martedì 16 agosto 2022

Macchina di Anticitera. - Wikipedia

 

La macchina di Anticitera è un congegno meccanico originariamente datato tra il 150[1][2] e il 100 a.C.[3], mentre uno studio pubblicato nel 2022 ritiene che la calibrazione iniziale sia del 23 dicembre 178 a.C.[4] È ritenuto il più antico calcolatore meccanico conosciuto. Si trattava originariamente di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e - secondo uno studio pubblicato su Nature[5] - le date dei giochi olimpici. Fu rinvenuta nel relitto di Anticitera, tra i resti di un naufragio avvenuto nel secondo quarto del I secolo a.C. nei pressi dell'isola greca di Cerigotto.

È conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene.

Scoperta e prime analisi.

Frammento principale della macchina

La macchina fu ritrovata nel 1900 grazie alla segnalazione di un gruppo di pescatori di spugne che, persa la rotta a causa di una tempesta, erano stati costretti a rifugiarsi sull'isoletta rocciosa di Cerigotto. Al largo dell'isola, alla profondità di circa 43 metri, scoprirono il relitto di una nave mercantile romana, naufragata nel secondo quarto del I secolo a.C.[6][7] e adibita al trasporto di oggetti di prestigio, tra cui statue in bronzo e marmo.[8]

Schema della macchina di Anticitera

Il 17 maggio 1902 l'archeologo Valerios Stais, esaminando i reperti recuperati dal relitto, notò che un blocco di pietra presentava un ingranaggio inglobato all'interno. Con un più approfondito esame si scoprì che quella che era sembrata inizialmente una pietra era in realtà un meccanismo fortemente incrostato e corroso, di cui erano sopravvissute tre parti principali e decine di frammenti minori.

Si trattava di un'intera serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, facenti parte di un elaborato meccanismo a orologeria.

La macchina originaria era delle dimensioni di circa 30 cm per 15 cm, dello spessore di un libro, costruita in rame e originariamente montata in una cornice in legno. Era ricoperta da oltre 2000 caratteri di scrittura, dei quali circa il 95% è stato decifrato (il testo completo dell'iscrizione non è ancora stato pubblicato).

La macchina è conservata nella collezione di bronzi del Museo archeologico nazionale di Atene, assieme alla sua ricostruzione.

Alcuni studiosi sostennero che la macchina fosse troppo complessa per appartenere al relitto e alcuni esperti ribatterono che i resti potevano essere fatti risalire a un planetario o a un astrolabio. Le polemiche si susseguirono per lungo tempo, ma la questione rimase irrisolta. Solo nel 1951 i dubbi sulla misteriosa macchina cominciarono a essere risolti. Quell'anno infatti il professor Derek de Solla Price cominciò a studiare il congegno, esaminando minuziosamente ogni ruota e ogni pezzo e riuscendo, dopo circa vent'anni di ricerca, a scoprirne il funzionamento originario.[9]

Nel giugno 2016, un team di scienziati, servendosi di scansioni ad alta risoluzione con raggi X, è riuscito a leggere le lettere di un'iscrizione incisa al suo interno, trovando indicazioni sull'uso specifico, ossia un calendario di eventi astronomici, eclissi e delle date dei giochi olimpici.[10]

Il 28 marzo 2022 è stato pubblicato uno studio su arXiv che analizza tutti i dati disponibili per determinare la data di calibrazione della macchina. Lo studio parte dal concetto che lo strumento meccanico accumula un errore che aumenta con il passare del tempo e tale degradazione nell'accuratezza permette di risalire al periodo scelto per calibrarlo. Lo studio stabilisce come data di calibrazione il 23 dicembre 178 a.C.[4]

Utilizzo e funzionamento.

La macchina risultò essere un antichissimo calcolatore per il calendario solare e lunare, le cui ruote dentate potevano riprodurre un rapporto vicino a quello necessario per ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole (la Luna compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari).[11]

L'estrema complessità del congegno era inoltre dovuta al fatto che tale rapporto era riprodotto con l'utilizzo di una ventina di ruote dentate e di un differenziale, un meccanismo che permetteva di ottenere una rotazione a velocità pari alla somma o alla differenza di due rotazioni date. Il suo scopo era quello di mostrare, oltre ai mesi lunari siderali, anche le lunazioni, ottenute dalla sottrazione del moto solare al moto lunare siderale. Sulla base della sua ricerca, Price concluse che, contrariamente a quanto si era fino ad allora creduto, nella Grecia del II secolo a.C. esisteva effettivamente una tradizione di altissima tecnologia.

Contesto storico.

Vista laterale del modello ricostruito, Museo archeologico nazionale di Atene

La macchina di Anticitera, nonostante non trovi eguali fino alla realizzazione dei primi calendari meccanici successivi al 1050, rimane comunque perfettamente integrato nelle conoscenze del periodo tardo ellenistico: vi sono rappresentati solo i cinque pianeti visibili a occhio nudo e il materiale usato è un metallo facilmente lavorabile.

Ad Alessandria d'Egitto infatti, durante l'ellenismo, operarono molti studiosi che si dedicarono anche ad aspetti tecnologici realizzando macchine e automi come la macchina a vapore di Erone. Inoltre Cicerone cita la presenza a Siracusa di una macchina circolare costruita da Archimede e ascrivibile quindi alla fine del III secolo a.C., con la quale si rappresentavano i movimenti del Sole, dei pianeti e della Luna, nonché delle sue fasi e delle eclissi[12][13]. In un altro passo Cicerone fa riferimento a un meccanismo, costruito dal suo amico Posidonio di Rodi, che riproduce in modo esatto il moto diurno e notturno del sole, della luna e dei cinque pianeti[14]. L'unicità della macchina di Anticitera risiede nel fatto che è l'unico congegno progettato in quel periodo arrivato sino ai giorni nostri.

La macchina di Anticitera è a volte citato tra i casi di OOPArt (Out of place artifacts), i cosiddetti "manufatti fuori dal tempo", dai sostenitori dell'archeologia misteriosa, i quali non vi riconoscono un artefatto scientifico ellenistico.

Sul numero 498 di febbraio 2010 della rivista Le Scienze, un articolo a firma di Tony Freeth afferma che è stato ricostruito il metodo con cui la macchina prediceva le eclissi e le fasi lunari e avanza l'ipotesi che la sua costruzione sia avvenuta nella città colonia greca di Siracusa[15].


https://it.wikipedia.org/wiki/Macchina_di_Anticitera?fbclid=IwAR02HcbEQ8WI3LoRSrH--rQbKVQssqATCmSsV1UxQKiJnJ2FICUY8V96IIY

Sacsayhuamán - Wilipedia

 

La fortezza di Sacsayhuamán o Sacsaihuaman (in quechua: Saksaq Waman) è un sito archeologico Inca nella regione di Cusco. Il nome significa letteralmente "falco soddisfatto". Fu costruita dagli Inca tra il 1438 e il 1500 circa, sotto il dominio di Pachacútec, e si erge in una posizione dominante della collina di Carmenca, che svetta a nord della città di Cusco, antica capitale del Tahuantinsuyo, l'impero incaico.

A ogni solstizio d'inverno vi si festeggia l'Inti Raimi, la festa di Inti, il dio del Sole. In tale circostanza vengono ancora effettuati rituali risalenti all'epoca incaica.






La fortezza cerimoniale è ubicata a circa 2 chilometri da Cusco, capitale dell'antico impero Inca; si trova ad una altitudine di 3700 metri e ha una estensione di 3.093 ettari.
















Epoca Inca (1438-1534)

La costruzione di Sacsayhuamán, secondo le informazioni di cui disponiamo, iniziò durante il regno di Pachacútec, fu continuata successivamente da Túpac Yupanqui e conclusa con Huayna Cápac. Durante queste 3 generazioni, secondo Garcilaso de la Vega furono 4 gli architetti che diressero l'opera. Essi furono nell'ordine: Apu Huallpa Rimachi (il principale secondo Garcilaso de la Vega), Inca Maricanchi, Acahauna Inca e Callacunchuy. A questi architetti si deve il disegno di Sacsayhuaman.

I lavori durarono circa 70 anni e furono utilizzati 20.000 lavoratori. Questo almeno prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli, i quali prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa. La rimozione delle pietre di piccole e medie dimensioni è continuata fino ad alcune decine di anni fa. In questa descrizione la testa, unita al complesso della città di Cusco, formava la figura di un puma.
















Disegno di Sacsayhuaman.

La zona in cui si trova questa fortezza corrisponde, come già detto, alla testa dell'animale sacro, il puma.

Pachacútec Inca Yupanqui, ridisegnò la città e le diede la forma di un puma coricato (il puma è il guardiano delle cose terrene).

Lo spazio che abbraccia le sue costruzioni è molto grande; quello che principalmente balza agli occhi sono le tre fila di mura in pietra che fanno pensare a una fortezza.















Architettura. La costruzione è così peculiare per via della grandezza di alcune pietre. Le pietre furono incastrate con una precisione inimmaginabile. Risulta quasi inesplicabile per noi capire come gli inca poterono tagliare con tale maestria le pietre, per cui tra una e l'altra non passa la lamina di un coltello.

Il grandioso complesso presenta un triplice ordine di cinte murarie, lunghe trecento metri, realizzate con enormi massi di pietra (porfido e andesite), connessi con grande precisione. La muraglia principale è formata da pietre alte 5 metri, larghe circa 2,5 metri che possono pesare tra le 90 e le 120 tonnellate.

Sacsayhuamán, Cusco, Perú, 2015-07-31, DD 34.JPG

Cronisti e archeologi concordano nell'attribuire al piano della città di Cusco la forma di un puma, di cui la fortezza di Sacsayhuamán rappresenterebbe la testa, com'è facile intuire dalla muraglia che procede a zig-zag ricordandone le fauci. Alla sommità, inoltre, è visibile l'occhio dell'animale. Questo almeno prima dell'arrivo dei conquistadores spagnoli, i quali abbatterono le tre torri e prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case e chiese nella città, oltre a modificare la struttura della città stessa.

Le porte.

Le pietre megalitiche di Sacsayhuaman e la zampa del puma.

Troviamo parecchie porte che mettono in comunicazione, tramite scale, i diversi livelli. Nel muro delle pietre megalitiche troviamo la porta Tiupunco, sugli altri livelli troviamo le porte Acahuana e la Huiracocha Puncu.

Le torri.

Questo complesso militare o religioso era munito di tre torri ("marka" in quechua) di cui rimangono le fondamenta. La torre rotonda di Muyuqmarka ospitava il re Inca e la sua corte durante i periodi di meditazione e digiuno. La sua base a terra è costituita da un cerchio di pietre di una dozzina di metri di diametro e da una struttura a stella il cui significato non è a tutt'oggi chiarito. Secondo la leggenda, la torre era collegata al Tempio del Sole da una rete di gallerie sotterranee. Quella di Paucamarca, di forma quadrangolare, aveva una funzione religiosa ed era dedicata al culto del Sole. L'ultima torre, quella di Suyaqmarka, anch'essa quadrangolare, era riservata alla guarnigione e ospitava depositi di viveri, di armi e di vestiti.

Funzione.

Sacsayhuaman, secondo molti cronisti, aveva funzioni cerimoniali. L'ipotetica funzione militare, suggerita dalla grandezza dell'area, dalle mura sui 3 lati (e dal fatto che la battaglia decisiva con Pizarro si combatté proprio qui, con le torri che assunsero funzione difensiva, resistendo quando tutta la città era ormai stata occupata dagli spagnoli), pare erronea.

Non ultimo, a far perdurare questo errore gli spagnoli la chiamarono "La Fortezza".

Sacsayhuaman pare invece la "Casa del Sole", dedicata appunto al culto del dio Sole. Altre case del sole nella cultura inca furono Coricancha e Poquencancha.

Miti locali.

Secondo la locale tradizione le mura, per la loro imponenza e dimensione furono costruite da dei giganti semi-divini:

«… i gentili avevano sollevato e tagliato quelle moli immense. Dissero che anche al Cuzco il tempio-fortezza di Saqsaywamán, coi suoi blocchi immani, era opera degli auki, gli antenati semidivini che facevano muovere le rocce frustandole, come si riunisce il bestiame.[1]»

https://it.wikipedia.org/wiki/Sacsayhuam%C3%A1n

Pietre di Baalbek. - Wikipedia



Le pietre di Baalbek sono sei massicci blocchi di pietra romani [1] lavorati a Baalbek (l'antica Heliopolis), in Libano , caratterizzati da un gigantismo megalitico senza precedenti nell'antichità .

I tre più piccoli fanno parte di un muro del podio nel complesso romano del Tempio di Giove Baal ( Zeus eliopolitano) a Tel Baalbek e sono conosciuti come il "Trilito". Ciascuno di questi è stimato a circa 750–800 tonnellate (830–880 tonnellate corte).

I restanti tre sono monoliti romani , non facenti parte di una struttura più ampia, convenzionalmente conosciuta come la "Pietra della donna incinta" (stimata in 1.000 t), la "Pietra del sud" (est. 1.242 t) e la "Dimenticata Pietra" (stima 1.650 t). Queste sono, in ordine inverso, la prima, la terza e la quinta pietra più grande mai estratta nella storia umana . Si ritiene che fossero destinati al vicino complesso di Giove Baal, forse come aggiunta al Trilito; ma, forse a causa delle loro dimensioni, non furono mai rimossi dalla loro cava. Non sono stati utilizzati dalla loro estrazione in tempi antichi. [2]

Numerose spedizioni archeologiche sono andate sul sito a partire dal 19° secolo, principalmente gruppi tedeschi e francesi, e la ricerca è continuata nel 21° secolo. [3]



La Pietra della Donna Incinta arabo : حجر الحبلي ‎, romanizzato :  Ḥajar el-Ḥible ), chiamata anche Primo Monolito, si trova ancora nell'antica cava a una distanza di 900 m dal complesso del tempio di Heliopolis. [4] Sebbene sia il più piccolo dei tre monoliti, è anche il più famoso per le sue ottime condizioni, per l'imponente angolo con cui giace e per non essere mai stato completamente nascosto dalla terra.

Nel 1996 un team geodetico della città austriaca di Linz ha condotto nel sito misurazioni topografiche volte a stabilire le dimensioni esatte dei due monoliti e il loro possibile utilizzo nella costruzione del gigantesco tempio di Giove . [5] Secondo i loro calcoli, il blocco pesa 1.000,12  t , [6] confermando quindi praticamente stime più antiche come quella di Jean-Pierre Adam . [7]

Il blocco di pietra rettangolare è:

  • 20,31–20,76 m di lunghezza [8]
  • 4 m di larghezza alla base [8]
  • 4,14–5,29 m di larghezza in alto [8]
  • 4,21–4,32 m di altezza [8]
  • Ha una densità stimata di 2,6–2,8 g /cm [8]

Ci sono più storie dietro il nome. Si dice che il monolito prende il nome da una donna incinta che ha ingannato la gente di Baalbek facendogli credere di sapere come spostare la pietra gigante se solo l'avessero nutrita fino al parto. [9] Altri dicono che il nome derivi dalle leggende secondo cui ai jinn in stato di gravidanza fu assegnato il compito di tagliare e spostare la pietra, [10] mentre altri affermano che il nome riflette la convinzione che una donna che tocca la pietra sperimenta un aumento della fertilità. [11]



La Pietra del Sud (in arabo : حجر القبلي ‎, romanizzato :  Ḥajar el-Guble ), chiamata anche Secondo Monolito, è stata riscoperta nella stessa cava negli anni '90. Con il suo peso stimato in 1242 t, supera anche la dimensione della Pietra della Donna Incinta. [12] (C'è una certa confusione sulla denominazione, a causa del fatto che la sua posizione è stata dimenticata, e di conseguenza alcune fonti identificano "Pietra del sud" come un nome alternativo della Pietra della donna incinta.)

Queste sono le dimensioni del blocco di pietra rettangolare, supponendo che la sua forma sia coerente nelle sue parti ancora sepolte:

  • 19,5–20,5 m di lunghezza [12]
  • 4,34–4,56 m di larghezza [12]
  • 4,5 m di altezza [12]
  • Ha una densità stimata di 2,6–2,8 g/cm [12]


La Pietra Dimenticata, detta anche Terzo Monolito, è stata scoperta nella stessa cava nel 2014 dall'Istituto Archeologico Tedesco . Il suo peso è stimato intorno alle 1650 t, il che la rende la pietra più grande mai estratta. [13]

Esso misura:

  • 19,6 m di lunghezza
  • 6 m di larghezza
  • almeno 5,5 m di altezza (ancora in parte interrata)


Il Trilitogreco : Τρίλιθον ), chiamato anche le tre pietre, è un gruppo di tre pietre giganti disposte orizzontalmente, che fanno parte del podio del tempio di Giove Baal a Baalbek. La posizione delle strutture megalitiche è in cima a una collina nella regione, conosciuta come Tel Baalbek. Ognuna di queste pietre è lunga 19 metri, alta 4,2 metri e spessa 3,6 metri e pesa circa 750–800 tonnellate. Lo strato di pietra di supporto sottostante presenta un numero di pietre che pesano circa 350 tonnellate e sono larghe 11 metri. [7]

Sebbene non formino un trilito nel senso archeologico moderno, sono stati conosciuti come il Trilito almeno dal primo periodo bizantino . [14]


https://en.wikipedia.org/wiki/Baalbek_Stones?fbclid=IwAR0K2tBf1TZUu0Hug-lghzovqdIJZqK2dwWGXUgICY201Lv8D8EW0gLJsM8

domenica 14 agosto 2022

Scoperto vaccino anti-cancro, istruisce le difese.

 

Studio italiano, guida risposta immunità. Test su tumore colon.

Entra in circolo e, come un cavallo di Troia, porta con sé le istruzioni per rendere riconoscibili le cellule tumorali al sistema immunitario.

Attraverso questa azione, potenzia la risposta contro il cancro e anche l'efficacia dei farmaci immunoterapici, contrastando i fenomeni di resistenza a questi trattamenti.

Sono queste le potenzialità del vaccino anti-cancro messo a punto da ricercatori italiani. Le sue caratteristiche sono state illustrate su Science Translational Medicine da ricercatori del laboratorio Armenise-Harvard di immunoregolazione presso l'Italian Institute for Genomic Medicine (Iigm) e della biotech italo-svizzera Nouscom.

Quello dei vaccini terapeutici contro il cancro è un filone in cui la ricerca è impegnata da tempo. Come per i vaccini preventivi usati per le malattie infettive, il loro scopo è istruire il sistema immunitario a riconoscere e combattere il pericolo. In questo caso si tratta del cancro, che viene identificato sulla base di proteine peculiari delle cellule tumorali. Esistono diverse strategie allo studio: una di queste, quella dell'RNA messaggero su cui si fondano alcuni vaccini contro Covid-19, deriva proprio da questo filone di ricerca. In questo caso, il vaccino usa un adenovirus di gorilla, reso innocuo e incaricato di trasportare diversi tratti delle cellule tumorali contro cui indirizzare il sistema immunitario. Il prodotto è stato oggetto di uno studio clinico che ha coinvolto 12 pazienti affetti da un sottotipo di tumore del colon (definito con instabilità dei microsatelliti) in fase metastatica. I pazienti, oltre al vaccino, hanno ricevuto un farmaco immunoterapico appartenente alla famiglia degli inibitori dei checkpoint immunitari e hanno risposto in larga parte al trattamento; l'efficacia in alcuni di loro si è protratta per circa due anni.   

Il team ha scoperto che il vaccino esercita la sua azione aumentando alcune cellule immunitarie che hanno la funzione di identificare e uccidere le cellule infettate da virus o quelle tumorali. Si tratta di una particolare popolazione di linfociti CD8+ con caratteristiche simili alle cellule staminali e che riesce a sfuggire ai meccanismi di esaurimento a cui di solito vanno incontro le cellule immunitarie esposte cronicamente al cancro. Ciò permette di avere una riserva capace di combattere la malattia. "Abbiamo capito qual è il meccanismo di azione che determina l'efficacia del vaccino: grazie a questa aumentata conoscenza possiamo trasformare le nostre analisi sperimentali in terapie mirate più precise per ogni paziente", spiega Luigia Pace, direttrice del laboratorio di immunoregolazione Armenise-Harvard con sede presso l'Irccs Fondazione del Piemonte per l'Oncologia di Candiolo. "Inoltre, considerato che la tecnica per realizzare questi vaccini è decisamente collaudata e che i dati ottenuti nella prima sperimentazione clinica sono molto promettenti, si prospetta la concreta possibilità di creare nuovi vaccini efficaci contro molti altri tipi di cancro", conclude. Il lavoro è stato condotto grazie anche al sostegno di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/08/11/scoperto-vaccino-anti-cancro-istruisce-le-difese_132380ac-fbe6-4810-b1a3-7de22942eca3.html

lunedì 8 agosto 2022

Burioni e le cure per il cancro: il caso dei 12 pazienti guariti da un tumore del colon-retto senza chemioterapia e chirurgia.

 

l professore del San Raffaele parla della terapia sperimentale con il farmaco Dostarlimab.

Il professor Roberto Burioni oggi su Repubblica parla delle cure contro il cancro. E racconta della ricerca del Memorial Sloan Kettering Cancer Center (MSK) su dodici pazienti con un tumore del colon-retto localmente avanzato e con un deficit di funzionalità del sistema di riparazione del Dna (MMR). Che ha avuto risultati straordinari: dopo sei mesi di terapia con il farmaco Dostarlimab il cancro è scomparso. Senza chemioterapia, radioterapia o chirurgia. Il professore del San Raffaele avverte che il tumore potrebbe tornare negli anni e le sue alterazioni genetiche lo rendevano più vulnerabile. Ma l’ottimismo c’è lo stesso: «Il farmaco che è stato somministrato impedisce al tumore di bloccare le cellule immunitarie. Non si vede più niente, i pazienti appaiono completamente guariti».

La ricerca.

«Ecco, la scomparsa completa di 12 cancri del retto in 12 pazienti, senza neanche l’intervento chirurgico, è qualcosa che non si era mai visto prima, e che non può non lasciarci a bocca aperta», conclude Burioni. La vicenda è stata raccontata all’ultimo Congresso Mondiale di Oncologia. I ricercatori hanno condotto uno studio su 12 pazienti con età media di 54 anni (il 62% donne). La loro diagnosi era di un adenocarcinoma rettale di stadio 2 e 3 con deficit di riparazione del mismatch. A questi pazienti è stato somministrato un anticorpo monoclonale anti-PD-1, il dostarlimab in monoterapia, ogni tre settimane per sei mesi a cui far seguire poi chemioradioterapia standard o chirurgia.

Tutti i 12 pazienti che hanno iniziato il trattamento hanno ottenuto una risposta clinica completa senza evidenza di tumore dalla risonanza magnetica, dalla PET, dall’endoscopia, dall’esame rettale o dalla biopsia. In Italia vengono diagnosticati ogni anno 44 mila casi di tumore al colon-retto. Colpisce preferibilmente le persone con più di 60 anni. I fattori di rischio sono il fumo, l’obesità, la scarsa attività fisica e il consumo di carni rosse e insaccati. Il 65% dei pazienti sconfigge la malattia, ma quando il tumore è individuato in fase avanzata, le possibilità di batterlo sono limitate.

https://www.open.online/2022/08/08/roberto-burioni-tumore-colon-retto-pazienti-guariti/

domenica 7 agosto 2022

LA COALIZIONE CONTRO LE DESTRE È UN GIOCO AL RIBASSO. - Alessandra Algostino

 

Elezioni Il rischio di un ulteriore attacco frontale alla Costituzione, dopo lo svuotamento del progetto costituzionale e la sua sostituzione con politiche all’insegna della razionalità neoliberale esiste.

Del pericolo che la destra ottenga, con un sistema elettorale, il Rosatellum, un vulnus alla rappresentanza e alla sovranità popolare, i numeri per una revisione che annienti la Costituzione, hanno scritto in modo chiaro su queste pagine, Floridia, Azzariti, Migone, Gianni. Un no antifascista è il primo a insorgere se si pensa ad un governo Meloni, all’idea che la democrazia parlamentare nata dalla Resistenza sia occupata dalle destre, da partiti razzisti. Il rischio di un ulteriore attacco frontale alla Costituzione, dopo lo svuotamento del progetto costituzionale e la sua sostituzione con politiche all’insegna della razionalità neoliberale esiste.

Che fare? La proposta di assumere come programma l’attuazione della Costituzione, per i principi che essa veicola, potrebbe non solo difendere la carta costituzionale, ma determinare una radicale inversione di rotta: centralità della persona, solidarietà, redistribuzione, controllo e programmazione dell’economia a fini sociali (e ambientali), lavoro come strumento di dignità, partecipazione effettiva, diritti sociali, progressività nella tassazione, diritto di asilo a chiunque sia impedito l’esercizio delle libertà democratiche, ripudio della guerra, perseguimento della pace e disarmo.

Sono i principi, i diritti, la visione del mondo, che sono vissuti nelle lotte del Collettivo di fabbrica della Gkn, nei movimenti territoriali che si oppongono alle grandi opere, nelle proteste degli studenti, nelle azioni non violente di Extinction Rebellion, nella solidarietà di chi aiuta i migranti, nelle reti che collegano associazioni e luoghi di pensiero critico (dalla Società della cura alla Rete dei numeri pari, per limitarsi a due esempi). Da qui occorre ripartire, da una forza politica radicata nei territori, nei conflitti, nella costruzione di alternative, e che senza infingimenti si proponga di traghettare una visione del mondo dalla parte dell’eguaglianza, dell’emancipazione, della giustizia sociale e ambientale nelle istituzioni.

Una utopia, per quanto concreta, che, dato il sistema elettorale e la mancanza di forze ampie che la sostengano, nell’immediato presente può consegnare il paese, e la Costituzione, alle destre? La neutralizzazione della Costituzione è perseguita da anni, con toni differenti, ma senza soluzione di continuità, dalle maggioranze di centrodestra e di centrosinistra, sino al governo di “unità nazionale” dell’agenda Draghi. Un governo di destra fa paura, ma fa paura anche questo scivolamento progressivo e avvitamento in se stesso del sistema in una spirale dantesca in cui, mentre letteralmente il caldo infernale ci avvolge, la guerra si normalizza, le diseguaglianze crescono, la democrazia si riduce a strumento dell’egemonia neoliberista.

Un fronte unico per l’attuazione effettiva della Costituzione, contro la guerra, alternativo al dominio della competitività in nome del profitto, non si vede; un mero apparentamento elettorale per far fronte alle costrizioni del Rosatellum (che abbiamo non per punizione divina ma per ignavia politica) rischia di fornire la sponda ad un altro passo nella rivoluzione passiva, di partecipare ad un gioco al ribasso che nel voler tutelare un livello essenziale di democrazia ne mantiene unicamente la parvenza, di occultare la necessità di alternative radicali. Occorre un po’ di speranza ribelle, il coraggio di dire no alla china mistificatoria del male minore, immaginare un futuro radicalmente diverso e iniziare a costruirlo, con chi, e da chi, lo sta praticando, nei conflitti sociali e ambientali, nella solidarietà, nella ricerca della pace.

La Costituzione si difende con chi la vive e attua, il nesso fra democrazia politica, economica e sociale richiede di preservare la democrazia parlamentare e insieme perseguire il progetto di emancipazione dell’art. 3, comma 2, ad evitare che la democrazia si riduca a maschera del potere; la sinistra si costruisce con un progetto chiaro di giustizia sociale e ambientale, con una fantasia della realtà che la dialettica della storia restituisce alla sfera del possibile. Un governo di destra fa paura, ma ancor di più è da temere la fine della speranza che possa esserci una via radicalmente alternativa allo stato delle cose presente.

da Il Manifesto, 2 agosto 2022

http://www.libertaegiustizia.it/2022/08/05/la-coalizione-contro-le-destre-e-un-gioco-al-ribasso/