Un bagno Romano ancora in uso dopo 2.000 anni a Khenchela, Algeria.
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
mercoledì 5 luglio 2023
domenica 25 giugno 2023
Il Ksar Draa a Timimoun, in Algeria.
Lo Ksar Draa di Timimoun, in Algeria, è un'antica rovina che si staglia in mezzo a un oceano di dune. Ksar Draa è uno dei famosi monumenti in Algeria. Si trova all'interno del deserto di Timimoun ed è caratterizzato dal suo design circolare e si ritiene che risalga a circa 1.000 anni o più. È tra una serie di palazzi circolari costruiti nel deserto. Si dice che questo progetto miri a proteggere il palazzo dall'erosione e ad essere appropriato Con il movimento del vento, per quanto riguarda la storia del palazzo, le informazioni su di esso sono ancora sconosciute anche ai residenti locali.
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martedì 12 aprile 2022
Gas, Italia e Algeria firmano l’intesa per aumentare le forniture di gas. Fino a nove miliardi di metri cubi in più all’anno. -
"Avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico, ne seguiranno altre", ha spiegato il presidente del Consiglio. L'intesa aiuta ma non è risolutiva. Il Paese oggi è il secondo fornitore dell'Italia con circa 21 miliardi di metri cubi di gas l'anno.
La missione di Mario Draghi e Luigi Di Maio ad Algeri finisce con la firma di una “dichiarazione d’intenti sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia” ma soprattutto, ed è quel che più conta, di un accordo tra Eni e la compagnia statale algerina Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia. Il Paese, che oggi è il secondo fornitore dell’Italia dietro la Russia con circa 21 miliardi di metri cubi venduti ogni anno, ne fornirà “gradualmente” attraverso il gasdotto TransMed che approda a Mazara del Vallo una quantità maggiore, fino ad arrivare a 9 miliardi in più nel 2023-24. L’obiettivo del viaggio del premier e del ministro degli Esteri era liberarsi, il più rapidamente possibile, dal gas di Mosca smettendo così di finanziare indirettamente l’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin. E mettere in sicurezza le forniture, per non trovarsi spiazzati – e costretti a razionamenti – il prossimo inverno. L’intesa da questo punto di vista aiuta ma non è risolutiva, visto che l’incremento non sarà immediato.
“Aumentare le forniture richiede tempo”, aveva spiegato a Ilfattoquotidiano.it Nicola Pedde, direttore di Institute for Global Studies, lo scorso 24 marzo sottolineando che realisticamente Algeri potrebbe aumentare il gas inviato in Italia di 2-3 miliardi di metri cubi nel giro di poco tempo e di altri 4-5 miliardi nel giro di 5 anni. In ogni caso non una soluzione miracolosa non immediata né sufficiente per colmare un’ipotetica interruzione dei flussi russi. Il viaggio ad Algeri è comunque il primo di una serie nell’agenda del premier delle prossime settimane, per accelerare al massimo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento: dopo Pasqua potrebbe essere la volta del Congo, seguito da Angola e Mozambico. Paesi con cui l’Italia intende “rafforzare la cooperazione energetica” come ha ribadito Di Maio, che ha già fatto tappa anche in Qatar e Azerbaijan per preparare il terreno di nuove intese. “Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico, ne seguiranno altre“, ha commentato non a caso il presidente del Consiglio aggiungendo che “il governo vuole difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto“.
Presentando il piano strategico di Eni, l’ad Claudio Descalzi aveva calcolato in 9-11 miliardi di metri cubi le forniture aggiuntive che potrebbero arrivare da Algeria e Libia già entro il prossimo inverno. In media, come ha ricordato più volte il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani – in delegazione ad Algeri con il premier e Di Maio – importiamo dalla Russia circa 29 miliardi di metri cubi di gas che potrebbero essere ridotti velocemente di circa un terzo grazie alla collaborazione tra Eni e l’algerina Sonatrach. L’intesa tra le due società passerà anche per investimenti nelle infrastrutture, per potenziare l’estrazione nei giacimenti attivi e per accelerare lo sviluppo dei nuovi progetti, come quello annunciato a marzo nell’area Berkine Sud per olio e gas.
Va inoltre considerato che, al di là delle pressioni di Mosca sull’Algeria, l’intesa – come aveva spiegato Pedde – è appesa anche alla “instabilità interna” del Paese. “C’è una grave frattura tra la classe dirigente, ancora espressione di quella andata al potere nel 1962 e il resto della società che rischia di rendere molto inverta la situazione dei prossimi anni – afferma il direttore dell’Institute for Global Studies – I paesi Ue, che nel Mediterraneo pianificano molto ma fanno poco in concreto, dovrebbero intervenire per puntellare economicamente questi Paesi e cercare di stabilizzarli. In questo momento, un’altra crisi non saremmo davvero in grado di gestirla.
sabato 26 marzo 2022
Dimezzato l’import di metano dalla Russia, a gennaio balzo di arrivi sui rigassificatori. - Jacopo Diliberto
In gennaio il primo Paese che alimentava l’Italia con il suo metano non era stata la Russia bensì, ribaltone, l’Algeria.
Sorpresa. Già in gennaio, prima ancora che la crisi russa si facesse sentire, l’Italia aveva già cominciato a ridurre le importazioni di metano russo, quasi dimezzate, e si era spostata verso altri fornitori. E in gennaio il primo Paese che alimentava l’Italia con il suo metano non era stata la Russia bensì, ribaltone, l’Algeria.
Il mese di gennaio è quello più recente di cui sono già disponibili i dati certificati dal ministero della Transizione ecologica, il quale tiene il censimento del metano. Le prime indicazioni incomplete del mese di febbraio confermano questa tendenza già osservata in gennaio mentre marzo potrebbe segnare una ripresa di importazioni italiane di gas russo proprio in coincidenza con i terribili eventi in Ucraina.
Che cosa dicono i numeri di gennaio? Dicono che risale l’import dal Nord Europa attraverso il metanodotto del passo Gries. Lavorano a pieno regime il rigassificatore Adriatic Lng al largo del delta del Po e il Tap.
I numeri di gennaio.
Qualche numero. In gennaio l’Italia ha usato 9,7 miliardi di metri cubi di metano, il leggero calo rispetto al gennaio 2021. Le importazioni sono in aumento, 6,4 miliardi di metri cubi, ma l’import russo è precipitato del -43,8% a 1,7 miliardi di metri cubi contro i 3,05 del gennaio 2021. Crescono tutte le altre provenienze, cioè tutti gli altri metanodotti e tutti i rigassificatori.
Fra i dati di gennaio spicca la ripresa delle importazioni dal Nord Europa attraverso il metanodotto che arriva dalla Svizzera al passo Gries, in Valdossola. Sono numeri piccoli (l’Olanda sta fermando il colossale giacimento di Groninga, ormai quasi disseccato) ma il dato di gennaio segna il triplo. Corre anche il Tap, attivo da circa un anno, che rispetto ai primi timidi volumi di gas del gennaio 2021 ora lavora a doppia potenza. Il rigassificatore Adriatic Lng è appena stato autorizzato ad aumentare da 8 a 9 miliardi di metri cubi l’anno la capacità di inviare gas verso terraferma a Cavàrzere.
Meno gas dai giacimenti italiani.
Sempre più sofferente l’utilizzo dei giacimenti nazionali. Nel mese di gennaio l’Italia ha estratto ancora meno gas del solito dal suo sottosuolo, appena 279 milioni di metri cubi, un altro 13,4% in meno rispetto a un anno fa e in discesa anche rispetto ai 287 milioni di metri cubi estratti nel dicembre 2021.
Le anticipazioni di febbraio.
Incompleti e non ancora certificati, i primi dati di febbraio confermano questa tendenza, con 1,78 miliardi di metri cubi dall’Algeria attraverso il metanodotto Transmed che prende terra a Mazara del Vallo e la Russia ancora seconda con 1,3 miliardi di metri cubi. Le indicazioni arrivare nelle prime settimane di marzo fanno pensare a una ripresa dell’import russo, che potrebbe avere riscavalcato l’Algeria.
Riserve, scorte e stoccaggi
Uno sguardo agli stoccaggi di metano in Europa dice che l’Italia è seconda per quantità di metano acquistato e immagazzinato nei vecchi giacimenti vuoti riutilizzati come serbatoi.
Alla rilevazione del 21 marzo in Europa era immagazzinato metano pari a 284 miliardi di chilowattora, con un grado medio di riempimento del 25,6%. Da qualche giorno è prima la Germania, che sta riempiendo quanto più possibile le scorte ed è arrivata a immagazzinare 61,4 miliardi di chilowattora (percentuale di riempimento al 25%), seguita dall’Italia con 61,2 (riempimento al 31%). Seguono Olanda (28,1 miliardi di chilowattora), Francia (26,2), Polonia (22,3) e Spagna (19,8 miliardi di chilowattora immagazzinati). Tra gli stoccaggi più piccoli, è pieno quello del Portogallo (76,8% di riempimento).
martedì 6 luglio 2021
Algeria, quasi 200 persone intossicate dopo un bagno nel Mediterraneo: “In 178 ricoverati con infezioni polmonari”.
Non sono ancora chiare le cause dell'evento che ha provocato anche nausea, febbre e rossore agli occhi. Parla di "un gas che si è diffuso rapidamente grazie al vento che ha soffiato per tutto il pomeriggio di domenica" il direttore della Sanità locale, Nasreddine Benkartalia. Il prefetto ha invece ritenuto come causa "più plausibile quella relativa allo sversamento di una barca al largo di Tenes”. Mentre il professor Réda Djebar della facoltà di Scienze biologiche dell’Università di Bab Ezzouar ha ipotizzato l'azione di un’alga microscopica tossica che prolifera nel Mediterraneo quando la temperatura è alta.
Quasi duecento persone intossicate dopo un bagno in mare. È successo in Algeria, a Tenes, dove in 178, tra cui bagnini della Protezione civile, sono stati ricoverati con infezioni polmonari accusando anche, secondo quanto riferito dal prefetto di Chlef, Lakhdar Seddas, nausea, febbre e rossore agli occhi. Sul posto sono state inviate squadre di sommozzatori alla ricerca di scarichi tossici.
Non sono ancora note, però, le cause di questa intossicazione di massa: “Le persone che stavano facendo il bagno nella spiaggia centrale di Tenes avrebbero inalato un gas che si è diffuso rapidamente grazie al vento che ha soffiato per tutto il pomeriggio di domenica”, ha spiegato il direttore della Sanità locale, Nasreddine Benkartalia, citato dall’agenzia ufficiale Aps. Il prefetto ha invece ritenuto come causa “più plausibile quella relativa allo sversamento di una barca al largo di Tenes”. Secondo il sito di informazione Ennahar Online, si tratta di una nave mercantile battente bandiera della Tanzania, la Barhom II, salpata dal porto di Sete nel sud della Francia.
Ma c’è anche un’altra ipotesi al vaglio di chi sta cercando di ricostruire gli eventi che hanno portato all’intossicazione: il professor Réda Djebar, della facoltà di Scienze biologiche dell’Università di Bab Ezzouar ad Algeri, ha ipotizzato che un’alga microscopica tossica che prolifera nel Mediterraneo quando la temperatura è alta possa essere la causa dietro a queste infezioni. In un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, Réda Djebar ha ricordato casi simili a Mostaganem, nel nord-ovest dell’Algeria, nel 2009, e su diverse altre spiagge del Mediterraneo.
L’emittente Echourouk Tv spiega che tre spiagge sulla costa di Tenes sono state chiuse al pubblico e che sono stati condotti prelievi per analizzare l’acqua del mare. L’agenzia di stampa Tsa riferisce che come misura di precauzione è stata ordinata la chiusura dell’impianto di desalinizzazione di Tenes.
ILFQ