FIGURACCIA - L’Occidente prende le distanze da Sleepy Joe e gli Usa fanno retromarcia: “Non vogliamo rovesciare lo zar”. Erdogan: ok negoziati in Turchia.
Non era forse mai capitato a un presidente degli Stati Uniti, neppure all’imprevedibile e vulcanico Donald Trump, di essere così coralmente “corretto” da alleati e collaboratori. Per tutta la domenica, la Casa Bianca e l’intero staff di Joe Biden hanno sostenuto che il presidente non intendeva dire quel che ha detto: che gli Usa vogliono un “cambio di regime” a Mosca, mettere cioè politicamente fuori gioco il presidente russo Vladimir Putin, a causa dell’invasione dell’Ucraina.
L’operazione coordinata di damage control vuole evitare che il Cremlino prenda sul serio le parole di Biden, che su Putin si lascia spesso scivolare la frizione lessicale: assassino, criminale di guerra, dittatore, macellaio sono alcuni degli epiteti già appioppati al leader russo, con cui, se vuole la pace, l’Occidente dovrebbe negoziare.
Vanno intanto avanti le trattative dirette tra Ucraina e Russia: le due delegazioni si vedranno, da oggi a mercoledì – domani e mercoledì, precisano i russi – probabilmente in Turchia, visto l’accordo raggiunto ieri tra Putin e il numero 1 di Ankara Recep Erdogan. Pare un passo avanti, almeno rispetto agli ultimi round solo virtuali.
Il segretario di Stato Antony Blinken assicura che gli Usa non hanno una strategia per un cambio di regime in Russia, nonostante Biden, sabato, a Varsavia abbia detto che Putin “non può restare al potere”. Blinken arzigogola che Biden voleva solo dire che “Putin non può avere il potere di fare una guerra o impegnarsi in aggressioni”; e ammette che il destino di Putin è “una scelta dei russi”.
Il presidente francese Emmanuel Macron, che è il più attivo fra i leader Ue e Nato a tenere i contatti con Putin, ammonisce: “Non si deve alimentare una escalation di parole o azioni, non avrei detto ‘macellaio’” – e, sicuramente, non avrebbe detto il resto –. Tra oggi e domani Macron organizzerà con Putin un’evacuazione di civili da Mariupol.
Anche Londra prende le distanze dalla sortita di Biden: esponenti del governo di Boris Johnson riconoscono che “sta ai russi decidere da chi essere governati”, pur esprimendo l’auspicio che l’invasione e i contraccolpi economici determino “la sorte di Putin e dei suoi accoliti.” Il “ministro degli Esteri” Ue Josep Borrell chiarisce che l’obiettivo è “fermare la guerra”, non rovesciare Putin.
La durezza verbale di Biden nei confronti del presidente russo ne incrina la credibilità diplomatica e non gli fa guadagnare punti in politica. Per un sondaggio della Nbc, il gradimento del presidente è al 40 per cento, come una settimana fa in un altro sondaggio, in calo dal 43 per cento di gennaio. Sette americani su 10 hanno scarsa fiducia nelle sue capacità di gestire il conflitto in Ucraina; otto su 10 ritengono che l’invasione si tradurrà in prezzi della benzina più alti – già successo – e temono che inneschi una guerra nucleare.
A soffiare sul fuoco del conflitto sono le fonti di Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky torna a chiedere armi offensive, carri armati e caccia-bombardieri, mentre il capo dell’intelligence Kyrylo Budanov sostiene, sul Guardian, che Mosca, avendo fallito nel prenderne il controllo, mira a dividere in due il Paese; e annuncia azioni di guerriglia nei territori occupati dalla Russia.
Per tranquillizzare i russi e gli alleati, l’ambasciatrice degli Usa presso la Nato Julianne Smith parla di “una reazione umana” da parte del presidente, dopo quello che aveva visto e sentito incontrando rifugiati ucraini nello stadio nazionale di Varsavia. Il Giappone giudica la crisi ucraina la più grave dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Pare che i funzionari della Casa Bianca siano stati colti di sorpresa dalla sortita di Biden, che non era nella traccia del discorso di Varsavia.
Non è la prima volta che il presidente non sta al copione e improvvisa. Esponendosi al fuoco amico: “Una gaffe orrenda”, sottolinea il senatore repubblicano James Risch. Si rifà vivo pure Donald Trump: “Putin è intelligente, ma invadere l’Ucraina è stato un errore”, da un estremo all’altro.
Un ex diplomatico di rango statunitense, attualmente presidente del Council on Foreign Relations, Richard Haas, ammonisce che le parole di Biden hanno reso “una situazione difficile più difficile e una situazione pericolosa più pericolosa”. Non sarà semplice, aggiunge Haas, citato dalla Bbc, “rimediare al danno provocato, ma suggerisco ai collaboratori del presidente di mettersi in contatto con le controparti e di chiarire che gli Usa sono pronti a relazionarsi con il governo russo in carica”.