lo porto' nuovamente in ospedale al San Raffaele di Milano. Ma anche diabete e ipertensione sono responsabile della malattia. Fondamentale e' la terapia con i farmaci, ai quali si aggiungono i diuretici per eliminate i liquidi che si creano a causa di questa insufficienza, che in fase acuta ha una mortalita' che puo' arrivare al 40%. I sintomi sono diversi: si va dalla incapacita' di svolgere azioni fino alla sensazione di mancanza di aria (dispnea), palpitazioni ma anche pallore.

Europei di calcio.




Birre....




Gruppo Waz-zap






venerdì 10 giugno 2016

Berdini, Montanari, Rossi: se Virginia Raggi sceglie l’eccellenza. - Paolo Flores d'Arcais




Lo strumento contundente e monocorde con cui il renziano Giachetti e “Il Messaggero” di Caltagirone cercheranno di manganellare la candidatura di Virginia Raggi, per impedire che Roma possa essere amministrata senza più bacio della pantofola allo strapotere dei palazzinari e altri intrecci affaristico-politici (con ramificate incursioni criminali, si è visto) è uno solo, benché flautato poi in tutte le salse: Virginia Raggi è eterodiretta dalla ditta Casaleggio.

Se però le indiscrezioni del “Fatto Quotidiano” prima e della “Stampa” poi sulla squadra di assessori che Virginia Raggi ha in mente di mettere insieme saranno confermate, quell’arma che la Nuova Cricca Renziana sciorina in campo nazionale da mane a sera sul sistema (dis)informativo televisivo, ormai occupato manu militari, diventerà spuntata, risibile, ridicola, addirittura un boomerang.

I tre nomi fatti dai due quotidiani costituiscono infatti un concentrato di eccellenza di competenze e una lega straordinaria di serietà e passione civile: Paolo Berdini, Tomaso Montanari, Raphael Rossi. 

Paolo Berdini è uno dei massimi urbanisti italiani, conosce il territorio di Roma quartiere per quartiere, periferia per periferia, sampietrino per sampietrino, ha una visione strategica che attualizza il meglio della cultura urbanistica e ambientalistica di Roma, quella dei Cederna e degli Insolera, per capirsi. Per la lobby palazzinara che da oltre mezzo secolo imperversa nel sacco lanzichenecco della città è come il drappo rosso davanti alle corna del toro. Per i cittadini una garanzia che Roma tornerà loro.

Tomaso Montanari è non solo un grande storico dell’arte di livello internazionale (i suoi studi sul Bernini ormai “fanno autorità”), non solo è un grande divulgatore anche a livello televisivo (sapere divulgare nel rigore e nella serietà è difficilissimo, potrei portare vari esempi di pessima divulgazione per quanto riguarda l’arte, basati sulla notorietà da risse di talk show anziché sulla competenza), è anche un conoscitore senza pari del patrimonio culturale italiano e delle possibili strategie per valorizzarlo (in direzione opposta a quella disastrosa di Renzi e Franceschini): sarebbe un ottimo ministro della cultura, perciò un assessore fuoriclasse.

Raphael Rossi è uno dei massimi studiosi dei sistemi di smaltimento del rifiuti presi nel loro ciclo intero: nel futuro, ma ormai già nel presente, un problema cruciale della società industrializzata, come hanno capito perfettamente le mafie che già da decenni in questo settore lucrano a dismisura con tutte le cordate di politicanti. Studioso ovviamente non significa, come crede Renzi, intellettuale astratto (in realtà Renzi usa altre espressioni, insultanti, da tipica invidia di ignorante): Rossi ha lavorato per molte amministrazioni locali interessate a realizzare sul serio lo “smaltimento virtuoso” dei rifiuti, con risultati che vengono studiati anche all’estero.

Non voglio indulgere all’ottimismo, la cautela è d’obbligo. Ma se le indiscrezioni sono vere, e se anche per gli altri assessorati Virginia Raggi intende muoversi con questi criteri (eccellenza nella competenza tecnica e passione civile riformatrice, contro tutte le lobby e gli interessi per loro natura ob-sceni) Roma potrebbe avere una squadra di assessori che renderebbe impossibile per qualsiasi cittadino mediamente serio, onesto, desideroso di una città vivibile, non votare per Virginia Raggi.

Certo, dall’altra parte Bertolaso ha fatto outing per Giachetti... Prosit.


http://temi.repubblica.it/micromega-online/berdini-montanari-rossi-se-virginia-raggi-sceglie-l%E2%80%99eccellenza/

Sanità, 11 milioni di italiani rinunciano alle cure per difficoltà economiche.

Attesa in ospedale per visite mediche

Code e costi in aumento. Il dato emerge dalla ricerca Censis-Rbm, presentata oggi in occasione del Welfare Day: "L'universo della sanità negata tende a dilatarsi".

Roma, 8 giugno 2016 - Aumenta il numero degli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie a causa di difficoltà economiche. È quanto emerge dalla ricerca Censis-Rbm, presentata oggi in occasione del Welfare Day. Per molti pagare vuol dire più qualità, sicurezza e minore attesa. Ma non tutti possono permetterselo e devono rinunciare alle cure: dai 9 milioni nel 2012, sono diventati 11 milioni nel 2016, gli italiani che hanno dovuto rinviare o rinunciare, per motivi economici, a prestazioni sanitarie.
Tra chi non può più finanziarsi le prestazioni di cui avrebbe bisogno, in particolare troviamo 2,4 milioni di anziani, ma anche 2,2 milioni di millennials, ovvero i nati tra gli anni '80 e il 2000. 
"L'universo della sanità negata tende a dilatarsi", tra "nuovi confini nell'accesso al pubblico e obbligo di fatto di comprare prestazioni sanitarie", spiega la ricerca. Ma meno sanità vuol dire anche "meno salute per chi ha difficoltà economiche o comunque non riesce a pagare di tasca propria le prestazioni nel privato o intramoenia (cioè le prestazioni erogate al di fuori dell'orario di lavoro dai medici di un ospedale, che utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell'ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa)".
Negli ultimi due anni è aumentata di 80 euro a persona la spesa di tasca propria destinata alla salute, e non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale. Dal 2013 al 2015 si è passati infatti da 485 a 569 euro procapite. 
Nello stesso arco di tempo invece è salita a quota 34,5 miliardi di euro la spesa sanitaria privata, con un incremento del 3,2%: il doppio dell'aumento della spesa complessiva per i consumi delle famiglie nello stesso periodo (pari a +1,7%). 
Dei 7,1 milioni gli italiani che nell'ultimo anno hanno fatto ricorso all'intramoenia, il 66,4% lo ha fatto proprio per evitare le lunghe liste d'attesa. Un 30,2% invece si è rivolto alla sanità a pagamento anche perché i laboratori, gli ambulatori e gli studi medici sono aperti nel pomeriggio, la sera e nei weekend. 
Ma il fattore che pesa di più è il declino della qualità del servizio sanitario pubblico. Per il 45,1% degli italiani il servizio sanitario della propria regione è pegggiorato negli ultimi due anni: lo pensa il 39,4% dei residenti nel Nord-Ovest, il 35,4% nel Nord-Est, il 49% al Centro, il 52,8% al Sud. Per il 41,4% è rimasta inalterata e solo per il 13,5% è migliorata.

giovedì 9 giugno 2016

Elezioni Napoli 2016, da De Luca a Cozzolino fino a Renzi: la carriera politica della candidata dem indagata. - Vincenzo Iurillo



Anna Ulleto è accusata di associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio. E' comparsa sulla scena alle Regionali campane del 2015 nella lista a sostegno dell'attuale governatore, ma non venne eletta. E' vicepresidente della Onlus Mondo Nuovo e coordinatrice delle opere di gestione del Banco delle Opere di Carità per famiglie indigenti.

Democratica, renziana, cozzoliniana. La sintesi del ritratto politico di Anna Ulletola candidata Pd al consiglio comunale di Napoli indagata per associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio, è tutta qui. Appare sulla scena alle Regionali campane del 2015. Si candida in lista dem a sostegno di Vincenzo De Luca ed ottiene un ottimo risultato, 7714 preferenze. Non sufficienti però per essere eletta. Un’esperienza che le è tornata utile per riproporsi alle recenti comunali, dove salvo clamorose sorprese, grazie ai 2263 voti conquistati verrà eletta nell’aula di Palazzo San Giacomo. Elezione certa in caso di vittoria di Luigi de Magistris, condizionata invece alle dimissioni di Valeria Valente (deputata, valuterà “non da sola”, ha detto in conferenza stampa, se mantenere o meno il doppio incarico), se a prevalere dovesse essere Gianni Lettieri.
Ulleto, 46 anni, compagna di un imprenditore, è iscritta al circolo dem di Barra ed anima importanti iniziative nel mondo del sociale. E’ vicepresidente della Onlus “Mondo Nuovo” e coordinatrice delle opere di gestione del Banco delle Opere di Carità per famiglie indigenti. Rivendica nei curriculum allegati alle candidature di aver “imparato ad organizzare in modo professionale le scelte di metodo per poter ‘leggere’ un’organizzazione alla luce di vari elementi di riferimento”.
Nelle elezioni di Napoli la Ulleto è stata accompagna politicamente ed elettoralmente dall’europarlamentare ed ex assessore regionale Andrea Cozzolino, uno dei leader campani di “Rifare l’Italia”, la corrente Pd dei Giovani Turchi di Matteo Orfini, Valeria Valente e del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Le pagine social della signora Ulleto sono piene di foto insieme a Cozzolino durante iniziative e convegni. Il 24 aprile con l’apertura di un comitato elettorale a Barra in via Domenico Minichino, Ulleto aprì la campagna elettorale insieme a Valente e Antonio Borriello, il consigliere diventato famoso durante le primarie per essere stato ripreso di nascosto da Fanpage mentre regalava qualche euro agli elettori in prossimità dei seggi. Borriello, in carica da due consiliature, non ce l’ha fatta. La Ulleto forse sì. Circola anche una immagine di campagna elettorale di Ulleto con Graziano Delrio. Il ministro di Renzi venne a Barra per un’iniziativa con Valente, Ulleto era tra il pubblico e alla fine un militante li ritrasse insieme, sorridenti, per una foto ricordo.
"Voti di scambio", prassi abituale, anche se sempre smentita, utilizzata da chi vuole ad ogni costo, ma senza meriti, ottenere un posto dove fare ed ottenere favori leciti ed illeciti. 
E' un reato, ma è molto usato dagli pseudo politici. 
Con l'abolizione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, i politicanti hanno trasformato il lavoro a tempo indeterminato in un precariato perpetuo, creandosi un pacchetto di ‪#‎postidilavoro‬ da utilizzare all'occorrenza ogni volta che ne hanno necessità.
La politica, che dovrebbe significare "arte di governare", nelle mani di questi esseri indefinibili è diventata una cosa ignobile e sporca.