domenica 26 febbraio 2017

BACHA BAZI: IL DRAMMA DEI BAMBINI AFGHANI RAPITI, ABUSATI E COSTRETTI A VESTIRSI DA DONNA. - Dominella Trunfio

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Vengono adescati per strada, rapiti o comprati dai ricchi signori che li costringono a ballare travestiti da donne e a soddisfare i loro bisogni sessuali. Sono i Bacha-Bazi, i “bambini per gioco”, le vittime della pedofilia che ancora viene tollerata in Afghanistan.
Per la prima volta, le autorità pensano all’introduzione di severe sanzioni contro i Bacha Bazi, una pratica molto diffusa soprattutto nel sud del paese. I ragazzini tra gli otto e i quattordici anni, sono costretti a indossare abiti femminili, a cantare e ballare durante le feste per intrattenere uomini adulti.
Letteralmente Bacha Bazi, significa appunto 'bambino per gioco' che tradotto vuol dire giocattoli nelle mani di persone senza scrupoli, che non hanno un’altra definizione se non quella di pedofili. Bambini e adolescenti che vengono rapiti per strada o negli orfanotrofi o ancora che sono venduti dalle loro stesse famiglia a causa della povertà dilagante.
Adesso, nel codice penale afgano dovrebbe essere finalmente introdotto il reato con pene dai sette anni di carcere per violenza sessuale fino alla condanna a morte per gli abusi su più di un ragazzo.
L’intero capitolo sulla criminalizzazione dei Bacha Bazi dovrebbe già essere adottato dal mese di marzo. Un passo significativo anche perché, le stesse vittime non potranno essere perseguite dalla legge per prostituzione o con l’accusa di omosessualità (considerati entrambi reati in Afghanistan).
Le autorità locali garantiscono che la nuova normativa non lascerà spazio a riserve e che all’entrata in vigore, la forma di schiavitù sessuale e di istigazione alla prostituzione minorile saranno punibili.

Ma chi sono questi uomini che sfruttano dei ragazzini innocenti?

Comandanti di polizia, militari, politici e membri di famiglie molto ricche. Tenere un bachas è simbolo di benessere, i bambini sono schiavi di proprietà, agghindati con vestiti femminili, trucco e campane ai piedi.
Nessuno finora ha avuto il coraggio di opporsi a loro, le famiglie troppo povere sono succubi di una condizione paradossale e disgustosa denunciata nel 2010 dal giornalista Najibullah Quraishi, nel documentario “The dancing boy of Afghanistan”. Dall’altro canto, in un paese devastato da decenni di guerra, violenze di questo tipo vengono sottaciute e alimentate nelle zone controllate dai telebani.
Può capitare, infatti, che gli stessi talebani adeschino bambini da addestrare che una volta in casa dei ricchi signori, sono costretti anche a farsi autoesplodere. Una sottomissione totale perché nessuno dei bacha ha mai avuto il coraggio di denunciare il proprio aguzzino. Il perché è molto semplice, oltre le violenze subite i ragazzi potrebbero essere accusati di omosessualità, reato punito anche con la pena di morte.
All’età di 18 anni i Bacha-Bazi vengono liberati, ma dopo anni di violenze la loro vita è segnata per sempre e il loro futuro è fatto di esclusione sociale e discriminazione.

IRPEF: scaglioni e aliquote 2017. - Noemi Ricci

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Guida alle aliquote IRPEF 2017 per la tassazione sui redditi del 2016, dal 23% al 43% in cinque scaglioni, in attesa della Riforma 2018 che modificherà i criteri per applicarle nei modelli di dichiarazione dei redditi, compreso il 730 precompilato.


L’imposizione fiscale sul reddito delle persone fisiche IRPEF – imposta diretta e progressiva, proporzionale all’effettiva entità di tutti i redditi percepiti dal contribuente che, di conseguenza, la versa per il periodo d’imposta di riferimento e in funzione degli scaglioni di reddito nel quale rientra, corrispondendo al Fisco il dovuto in base alla relativa aliquota IRPEF - anche per quest’anno è rimasta invariata: le aliquote sono rimaste invariate per il 2017, tra il 23% e il 43%, in attesa di cambiare dal 2018, quando si dovrebbe completare la Riforma del Fisco annunciata dall’ex-governo Renzi. Vedremo se il governo Gentiloni, finché resterà in carica, manterrà questo progetto o apporterà modifiche.

=>Leggi di più sulle aliquote IRPEF

Detrazioni fiscali

Ricordiamo ai contribuenti che – anche nella dichiarazione dei redditi precompilata - il Governo ha mantenuto le detrazioni fiscali al 19%, proporzionali ai consueti scaglioni di reddito, dopo che nel 2013 il Ddl di Stabilità aveva in un primo momento ridotto le aliquote IRPEF dei primi due scaglioni di reddito, abolendo in un secondo momento il taglio, lasciando invariate le aliquote per ogni scaglione e dirottando verso altre imposte l’intervento di Governo.

I scaglione

Reddito tra 0 e 15.000 euro
Il primo scaglione IRPEF coinvolge i contribuenti con un reddito compreso tra 0 euro e 15.000 euro. In questo caso l’aliquota IRPEF è del 23%, che corrisponde – nel caso di massimo reddito per questa fascia – ad una tassazione di 3.450 euro.
Facendo un rapido calcolo, nella prima fascia sono ricompresi tutti i lavoratori che percepiscono un reddito non superiore a 1.250 euro.

=> Guida al calcolo IRPEF nella dichiarazione dei redditi

II scaglione

Reddito tra 15.001 e 28.000 euro
Il secondo scaglione IRPEF è quello che comprende i redditi tra da 15.001 euro a 28.000 euro. L’aliquota riservata a questa fascia è del 27%, con una tassazione – nel caso di reddito più alto – di 6.960 euro. Sono rappresentati da tale categoria le persone con reddito mensile non superiore a 2.335 euro.
È importante evidenziare che a partire dal secondo scaglione in poi (quindi in caso di reddito maggiore rispetto a quello con aliquota base), si applica l’aliquota successiva solo per la parte eccedente di reddito.

=> Scarica il modello per calcolare l’IRPEF con Excel

III scaglione

Reddito tra 28.001 e 55.000 euro
Il terzo scaglione di reddito è quello compreso tra 28.001 euro e 55.000 euro, per contribuenti con un reddito massimo di 4.583 euro. L’aliquota IRPEF è fissata al 38% sulla soglia eccedente la seconda, (ossia si applica il 38% solo per la quota di reddito che supera i 28mila euro, ai quali si applica l’aliquota precedente del 27%). In questo caso, la quota IRPEF sarà pari a 17.220 euro in caso di reddito più alto.

IV scaglione

Reddito tra 55.001 e 75.000 euro
Il quarto scaglione IRPEF coinvolge tutti i contribuenti da 55.001 euro a 75.000 euro, che presentano un reddito mensile non superiore a 6.250 euro. Per questi contribuenti, l’aliquota IRPEF sulla quota eccedente il precedente scaglione è del 41% e di conseguenza l’onere fiscale più alto sarà pari a 25.420 euro.

V scaglione

Reddito sopra i 75.000 euro
Oltre i 75.000 euro di reddito, ovvero per il quinto ed ultimo scaglione di reddito, l’aliquota IRPEF è pari al 43%. I contribuenti facoltosi, che percepiscono un reddito annuo eccedente i 75 mila euro, ovvero oltre 6.250 euro mensili dovranno corrispondere 25.420 euro più il 43% sul reddito eccedente.

Riforma del Fisco

Dal 2018, nell’ambito della Riforma del Fisco, si dovrebbe attuare una revisione degli scaglioni IRPEF. L’idea sarebbe di prevedere quattro aliquote:
  • 0%, no tax area per chi che redditi fino ad 8mila euro l’anno;
  • 27,5% fino a 15mila euro;
  • 31,5% fino a 28mila euro;
  • 42/43% oltre 28mila euro.
Sul fronte delle detrazioni si pensa di fissarle a 1000 euro per il lavoro dipendente (800 per i pensionati), 200 euro per il lavoro autonomo. Ma è tutto ancora de definire.
http://www.pmi.it/impresa/contabilita-e-fisco/articolo/52519/irpef-scaglioni-e-aliquote.html

Da notare come aumentano i punti tra il 2° E 3° scaglione, mentre aumentano di pochissimo tra il 3° e il 4°.
E da notare come aumenterà ulteriormente dalla 3^ fascia in poi....
Le studiano tutte per metterci in difficoltà.
Inoltra, chi supera i 28mila euro, quindi anche il fratello di Alfano che ne guadagna 200mila, subiranno la stessa tassazione.
E stiamo parlando di riforme effettuate da un governo di sinistra.

Cetta

Sono ex burocrati di Ars e Regione Ecco i cinquanta pensionati d'oro. - Accursio Sabella

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Ex dirigenti, segretari generali e prossimi candidati alle elezioni regionali. Tutti i nomi.


PALERMO - Costano tanto. E lo abbiamo detto. Circa 700 milioni di euro l'anno. Ma chi c'è dietro i numeri? Quali facce si nascondono dietro le prestigiosissime pensioni di Assemblea regionale e Regione? Eccoli i nomi di chi in questi anni ha goduto, dopo aver lasciato i ranghi delle pubbliche amministrazioni regionali, di pensioni superiori ai 140 mila euro lordi. In qualche caso, si arriva persino a 260 mila euro. E dietro ogni nome, c'è una storia.

Ars, le misteriose pensioni dei segretari generali

A Palazzo dei Normanni, una di queste pensioni è ancora avvolta da un fitto mistero: è quella dell'ultimo segretario generale dell'Ars, Sebastiano Di Bella. E celato dalle nubi è stato per lungo tempo il suo stipendio, mai reso noto pubblicamente dall'Assemblea regionale. E così, non resta che affidarsi a quanto dichiarato dal presidente della Regione Crocetta, che ha parlato di 600 mila euro annui. Che si tradurranno in una pensione non molto distante da quelle cifre e si è già tramutato in una buonuscita milionaria. Insomma, una uscita di scena ricca e anche molto tempestiva. Giunta proprio poco prima dell'arrivo dei nuovi tetti a stipendi e pensioni, fissati a 240 mila euro. Prima di Di Bella, era stato il turno del suo predecessore, Giovanni Tomasello. In questo caso la liquidazione è stata di “appena” mezzo milione. Mentre la pensione, giunta all'età di 57 anni, dovrebbe oscillare attorno ai 12 mila euro netti al mese. Superiori ai 200 mila euro anche le pensioni degli altri segretari generali andati in quiescenza, da Silvio Liotta a Gianliborio Mazzola. In alcuni di questi casi, le liquidazioni hanno sfiorato i due milioni di euro.

Il caso Crosta

Era diventato un caso nazionale, invece, la pensione di Felice Crosta, ex dirigente dell'Agenzia regionale per l'acqua e i rifiuti ai tempi del governatore Cuffaro. Una pensione record da 1.400 euro al giorno, frutto di un mega-stipendio da 460 mila euro l'anno, guadagnato per pochi mesi prima della pensione, ma poi tornato utile come base pensionabile in forza a una legge che l'Assemblea regionale siciliana varò proprio alla vigilia della sua nomina. Una pensione-monstre, contro la quale si oppose il governo Lombardo. "Non si tratta certo di un regalo, io ho lavorato per 45 anni", spiegò Crosta. Nel 2010, in primo grado, la Corte dei Conti ha riconosciuto il suo diritto, ma in appello ha ribaltato il verdetto, stabilendo che al manager pubblico spettava "soltanto" una pensione commisurata all'indennità percepita prima del brevissimo "compito" assegnatogli da Cuffaro: 227mila euro, circa la metà del vitalizio percepito fino a quel momento. Oggi Crosta sta restituendo a poco a poco le somme “illegittimamente” ricevute.

Il caso Russo

Tra le pensioni d'oro della Regione ce n'è una andata a un pensionato “baby”: Pier Carmelo Russo è andato “a riposo” ad appena 47 anni, grazie alla famosa legge 104 che riguarda i parenti di persone che necessitano di assistenza. Ex segretario del Pci a Bagheria nei primi anni ’90, Russo ha fatto carriera come funzionario regionale, fino ad occupare il massimo livello burocratico dell'Isola: quello di segretario generale. Russo è andato in pensione nemmeno cinquantenne per accudire il padre malato, ma pochi giorni dopo è stato nominato da Raffaele Lombardo assessore all'Energia e Rifiuti del suo terzo governo. In compenso, Russo non ha mai percepito l'indennità assessoriale, che ha devoluto in beneficenza, scegliendo di contare 'solo' sulla sua pensione da 11 mila euro lordi al mese. Ma ha anche collaborato per anni, in qualità di consulente legale, con la Regione sulla vertenza milionaria relativa al fallito progetto dei termovalorizzatori voluto da Cuffaro e bocciato da Lombardo.

I pensionati a lavoro

Quello di Russo non è l'unico caso di pensionati chiamati a lavoro nonostante fossero andati poco prima a riposo. Antonino Scimemi, già dirigente del dipartimento alla Programmazione, poi direttore generale dei Beni Culturali e dell'Urbanistica in epoca cuffariana, ad esempio, rientrò tra le maglie della pubblica amministrazione dell'Isola in qualità di capo di gabinetto di Raffaele Lombardo (poi sostituito da Patrizia Monterosso). Scimemi ha fatto parte anche dei consigli d'amministrazione di Sicilia e-Servizi, Irfis Siciliacque e Italkali e nel 2007 è stato assessore comunale al centro storico a Palermo in quota Mpa e direttore generale della Provincia di Catania quando Lombardo era presidente.

Alfredo Liotta, ex dirigente generale del Dipartimento del personale, era andato in pensione alla fine del 2008, dopo 40 anni di servizio. Liotta poi fu nominato dell'allora assessore Caterina Chinnici, come capo di gabinetto, ma si dimise presto. Santino Cantarella, da dirigente di seconda fascia alla Motorizzazione civile di Catania è diventato direttore generale dell'Ente Acquedotti. Per lui, fino al 2010, oltre alla pensione, anche il ruolo di commissario straordinario dello Iacp (l'Istituto autonomo case popolari). Girolamo Di Vita guidò il Dipartimento bilancio e tesoro in epoca cuffariana per poi guidare l'Aran, l'ente che si occupa dei contratti dei regionali. Saverio Ciriminna era uno degli uomini più potenti della sanità siciliana. Dopo il pensionamento rientrò nel mondo della Sanità diventando il nuovo capo della Croce Rossa regionale. Tutti questi percepiscono oggi pensioni superiori ai 150 mila euro annui lordi.

Il pensionato candidato

C'è anche uno dei candidati alla corsa per la presidenza della Regione, tra i “pensionati d'oro”: si tratta di Francesco Paolo Busalacchi, ex direttore regionale alla Programmazione. Tra i nomi degli ex regionali destinatari di pensioni superiori ai 140 mila euro lordi poi ecco Luigi Castellucci, ex direttore generale della Sanità, tra i diversi ruoli ricoperti nell'amministrazione regionale, vanta anche quello di capo di gabinetto del presidente Lombardo. Tra i dirigenti eccellenti della Sanità dell'Isola, ad essere andati a riposo con ricche pensioni anche Michele Bagnato, Antonio Mira, Santo Amandorla. Tra gli ex dirigenti dell'assessorato alla Presidenza spunta il nome di Tullio Martella.

I superpensionati che provengono dall'assessorato all'Agricoltura e alle Foreste sono invece il già citato Felice Crosta, Benedetto Lucchese e Ignazio Sciortino. Quest'ultimo nel 2008 si era candidato alla Camera, ma in posizione non eleggibile, con l'Mpa. Dall'assessorato ai Beni culturali provengono invece Marco Aurelio Lo Franco e Giuseppe Grado. Mentre tra i pensionati d'oro spunta anche un nome legato all'assessorato al Bilancio e Finanze: si tratta di Ercole Rabboni che ha chiuso la sua carriera alla Regione da dirigente generale alla Formazione. Ex dirigente dell'assessorato alla Cooperazione è Beniamino Landolina, dall'Industria proviene invece Michele Sarrica, che era stato anche capo di gabinetto dell'ex governatore Salvatore Cuffaro, nonché dell'ex assessore all'Industria Pippo Gianni. E ancora, la lunga lista dei pensionati d'oro si riempie coi nomi dell'ex segretario Gaetano Di Fresco, e degli ex dirigenti generali Domenico Pergolizzi, Agostino Porretto, Giovanni Sapienza, Americo Cernigliaro.

I fedelissimi dei presidenti

Tra i destinatari di assegni assai “pesanti” anche due ex dirigenti che, a vario titolo, sono stati tra i più graditi agli ultimi due governatori. Gesualdo Campo è stato infatti tra i burocrati più influenti durante l'era di Lombardo, e al centro anche di diverse polemiche. Mentre Vincenzo Sansone deve in qualche modo ringraziare il governo Crocetta: la scelta del governatore di nominarlo a capo del dipartimento tecnico ad appena un anno dalla pensione, ha consentito al burocrate stesso di calcolare il suo assegno sulla base di quel (ben remunerato) incarico di dirigente generale. Non era per niente amato dal governo in carica, invece, Marco Salerno. Fino a pochi mesi fa unico dirigente di prima fascia della Regione. Un titolo non sufficiente per ottenere incarichi di primo piano dal governo Crocetta, che invece l'ha “relegato” nell'ultima parte della sua carriera, al “Centro regionale del catalogo”. “Forse perché sono un bibliotecario” ironizzava un po' di tempo fa su Livesicilia.

Le altre pensioni d'oro

Tra i nomi dei pensionati d'oro spuntano anche quelli di Vincenzo GaliotoFrancesco Castaldi, ex dirigente dell'ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana; Francesco Castiglione ex capo dell'ufficio di Genio Civile di Agrigento poi alla guida dell'Ente Acquedotti Siciliano; Giorgio Colajanni, ex direttore all'Agenzia Regionale per i rifiuti e le acque; Antonino Colletti, ex ispettore generale dell’Azienda regionale foreste demaniali; Giuseppe Geraci, che è stato direttore ufficio idrografico regionale; Giuseppe Turturici, ex capo di gabinetto dei Lavori Pubblici. Godono delle invidiabilissime pensioni anche l'ex dirigente generale del Dipartimento della cooperazione, del commercio e dell'artigianato, Francesco Paolo Guerrera; l'ex dirigente generale del Dipartimento regionale ai Beni Culturali, Antonino Lumia; l'ex dirigente generale dell'ispettorato tecnico dell'assessorato ai Lavori Pubblici, Rosario Navarra Tramontana; l'ex segretario di giunta, Carmelo Ruffino; l'ex segretario generale di Palazzo d'Orléans, Gaetano Scaravilli. E ancora, ecco i nomi di Maria Teresa Ribaudo, Michele Cipolla, Maria Vitale, Piero Di Maggio, Castrense Marfia, Giovanni Arnone. Tutti in pensione. Tutti con un'indennità compresa tra i 132 mila e i 256 mila euro annui. 
Pensioni d'oro, in una Sicilia che è stata per tanto tempo terra di privilegi.

giovedì 23 febbraio 2017

Scoperto un sistema solare con 7 pianeti 'fratelli' della Terra.

Rappresentazione artistica della stella Trappist-1 con il suo sistema planetario (fonte: NASA/JPL-Caltech) © Ansa
Rappresentazione artistica della stella Trappist-1 con il suo sistema planetario (fonte: NASA/JPL-Caltech)


Potrebbero avere le condizioni per ospitare la vita.


Il più grande sistema planetario mai scoperto con tanti possibili 'sosia' della Terra, a nemmeno 40 anni luce dalla Terra. Mondi che potrebbero avere acqua liquida in superficie e forse le condizioni per ospitare la vita. La straordinaria scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve a un gruppo internazionale coordinato dall'università belga di Liegi. Aumenta così anche il numero dei pianeti esterni al Sistema Solare finora scoperti.

I pianeti ruotano intorno alla stella Trappist-1, molto più piccola e debole del nostro Sole. "E' un sistema planetario eccezionale, non solo perché i suoi pianeti sono così numerosi, ma perchè hanno tutti dimensioni sorprendentemente simili a quelle della Terra", spiega il coordinatore della ricerca, Michael Gillon. Utilizzando il telescopio Trappist, installato in Cile presso lo European Southern Observatory (Eso), i ricercatori hanno scoperto che tre dei sette pianeti dei Trappist-1 si trovano nella zona abitabile, cioè alla distanza ottimale dalla stella per avere acqua allo stato liquido. Potrebbero quindi ospitare oceani e, potenzialmente, la vita.

I sei pianeti più vicini alla stella sono paragonabili alla Terra per dimensioni e temperatura, hanno probabilmente una composizione rocciosa e si trovano in una zona in cui la temperatura è compresa fra zero e 100 gradi. Il sole di questo sistema planetario, Trappist-1, è una vecchia conoscenza per gli astronomi: era stato scoperto nel maggio 2016 insieme ai tre pianeti che si trovano nella fascia abitabile. 

Trappist-1, nella costellazione dell'Acquario, è una stella nana ultrafredda, con una massa pari all'8% del nostro Sole. In termini stellari quindi è molto piccola, solo un po' più grande di Giove. Gli astronomi ritengono che queste stelle nane possano ospitare molti pianeti di dimensione terrestre in orbite molto strette, rendendoli quindi promettenti obiettivi per la caccia alla vita extraterrestre, ma Trappist-1 è il primo di questi sistemi a essere stato scoperto. 

"La produzione energetica delle stelle nane come Trappist-1 è molto più debole di quella prodotta dal Sole. Perché ci sia acqua liquida in superficie, i pianeti dovrebbero essere in orbite più vicine di quanto vediamo nel Sistema Solare. Fortunatamente sembra che questa configurazione compatta sia proprio ciò che troviamo intorno a Trappist-1", spiega il co-autore della ricerca, Amaury Triaud, dell'università britannica di Cambridge. 

Molti dei sette i pianeti di Trappist-1, osservati anche con il telescopio spaziale Spitzer della Nasa, potrebbero avere acqua liquida in superficie, anche se le distanze orbitali rendono alcuni candidati più promettenti di altri. Modelli climatici suggeriscono che i tre pianeti più interni siano probabilmente troppo caldi per avere acqua liquida. E il pianeta più esterno è probabilmente troppo distante e freddo per averne. Ma quei tre pianeti che si trovano con le loro orbite giusto nel mezzo rappresentano per gli astronomi una sorta di Santo Graal poiché hanno le condizioni ideali per poter ospitare la vita.


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lunedì 20 febbraio 2017

La sinistra è il popolo! La sinistra siamo noi!


"Ho avuto l'impressione che il Pd in questi due mesi non si sia rispettato e abbia sprecato il suo tempo" ha detto Renzi nel suo intervento, sottolineando che ora la responsabilità va "verso il Paese e verso chi sta fuori". (Sky Evening news)
Qualcuno è disposto a spiegarmi che cosa intendesse dire il mentecatto, non chè rottamatore da rottamare?
Io ho non-poche-difficoltà a seguirlo nelle sue elucubrazioni da pubblicitario-sloganist di bassa levatura.
Che cosa intende quando parla del Paese a cui fa riferimento? E chi sarebbe "chi sta fuori"?
Si rende conto del fatto che se il PD si trova a dover analizzare il proprio operato per riacquistare consensi, oltre a quelli messi in cassaforte per puro clientelismo e asservimento, è per colpa sua?
Lui, più di chiunque altro prima di lui, ha allontanato dal partito chi credeva ancora nella politica della sinistra.
L'unico maggior colpevole dell'insuccesso di questo PD è lui!
Faccia un passo indietro, si allontani dalla politica definitivamente e lasci il campo libero a chi la politica vuole farla con responsabilità, senza protagonismi da guitto d'avanspettacolo.
Faccia il comico o l'imbonitore di pentole (tralasciando il porta a porta, glielo sconsiglio, non credo sia preparato ad un eventuale rifiuto) e, forse, avrebbe più fortuna.
Non è adatto alla politica, non sa neanche che cosa sia, figurarsi se è in grado di capire la differenza tra la politica di destra, e quella di sinistra.
E non credo che sia in grado di decidere nulla, tutto ciò che ha fatto, infatti, è stato obbedire agli ordini calati dall'alto.

Infine sarebbe il caso di fargli capire che la sinistra siamo noi, non è lui, la sinistra è il popolo ed al popolo deve adeguarsi chi vuole far parte della sinistra.

Roma Metropolitane, pignorati 10 milioni di euro: azienda sull’orlo del baratro. A rischio Metro C e conti del Comune. - Vincenzo Bisbiglia

Roma Metropolitane, pignorati 10 milioni di euro: azienda sull’orlo del baratro. A rischio Metro C e conti del Comune

Giovedì la Salini-Impregilo ha ottenuto dal giudice il blocco dei conti della municipalizzata, che da tempo in perdita costante, non ha mai approvato il bilancio 2015 e non ha proceduto alla ricapitalizzazione da 11 milioni di euro fondamentale per mantenerla in vita. Il fallimento dell'azienda, che ha contenziosi per 1 miliardo di euro, comporterebbe un effetto domino sulle casse del Campidoglio.

Un pignoramento da 10 milioni di euro rischia di far fallire la società del Comune di Roma che realizza le opere di trasporto pubblico (metro, tram, filobus, funivie, ecc). Conti correnti bloccati, azienda sull’orlo del baratro e l’amministratore unico – nominato appena 2 mesi fa da Virginia Raggi – che attacca la giunta grillina e minaccia le dimissioni. Roma Metropolitane è una polveriera e, se non accadrà qualcosa nei prossimi giorni, rischierà seriamente di essere al centro del prossimo ciclone di questa tempesta infinita che sta mettendo a dura prova l’amministrazione pentastellata. Anche perché in gioco c’e’, ancora una volta, la grande opera per eccellenza della Capitale: la metro C.
I CONTI IN ROSSO – Partiamo dalla fine. Giovedì scorso la Salini-Impregilo, nota società di costruttori romani, ha ottenuto dal giudice il pignoramento dei conti della municipalizzata, in virtù di un credito vantato di “appena” 10 milioni di euro, relativo alla costruzione (ultimata nel 2015) della linea B1 del metrò. 
Nonostante Roma Metropolitane abbia contenziosi aperti per quasi 1 miliardo di euro con varie aziende del settore, la visita pomeridiana dell’ufficiale giudiziario è bastata a bloccare definitivamente i flussi di cassa, già da tempo sono pressoché nulli.
Da dove nascono le difficoltà? L’azienda, da tempo in perdita costante, non ha mai approvato il bilancio 2015 e, seguendo l’indirizzo di una mozione presentata dalla maggioranza M5S e approvata a novembre in Assemblea Capitolina, non ha proceduto alla ricapitalizzazione da 11 milioni di euro fondamentale per mantenerla in vita. Tuttavia, a causa delle forti diversità di vedute fra l’assessore ai Trasporti, Linda Meleo, e quello alle Partecipate, Massimo Colomban, la sindaca Raggi ha comunque deciso di nominare un nuovo amministratore unico, Pasquale Cialdini, in attesa di varare un piano complessivo di riordino delle società capitoline, che però tarda ad arrivare.
TENSIONE AI VERTICI – La tensione si taglia a fette. E’ probabile che questo mese i circa 200 dipendenti fra ingegneri e impiegati non prenderanno lo stipendio, motivo per il quale da giorni sono in assemblea permanente. Durante un incontro con i sindacati, l’amministratore Cialdini – già dirigente del Mit – ha avuto parole durissime nei confronti della giunta, minacciando di dare dimissioni e di portare i libri contabili in tribunale se entro la fine di febbraio non arriveranno direttive sul futuro della società. I lavoratori venerdì pomeriggio hanno occupato simbolicamente il cantiere della metro C a San Giovanni, ma finora nessuno della maggioranza M5S si è espresso sul tema.
RISCHIO EFFETTO DOMINO – Ma cosa accadrebbe con il (possibile) fallimento di Roma Metropolitane? Il rischio è una specie di effetto domino che andrebbe a pesare direttamente sulle casse del Campidoglio, con ripercussioni economiche ben superiori all’effettivo valore della municipalizzata stessa. Come detto, Roma Metropolitane funziona da “stazione appaltante” per le grandi opere; questo significa che la società si accolla per conto del Comune tutti i rapporti finanziari con le aziende private che svolgono materialmente i lavori legati ai trasporti della Capitale.
Solo con il consorzio di imprese che sta costruendo la metro C – Vianini Caltagirone, Ansaldo Sts, Astaldi, Ccc e Cmb – la municipalizzata oggi diretta da Cialdini ha un debito certificato di quasi 200 milioni e un contenzioso aperto in tribunale civile per almeno altri 300 milioni. L’ex amministratore unico, Paolo Omodeo Salè, stimava in 1 miliardo di euro l’importo totale di questi contenziosi, che in caso di fallimento andrebbero a pesare tutti sul Campidoglio, mandandone in tilt i flussi di cassa.
GLI EFFETTI SULLA LINEA C – Come noto, la metro C di Roma ad oggi è in funzione in un tratto ancora piuttosto decentrato, ovvero dall’estrema periferia est di Pantano fino a piazza Lodi (appena dentro le mura Aureliane). Dopo molti tentennamenti, pare che Virginia Raggi e i suoi si siano convinti di portare avanti l’opera lungo il tracciato previsto, nonostante gli sprechi (extracosti per quasi 1 miliardo), i ritardi (ben 6 anni sulla tabella di marcia) e le inchieste aperte da Procura di Roma e Corte dei Conti.
In questo momento, il Campidoglio punta tutto sull’apertura della stazione di San Giovanni, ipotizzata per fine 2017, che permetterebbe alla linea C di incrociare la linea A. Un risultato che potrebbe essere messo in dubbio proprio dall’eventuale fallimento di Roma Metropolitane, punto di riferimento per il contraente generale e parafulmine economico per il Comune.

Basta!

Risultati immagini per basta!

La domanda sorge spontanea:
ma, dopo gli avvenimenti ai quali abbiamo assistito, possiamo ancora dire che il PD sia un partito di ideologia di sinistra? 


Un partito tendenzialmente comunista?

A me sembra che abbia cambiato rotta e che sia diventato un partito con tendenze fasciste e liberali al massimo!


- Impone regole e leggi che privilegiano le banche e le grandi industrie; 
- non tutela i lavoratori tassandoli a dismisura (quando un lavoro ce l'hanno), e li costringe ad accettare stipendi sempre più bassi e orari di lavoro massacranti e schiavizzanti;           -  permette alle aziende di trasferire le attività altrove all'estero; 
- non punisce gli evasori, chi trasferisce denaro nei paradisi fiscali, chi commette reati contro la pubblica amministrazione, ......

Io non mi sento tutelata, mi sento perseguitata da questo PD!