mercoledì 22 marzo 2023

Quando in Ucraina si vendevano i bambini nati o ancora in gestazione, e non era colpa di Putin (V. Volcic)

 

“L’Ucraina ha una legislazione molto flessibile nel campo di medicina riproduttiva. I programmi con ovodonazione e programmi di maternità surrogata sono assolutamente legali e sono regolati dalla legge. Siamo in grado di dare una possibilità per i pazienti, che non possono subire i programmi di ovodonazione o programmi di maternità surrogata nei loro paesi a causa delle limitazioni di legge. La nostra legislazione non limita l’età della maternità. Nel nostro paese c`è la possibilità di rimanere incinta anche all’età di 54 anni se non ci sono controindicazioni per la gravidanza”. Si pubblicizzava così su Internet la Clinica Intersono di Leopoli, una delle tante che prima della guerra attirava in Ucraina coppie (non solo etero) desiderose di un piccolo erede. “Ci siamo specializzati – vantava il centro per la riproduzione assistita – nello svolgimento di cicli di FIV, cicli di donazione con ovuli freschi e vetrificati, crioconservazione degli embrioni e ovociti, la conservazione del tessuto ovarico, e il trattamento di maternità surrogata. Siamo situati nella bella città di Lviv, un grande centro culturale e storico in Ucraina occidentale, con facili collegamenti con le capitali europee attraverso Lviv; s nuovo aeroporto internazionale, ed entro il 70 km di distanza in auto dal confine polacco-ucraino”.

Tutto questo è stato rimosso, insieme alle evidenti infiltrazioni naziste nel regime di Kiev, perchè la scelta atlantista dei governi Draghi e Meloni, con annesso invio di armi che arricchisce le aziende pubbliche e private del settore, e miete vittime innocenti da entrambe le parti, non ammette ragionamenti complessi: il male è tutto da una parte, il bene solo dall’altra. E pazienza se si chiudevano entrambi gli occhi sulla vendita dei bambini nati o ancora in gestazione, le cui mamme e papà naturali erano scelti sui cataloghi (come nella foto).

“L’Ucraina è un paese di origine, transito e destinazione per la tratta di esseri umani dall’inizio degli anni ’90. Uomini, donne e bambini sono oggetto di tratta a scopo di lavoro forzato, accattonaggio, sfruttamento sessuale e di altro tipo. I principali paesi di destinazione degli ucraini oggetto di tratta sono stati la Federazione Russa, la Polonia e la Turchia, nonché il traffico di esseri umani all’interno dell’Ucraina. Il problema è stato aggravato dall’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022”, denuncia l’Agenzia Americana per lo Sviluppo Internazionale (USAID).

“Anche prima dell’invasione della Russia – specifica USAID nel suo sito – l’Ucraina stava già affrontando un aumento della portata del traffico di esseri umani causato dalla pandemia di COVID-19 e dal continuo sfollamento dall’Ucraina orientale colpita dal conflitto e dalla Crimea occupata. La popolazione è estremamente vulnerabile, un problema gravemente aggravato dall’invasione della Russia e dalla necessità per milioni di persone di lasciare le proprie case per mettersi al sicuro in Ucraina e all’estero. Intermediari/reclutatori del lavoro fraudolenti possono approfittare della guerra per sfruttare persone a rischio.

Prima dell’invasione della Russia nel febbraio 2022, la missione dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) in Ucraina stimava che più di 300.000 ucraini fossero stati vittime della tratta di esseri umani dal 1991. Si stima che 46.000 ucraini siano stati oggetto di tratta nel periodo 2019-2021; 29.000 all’estero e 17.000 in Ucraina. »

Con la trasformazione della guerra civile (iniziata nel 2014) in conflitto Ucraina – Russia, al traffico di bambini si associa quello dei rifugiati. Traffico creatosi nei territori controllati dal governo di Kiev e gestito da ufficiali dell’esercito ucraino e membri del Governo. L’Agenzia per l’Asilo dell’Unione Europea e l’Organizzazione per Cooperazione e sviluppo economico (OCSE) in una inchiesta compiuta dal marzo all’agosto 2022 ha rilevato che il 22% dei rifugiati in Polonia ed Europa sono stati obbligati a pagare di media 363 euro, per poter uscire dai confine ucraini. Il 48% delle vittime hanno subito aggressioni, abusi emotive e minacce fisiche legate al pagamento del pizzo per oltrepassare la frontier polacca. Il 17% è stato soggetto a razzismo e xenofobia, il 11% vittime di frode e sfruttamento finanziario e sessuale. Gli intervistati hanno denunciato corruzione e attività fraudolente nella procedura di richiesta di protezione temporanea in Polonia e altri Paesi UE gestita da intermediari associati all’esercito e al governo ucraino.

Queste estorzioni attuate molto prima del conflitto Ucraina – Russia, rivela uno studio dell’Ufficio Droghe e Crimini delle Nazioni Unite (UNODC). Dal 2014 gli ucraini erano tra le principali nazionalità di migranti irregolarmente soggiornanti, irregolarmente inseriti nei Paesi UE tramite documenti fraudolenti. Informazioni comunicate a Europol nel 2022 indicavano migliaia di casi di contrabbando di carte d’identità, patenti di guida, passaporti ucraini venduti dalle autorità a cittadini non ucraini al fine di poter entrare in Europa. Inoltre vi era una florida tratta di bambini (sopratutto provenienti dal Donbass di origine russa) che venivano rapiti dalle milizie neonaziste per costringerli a lavori forzati e all’accattonaggio nei Paesi dell’Est Europa dove i governi non applicano severamente le misure di controllo migratorio e protezione dei minori previste dalla UE : Polonia, Bulgaria, in primis.

Affianco alle agenzie ucraine che, come abbiamo documentato in apertura, ingaggiavano giovani donne ucraine di famiglie poverissime per affittae l’utero per la maternità surrogata commerciale, florido era il traffico illegale di neonati nel contesto di adozioni illegali.
Nel 2015 le autorità giudiziarie ucraine cercarono di interrompere questi traffici tramite la collaborazione dell’Europol per poi disinteressarsene causa pressioni di importanti ufficiali e politici ultra nazionalisti e neonazisti che controllavano i network criminali. Questi network usavano alla luce del sole applicazioni di messaggistica e avvisi sui social media (in particolare Viber, Telegram e Facebook) senza che il governo intervenisse o i social (americani) oscurassero gli account. L’Organizzazione per la sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE) registrarono enormi picchi di ricerche online in più lingue con contenuti espliciti per attirare la domanda di servizi sessuali di donne e ragazze minori ucraine. Almeno il 12% di questi contenuti avevano palesi caratteristiche di pedofilia.

Nonostante le indagini e le prove raccolte, nessun intervento serio o mandato di arresto è stato attuato dall’Unione Europeo né tanto meno dalla CPI, nonostante che si tratti di evidenti crimini contro l’umanità, in quanto Stati Uniti e NATO avevano già deciso che l’Ucraina doveva essere il cavallo di Troia per limitare (e se possibili distruggere) la Russia. Le testimonianze raccolte dalla popolazione ucraina di etnia russa e non nel Dombass rivelano che fin dalla guerra civile (2014 – 2021) le autorità delle Repubbliche indipendenti inviavano i bambini in Russia per sottrarli a questi crimini. Un ruolo che dal febbraio 2022 è svolto anche dall’esercito russo. Maria Alekseyevna Leopoli-Belov, Commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa, fin dal 2015 ha svolto un ruolo cruciale per salvare i bambini ucraini del Donbass. Ora la CPI (sotto pressione di USA e NATO) la accusa di crimini di guerra e di deportazione illegale di bambini. Il suo complice sarebbe Vladimir Vladimirovich Putin…

https://www.farodiroma.it/quando-in-ucraina-si-vendevano-i-bambini-nati-o-ancora-in-gestazione-e-non-era-colpa-di-putin-v-volcic/


Opinioni scambievoli su temi attuali di dibattito su Fb.

 

Mario Rosso scrive, Viviana Vivarelli condivide:

La corte dell'Aja ha emesso un mandato di arresto internazionale verso Putin per crimini di guerra...
Io avrei emesso un mandato anche verso Biden e perché no anche verso Zelenskyj...e il segretario Nato, Stoltenberg.
Perché a me risulta che la Nato si è allargata tanto in questi ultimi anni fino a portare testate missilistiche a un passo da Mosca. Lo dimostra la futura annessione alla Nato dell'Ucraina e perché no, della Bielorussia...
Ma nessuno ha mai condannato per crimini di guerra i vari presidenti americani che hanno invaso Irak, Afganistan, Libia...Eppure sono morti centinaia di migliaia di persone, anche sotto i bombardamenti...
E naturalmente,questo atto degli Occidentali atlantisti della corte dell'Aja, non farà altro che allontanare prospettive di pace tra Russia e Ucraina...

Giuditta Gatto interviene:

È tutto ben congegnato da USA e paesi loro satelliti per cancellare la possibilità di pace in questo conflitto, loro arrestano i Capi di Stato scomodi, come è avvenuto con Slobodan Milošević, e tantissimi altri condannati durante la guerra dei Balcani che poi sono stati assolti. Gli americani lo fanno anche a casa loro, vedi caso Trump. Oggi nel mirino è ovviamente Putin , componente principale, assieme alla Cina , dell'organizzazione politico finanziaria BRIC che si va rafforzando sempre di più con l'adesione di altri Paesi del sud del mondo nella lotta per la de-dollarizzazione dei mercati mondiali . Gli USA non vogliono cedere il loro dominio indiscusso e questa è una delle principali motivazioni delle loro guerre e della guerra in Ucraina. Ucraina Paese notoriamente corrotto, patria delle organizzazioni criminali più efferate come trafficanti di armi e di organi, Paese tra i pochi al mondo dove la maternità surrogata a fini commerciali è legale e dove sono legali gli allevamenti intensivi di bambini, questa è la realtà di questo tristo Paese governato da pericolosi pagliacci ....ma quando il Tribunale internazionale si occuperà dei crimini di guerra degli americani denunciati da Assange con tanto di prove riportate da Wikilix e quando sarà indiziato per crimini di guerra Nietaniau per genocidio contro il popolo palestinese??? E quanti altri veri criminali di guerra non sono perseguiti perché amici degli USA???

Fb 20\21.3.2023

martedì 21 marzo 2023

Victoria amazonica.

 

Victoria amazonica (Poepp.Sowerby1850 è una pianta acquatica della famiglia delle Nymphaeaceae, originaria del bacino dell'Amazzonia[1].

Questa ninfea sudamericana presenta le foglie più grandi del mondo tra le specie acquatiche. Queste foglie sono in grado di galleggiare e sopportare pesi grazie alla particolare tessitura delle nervature della pagina inferiore. Le foglie fungono quindi da supporto per diverse specie di uccelli che le usano come piattaforma per la pesca, nonché per vari rettili che le utilizzano per esporsi al sole.

In orticoltura, questa specie spettacolare è molto apprezzata, anche se è difficile coltivarla lontano dall'equatore e cresce solo in serre appositamente attrezzate.

Ha foglie di dimensioni molto grandi, fino a 3 metri di diametro, con un bordo rialzato di circa dieci centimetri e costole profonde sul lato inferiore che gli consentono di intrappolare delle sacche d'aria e quindi di galleggiare molto bene. La superficie delle foglie è idrorepellente grazie ad una spessa cuticola cerosa idrofoba.

Gli steli sono lunghi 7-8 metri, e sono ancorati al terreno. Sono piante rizomatose.

I fiori possono arrivare a 40 cm di diametro, con 4 sepali coriacei e spinosi di colore marrone con bordi rosa. I petali sono numerosi da 50 a 70 per fiore. Gli stami sono da 100 a 300. Il gineceo è composto da 20 a 40 carpelli sincarpici. L'ovario è pluriloculare. Il fiore è proterogino.

La prima notte dopo essere sbocciati i fiori sono bianchi, e dalla seconda notte in poi assumono una colorazione rosa. Questo avviene a causa delle reazioni chimiche durante l'impollinazione che producono una grande quantità di antociani che determinano la variazione cromatica.

Il frutto è una bacca ovoidale con un diametro leggermente superiore a 10 cm che contiene 100-700 semi ovali, lunghi un centimetro.

Biologia

I fiori sono impollinati da scarabei della sottofamiglia Dynastinae.[2] È una pianta molto competitiva. Utilizza infatti i suoi germogli pieni di spine, come una mazza chiodata, facendoli roteare sulla superficie dell'acqua per rimuovere da essa le piante in competizione. Oltre a ciò, date le enormi dimensioni, è in grado di sottrarre luce solare alle piante sottostanti e la rapida espansione della foglia (più di 20 centimetri al giorno) è in grado di allontanare e soppiantare i competitori.[3][4]

Distribuzione e habitat

La specie è nativa delle acque poco profonde del bacino del Rio delle Amazzoni.


https://it.wikipedia.org/wiki/Victoria_amazonica

Fallujah. La strage nascosta.

 

Fallujah. La strage nascosta è un documentario di Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta andato in onda per la prima volta sulle reti televisive della Rai l'8 novembre 2005.

L'inchiesta

L'indagine documenta le prove dell'uso di armi chimiche, in particolare ordigni incendiari e armi basate sul fosforo bianco e altre sostanze simili al napalm, come la bomba incendiaria Mark 77, e l'uso indiscriminato della violenza contro i civili da parte delle forze militari statunitensi nella città irachena di Falluja durante l'offensiva del novembre 2004.

Le interviste con ex militari statunitensi che affermano di essere stati presenti all'offensiva di Falluja supportano l'ipotesi dell'uso di armi da parte degli Stati Uniti, mentre i giornalisti che erano in Iraq discutono dei tentativi degli Stati Uniti di bloccare la diffusione delle notizie.

Vi sono filmati di armi al fosforo bianco sparate da elicotteri in aree urbane, così come riprese dettagliate mostrano i resti di persone che si suppone siano state uccise da quelle armi, tra cui donne e bambini. Nel documentario viene intervistato l'ex soldato statunitense, ora attivista contro la guerra, Jeff Englehart, il quale discute dell'uso del fosforo bianco, chiamato “Willie Pete” (nome alternativo per "White Phosphorus" "WP"), da parte degli Stati Uniti in aree edificate e descrive l'offensiva di Falluja come «un'uccisione di massa di arabi». Englehart ha trascorso due giorni a Falluja durante la battaglia.[1]

Nel reportage si afferma che i militari statunitensi hanno deliberatamente mirato a civili iracheni e bambini durante l'offensiva di Falluja per debellare l'opposizione all'occupazione statunitense. Viene intervistato l'ex soldato statunitense Garret Reppenhagen il quale afferma che le morti civili erano frequenti e intenzionali.

Per le rivelazioni in anteprima il documentario è stato ripreso dalle maggiori testate mondiali, fra le quali Le Monde[2]El País[3], il New York Times[4], il Guardian[5], oltre alle italiane La Repubblica[6] e Corriere della Sera[7]; su quest'ultimo, Enzo Biagi richiamò il filmato e i suoi autori nella sua rubrica “Strettamente personale”[8].

Nel 2006 Ranucci ha vinto per il documentario il premio Alpi con la seguente motivazione: «Sigfrido Ranucci svela in esclusiva l'utilizzazione del fosforo nei bombardamenti americani su Falluja. L'inchiesta di Rai News 24 ha fatto il giro del mondo denunciando un drammatico retroscena della guerra in Iraq.»[9]


https://it.wikipedia.org/wiki/Fallujah._La_strage_nascosta

Ricordando Falluja. - Viviana Vivarelli














La battaglia di Falluja nel novembre del 2004, fu la battaglia più imponente, sanguinosa e disconosciuta della guerra irachena: 10 giorni di assedio e distruzione di una città di 350.000 abitanti. Su di essa gli USA imposero il più assoluto silenzio e ancor oggi il Pentagono nega questo crimine enorme.

L’operazione rase al suolo 36.000 case e uccise con armi al fosforo 5000 persone.
Dopo la strage, una squadra di medici volontari entrò per ripulire la città delle migliaia di vittime civili che nessuno ha mai contato. Si aspettavano di trovare una carneficina, visto che i bombardamenti erano stati fittissimi col divieto di acqua, cibo e soccorsi, ma quello che i medici trovarono superò ogni orrore.
Di cos’era morta tutta quella gente? I ripulitori fecero dei filmati che girarono il mondo, rompendo la pesante censura americana. Il filmato fu visto dai nostri parlamentari che tacquero, come tacquero di fronte alle foto del cadavere di un imam perforato orrendamente dai buchi del trapano, strumento molto usato degli americani.
Il filmato passò su Rainews24 di Sky e su Al Jazeera che le mostrò al mondo intero. È di una ferocia senza limite. La menzogna più cinica ha coperto tutto. Hanno tentato in ogni modo di secretare la verità: il falso dossier SISMI sull’uranio nigeriano con un B complice, la battaglia dei ponti dove i nostri soldati massacrarono civili e uccisero anche una partoriente in un’ambulanza, il vero carattere di una missione umanitaria, in cui abbiamo aiutato stragi feroci, con i nostri elicotteri che indicavano alle truppe Usa dove colpire, facilitando l’avanzata delle truppe distruttive, la consegna di civili inermi, donne e ragazzi ai torturatori di Abu Graib, la complicità e il silenzio.
Bush passerà alla storia come uno dei più feroci criminali di tutti i tempi, ma governi italiani e opposizione figureranno come i suoi complici.

Post su Fb di Viviana Vivarelli del 21.3.2023

lunedì 20 marzo 2023

Perché negli USA il mercato del GNL è cresciuto così in fretta. - Antonino Neri

 

I piani e le previsioni dell’industria statunitense del GNL si basano sul presupposto di una crescita continua e robusta sia dall’Europa che dall’Asia

L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno scavalcato il Qatar e l’Australia come maggior esportatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL). Ciò è stato possibile grazie all’aumento della domanda di GNL dall’Europa, che cercava urgentemente un’alternativa alla fornitura di gas russo.

Dopo un anno così eccezionale per i produttori statunitensi di GNL, nonostante l’interruzione di mesi dell’impianto di Freeport, in Texas – che ha influito sul volume totale esportato – era prevedibile che l’industria avesse dei seri piani di crescita della capacità.

Tre nuovi impianti di produzione GNL potrebbero prendere le loro decisioni finali di investimento già quest’anno. Entro il 2027, gli Stati Uniti potrebbero avere una capacità di 169 milioni di tonnellate, superando il Qatar, che sta espandendo la propria capacità in questo momento, puntando a 110 milioni di tonnellate entro lo stesso anno.

LA DOMANDA DI GNL IN EUROPA E LE RIPERCUSSIONI SUL MERCATO GLOBALE

Va ricordato, però, che nel settore dell’energia non vi è nulla di certo. I piani e le previsioni dell’industria statunitense del GNL si basano sul presupposto di una crescita continua e robusta sia dall’Europa che dall’Asia. Tuttavia, anche prima che la maggior parte di questa nuova capacità inizi ad essere costruita, emergono delle preoccupazioni per le minacce di fonti energetiche alternative a basse emissioni di carbonio e per l’affidabilità stessa dell’approvvigionamento globale di GNL.

Gli analisti di recente hanno avvertito che, se tutti gli impianti di produzione di GNL proposti verranno costruiti, entro il 2030 la capacità globale potrebbe aumentare del 67%, a 636 milioni di tonnellate all’anno. Questo, secondo l’agenzia Reuters, potrebbe portare alla saturazione del mercato e far scendere i prezzi.

Alla luce delle carenze di elettricità e dei conseguenti blackout che il Pakistan, ad esempio, ha vissuto lo scorso anno a causa dei prezzi proibitivi del GNL per l’insaziabile domanda europea, un futuro con prezzi bassi non sarebbe una cosa così negativa per tutti. Considerando le ambizioni delle compagnie energetiche di entrare nel mercato GNL proprio a causa dei prezzi del 2022, è improbabile che la saturazione del mercato venga apprezzata ovunque.

Per quanto riguarda la concorrenza delle fonti a basse emissioni di carbonio, il timore per il momento è più facile da accantonare, visto che i costi sia dell’eolico che del solare sono aumentati notevolmente, gettando un’ombra sull’ipotesi che siano e saranno sempre la fonte a minor costo di energia. Basti pensare che gli Stati Uniti e l’Unione europea sono bloccati in una corsa ai sussidi che punta molto proprio su queste due  fonti di energia.

LE PROSPETTIVE DEL GNL NEL BREVE PERIODO

Il futuro immediato del GNL sembra abbastanza certo. Secondo Refinitiv, quest’anno le importazioni in Europa e Turchia aumenteranno del 10% rispetto ai volumi record dello scorso anno, per raggiungere un altro livello record di circa 190 miliardi di metri cubi. Fin qui tutto bene. Tuttavia, guardando un po’ più avanti nel futuro, sempre con l’ipotesi di una forte crescita delle rinnovabili, secondo alcuni in Germania questo record potrebbe verificarsi una tantum. Di recente l’amministratore delegato di RWE, Markus Krebber, ha avvertito che parte della capacità di importazione di GNL che si sta sviluppando nel Paese potrebbe finire per essere inutilizzata. “Può darsi che i terminal GNL non siano completamente utilizzati, ma ne abbiamo bisogno come premio assicurativo”, ha dichiarato Krebber ai media tedeschi ad inizio marzo.

È interessante notare che Krebber ha detto che la Russia sta ancora fornendo gas naturale alla Germania per obblighi contrattuali, però non attraverso il gasdotto Nord Stream – che nel settembre scorso è stato sabotato – ma attraverso l’Ucraina. Questo nonostante le assicurazioni dei leader tedeschi secondo cui il Paese si è ormai liberato con successo del petrolio e del gas russi.

Comunque sia, non c’è dubbio che la domanda di GNL rimarrà robusta, almeno nel medio termine. E, se il tema delle rinnovabili a basso costo verrà smentito, anche nel lungo termine. E questo è il momento in cui l’affidabilità dell’offerta globale di GNL potrebbe iniziare a raccogliere più attenzione della domanda.

LA QUESTIONE DELLA MANUTENZIONE DEI TERMINAL GNL

Come ha recentemente notato la società di analisi energetica Kayrros, “l’approvvigionamento di GNL è intrinsecamente soggetto a interruzioni. Gli incidenti e la manutenzione non pianificata sono un evento comune nei terminal GNL di tutto il mondo e uno dei principali fattori di volatilità del mercato”. La società ha riferito che il 32% degli impianti di produzione globali di GNL, pari al 55% della fornitura globale, subisce interruzioni non pianificate oltre 5 volte l’anno, con una durata media dell’interruzione di 90 giorni.

Teoricamente, questo non è ciò che si potrebbe definire affidabile, soprattutto in vista della domanda futura, che è considerata notevolmente superiore alla domanda attuale. Ci sono poi anche i ritardi e il superamento dei costi degli impianti futuri. La maggior parte dei progetti di GNL su larga scala nel mondo ha subito notevoli ritardi e massicci superamenti dei costi. Con un mondo che chiede più GNL, questo potrebbe diventare un problema.

È probabile che la soluzione a questo problema sia la stessa soluzione al problema del prezzo del GNL, che ha fatto precipitare il Pakistan in seri blackout: il carbone. Quando il carburante più pulito non è disponibile, per qualsiasi motivo, i consumatori tendono a ricorrere all’alternativa più economica, anche se più sporca, piuttosto che a quella più pulita, anch’essa presumibilmente più economica ma più complicata da costruire. Sia che ci sarà un eccesso di GNL o una penuria prolungata, il futuro di quel combustibile sarà sicuramente interessante.

https://energiaoltre.it/perche-negli-usa-il-mercato-del-gnl-e-cresciuto-cosi-in-fretta/

Natura meravigliosa.

 

E, se invece di costruire il già costosissimo e, probabilmente, pericolosissimo "Ponte sullo Stretto di Messina" decidessero di mettere a norma tutte la infrastrutture del paese?

Otterremmo risultati migliori sotto tutti i punti di vista!!!

Conte lo aveva pensato, attuando il "SuperBonus 110%, ma non è piaciuto a chi non si adopera per realizzare il nostro benessere, ma per mantenere il proprio interesse.

cetta.