NEL COMUNICATO CONGIUNTO IL “NEGOZIATO” SPARISCE - “Biden non lo giudico”. Il premier: “Alleati con visioni diverse”. Ma non dice la sua. “Costruire la pace”. Ma non dice come. Usa: più armi che a Kabul.
Mentre Mario Draghi si stava addentrando a spiegare che “bisogna riflettere sugli obiettivi di questa guerra”, viene decretata la fine della conferenza stampa all’Ambasciata italiana a Washington. Eppure il ragionamento sull’Europa che è “l’alleato degli Usa, quindi le sue visioni non sono in contrasto ma stanno cambiando e dobbiamo parlarne” sarebbe stato effettivamente cruciale per leggere la visita del premier italiano negli States.
Ieri un Draghi visibilmente stanco ha risposto (da solo, perché la Casa Bianca non ha voluto fare una conferenza stampa congiunta) alle domande dei giornalisti italiani, raccontando i contenuti del bilaterale con il presidente degli States, Joe Biden. Più di un’ora, con gli ultimi 10 minuti di faccia a faccia. Ne aveva dato già notizia un comunicato congiunto della Casa Bianca e di Palazzo Chigi. Nel testo salta agli occhi soprattutto un’assenza: non compare la parola negoziato. Si parla di “pace” che però va ricercata “attraverso il sostegno all’Ucraina e l’imposizione alla Russia dei costi”. Nessun impegno comune per il dialogo.
Davanti alla stampa italiana, il premier mette una serie di punti fermi: non si può più considerare la Russia come “Golia” davanti a Davide. E dovranno essere gli ucraini a decidere cosa considerare vittoria. Un modo per chiarire anche che non spetta agli States decidere. Implicito, però. Perché poi alla domanda se abbia condiviso i toni di Biden (che ha evocato il “regime change”) risponde: “Non siamo venuti qui per giudicarci a vicenda”. Anche a fini interni, parlando con la stampa italiana, Draghi il negoziato lo mette sul tavolo. Genericamente, però. “Bisogna cominciare a pensare come costruire la pace”, dice, a due mesi e mezzo dall’inizio della guerra. Poi, chiarisce che anche gli Usa devono fare uno sforzo per sedersi a un tavolo e che “bisogna riattivare i contatti a tutti i livelli” (rispondendo a chi gli chiede se serve una telefonata di Biden a Putin per sbloccare la chiusura dei porti alle navi che trasportano grano).
Nelle sue parole si sente il bisogno sia di rappresentare le ragioni dell’Europa, più schierata sul negoziato rispetto agli Usa, sia di non distanziarsi troppo dall’Alleato americano. Per inciso, le affermazioni di Draghi non bastano a Giuseppe Conte, che ribadisce la richiesta al premier di riferire in Parlamento. Draghi lo farà giovedì prossimo con un’informativa (e non con un question time) su richiesta di FdI, ma comunque senza voto. Mentre il terzo decreto interministeriale per l’invio di artiglieria pesante appare imminente e quello per le missioni richieste da Biden in Ungheria e Bulgaria arriverà in Parlamento tra qualche settimana.
Sul fronte energetico, Draghi non sembra portare a casa troppe garanzie dagli States. Nessun cenno davanti alla stampa a prezzi e quantità del Gas liquido da acquistare dagli Usa per sostituire la dipendenza dal gas russo. Anche se parla della necessità di investire su rigassificatori e rinnovabili. L’ipotesi di un tetto al prezzo del gas – battaglia dell’Italia a Bruxelles – è stata “accolta con favore”, dice. Ma deve precisare: “L’Amministrazione Usa sta riflettendo più su un tetto al prezzo del petrolio, ma ne riparleremo presto”. Poi svela l’ipocrisia europea sul pagamento di gas in rubli, che si sta già facendo. C’è “una zona grigia”, con “il più grande importatore, la Germania”, che “ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori di gas che hanno già aperto dei conti” con la moneta di scambio russa. Non senza aver rassicurato sul fatto che non teme l’inflazione, Draghi conclude la visita con un incontro con la speaker della Camera, Nancy Pelosi e poi all’Atlantic Council, che assegna a lui il riconoscimento di uomo politico dell’anno, mentre Claudio Descalzi, ad dell’Eni, quello di imprenditore.