Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 31 gennaio 2020
giovedì 30 gennaio 2020
L'acqua su Marte era simile a quella degli oceani terrestri
Rappresentazione artistica degli oceani di Marte (fonte: NASA/GSFC)
I dati di Curiosity rafforzano la ricerca di tracce di vita.
L'acqua che un tempo bagnava la superficie di Marte aveva un pH e una salinità simili a quelli degli oceani terrestri che pullulano di forme di vita. A indicarlo sono le analisi condotte dal rover Curiosity della Nasa su alcuni sedimenti argillosi prelevati nel cratere Gale. I dati, che rafforzano ulteriormente la ricerca di tracce di vita sul Pianeta Rosso, sono pubblicati sulla rivista Nature Communications da un gruppo internazionale guidato dal Tokyo Institute of Tecnology.
Gli esperti hanno analizzato i dati mineralogici e chimici che Curiosity aveva inviato sulla Terra dopo aver passato al setaccio alcuni sedimenti di smectite, un minerale argilloso trovato nel cratere Gale in cui si nasconderebbe l'impronta lasciata dall'antica acqua marziana.
Lo studio ha passato in rassegna vari parametri, come la salinità dell'acqua (ovvero la concentrazione di sali disciolti), il pH (la misura della sua acidità o alcalinità) e quello che viene chiamato 'stato ossidoriduttivo', ossia la tendenza a perdere o acquisire elettroni (in altre parole, la misura dell'abbondanza di gas come l'idrogeno, proprio di ambienti riducenti, o di ossigeno, tipico di ambienti ossidanti).
I risultati indicano che i sedimenti argillosi del cratere Gale si sarebbero formati in presenza di acqua liquida lievemente salina e con un pH vicino a quello degli oceani della Terra. Siccome i nostri mari ospitano una miriade di forme di vita, è plausibile che anche l'antica acqua marziana potesse ospitare vita, per lo meno microrganismi. Alle prossime missioni il compito di trovarne le prove.
Gli esperti hanno analizzato i dati mineralogici e chimici che Curiosity aveva inviato sulla Terra dopo aver passato al setaccio alcuni sedimenti di smectite, un minerale argilloso trovato nel cratere Gale in cui si nasconderebbe l'impronta lasciata dall'antica acqua marziana.
Lo studio ha passato in rassegna vari parametri, come la salinità dell'acqua (ovvero la concentrazione di sali disciolti), il pH (la misura della sua acidità o alcalinità) e quello che viene chiamato 'stato ossidoriduttivo', ossia la tendenza a perdere o acquisire elettroni (in altre parole, la misura dell'abbondanza di gas come l'idrogeno, proprio di ambienti riducenti, o di ossigeno, tipico di ambienti ossidanti).
I risultati indicano che i sedimenti argillosi del cratere Gale si sarebbero formati in presenza di acqua liquida lievemente salina e con un pH vicino a quello degli oceani della Terra. Siccome i nostri mari ospitano una miriade di forme di vita, è plausibile che anche l'antica acqua marziana potesse ospitare vita, per lo meno microrganismi. Alle prossime missioni il compito di trovarne le prove.
Siamo senza speranza.
Fatta una buona legge, dopo due giorni viene cancellata. Non abbiamo più speranze, siamo in mano a delinquenti che pur di non mollare il potere, si affidano anche alle organizzazioni mafiose per restare a galla e continuare a depredare il paese (lo constatiamo giornalmente leggendo i giornali e ascoltando le notizie).
Disgustoso vedere come stiano lottando per mantenere i propri privilegi invece di provvedere a legiferare per tirarci fuori dal baratro in cui ci hanno fatto cadere. Hanno avuto la sfacciataggine di ripristinarsi i vitalizi mentre a noi tolgono tutto!
A chi serve la prescrizione? A chi ha soldi e buoni avvocati per ottenerla, non certo a noi miserabili cittadini ai quali già è tanto se viene garantito un lavoro, peraltro, malpagato.
A chi serve che si mantenga la concessione autostradale ai Benetton? Solo a chi riceve oboli per mantenersi in politica, e che poi usa come ben sappiamo....
E chi vota questi miserevoli e pietosi esseri che non rinunciano a nulla?
Chi ha interesse ad avere ricambiato il favore, naturalmente; "do ut des" è la formula che va per la maggiora al momento.
Come l'apparire più che l'essere, come non usare le buone maniere per non passare da fessi, come non rispettare le regole per lo stesso motivo...
Non sappiamo neanche educare i nostri figli che, privi di freni e abbandonati a se stessi, emulano i peggiori delinquenti.
Stiamo decadendo sotto tutti i punti di vista, siamo un paese da terzo mondo per libertà di opinione, per cultura, per informazione, per mala sanità, e chi più ne ha più ne metta.
Peccato, eravamo conquistatori del mondo, esportavamo cultura, ...
Ora siamo l'ombra di noi stessi e senza alcuna speranza di cambiamento. C.
Disgustoso vedere come stiano lottando per mantenere i propri privilegi invece di provvedere a legiferare per tirarci fuori dal baratro in cui ci hanno fatto cadere. Hanno avuto la sfacciataggine di ripristinarsi i vitalizi mentre a noi tolgono tutto!
A chi serve la prescrizione? A chi ha soldi e buoni avvocati per ottenerla, non certo a noi miserabili cittadini ai quali già è tanto se viene garantito un lavoro, peraltro, malpagato.
A chi serve che si mantenga la concessione autostradale ai Benetton? Solo a chi riceve oboli per mantenersi in politica, e che poi usa come ben sappiamo....
E chi vota questi miserevoli e pietosi esseri che non rinunciano a nulla?
Chi ha interesse ad avere ricambiato il favore, naturalmente; "do ut des" è la formula che va per la maggiora al momento.
Come l'apparire più che l'essere, come non usare le buone maniere per non passare da fessi, come non rispettare le regole per lo stesso motivo...
Non sappiamo neanche educare i nostri figli che, privi di freni e abbandonati a se stessi, emulano i peggiori delinquenti.
Stiamo decadendo sotto tutti i punti di vista, siamo un paese da terzo mondo per libertà di opinione, per cultura, per informazione, per mala sanità, e chi più ne ha più ne metta.
Peccato, eravamo conquistatori del mondo, esportavamo cultura, ...
Ora siamo l'ombra di noi stessi e senza alcuna speranza di cambiamento. C.
Prescrizione, la Camera rinvia in commissione la legge di Forza Italia che cancella la riforma Bonafede: i renziani non partecipano al voto.
A Montecitorio approvata con 72 voti di vantaggio la richiesta di Pd, M5s e Leu per rimandare in commissione la legge del berlusconiano Costa. Italia viva non vota. La deputata che attaccò Gratteri: “Sono del Pd ma voterò con Forza Italia per cancellare la riforma.
I renziani non partecipano al voto ma la maggioranza regge comunque. La Camera dei deputati ha rimandato in commissione Giustizia la proposta di legge presentata dal berlusconiano Enrico Costa. Una norma agitata da settimana come una spada di Damocle sulla tenuta del governo e che essenzialmente prevede la cancellazione della riforma Bonafede, cioè lo stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. “Ci manca un ultimo miglio e un rinvio potrebbe darci la possibilità di percorrerlo. Sarà la cartina di tornasole per vedere se troveremo un accordo”, ha detto Federico Conte, deputato di Leu, chiedendo all’aula di rinviare la proposta ammazza riforma. Maggioranza avanti di 72 punti. Renziani non votano – Alla fine la richiesta di rinvio in commissione è passata con 72 voti di vantaggio. Nonostante al voto non abbiano partecipato i deputati di Italia viva. “Siamo disponibili al confronto nella maggioranza e apprezziamo l’apertura manifestata dal ministro Bonafede stamattina. Abbiamo presentato due emendamenti al Milleproroghe sull’abolizione dello stop alla prescrizione, che saranno esaminati tra una decina di giorni: useremo questo tempo per capire se si sta pensando a fare un lavoro serio per varare modifiche condivisibili”, ha detto in aula la deputata Lucia Annibali, capogruppo in commissione Giustizia di Italia viva. Anche il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sulla relazione del ministro della Giustizia. Il via libera dall’Aula di Palazzo Madama è arrivato con 146 voti favorevoli, 109 contrari e due astenuti. Bocciata la risoluzione delle opposizioni. L’altra risoluzione, proposta dalle opposizioni e con parere negativo del governo, è stata bocciata con 147 no, 105 sì e due astenuti.
Il dibattito sul rinvio – “Noi non abbiamo cambiato idea perché consideriamo la legittima iniziativa di Costa come un tentativo di colpire la stabilità del Governo. Noi appoggiamo il rinvio in commissione perché è in corso un lavoro sui tempi dei processi”, ha detto in aula il responsabile giustizia Pd Walter Verini. Contrari al ritorno in commissione, ovviamente, i parlamentari di Forza Italia. “La proposta di legge in esame è in quota opposizione non si capisce infatti la richiesta, se non strumentale, di rimandarla in commissione. Non si possono nascondere le divisioni della maggioranza con un rinvio. Non è pensabile che questa proposta non venga esaminata e valutata, l’aula deve avere la possibilità di esprimersi”, ha detto la capogruppo dei berlusconiani, Maria Stella Gelmini. Con il rinvio di oggi, dunque, il dibattito sulla giustizia incassa un nuovo rinvio. Utile al governo per mettersi d’accordo sia sulla prescrizione che sulla riforma del processo. Quest’ultima è stata promossa, almeno a parole, dai rappresanti di Pd e Leu. La riforma Bonafede, che invece prevede lo stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, non riesce a mettere d’accordo la maggioranza. Una mediazione era stata trovata dal premier Giuseppe Conte: in pratica consiste in due meccanismi diversi della prescrizione a seconda che gli imputati siano stati condannati o assolti alla fine del processo di primo grado. Ma anche in questo caso i renziani hanno fatto muro.
La deputata anti Gratteri: “Io Pd voterà con Forza Italia” – La giornata si era aperta con la maratona giudiziaria organizzata dai penalisti davanti Montecitorio. Molti i renziani presenti, ma anche qualche esponente del Pd. “Sono del Pd ma voterò a favore della proposta Costa“, ha detto la deputata dem Vincenza Bruno Bossio, intervenendo alla manifestazione dei penalisti italiani, in piazza Montecitorio, contro la riforma del guardasigilli Alfonso Bonafede dal titolo ‘Imputato per sempre? No grazie’. Una dichiarazione delicata quella di Bossio visto che nel frattempo, dentro alla Camera dei deputati è cominciata la discussione della proposta di legge presentata dal responsabile giustizia di Forza Italia, Enrico Costa che cancella la riforma della prescrizione. “La mia è una battaglia da cittadina ed anche all’interno del Pd che deve ritornare alle battaglie riformiste contro le subalternità. Io sono una per adesso all’interno del Partito democratico ma temo che in aula ce ne sono tanti altri. Vi dico: datemi una leva e vi solleveremo il mondo”.
La deputata che attaccò Gratteri – La parlamentare del Pd era finita al centro delle polemiche dopo l’ultimo maxi blitz di ‘ndrangheta della procura di Catanzaro, quando aveva attaccato su facebook il procuratore Nicola Gratteri. “Gratteri arresta metà Calabria. È giustizia? No è solo uno show! Colpire mille per non colpire nessuno. Anzi si. Colpire la possibilità di Oliverio di ricandidarsi”, aveva scritto sui social, prima di cancellare il post e ricevere le critiche del suo partito, il Pd. Bossio, infatti, è la moglie di Nicola Adamo, altro esponente dem colpito da un divieto di dimora nell’inchiesta che il 19 dicembre ha portato agli arresti 330 persone. La posizione della Bossio lascia sospeso un interrogativo: ci saranno altri esponenti dem che intendono votare con Forza Italia? Al momento sembra di no. La maggioranza, tra l’altro, si è dimostrata compatta quando c’è stato da votare la risoluzione di maggioranza per l’approvazione della relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: è passata con 309 sì e 200 no.
I renziani con i penalisti – Anche i renziani hanno votato la risoluzione di maggioranza per l’approvazione Bonafede. Gli esponenti di Italia viva, però, hanno più volte spiegato di essere pronti a votare la legge Costa, e infatti hanno partecipato alla manifestazione dei penalisti davanti alla Camera. “Attendiamo rispettosi ma fermi una presa di opposizione definitiva del Partito democratico”, dice Gian Domenico Caiazza, presidente Unione camere penali intervenendo alla maratona oratoria a Piazza Montecitorio. Da dove lo stesso Enrico Costa ha chiesto il voto segreto: “In aula siamo convinti che la maggioranza si possa dividere e con i voti segreti si possa approvare la nostra proposta, ma sembra che la maggioranza voglia buttare la palla in tribuna facendo tornare il provvedimento in commissione. Non potranno comunque giocare a ping pong per sempre, prima o poi l’aula dovrà esprimersi”. “Quella sulla prescrizione è una battaglia di civiltà. Non facciamo un passo indietro”, ha detto Maria Elena Boschi dalla manifestazione dei penalisti in piazza Montecitorio. Giacomo Portas, indipendente che fa parte d’Italia viva, è arrivato a dire che “se oggi il voto sulla prescrizione venisse rinviato, il ministro Bonafede, se avesse un pò di dignità, si dovrebbe dimettere”.
Renzi: “Votiamo proposta Costa” – Lo stesso Matteo Renzi, in mattinata, ha annunciato il voto dei suoi per cancellare la riforma Bonafede, attaccando i 5 stelle a Radio Capital: “Non inseguire il giustizialismo sulla prescrizione o la follia di chiedere una revoca impossibile per Autostrade“. Ecco quindi la proposta di Renzi: “Anziché l’obbrobrio voluto da Bonafede e Salvini vogliamo il ritorno alla proposta Orlando, come propone l’ex ministro Costa. Spero che la voti anche il Pd“. Quindi annullare lo stop alla prescrizione dopo il primo grado, entrato in vigore il primo gennaio. In alternativa, Renzi propone il cosiddetto ‘lodo Annibali‘, dal nome della deputata di Iv che ha firmato l’emendamento al Milleproroghe, ovvero un rinvio della riforma Bonafede al prossimo anno. “Invece del lodo Conte o lodo Bonafede c’è il lodo Annibali, è nel Milleproroghe che tra dieci giorni si vota”, incalza Renzi.
La relazione di Bonafede – Nel frattempo il Guardasigilli Alfonso Bonafede ha parlato proprio nell’Aula di Montecitorio, spiegando che “sulla prescrizione ci sono divergenze nella maggioranza e su quelle ci stiamo confrontando. Il cantiere è aperto, il confronto è serrato e leale”. Il ministro ha illustrato la relazione annuale sull’amministrazione della giustizia. Nel suo discorso ha definito la riforma del processo penale un “cantiere aperto” e ha deciso di non affrontare il nodo prescrizione. Il ministro ha parlato della nuova norma solo elencando i punti cardine della cosiddetta Spazzacorrotti: “E’ intervenuta – ha ricordato – in materia di lotta alla corruzione, inserendo l’agente sotto copertura tra gli strumenti investigativi, il Daspo ai corrotti, le norme in materia di trasparenza dei finanziamenti ai partiti, l’irrigidimento del regime detentivo dopo la condanna definitiva nonché un nuovo regime di prescrizione entrato in vigore il primo gennaio”. Nel suo discorso alla Camera invece Bonafede ha sottolineato gli “oltre otto miliardi e mezzo di euro” stanziati nel 2019 e i “quasi nove miliardi” previsti dalla manovra 2020 per l’amministrazione della giustizia. “La mole degli investimenti in questione dimostra concretamente che la giustizia non è più una voce ordinaria di bilancio, ma una vera e propria priorità dell’ordinamento nazionale”, ha detto il ministro. “La forte accelerazione al percorso già avviato sull’innovazione tecnologica ha gettato le fondamenta di una politica legislativa di sostanziale velocizzazione dei processi civili e penali e del sistema amministrativo generale”, ha poi sottolineato Bonafede esponendo le linee guida sulla giustizia in Aula alla Camera. “Una volta attivata l’implementazione degli investimenti – ha aggiunto – è stato possibile confrontarsi, all’interno della maggioranza, sulle riforme del processo civile e del processo penale, con l’obiettivo di intervenire in maniera chirurgica sui tempi morti e sulle disfunzioni del processo, senza dar vita all’ennesimo capitolo di una inutile e decennale stratificazione legislativa. Ritengo sia stato e debba continuare ad essere proprio questo l’elemento di massima discontinuità di questa maggioranza con quella con l’ha preceduta: la capacità di sapere affrontare le grandi riforme che consegneranno ai cittadini una giustizia celere ed efficiente“, ha detto il ministro.
Renzi fa muro anche su concessioni ad Autostrade – Mentre Bonafede parlava alla Camera, da Radio Capital arrivavano gli attacchi di Renzi: “Condivido totalmente per la prima volta da anni quel che dice Orlando. Quando dice (al governo e al M5s, ndr) ora si cambia passo io sono felicissimo, stappo una bottiglia di quello buono”, ha detto il leader di Italia Viva. “M5s vive una fase di profonda difficoltà, secondo me il loro è un declino inesorabile – ha aggiunto – ma non credo che i parlamentari vogliano far finire questa legislatura perché il Parlamento non lo rivedono più. Bisogna rispettare i loro numeri alle Camere, ma non ci inchiniamo alla cultura populista e demagogica“. Oltre a chiedere una marcia indietro sulla prescrizione, Renzi ha criticato anche la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia, su cui il governo è al lavoro dopo il crollo del Ponte Morandi. “Devono pagare quelli di Autostrade e tanto, ma no a una revoca che giuridicamente non sta né in cielo né in terra”, ha detto Renzi a Circo Massimo. Nella sua agenda “riformista” ha inserito tra le altre cose “cantieri per 120 miliardi da aprire e semplificazione totale della pubblica amministrazione attraverso la digitalizzazione“. Il leader di Italia Viva è convinto infatti che la vittoria alle urne in Emilia-Romagna abbia “il nome e il cognome” di Stefano Bonaccini, un renziano. E ha annunciato anche le sue liste per le prossime regionali: “Ci presenteremo con il nostro simbolo in Toscana sostenendo con grande convinzione Eugenio Giani candidato del centrosinistra, in Puglia invece non andremo con il centrosinistra se avrà come candidato Emiliano. Speriamo ci sia un bel candidato in Liguria, che è una partita recuperabile”.
‘Ndrangheta, “se vi dico che ho problemi, domani sono morto”: nelle parole ai pm la paura degli imprenditori. Poi la scelta di denunciare. - Lucio Musolino
Ci sono anche le storie delle vittime sotto scacco del clan Labate nell'operazione “Helianthus”, della procura di Reggio Calabria. Al centro dell'inchiesta c'è la cosca che decideva ogni cosa al Gebbione, il quartiere di Reggio tra il torrente Sant’Agata e il torrente Calopinace. Prima davanti ai magistrati facevano resistenza, terrorizzate "al solo pensiero di dover pronunciare” il nome del boss. Poi hanno raccontato con le lacrime agli occhi le estorsioni subite. Il gip: "Dopo anni di omertoso silenzio, hanno finalmente deciso di rialzare la testa e di ribellarsi all’imposizione mafiosa.”
“Dottore, se io le dico che avevo problemi, io domani sono morto!”. E poi: “Dottore, vedete che poi non torniamo più a casa“. E ancora: “Se vi dico che non torniamo più, non torniamo! Sentite che vi dico…omicidio”. Piangevano, davanti ai pm raccontavano con le lacrime agli occhi che quel nome, il nome del boss al quale dovevano chiedere il permesso per lavorare, loro non avevano intenzione di farlo. “Se vi dico che mi ammazzano dottore! Questi qua sono pazzi, non hanno niente da perdere”. “Ve lo dico sinceramente dottore, con il cuore in mano… sono due mesi che non dormo”. Alla fine, però, hanno trovato il coraggio di denunciare. E raccontare ai magistrati anni di minacce, estorsioni e taglieggiamenti. “L’impresa viene taglieggiata nel momento in cui viene ad iniziare un cantiere. Questa purtroppo nella nostra città è una prassi scontata“. L’alternativa? “La maggior parte delle imprese devono subire oppure rischiare in pratica ritorsioni oppure rischiare la vita”. Ci sono anche le storie degli imprenditori sotto scacco della ‘ndrangheta nell’operazione “Helianthus”, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dai pm Stefano Musolino e Walter Ignazitto. Al centro dell’inchiesta c’è la cosca Labate: 14 gli arrestati citati nell’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip Pasquale Laganà e notificata in carcere al boss Pietro Labate. Con l’accusa di associazione mafiosa ed estorsione, la squadra mobile ha arrestato pure Orazio Assumma, il braccio destro del boss che decideva ogni cosa al Gebbione, il quartiere di Reggio tra il torrente Sant’Agata e il torrente Calopinace.
L’inchiesta contro i “Ti mangio” – Le porte del carcere si sono spalancate pure per il cognato del boss, Rocco Cassone, Santo Gambello, Antonio Galante, Caterina Cinzia Candido, Francesco Marcellino, Fabio Morabito, Domenico Foti e Domenico Pratesi. In manette sono finite anche le nuove leve dei “Ti Mangiu”: i due omonimi Paolo Labate, di 38 e 36 anni, cugini e figli rispettivamente di Pietro e Nino Labate. Nei confronti di quest’ultimo, che si trova ricoverato in una struttura sanitaria, il gip ha disposto gli arresti domiciliari, così come per Santo Antonio Minuto detto “U Ceduzzu”. Ritenuto vicino alla cosca, Minuto gestisce una pescheria ed è accusato di essersi rivolto a Fabio Morabito e a Nino Labate per impedire a due fratelli di aprire un’altra pescheria nelle vicinanze. L’inchiesta Secondo il gip Pasquale Laganà, gli imprenditori che hanno denunciato il boss, “dopo anni di omertoso silenzio, hanno finalmente deciso di rialzare la testa e di ribellarsi all’imposizione mafiosa”. Durante la conferenza stampa, il procuratore Bombardieri non ha dubbi: “Gli imprenditori hanno dimostrato di voler fare questo salto di qualità e denunciare le cosche. Devono sapere che noi ci siamo e lo Stato c’è”. Nelle carte dell’inchiesta si riassume il percorso che ha portano molti di loro a ribellarsi al pizzo.
L’estorsione: “Sei uno scostumato” – È il 25 ottobre 2019 quando ai pm Musolino e Ignazitto l’imprenditore Francesco Presto racconta, con le lacrime agli occhi, la visita ricevuta dal boss Pietro Labate e dal suo uomo di fiducia, Orazio Assuma. “Sei uno scostumato” si è sentito dire dal boss e dal suo luogotenente che un giorno si erano presentati al cantiere dove la sua azienda edile stava costruendo un complesso immobiliare nel quartiere Gebbione, considerato il feudo dei “Ti mangiu”, come sono soprannominati i Labate. “Mi hanno rimproverato, mi hanno preso a male parole – ha spiegato Presto – mi hanno detto che sono andato a casa loro, che prima che andavo là gli dovevo chiedere il permesso, che sono scostumato, avete capito che mi hanno detto? Perché uno gli deve chiedere pure il permesso per lavorare, avete capito? Siamo in queste condizioni, avete capito? Che gli dovevo chiedere il permesso…che il lavoro era loro, che dovevano farlo loro, che loro si erano accaparrati il lavoro da prima… gli ho detto io ‘Ma scusate io vi sto offrendo il lavoro?’ dice ‘No tu stai zitto! Sei uno scostumato!… dice che gli dovevo dare 200mila euro ‘se fate il lavoro e se non lo fate’”.
L’imprenditore ai pm: “Vi affido la mia famiglia” – Prima di raccontare ai pm le angherie subite, l’imprenditore fa qualche resistenza. Ha paura di essere ucciso, teme per i suoi parenti, piange e lo dice senza mezzi termini. Le sue parole sono la “dimostrazione plastica” del terrore che i Labate provocano nella zona sud di Reggio Calabria: “Dottore ma se io le dico che avevo problemi, io domani sono morto! Se vi dico che mi ammazzano dottore! Questi qua sono pazzi dottore, non hanno niente da perdere… vedete che non torniamo più a casa! Se vi dico che non torniamo più, non torniamo! Sentite che vi dico…omicidio”. La Procura insiste e Presto, prima di parlare, si rivolge ai magistrati con una richiesta: “Vi affido la mia famiglia”. Per i pm, Francesco Presto è “letteralmente terrorizzato al solo pensiero di dover pronunciare” il nome del boss. Il pm Musolino lo convince a fidarsi: “Non vi preoccupate, state tranquillo, ditemi tutto quello che dovete dire, la libertà vera vi viene da questa cosa qua e vi garantisco che lo potete fare. Non vi preoccupate, ce le sappiano gestire, vogliamo che restate a Reggio e che lavorate a Reggio Calabria”.
“Non ho dormito per mesi” – Solo dopo essere stato tranquillizzato dal sostituto della Dda, l’imprenditore capisce che è arrivato il momento di alzare la testa e spiega ai pm cosa è successo nel suo cantiere quando sono iniziati i lavori per il complesso residenziale. Un giorno all’improvviso da un garage è spuntato il boss Pietro Labate. “Forse era pure latitante, non ricordo, ho avuto paura… sono rimasto. – racconta l’imprenditore costretto a pagare il pizzo – Dottore io non ho dormito per mesi, non è una cosa che uno può accettare però non avevo altre cose da fare, il cantiere era iniziato… Ma come si torna indietro? Come si torna indietro? Che devo fare? E ho dovuto pagarli, dargli i soldi… veniva il signor Assumma a prenderseli… sempre lui, anzi il signor Labate mi ha detto che glieli dovevo dare solo a lui”.
“Così funziona il pizzo a Reggio Calabria” – Le minacce sono sempre le stesse, e vengono registrate dalle cimici della squadra mobile di Reggio Calabria, diretta da Francesco Rattà: “Tu come fai, come ti permetti”. “Qua mi devi dare conto… qua non ne fai né tu e neanche il padre eterno”. Le carte dell’inchiesta raccontano come il clan controllasse un pezzo di città: per muovere un mattone, aprire un negozio o semplicemente respirare, nel quartiere Gebbione serviva quello che i pm definiscono il “nulla osta” dei Labate. I “Ti mangiu” lo hanno preteso anche dall’imprenditore Francesco Berna, coinvolto l’estate scorsa nell’operazione Libro nero contro la cosca Libri. Ai pm, Berna ha raccontato come “Vecchia Romagna”, il soprannome di Domenico Foti, ha costretto lui e il suo socio, l’imprenditore Francesco Siclari, “a pagare a titolo di “pizzo” la somma di 20mila euro” per i lavori di un complesso immobiliare ricadente nella zona di influenza dei Labate. “L’impresa – fa mettere Berna a verbale – viene taglieggiata nel momento in cui viene ad iniziare un cantiere… cioè questa purtroppo nella nostra città è una prassi scontata, cioè non esiste, può esistere il piccolo lavoretto che non… va sotto… che passa sotto traccia, nel senso che nessuno si avvicina… ma se si tratta di cantieri dove ci sono fabbricati da realizzare o lavori pubblici da fare, difficilmente in pratica uno riesce a scappare al tentativo di estorsione, all’estorsione vera e propria… La maggior parte delle imprese devono subire oppure rischiare in pratica ritorsioni oppure rischiare la vita. Dipende dai rapporti che ci sono con i soggetti… chi è il soggetto che ti viene davanti, no? E si presenta”.
“La mattina ho paura a uscire di casa” – Convocato in Procura, l’imprenditore Francesco Siclari dice di non aver mai ricevuto richieste di denaro da parte dei Labate. Come Presto, anche lui ha paura e, in un primo momento, nega quanto dichiarato dal suo socio Francesco Berna. Poi però si fa coraggio e, ai due pm che lo interrogano, racconta come sono andate le cose: “Un giorno dice Francesco (Berna, ndr) ‘sai qua sicuramente saremo costretti a pagare un caffè’”. Il realtà, il “caffè” era il pizzo preteso dai Labate. Come ha spiegato il responsabile della sezione Reati contro il patrimonio della squadra mobile Giuseppe Izzo, i “Ti Mangiu erano in grado di costringere chiunque a consegnare loro il denaro”. “Abbiamo dato 20mila euro… io ho un nodo qua dottore. La pretesa era più alta…era 30mila euro… Dal 31 luglio ad oggi, tremo… io la mattina ho paura di uscire di casa. Prima che esco mi affaccio dal balcone, guardo la macchina, mi sveglio di notte e tutta una serie di cose perché ho pensato ‘ora questi da chi vengono?’ Da me. Ve lo dico sinceramente dottore, con il cuore in mano… sono due mesi che non dormo”.
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