venerdì 20 marzo 2020

Coronavirus: gli stabilimenti Ferrari produrranno ventilatori polmonari anziché automobili. - Simone Gussoni

Coronavirus: gli stabilimenti Ferrari produrranno ventilatori polmonari anziché automobili

A causa dell’emergenza globale conseguente alla diffusione del Coronavirus anche la famosissima casa automobilistica Ferrari convertita la propria produzione da vetture extralusso e iperperformanti a ventilatori polmonari.
Anche i concorrenti Mercedes e RedBull sembrano essere intenzionato a seguire tale decisione, per dare supporto agli ospedali italiani e non, nei quali i pazienti ricoverati in Terapia Intensiva hanno bisogno di dispositivi simili per sopravvivere.
Ferrari e Fca, insieme con il produttore di componenti automobilistici Magneti Marelli, stanno discutendo con la Siare Engineering International di Bologna, numero uno in Italia per le macchine per la ventilazione, offrendo lo stabilimento di Maranello e ricerca soluzioni per poter produrre le componenti di questi apparecchi salvavita. 
Giovedì, durante un incontro tra un gruppo di ingegneri di Fca e Ferrari, sono state messe sul tavolo due ipotesi. La prima punta a ottimizzare il processo produttivo, supportando Saire nella logistica e con i fornitori, due aspetti che potrebbero immediatamente spingere la sua produzione. Ma – è la seconda ipotesi – c’è anche la possibilità di esternalizzare parte della manifattura, in particolare di alcuni componenti. La Ferrari ha già dato la disponibilità a usare i suoi impianti a Maranello, e anche in casa Fca si sta valutando dove e in che modo collaborare alla produzione di alcune parti. 
Insomma, «o li aiutiamo a casa loro o portiamo fuori parte della produzione. Oppure facciamo entrambe le cose», spiegano da Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla Fca e Ferrari. Una decisione non è ancora stata presa. Mentre l’obiettivo è chiaro: raddoppiare la produzione di apparecchi per la respirazione di Siare, passando da 150 a 300 respiratori alla settimana. 
Nei giorni scorsi la famiglia Agnelli ha donato 10 milioni alla Protezione civile per l’emergenza Covid-19. Come gruppo invece Fca, Ferrari e Cnh Industrial stanno acquisendo 150 respiratori e mascherine in Cina e le porteranno in Italia. Inoltre Leasys, la società di noleggio, ha messo a disposizione delle Croce rossa italiana una flotta di mezzi per il trasporto. Infine, il gruppo ha offerto alla Protezione civile la propria rete di acquisti e un servizio di consulenza per comprare materiale sanitario e apparecchiature all’estero e portrlo velocemente in Italia.
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giovedì 19 marzo 2020

Coronavirus, la carità pelosa di B. e i ricchi (evasori). - Tommaso Montanari

“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati… Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini… Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta”. Decisamente questo Matteo – l’evangelista – è il meno ascoltato oggi, ai piani alti della società italiana: dove da giorni è tutto un risuonar di trombe che annunciano urbi et orbi gli atti di beneficenza di ricchi e ricchissimi italiani a favore di strutture chiamate a lottare contro gli effetti del Coronavirus. Sia chiaro: siamo in trincea, e qualunque atto contribuisca a salvare anche solo una vita è benedetto.
Con un caveat, tuttavia: bisogna aver coscienza che la celebrazione pubblica di questi atti rischia di contribuire a tenerci inchiodati alla pessima situazione in cui ci siamo cacciati da soli. Quale? La distruzione della ricchezza pubblica a favore dell’aumento della ricchezza privata: lo smontaggio dello Stato, e dunque l’abbandono dei diritti e il ritorno a un Antico Regime in cui bisogna raccomandarsi ai graziosi donativi dei signori, che più donano, più comandano.
Prendiamo il caso più eclatante, quello di Silvio Berlusconi. Di fronte alla sua donazione di 10 milioni, un altro Matteo (Renzi) ha twittato: “Chi fa polemica anche per questa notizia è incredibile. Oggi c’è solo da dire: bravo presidente Berlusconi”. E Carlo Calenda, lapidario: “Chapeau!”. Cosa c’è di sbagliato a dire “grazie” e a dire “bravo” a chi fa un regalo? Rispondo con una domanda: direste grazie a un truffatore che, dopo avervi sottratto l’appartamento costringendovi a dormire sotto un ponte, venisse a donarvi una coperta (con il sorriso del benefattore e le telecamere al seguito)? Berlusconi (e con lui anche Renzi e Calenda, pro quota) ha la responsabilità di aver massacrato il nostro sistema sanitario: se oggi i medici lombardi sono costretti a decidere chi provare a salvare è anche colpa sua. Anche solo rimanendo agli ultimi dieci anni il grosso dei tagli alla sanità pubblica li hanno fatti i governi Berlusconi e Monti (circa 25 miliardi in meno), mentre altri 12 sono stati sottratti dai governi Letta, Renzi, Gentiloni e Conte. La regressione a cui questa classe politica (insieme a quella di tutta l’Europa dell’austerità beninteso) ci ha condannato può essere riassunta da un dato spaventoso: nel 2015, per la prima volta da molto tempo, in Italia l’aspettativa di vita tornava a calare. Il Coronavirus, dunque, si sta accanendo su un sistema sanitario crivellato di colpi dalla classe politica che oggi si scambia i complimenti sui social network.
Ma non basta. Riunendo in sé il politico e il magnate, Berlusconi ha anche un altro motivo per cui dovrebbe guardarsi bene dal suonare la tromba per annunciare la sua generosità: l’evasione fiscale. Berlusconi è stato condannato per aver evaso 368 milioni di dollari attraverso i contratti esteri gonfiati di Mediaset: “Bravo presidente Berlusconi” (Renzi), che hai tolto alle rianimazioni 368 milioni e ora ne doni 10!
Sarebbe interessante vedere quanti e quali altri grandi donatori di queste ore hanno simili scheletri negli armadi contabili. Ma anche se non li avessero, bisogna ricordare una cosa: in Italia l’oligarchia al potere da decenni ha fatto di tutto per approvare leggi che rendono i ricchi sempre più ricchi, evitando accuratamente ogni forma di redistribuzione delle ricchezze.
Un esempio concreto: supponiamo che un padre lasci in eredità a un figlio un milione di euro. Ebbene, in Francia quel figlio pagherebbe allo Stato 195.000 euro di tasse, in Inghilterra 250.000. E in Italia? Zero. Se ricordiamo che in Italia il 5 per cento più ricco della popolazione (quello che ora fa le donazioni…) possiede una ricchezza pari a quella posseduta dal 90 per cento più povero, si capirà che abbiamo un problema enorme di ingiustizia sociale.
Una delle cose che il Coronavirus dovrebbe farci capire è che non possiamo più andare avanti così: dobbiamo redistribuire la ricchezza, facendo in modo che i più ricchi contribuiscano molto di più al finanziamento dello Stato. E siccome in molti cominciano finalmente a capirlo, ecco che scatta questa campagna di ri-legittimazione della ricchezza di pochissimi e dunque della diseguaglianza. Fatta, per somma ingiustizia, a spese di tutti i contribuenti, perché l’ultimo decreto del governo Conte stabilisce la detraibilità totale per le donazioni per il Coronavirus fatte dalle imprese: e dunque, in realtà, i ricchi fanno i benefattori almeno in parte con i portafogli degli altri, anche dei più poveri.
Dunque, visto che i ricchi vogliono dare, accontentiamoli: con un sistema fiscale finalmente giusto. Cioè progressivo, come lo vuole la Costituzione.

Andrea Scanzi: “Filippo Roma, la senatrice Deledda e Giulia Sarti”.



(Avvertenza: questo post contiene anche fatti personali, dunque è particolarmente sentito)

No, Filippo Roma, non meriti gli insulti. Men che meno le minacce di morte. Purtroppo sui social aveva ragione Umberto Eco, e ormai si sa. Ma la rabbia sì che la meriti.
Non ti conosco, non ho nulla contro di te, quando vedo che i 5 Stelle ti contestano alle loro manifestazioni penso che siano doppiamente gonzi perché oltre a essere indifendibili nell’insulto fanno pure il tuo gioco (e infatti hai sempre l’aria di goderci un po’, nell’interpretare la parte del martire). Le Iene mi piacciono, non dico sempre ma quasi, e certe vostre (che io ricordi mai tue) inchieste sono state oltremodo meritorie: David Rossi, Marco Vannini, eccetera.
Però, vedi, quando rovisti troppo nella sugna e tratti i soggetti delle tue “inchieste” come mero sterco, poi va a finire come stavolta: che ne esci con le ossa rotte, anzi rottissime. Quei tuoi “servizi” sulla senatrice Deledda me li ricordo, e dovresti forse passare il resto del tempo a sputarti in faccia. Anche perché sei recidivo: io me la ricordo, eccome se me la ricordo, la ferocia con cui rovinasti la vita per settimane (e non solo per settimane) a Giulia Sarti, trattandola come una Messalina efferata e allegramente zoccola. Me la ricordo bene perché a Giulia voglio bene, la conosco, e in quelle settimane era tutto uno scrivermi (da amici, colleghi, politici): “Ma non è che prima o poi esce un vostro video insieme?”. A me veniva pure un po’ da ridere, perché era tutto delirante. Rispondevo sempre: “Capirai. Al massimo scopriranno che abbiamo commesso il reato di baciarci in pubblico e di esserci frequentati un po’ qualche anno fa, quando eravamo single e senza far male a nessuno”. Disintegrasti la vita di Giulia, non ho capito ancora rea di cosa, e la cosa grave era che ogni giorno insistevi; alzavi la posta; ci godevi, o almeno così pareva. Uno spettacolo osceno, vile e indecoroso. Che ha lasciato molte cicatrici nelle persone coinvolte.
Ecco, Filippo Roma: tu, nella titanica figura di merda che hai raccattato nel gestire il dramma della signora Deledda, sarai senz’altro stato in buona fede come dici. Ma quando la cifra del tuo “giornalismo” diventa rotolarsi nel fango e crogiolarsi nel sadismo (sui deboli e MAI sui potenti), poi un lettore fa fatica a discernere tra giusto e sbagliato. E a quel punto, ancor più sui social, esplode la suburra più sconcia: funziona così.
Spero, se non altro, che questa tremenda vicenda ti insegni qualcosa.

Amenità.





Il COVID-19 sta cambiando l'Europa? - Massimo Erbetti

Risultato immagini per conflitti

A quanto pare un virus, un organismo invisibile sta cambiando i burocrati europei, ci voleva una pandemia per cambiare rotta? Dopo aver ridotto la Grecia alla fame e dopo aver indotto centinaia di migliaia di cittadini europei ad odiare la BCE, nella notte il cambio totale di rotta. Christine Lagarde che giovedì scorso, in quattro schifose parole ha affondato l'economia europea, ha visto traballante il suo ruolo di potente, ha avuto paura e ha dichiarato:

"Tempi straordinari richiedono un’azione straordinaria. Non ci sono limiti al nostro impegno per l’euro. Siamo determinati a sfruttare tutto il potenziale dei nostri strumenti, nell’ambito del nostro mandato". Ma non solo la Lagarde si è espressa, il consiglio direttivo della BCE, in una nota scrive:

"Il Consiglio direttivo farà tutto ciò che sarà necessario nei limiti del suo mandato. Il Consiglio direttivo è pienamente preparato a incrementare il volume dei suoi programmi di riacquisto titoli e a modificarne la composizione, per quanto e fino a quando sarà necessario. Esplorerà tutte le opzioni e tutti gli strumenti per sostenere l’economia durante questo choc. Il Consiglio direttivo della Bce è impegnato nel giocare il suo ruolo di supporto di tutti i cittadini dell’area euro in questo periodo estremamente difficile. A questo scopo la Bce si assicurerà che tutti i settori economici possano beneficiare delle condizioni finanziarie di supporto che permettano loro di assorbire questo choc. E ciò si applica ugualmente a famiglie, aziende, banche e governi"

Non facciamoci illusioni, non crediamo veramente che questi soggetti si siano ravveduti e che da domani l'Europa diventi un paradiso, questo non accadrà, ma una cosa è certa, quando gli interessi diventano comuni, quando, come in questo caso tutti gli stati hanno lo stesso problema, quando tutti sono costretti a remare in una sola direzione, le cose cambiano radicalmente. Ci voleva un virus per mettere tutti sulla stessa barca. L'Europa non può e non deve essere un contenitore di vari stati, ognuno con i propri interessi economici, l'Europa deve essere altro, l'Europa deve essere solidale...questo, spero sia il primo passo per diventarlo..e se ciò non accadrà, se i burocrati continueranno ad essere lontani dai popoli, se il loro scopo primario rimarrà quello cinico e spietato che abbiamo visto fino ad oggi, l'Europa morirà...riuscirà un virus in quello che l'uomo non è riuscito?...vedremo...intanro 750 miliardi non era riuscito nessuno a metterli in campo...

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10216867272459738&set=a.2888902147289&type=3&theater
La Ue è nata male. E' una scopiazzatura degli Stati Uniti d'America, stato di stati che funzionano malissimo perchè hanno in comune solo la moneta e, pertanto, una banca centrale, mentre tutto il resto è affidato ai vari governi molto spesso in antitesi tra loro sia ideologicamente che materialmente. E' come mettere insieme persone con idee diametralmente opposte tra loro e costringerle ad uniformarsi solo monetariamente. Non credo che fosse questa l'idea mazziniana di una giovine Europa. 
C'è da domandarsi: a chi giova avere un'Europa unita solo economicamente?
Cetta

Perché l’inquinamento da Pm10 può agevolare la diffusione del virus. - M. Cristina Ceresa

Reuters

Le correlazioni vengono al pettine: l'inquinamento, soprattutto quello atmosferico, potrebbe aver preparato il terreno al Coronavirus e alla sua diffusione. Quantomeno i dati evidenziano una relazione tra i superamenti dei limiti di legge per il Pm10 e il numero di casi infetti da Covid-19.

Lo dimostra uno studio curato da una dozzina di ricercatori italiani e medici della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima). Leonardo Setti dell'Università di Bologna e Gianluigi de Gennaro dell'Università di Bari hanno passato gli ultimi venti giorni sui dati registrati nel periodo tra il 10 e il 29 febbraio e li hanno incrociati: da una parte quelli provenienti dalle centraline di rilevamento delle Arpa, le agenzie regionali per la protezione ambientale, dall'altra i dati del contagio da Covid19 riportati dalla Protezione Civile, aggiornati al 3 marzo, lasso temporale necessario considerando il ritardo temporale intermedio di 14 giorni pari al tempo di incubazione del virus. La conclusione è che si evidenzia una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di Pm10 e PM2,5 e il numero di casi infetti da Covid-19.

La Pianura padana è in codice rosso anche nello studio: qui si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in evidente coincidenza, a distanza di due settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico.

Il Pm10 avrebbe, secondo la ricerca, esercitato un'azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell'epidemia. Leonardo Setti lo mette in luce: «Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura padana hanno prodotto un'accelerazione alla diffusione del Covid19. L'effetto è più evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai».

Potrebbe quindi essere questo uno dei motivi per cui la Pianura padana, rispetto alle altre zone d'Italia, ha cullato il virus in maniera più concentrata. A questo proposito è emblematico il caso di Roma, in cui la presenza di contagi era già manifesta negli stessi giorni delle regioni padane senza però innescare un fenomeno così virulento. Brescia è tra le città più colpite per inquinamento e caso di focolai di Coronavirus.

L'idea che l'inquinamento da Pm10 sia facilitatore delle infezioni non è nuova, a partire da polmonite e morbillo. La letteratura è lì a dimostrarlo e a suggerire norme importanti per ridurre l'inquinamento.

Il presupposto con il Coronavirus è lo stesso: il particolato funge da carrier per il trasporto del virus. Anche nell'etere. Forse tanto quanto una stretta di mano: «Più ci sono polveri sottili – afferma Gianluigi de Gennaro, dell'Università di Bari - più si creano autostrade per i contagi. È necessario ridurre al minimo le emissioni».

È noto che il particolato atmosferico funziona da vettore di trasporto per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus che si “attaccano” (con un processo di coagulazione) anche per ore, giorni o settimane. Inoltre, sarebbero lunghe le distanze che il virus potrebbe percorrere così trasportato.

Lo studio mette in luce un altro fattore: «L'attuale distanza considerata di sicurezza – fa notare Alessandro Miani, Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) riferendosi allo spazio di un metro - potrebbe non essere sufficiente». Così come evidentemente non sono sufficienti le misure finora adottate per contenere l'inquinamento atmosferico.

https://www.ilsole24ore.com/art/l-inquinamento-particolato-ha-agevolato-diffusione-coronavirus-ADCbb0D?fbclid=IwAR1kCBBxaRQwx-QYP_bdUqqzd7YKSmBSB-Uj2hBzMVqBSVlX41KR1xQKsx0