sabato 26 marzo 2022

Dimezzato l’import di metano dalla Russia, a gennaio balzo di arrivi sui rigassificatori. - Jacopo Diliberto

 

In gennaio il primo Paese che alimentava l’Italia con il suo metano non era stata la Russia bensì, ribaltone, l’Algeria.

Sorpresa. Già in gennaio, prima ancora che la crisi russa si facesse sentire, l’Italia aveva già cominciato a ridurre le importazioni di metano russo, quasi dimezzate, e si era spostata verso altri fornitori. E in gennaio il primo Paese che alimentava l’Italia con il suo metano non era stata la Russia bensì, ribaltone, l’Algeria.

Il mese di gennaio è quello più recente di cui sono già disponibili i dati certificati dal ministero della Transizione ecologica, il quale tiene il censimento del metano. Le prime indicazioni incomplete del mese di febbraio confermano questa tendenza già osservata in gennaio mentre marzo potrebbe segnare una ripresa di importazioni italiane di gas russo proprio in coincidenza con i terribili eventi in Ucraina.

Che cosa dicono i numeri di gennaio? Dicono che risale l’import dal Nord Europa attraverso il metanodotto del passo Gries. Lavorano a pieno regime il rigassificatore Adriatic Lng al largo del delta del Po e il Tap.

I numeri di gennaio.

Qualche numero. In gennaio l’Italia ha usato 9,7 miliardi di metri cubi di metano, il leggero calo rispetto al gennaio 2021. Le importazioni sono in aumento, 6,4 miliardi di metri cubi, ma l’import russo è precipitato del -43,8% a 1,7 miliardi di metri cubi contro i 3,05 del gennaio 2021. Crescono tutte le altre provenienze, cioè tutti gli altri metanodotti e tutti i rigassificatori.

Fra i dati di gennaio spicca la ripresa delle importazioni dal Nord Europa attraverso il metanodotto che arriva dalla Svizzera al passo Gries, in Valdossola. Sono numeri piccoli (l’Olanda sta fermando il colossale giacimento di Groninga, ormai quasi disseccato) ma il dato di gennaio segna il triplo. Corre anche il Tap, attivo da circa un anno, che rispetto ai primi timidi volumi di gas del gennaio 2021 ora lavora a doppia potenza. Il rigassificatore Adriatic Lng è appena stato autorizzato ad aumentare da 8 a 9 miliardi di metri cubi l’anno la capacità di inviare gas verso terraferma a Cavàrzere.

Meno gas dai giacimenti italiani.

Sempre più sofferente l’utilizzo dei giacimenti nazionali. Nel mese di gennaio l’Italia ha estratto ancora meno gas del solito dal suo sottosuolo, appena 279 milioni di metri cubi, un altro 13,4% in meno rispetto a un anno fa e in discesa anche rispetto ai 287 milioni di metri cubi estratti nel dicembre 2021.

Le anticipazioni di febbraio.

Incompleti e non ancora certificati, i primi dati di febbraio confermano questa tendenza, con 1,78 miliardi di metri cubi dall’Algeria attraverso il metanodotto Transmed che prende terra a Mazara del Vallo e la Russia ancora seconda con 1,3 miliardi di metri cubi. Le indicazioni arrivare nelle prime settimane di marzo fanno pensare a una ripresa dell’import russo, che potrebbe avere riscavalcato l’Algeria.

Riserve, scorte e stoccaggi

Uno sguardo agli stoccaggi di metano in Europa dice che l’Italia è seconda per quantità di metano acquistato e immagazzinato nei vecchi giacimenti vuoti riutilizzati come serbatoi.

Alla rilevazione del 21 marzo in Europa era immagazzinato metano pari a 284 miliardi di chilowattora, con un grado medio di riempimento del 25,6%. Da qualche giorno è prima la Germania, che sta riempiendo quanto più possibile le scorte ed è arrivata a immagazzinare 61,4 miliardi di chilowattora (percentuale di riempimento al 25%), seguita dall’Italia con 61,2 (riempimento al 31%). Seguono Olanda (28,1 miliardi di chilowattora), Francia (26,2), Polonia (22,3) e Spagna (19,8 miliardi di chilowattora immagazzinati). Tra gli stoccaggi più piccoli, è pieno quello del Portogallo (76,8% di riempimento).

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