sabato 16 gennaio 2021

Diete post Natale, perché non riusciamo a dimagrire? Il vero/falso sui carboidrati: tutti gli errori da non fare. - Giuliana Lomazzi di Vita&Salute.

 

Una volta archiviati feste e banchetti, resta un po’ di ciccia come ricordo. Le pagine delle riviste sono piene di diete “infallibili”, puntualmente abbandonate poco dopo. V&S vi offre invece una prospettiva diversa.

Colpa della dieta se non riusciamo a dimagrire? Forse anche, ma indubbiamente pure noi abbiamo una certa responsabilità quando mangiamo tutti i giorni come se fosse domenica. Se al contrario stessimo attenti, quei chiletti ereditati dalle feste se ne andrebbero facilmente, invece di aggiungersi inesorabilmente ad altri chili di precedenti occasioni. Molto meglio quindi imparare a nutrirsi in un modo diverso e consapevole tutto l’anno, utile anche per affrontare un banchetto senza grossi contraccolpi.

Che cosa serve? Prima di tutto una maggiore attenzione alla scelta dei cibi e all’equilibrio dei pasti, che spesso sono alterati da un consumo eccessivo o scorretto di amidi sotto forma di pane, pasta, patate ecc. Secondo aspetto, non bisogna eliminare, come spesso accade, quasi tutti i carboidrati, sottovalutandone l’importante ruolo come fornitori di energia per ogni persona, dal bambino all’anziano. Non tutti i carboidrati sono uguali! Da tenere a mente che esistono due tipologie di carboidrati:

– Carboidrati a rapido assorbimento: sono gli zuccheri semplici come il saccarosio (zucchero di barbabietola e di canna), il miele e gli sciroppi. Vengono assorbiti rapidamente e altrettanto in fretta si esauriscono, causando pericolose oscillazioni glicemiche. Vanno quindi ridotti al minimo (circa il 10% del totale dei carboidrati). Anche la frutta fornisce zuccheri semplici, in particolare quella molto dolce come i datteri, l’uvetta e i fichi, ma c’è chiaramente una differenza tra bere un caffè zuccherato o una bibita gassata e mangiare un frutto, che contiene anche fibre e altri nutrienti.

– Carboidrati a lento assorbimento: sono i polisaccaridi (o zuccheri complessi), farinacei rappresentati in primo luogo dai cereali, dalle patate e pure dalle castagne, seguiti dai legumi e, in minor misura, dalla verdura. Forniscono energia duratura e sazietà a lungo termine, non causano oscillazioni glicemiche (tranne nel caso in cui i cereali siano raffinati). Sono questi i carboidrati da consumare regolarmente, con le dovute accortezze.

Ecco una panoramica di errori dietetici con le relative spiegazioni:

Il cavallo di battaglia della dieta mediterranea sono i cereali, perciò vanno mangiati. Vero, ma dove li mettiamo legumi e ortaggi, anch’essi tipici di questa dieta, eppure meno graditi rispetto a penne, pizza o lasagne? Senza lo sposalizio con legumi e ortaggi, il controllo del peso può sfuggire. Non è corretto neanche considerare la pasta come l’unica fonte di cereali. Tradizionalmente, la dieta mediterranea comprendeva anche riso, farro, orzo, in passato perfino miglio, segale e saraceno, per esempio sull’Aspromonte. Ogni cereale fornisce varietà e nutrienti al piatto; alcuni, poi, sono più “dietetici” rispetto ad altri. Per esempio il saraceno e l’orzo (non quello perlato!) hanno un indice glicemico (IG) piuttosto basso, e lo stesso vale per la quinoa (ora coltivata anche in Italia), e la nordica avena, che ha fibre di ottima qualità. Quindi ben vengano i cereali, se integrali e in alternanza tra di loro.

Il cervello ha bisogno di zuccheri. Vero: il carburante del cervello è il glucosio, uno zucchero semplice capace di entrare nelle cellule nervose fornendo loro energia. Anche se il glucosio si trova nel comune zucchero da cucina, per nutrire il cervello non servono pasticcini e bevande gassate, perché l’organismo ricava questo glucide dai polisaccaridi, dal latte (per la presenza di lattosio), e se è alle strette perfino da lipidi e proteine.

Niente amidi per dimagrire. Falso. Come abbiamo visto, i carboidrati servono per nutrire il cervello e per fornire energia. È il loro uso scorretto a renderli ingrassanti. Nascono da questo equivoco le diete iperproteiche, con risultati inizialmente promettenti ma che poi si vanificano, come rilevato da molti studi. In più l’eccesso di proteine animali appesantisce di scorie fegato e reni e fa aumentare il colesterolo. Da parte sua la dieta chetogenica, ricchissima di grassi vegetali e animali, se mal gestita (come capita spesso con il fai da te) causa un accumulo di corpi chetonici. Le possibili conseguenze sono: cefalea, ipoglicemia, ipotensione, aumento della diuresi e disidratazione. Più che eliminare gli amidi, si dovrebbe ridurne le porzioni in base alla costituzione e all’attività fisica. Ma soprattutto, fare attenzione alle associazioni.

Un pasto semplice e leggero? Un piatto di pasta! Falso. Non si sta “leggeri” con spaghetti al pomodoro o conditi giusto con un filo di olio, perché così l’IG dell’alimento non viene controllato. Per essere certi che la pasta – e lo stesso vale per riso, orzo ecc. – non alzi di colpo gli zuccheri ematici (che poi ricadono dopo non molto, facendo tornare la fame) si deve completare il piatto con una fonte proteica e un po’ di ortaggi: queste aggiunte modulano l’indice glicemico e favoriscono la sazietà. Inoltre le fibre dei vegetali aiutano a controllare il colesterolo.

Via i dolci, niente diabete. Vero e falso. Eliminare gli zuccheri, o per lo meno ridurli al minimo, è importante, ma non basta. L’IG non lo alzano solo le caramelle o i dolcetti, ma anche le farine raffinate, che durante la digestione liberano glucosio, o le gallette di cereali, lavorate in modo da risultare molto digeribili e quindi rapidamente assimilate. Per non parlare di patatine fritte o di orrori nutrizionali come le patatine sulla pizza o nel panino… Per prevenire diabete e sovrappeso, che vanno spesso di pari passo, bisogna come detto associare i cereali (integrali!), ma anche le patate, con fibre e proteine. A rallentare l’assorbimento degli zuccheri del pasto aiutano pure i grassi “buoni” e le verdure (soprattutto a foglia) consumate come entrée.

Il pane fa ingrassare. Vero, mangiandone tanto; falso, consumandolo con moderazione. Un’astuzia consiste nel non aggiungerlo a eventuali altri carboidrati presenti nel pasto (per esempio, dopo il riso o l’orzo nelle giuste dosi non serve consumare pane o patate con il secondo). È però importante che il pane sia preparato con farine integrali e pasta madre: il processo di fermentazione produce acido lattico, che rallenta l’assorbimento degli zuccheri.

Per dimagrire, via il glutine. Falso. Intanto, è sbagliato associare i gonfiori addominali degli intolleranti al glutine con il sovrappeso. Inoltre, mentre quelli che hanno reazioni allergiche devono stare attenti a questa proteina, gli altri devono solo limitarsi a non abusarne, favorendo l’alternanza dei cereali. Non è superfluo ricordare che riso, miglio e mais, privi di glutine, hanno un indice glicemico più elevato di altri cereali, tanto più se raffinati; non vanno esclusi, ma mangiati con cognizione di causa. È invece meglio evitare i prodotti specifici per celiaci se non si è malati. Infatti questi sono spesso più ricchi di additivi, usati per legare e insaporire gli impasti, e possono avere più grassi e zuccheri per aumentare il gusto. Insomma, non fanno dimagrire affatto, anzi, secondo uno studio pubblicato nel 2016 su The Journal of Pediatrics fanno perfino ingrassare!

I carboidrati con l’indice glicemico alto, come le patate, vanno aboliti. Falso. Tranne gli amidi puri, come quelli di mais o di grano, privati delle fibre e adatti solo per addensare i cibi, gli altri carboidrati hanno pur sempre un valore nutrizionale ed è un peccato eliminarli del tutto. Per esempio le patate contengono minerali, proteine e antiossidanti, e sono gustose cotte al vapore o al forno. Per ridurre l’IG c’è un trucco: sfruttare l’amido-resistenza.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/16/diete-post-natale-perche-non-riusciamo-a-dimagrire-il-vero-falso-sui-carboidrati-tutti-gli-errori-da-non-fare/6067292/

Vincolo di mandato: da M5s a FdI le proposte di legge in campo. - Alessandra Chini

 

Il disegno di legge del 2017 dei pentastellati non è stato ripresentato in questa legislatura. Meloni propone un vincolo di alleanza.

Un solo articolo, semplice, che recita tra l'altro: "I deputati e i senatori che nel corso della legislatura si iscrivono ad un gruppo parlamentare diverso da quello per cui sono stati eletti sono dichiarati decaduti ed incandidabili". E' il disegno di legge costituzionale presentato al Senato il 23 marzo 2017 a prima firma dell'attuale capo politico di M5s Vito Crimi e siglato da tutto il gruppo parlamentare.

Una proposta di modifica dell'articolo 67 della Costituzione che non è stata ripresentata in questa legislatura.

Ma tant'è. Anche se datata sembra quantomeno stonare rispetto al tema caldo dei 'reponsabili' o 'costruttori' ai quali il governo sta guardando in queste ore per sostenere la maggioranza in Parlamento e in particolare a Palazzo Madama.

Sul testo peraltro non era mai iniziato l'iter di commissione. E' stata invece assegnata alla commissione Affari Costituzionali di Montecitorio il 7 maggio 2020 la proposta di legge di riforma degli articoli 67 e 92 della Costituzione depositata nel febbraio dello scorso anno da Fratelli d'Italia a prima firma Giorgia Meloni e che ne ha una omologa a Palazzo Madama. 

La proposta di modifica costituzionale non introduce il vincolo di mandato ma un vincolo, di fatto, di alleanza. All'articolo 67 della Costituzione si aggiunge infatti un comma per cui: "I membri del Parlamento hanno il dovere di esercitare la funzione di rappresentanza della Nazione secondo princìpi di coerenza e lealtà elettorale". E dunque: "I partiti o gruppi politici organizzati che intendono presentare liste di candidati per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica indicano, prima dello svolgimento delle elezioni e secondo le modalità stabilite dalla legge, i partiti o gruppi politici organizzati con i quali sono disposti a valutare la possibilità di formare alleanze di Governo". Si prevede poi, con una modifica dell'articolo 92, che il presidente della Repubblica nella fase di formazione del governo, tenga conto di quelle indicazioni. E chissà se, anche visto il dibattito aperto dalla crisi su questo punto, Fratelli d'Italia non farà pressing perché se ne avvii la discussione. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/2021/01/15/vincolo-di-mandato-da-m5s-a-fdi-le-proposte-di-legge-in-campo_2b5321c4-021e-404b-940e-c3f1513494cc.html

Conte lavora a rilancio, Iv prova ad entrare in partita. - Chiara Scalise

 

Una guerra di numeri. E' quella che si preannuncia martedì in Senato quando il premier Conte affronterà in Parlamento la sfida aperta da Matteo Renzi e cercherà di far sopravvivere il governo.

Il Pd di Nicola Zingaretti si dice pronto a sostenere un allargamento della maggioranza, ma chiede di concretizzare quel cambio di passo invocato a più riprese nelle ultime settimane. Mentre Italia viva, dopo aver ritirato le ministre e aver aperto la crisi, lascia uno spiraglio: "Se Conte scioglie alcuni nodi, ci siamo".

Qualsiasi passo indietro è impossibile, dice però Vito Crimi: "Con Renzi la situazione è e resta invariabile: abbiamo chiuso".
Raggiungere quota 161 a Palazzo Madama, vale a dire la maggioranza assoluta, appare una chimera. E se l'ex sindaco di Firenze fissa qui l'asticella, i ragionamenti della maggioranza di governo sono però diversi: basterà incassare la fiducia, anche se ci si dovesse fermare, come appare molto probabile, sotto questo traguardo. E' un giorno di trattative e contatti con i 'costruttori', che vengono sondati ad uno ad uno. E intanto arriva il secondo 'contenitore' che potrebbe ospitare proprio i responsabili: dopo l'apertura del Psi, anche il Movimento per gli italiani all'estero, che vota da sempre a sostegno dell'esecutivo, cambia nome e diventa "Maie-Italia 23".
    A spiegarne la missione, il presidente Ricardo Merlo (che è anche sottosegretario agli Esteri): "Vogliamo essere uno spazio politico che ha come punto di riferimento Giuseppe Conte". La nuova componente riceve subito l'adesione dell'ex 5S Maurizio Buccarella, che fa salire così a 5 il numero dei componenti.
    Ancora troppo pochi per dare vita, però, ad un gruppo indipendente. I corridoi di Palazzo Madama sono vuoti ma i contatti sono frenetici, come numerose le smentite di quanti sono stati annoverati nel gruppo dei nuovi responsabili: Conzatti, Vono, Pacifico e Masini mettono in chiaro la loro indisponibilità a qualsiasi tipo di soccorso. Paola Binetti, senatrice Udc, anche, ma con un distinguo: da sola non lascerebbe l'opposizione per traghettarsi nelle fila della maggioranza, ma se tutto il suo gruppo facesse un passo a fianco dell'esecutivo Conte lei seguirebbe. Il partito ufficialmente smentisce di essere pronto a cambiare posizionamento in Parlamento, ma le interlocuzioni sono in corso, secondo quando raccontano diverse fonti parlamentari. Tanto più che anche la Conferenza episcopale dei vescovi ha rotto le righe e ha deciso di appoggiare apertamente i nuovi costruttori: "Ci attendono mesi difficili in cui ricostruire le nostre comunità", ha detto il cardinal Gualtiero Bassetti, parlando della crisi politica.
    Lunedì il presidente del Consiglio affronterà l'Aula di Montecitorio, dove i numeri sono dalla sua, mentre martedì sarà in Senato e qui la maggioranza ha sempre corso sul filo ed ora, senza i 18 senatori di Italia viva, è scesa sotto quota 150.
    Sarà un discorso per il rilancio dell'azione del governo quello del premier, a cui seguirà un voto di fiducia. Italia Viva, che dopo aver alzato un muro abbassa i toni e fa intendere che uno spazio ancora per il dialogo c'è, sarebbe orientata all'astensione. Una scelta che serve a Renzi per trattenere i suoi ed evitare che tornino tra le fila dei Dem. Ma quello di Renzi potrebbe essere letto anche come il segnale di un'apertura, e che prima o poi potrebbe essere colto.
    Movimenti che vengono registrati e che fanno sorgere sospetti nella pattuglia dei costruttori: "Le maggioranze più vaste sono e meglio è... - osserva Clemente Mastella - ma nessuno pensi di recuperare il dialogo con Iv alle spalle dei "responsabili". Non siamo i polli di Renzi".
    Calcoli numerici e calcoli politici, che chiaramente si fanno anche nel centrodestra. Matteo Salvini scommette sull'arrivo di "tanti" M5S: "vedo più arrivi che partenze", assicura.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/15/conte-lavora-a-rilancio-iv-prova-ad-entrare-in-partita_2bc0910a-fcb2-42f2-92a7-e91e8a222df0.html

venerdì 15 gennaio 2021

Ex grillini, ex forzisti e «avance» a esponenti di Italia viva: così Conte punta a quota 161 al Senato.

 

Senza i senatori di Italia viva per ottenere la maggioranza servono almeno 14 adesioni di possibili «costruttori» che potrebbero confluire in un nuovo gruppo.

Responsabili, costruttori o europeisti: al di là degli esercizi lessicali quello che serve alla maggioranza è trovare i numeri in Parlamento per compensare l’uscita di Italia viva. L’operazione è già in corso e c’è tempo poco tempo per realizzarla: Giuseppe Conte sarà lunedì alla Camera e martedì al Senato e i parlamentari saranno chiamati a votare sulle comunicazioni del premier. Da dove possono arrivare i soccorsi per l’«avvocato del popolo»?

Un nuovo gruppo.

L’operazione dovrebbe assumere la forma di un nuovo gruppo (forse chiamato “Pro Conte” o “Con-te”) in modo da dare una prospettiva elettorale ai senatori e ai deputati che decidessero di aderire. A fornire il contenitore potrebbe essere il Maie (il Movimento per gli italiani all’estero, ora nel gruppo Misto): tre senatori fanno parte della maggioranza e avendo presentato il simbolo alle ultime elezioni possono formare un gruppo parlamentare se si raggiunge almeno quota 10 parlamentari.

La ricerca dei numeri.

Trovato l’aggregatore, si devono individuare i parlamentari da convincere per formare la maggioranza alternativa a quella che ha sostenuto finora il Conte due. Come da tradizione della Seconda Repubblica, è al Senato che i conti non tornano. Attualmente Conte gode del sostegno di M5s (92 senatori), Pd (35), Leu (5), Autonomie (6), nove senatori del gruppo Misto (Buccarella, Cario, De Bonis, Di Marzio, Fantetti, Fattori, Lonardo, Merlo, Ruotolo) e Italia Viva (18). Totale: 165 voti (senza contare i senatori a vita). Con l’uscita del partito di Matteo Renzi si scende a 147 (ma sono 149 se si conteggiano anche i senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo che hanno sostenuto finora il secondo governo Conte). Per assicurarsi la maggioranza servono perciò 14 voti (oppure 12 conteggiando Monti e Cattaneo) per toccare quota 161 voti. Il Senato è infatti composto da 321 membri (di cui sei sono senatori a vita).

La base di ex grillini.

A fare da base per la nascita del Conte ter potrebbe essere la schiera degli ex grillini dispersi al Senato: hanno dato la loro disponibilità per aumentare le truppe Gregorio De Falco e Tiziana Drago ma si punta ad altri ex pentastellati (Lello CiampolilloCarlo Martelli e Marinella Pacifico), compresi quelli che hanno aderito al progetto di Renzi (come Gelsomina Vono). Tra ammiccamenti e smentite circolano anche i nomi di ex di Forza Italia confluiti in Italia viva come Donatella Conzatti Vincenzo Carbone. In ogni caso se l’operazione della “lista Conte” andasse in porto e la maggioranza si presentasse al Quirinale da Sergio Mattarella con un quarto gruppo parlamentare, allora partirebbero le avances anche verso i senatori di Iv, invitandoli a “tornare a casa”, separando il loro destino da quello di Renzi.

https://www.ilsole24ore.com/art/ex-grillini-ex-forzisti-e-avance-esponenti-italia-viva-cosi-conte-punta-quota-161-senato-ADKWHiDB

Tutti da Nencini: è suo il simbolo che stacca l’ossigeno a Italia Viva. - Giacomo Salvini

 

Ieri pomeriggio il senatore più cercato a Palazzo Madama era Riccardo Nencini. Fiorentino, ultimo mohicano del socialismo italiano ed ex viceministro ai Trasporti nei governi Renzi e Gentiloni, è lui la chiave di volta dell’operazione “costruttori”. Nencini infatti porta in dote il simbolo del Psi, grazie al quale esiste il gruppo di Italia Viva al Senato. E se mercoledì pomeriggio, nel bel mezzo della crisi, Nencini iniziava a prendere le distanze da Renzi provando a fermarlo (“Matteo, pensaci bene”) ieri è uscito allo scoperto insieme al deputato Enzo Maraio, primi a mollare il leader di Iv: “Noi siamo costruttori – hanno scritto in una nota – Va ricomposto il quadro politico senza soluzioni di fortuna con drappelli di senatori presi uno a uno”.

L’operazione portata avanti dalla maggioranza sarebbe questa: Nencini dovrebbe togliere il simbolo al gruppo di IV per fare in modo che 5-6, ma c’è chi dice 8, renziani possano rientrare nel Pd. Tra questi c‘è Donatella Conzatti che mercoledì aveva aperto al “patto di legislatura” e ieri, in un altro vertice dei parlamentari di IV, ha addirittura paragonato Renzi a Conte. Gli altri pronti a lasciare Renzi e tornare nei dem sarebbero Daniela Sbrollini, Leonardo Grimani, Eugenio Comincini, Mauro Marino e forse anche l’ex M5S Gelsomina Vono. Questi ieri hanno criticato la scelta di aprire la crisi. Renzi, dalla sua, prova a bloccare l’operazione: “Bisogna votare il prima possibile in aula – ha detto ieri ai suoi parlamentari – ogni giorno che passa da Chigi cercheranno responsabili spaccando il nostro gruppo”. Ai renziani in uscita si aggiungerebbero gli ex grillini Gregorio De Falco (“se il governo cambia passo, io ci sono” dice al Fatto), Tiziana Drago (“Siamo disponibili”), qualcuno dal Maie e gli ex M5S Martelli, Pacifico, Ciampolillo e l’ex Pd Cerno. Non è escluso che un sostegno possa arrivare anche dall’Udc. Nel frattempo parte la controffensiva della Lega per portare via qualche possibile “responsabile” alla maggioranza. Martedì la conta in aula.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/15/tutti-da-nencini-e-suo-il-simbolo-che-stacca-lossigeno-a-italia-viva/6066366/


Gli Italovivi. - Antonio Padellaro

 

L’altra notte, mentre l’uomo più impopolare della nazione (ora iscritto alla Champions della specialità) si dileguava nel buio dopo aver sfasciato il governo, ai suoi parlamentari veniva richiesto di sacrificarsi come scudi umani su tutte le frequenze radiotelevisive. Salvo qualche eccezione, come Luigi Marattin e Luciano Nobili, che si sono limitati a un paio di generici tweet (forse adducendo ragioni familiari), la chiamata al sacrificio supremo ha coinvolto, tra gli altri, gli eroici onorevoli Ettore Rosato e Ivan Scalfarotto.

Il primo, ospite di Radio anch’io, è stato bastonato perfino dal berlusconiano Renato Schifani, che abbiamo sentito particolarmente indignato “per questa crisi inspiegabile aperta da Renzi in un momento tragico per il Paese”. È stato allora che abbiamo provato una sincera solidarietà per Rosato, persona squisita, costretto a subire le rampogne di chi, in un’altra vita, aveva sostenuto essere Ruby la nipote di Mubarak. No, era troppo.

Del valoroso ex sottosegretario Scalfarotto (recordman, fin dal lontano febbraio 2020 delle dimissioni annunciate e congelate, e adesso sbrinatosi) abbiamo colto un certo smarrimento nel motivare il martirio. Devono essere ore terribili per i deputati e i senatori di Italia Viva, tutte persone, presumiamo di buon senso, prese in ostaggio e immolate per ragioni che anche a loro devono apparire incomprensibili, come avvenne nel Tempio del Popolo con la setta del Reverendo Jones. Immaginiamo le scene strazianti nelle dimore di costoro a cui dal Macron di Rignano sull’Arno era stato garantito un futuro di soddisfazioni e di sonanti rivincite sul Pd. E che si ritrovano imballati e senza prospettiva alcuna, se non la probabile trombatura elettorale, in un partitino che non si schioda dal 3%. All’artefice di questo miracolo al contrario, bisogna comunque riconoscere due primati. La gragnuola di accuse della stampa internazionale (dal Financial Times che lo chiama Demolition Man, a Die Zeit che definisce il suo “un atto disperato”) come non si ricordava dai tempi del Caimano di Arcore. Ma soprattutto aver saputo calamitare sulla sua persona tutta l’incazzatura accumulata da un Paese stremato, giungendo finalmente alla rottamazione di se stesso.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/15/gli-italovivi/6066400/

Panico tra i peones renziani: “Quindi ora che facciamo?”. - Giacomo Salvini

 

A un certo punto di ieri, subito dopo il colloquio al Quirinale tra Sergio Mattarella e Giuseppe Conte, i ruoli si erano magicamente invertiti: i maggiori sostenitori del premier erano diventati i parlamentari di Italia Viva. Gli stessi che, sui social e in tv, da giorni bombardavano il presidente del Consiglio bollato come “arrogante”, “irresponsabile” o “il migliore amico di Mastella”, ieri dopo pranzo si preoccupavano per il futuro dell’avvocato del popolo. E quindi per se stessi. “Adesso che fa, apre al patto di legislatura?” si è sentito chiedere da una collega renziana l’ex capogruppo del M5S al Senato, Gianluca Perilli. Il terrore dei parlamentari renziani correva anche nelle chat sotterranee, ché quella ufficiale del gruppo era aggiornata a martedì sera con l’ultimo messaggio del capo: “Indipendentemente da come andrà la conferenza stampa voteremo le comunicazioni di Speranza, il decreto ristori e lo scostamento di mercoledì” aveva serrato le fila Renzi. E, quando qualcuno si è azzardato a chiedergli se sarebbe andato fino in fondo sulle dimissioni delle ministre, la risposta era stata lapidaria: “Sarà deciso prima della conferenza”. Nient’altro. Sicché, esclusi da ogni altra comunicazione, i peones renziani si aggiravano per il Palazzo con fare sconsolato, quasi storditi. “Non sappiamo niente” la risposta ai colleghi della maggioranza che gli chiedevano notizie. Qualcuno, come il senatore fiorentino Riccardo Nencini, che porta in dote il simbolo del Psi per tenere in vita il gruppo di IV al Senato, ha provato anche a far riflettere Renzi: “Matteo, è un momento molto delicato. Pensaci”.

Nel mentre – raccontano fonti di maggioranza – iniziavano le proposte mirabolanti dietro le quali si celava il terrore di perdere la poltrona: “Vi andrebbe bene Di Maio premier?” si è sentito chiedere un senatore del M5S. Quando però hanno capito che i grillini avrebbero fatto quadrato intorno al premier, i renziani hanno alzato la posta: “Glieli do io i responsabili” scherzava Renzi martedì sera. Una battuta, che in questa folle crisi, è diventata in un attimo verità. Quattro o cinque senatori erano già pronti a rientrare nel Pd, ma c’è chi sostiene che arrivassero a otto al momento della conta in aula. La senatrice Udc Paola Binetti, leader in pectore dei “responsabili per Conte”, nel Salone Garibaldi di Palazzo Madama la spiegava così: “Ma voi ci credete che i renziani vogliano rischiare la poltrona per seguire le ambizioni di Renzi?”.

E allora, quando è arrivata la tanto agognata apertura di Conte a un “patto di legislatura” e il segnale proprio a Italia Viva (“Ritroviamoci attorno a un tavolo, Iv troverà da me massima attenzione”), i peones renziani (e non solo) d’un tratto cambiavano umore. La senatrice Daniela Sbrollini, durante le comunicazioni di Roberto Speranza, usciva dall’aula con un sorriso a 32 denti, la collega trentina Donatella Conzatti faceva sapere urbi et orbi che IV era disposta a un “nuovo patto di legislatura” chiedendo al premier di convocare “ un tavolo con i segretari”. E poi la napoletana Annamaria Parente tirava un sospiro di sollievo ché di lasciare la poltrona da presidente della Commissione Sanità non aveva nessuna voglia. Sempre Nencini, alla buvette del Senato, sorrideva garrulo scorrendo le agenzie dove trapelavano le trattative dei pontieri per ricucire: “Mi sembra che la situazione si sia rimessa a posto”. Non sapeva che un paio di ore dopo Renzi avrebbe fatto dimettere le ministre aprendo la crisi. “E adesso che facciamo?” il messaggio che girava di più tra i renziani spiazzati. Qualcuno difendeva “Matteo”, altri lo criticavano apertamente (“Ci ha tenuti fuori da tutto”). Alle 22 Renzi, fiutato il clima, li ha convocati via zoom per compattare il gruppo. E non è escluso che nelle prossime ore potrà arrivare qualche uscita eclatante. Anche perché i primi transfughi del Parlamento sono proprio quelli di IV: su 30 deputati, 25 deputati sono stati eletti con il Pd e gli altri in Forza Italia, Leu e Maie, mentre al Senato gli ex dem sono 15 a cui vanno aggiunti Nencini (Psi), Vono (ex M5S) e Conzatti (FI).

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/14/panico-tra-i-peones-renziani-quindi-ora-che-facciamo/6065063/