giovedì 12 giugno 2025

Ucraina, nel testo finale del vertice Nato i russi non sono più “aggressori”. - Giacomo Salvini

 

Un documento snello, come l’intero vertice. Per evitare uno scontro pubblico tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e quello ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha confermato la sua presenza martedì. La bozza del documento conclusivo del vertice Nato dell’Aia del prossimo 24-25 giugno, che sarà discusso oggi a Palazzo Chigi tra il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Mark Rutte e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, però presenta anche un’altra novità rilevante che ha l’obiettivo di tenere ancorato il presidente americano Trump alla Nato: la Russia non viene menzionata come Paese aggressore dell’Ucraina, ma genericamente come “minaccia” alla sicurezza dell’Alleanza Atlantica.

LEGGI – Droni russi scatenati nei cieli dell’Ucraina

Questo a differenza delle dichiarazioni finale dei vertici Nato a Vilnius dell’11 e 12 luglio 2023, di Washington del 9-11 luglio 2024 e anche delle dichiarazioni di Rutte di lunedì a Londra in cui ha ipotizzato un attacco della Russia entro cinque anni. Manca anche qualsiasi riferimento all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, come invece sempre previsto nei vertici precedenti. Una posizione che ricalca quella dell’inquilino della Casa Bianca che ha più volte ribadito la sua contrarietà all’ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica.
La bozza del documento a cui hanno lavorato in queste settimane gli sherpa Nato è stata anticipata ieri da Bloomberg e i contenuti sono stati confermati a questo giornale da fonti diplomatiche. Nei prossimi giorni sarà sottoposta ai leader per essere approvata all’Aia il 25 giugno, dopo la cena con i reali dei Paesi Bassi e la sessione plenaria unica del vertice Nato. Potrebbe ancora essere modificata.

Nel documento finale è confermato l’impegno di spesa del 5% per i Paesi membri – il 3,5% per la Difesa e l’1,5% per la Sicurezza – anche se le tempistiche per raggiungere l’obiettivo sono ancora in fase di trattativa. L’Italia punta a 10 anni, nel 2035, e di questo oggi Meloni parlerà con Rutte: la premier sembra isolata perché solo la Spagna, la Gran Bretagna e il Lussemburgo sono favorevoli alla scadenza, mentre Francia e Germania voglio anticipare al 2032 e i Paesi Baltici addirittura al 2030.
Oggi inoltre Meloni annuncerà a Rutte il raggiungimento del 2% per le spese per la Difesa rispetto al Pil che il governo ha raggiunto conteggiando diversamente alcuni parametri: la guardia costiera, la guardia di finanza, la cybersicurezza, i servizi meteorologici e così via.
In generale, sempre con l’obiettivo di accontentare il presidente americano, la bozza del documento finale si concentra sulle spese per la Difesa e non sul sostegno all’Ucraina. In particolare, non c’è il riferimento al fatto che la Russia venga considerata il Paese aggressore ma che rappresenti una “minaccia” nei confronti dell’Alleanza atlantica. Inoltre, manca l’impegno sul fondo da 40 miliardi per il sostegno all’Ucraina chiesto da Zelensky e che era stato annunciato nel 2024. Anche la Cina non viene mai menzionata.

Il sostegno all’Ucraina rischia di essere anche una questione spinosa al G7 che inizia domenica in Canada. A fine maggio, infatti, era stata resa nota la contrarietà degli Stati Uniti a firmare la dichiarazione finale del G7 che includeva nuovi aiuti e finanziamenti all’Ucraina e definiva “illegale” l’invasione russa nei confronti di Kiev. Poi ha fatto un passo indietro e alla fine Trump dovrebbe firmare il testo conclusivo dei grandi del mondo. Ma nelle ultime settimane ha continuato a non mostrare intenzione di sostenere Kiev. Zelensky si è lamentato pubblicamente perché si aspettava da Washington 20.000 missili anti-droni, che invece sono stati dirottati in Medio-Oriente.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2025/06/12/nato-nel-testo-finale-del-vertice-i-russi-non-sono-piu-aggressori/8023836/?utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook#Echobox=1749681481

mercoledì 11 giugno 2025

Robert Fico Presidente della Slovacchia. -

 

Il coraggio di quest'uomo, Robert Fico Presidente della Slovacchia, è qualcosa di incredibile.
Un piccolo paese di 5 milioni e mezzo di abitanti, che fa parte dell'Unione Europea e della Nato, continua a dare lezioni di sovranità e di dignità a tutti gli altri. Soprattutto a quelli che si riempiono la bocca di sovranismo e patriottismo.
Ursula Von der Leyen ha appena annunciato il 18 esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Robert Fico è stato l'unico ad alzare la testa e a dire che il suo Paese non lo sosterrà per nessun motivo.
Signore e signori, Robert Fico, qualche anno fa, è stato vittima di un attentato terribile. Stava morendo dopo essere stato colpito più volte con una pistola. Non è difficile capire chi voleva farlo fuori.
Ma lui, nonostante tutto, resistste a testa alta!


Se ce ne fossero tanti altri come lui, non staremmo a patire l'affronto di doverci sottomettere a chiunque si senta in grado di comandare a casa degli altri.
cetta

martedì 10 giugno 2025

Elysia chlorotica, conosciuta anche come "lumaca a energia solare" o "lumaca smeraldina",


Esiste un animale che, dopo un solo pasto, può vivere per quasi un anno intero nutrendosi solo di luce solare. No, non è l'inizio di un film di fantascienza, ma una delle storie più incredibili che la natura abbia mai scritto.

Vi presentiamo l'Elysia chlorotica, una piccola lumaca di mare che non solo assomiglia a una foglia, ma si comporta anche come tale. Il suo segreto inizia quando si nutre della sua alga preferita. Invece di digerirla completamente, fa qualcosa di straordinario: ne trattiene le 'centrali energetiche', i cloroplasti, responsabili della fotosintesi, e le integra nel suo corpo.

In pratica, si trasforma in una sorta di pannello solare vivente. Ma come fa a mantenere funzionanti queste strutture rubate? Un macchinario complesso ha bisogno del suo manuale di istruzioni, e qui la storia supera l'immaginazione.

Questa lumaca non si limita a rubare le 'fabbriche', ma ruba anche i geni dal DNA dell'alga, integrandoli nel proprio codice genetico. In questo modo ottiene le istruzioni per riparare e mantenere attivi i cloroplasti. È un caso spettacolare di ingegneria genetica naturale, un essere che è contemporaneamente animale e, in un certo senso, pianta, dimostrando che la natura supera sempre la nostra fantasia.

Foto: Di Karen N. Pelletreau et al. - http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0097477, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38619279

https://www.facebook.com/photo/?fbid=1146036657553680&set=a.447499420740744

Leggi anche: 

https://it.wikipedia.org/wiki/Elysia_chlorotica#:~:text=Elysia%20chlorotica%20Gould%2C%201870%20%C3%A8%20un%20mollusco%20sacoglosso%20della%20famiglia%20Plakobranchidae.&text=%C3%88%20nota%20come%20la%20lumaca,filamentosa%20di%20cui%20si%20nutre.

lunedì 9 giugno 2025

Un impressionante ritrovamento in Cina ha scosso le fondamenta dell’antropologia moderna.

 

Archeologi hanno scoperto un cranio dalle dimensioni straordinarie, appartenente a quella che potrebbe essere una razza umana finora sconosciuta. Il fossile, ritrovato nella provincia di Hebei, presenta caratteristiche che non corrispondono a nessuna delle specie umane finora ufficialmente registrate, portando i ricercatori a proporre l’esistenza di una nuova specie: Homo juluensis.

Questo cranio, con una capacità cranica ben superiore a quella dell’Homo sapiens, suggerisce che questo ominide non fosse solo fisicamente imponente, ma potesse anche avere un livello di sviluppo cerebrale molto avanzato.
Le ossa mostrano una robustezza fuori dal comune, con arcate sopraccigliari molto pronunciate, una mandibola potente e una struttura anatomica che sfida le linee evolutive accettate.

La datazione del fossile indica che questi esseri abitavano la regione tra 300.000 e 50.000 anni fa, un periodo in cui si riteneva che l’Homo sapiens fosse già la specie predominante.

L’esistenza dell’Homo juluensis non solo solleva interrogativi sulla nostra evoluzione, ma anche sulle possibili interazioni tra diverse specie umane.
Potrebbero aver convissuto con noi?
Ci sono stati scambi genetici?
Si sono affrontati o hanno collaborato?
Le risposte sono ancora incerte, ma questa scoperta apre una nuova pagina nella storia umana.

La possibilità che siano esistite altre “razze umane” altamente sviluppate, poi scomparse senza lasciare traccia nel nostro DNA moderno, cambia radicalmente la narrativa tradizionale.

Scoperte come questa riaccendono anche i dibattiti su altre anomalie archeologiche, ignorate per decenni perché non rientravano nel quadro evolutivo ufficiale.
Ora, con prove fisiche tanto evidenti come questo cranio, la scienza si trova costretta a rivedere le proprie certezze.
Ed è possibile che ci sia ancora molto da scoprire sotto la superficie del nostro passato.

Il cranio gigante dell’Homo juluensis non è solo un fossile: è una crepa nella versione ufficiale della storia.
Un indizio che l’evoluzione umana è molto più complessa, ricca e misteriosa di quanto ci abbiano insegnato. 

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domenica 8 giugno 2025

Uno degli antichi villaggi di mattoni di fango. - Yemen

 

Infilata in profondità nelle aride scogliere dello Yemen meridionale, questa struttura torrevole appartiene a uno degli antichi villaggi di mattoni di fango delle montagne Haraz, risalente all'imyarita o all'inizio del periodo islamico, all'incirca tra l'VIII e il XII secolo d.C. Questi insediamenti montani fortificati sono stati costruiti per resistere sia alle minacce naturali che alle incursioni umane, sorgendo come bastioni di pietra dal terreno accidente.
Le pareti sono costruite con pietre locali stratificate, dotate di notevole precisione, e borchiate con semplici porte in legno, alcune con fori di ventilazione o segni, ciascuna appollaiata su cornicioni che un tempo sostenevano balconi o scale in legno. La disposizione irregolare e la verticalità parlano sia di difesa che di adattamento, massimizzando lo spazio in ripidi e stretti canyon preservando interni freddi contro il sole del deserto.
Guardare in alto da questa fessura ombreggiata evoca un senso viscerale di soggezione. Le porte a grappolo sembrano fluttuare a mezz'aria, silenziose e sigillate, come reliquie di storie a lungo sigillate dentro. Queste case sono più che un rifugio - sono fortezze viventi, ricavate dalla necessità e indurite dal tempo, dove ogni pietra e ombra parlano di sopravvivenza, ingegno e resistenza senza tempo.

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Il Sincrotrone Elettra, Trieste.

Tutti conoscono Trieste per la sua bellezza, il caffè e la bora. Pochi sanno che, proprio lì, si svolge una delle corse più estreme e veloci del pianeta, quasi ai limiti delle leggi della fisica.

Non si tratta di auto o di atleti, ma di particelle quasi invisibili. Nel Sincrotrone Elettra, un anello di 260 metri di circonferenza, gli elettroni vengono accelerati fino a raggiungere una velocità pazzesca, superiore al 99,99% di quella della luce. Immaginate un proiettile che sfiora il limite di velocità massimo di tutto l'universo.

Ma perché spingere così tanto delle particelle? La risposta è pura luce. Questa corsa folle serve a produrre fasci di luce di un'intensità inaudita, circa dieci miliardi di volte più potenti di una sorgente convenzionale. Una luce così brillante da funzionare come un super-microscopio.

Grazie a questa tecnologia, ricercatori provenienti da tutto il mondo possono analizzare la struttura intima dei materiali, studiare nuove terapie mediche, sviluppare farmaci innovativi e progettare tecnologie per il futuro. Un'eccellenza italiana che, quasi in segreto, illumina la strada della scienza globale.

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SVELATE LE TECNICHE DI COSTRUZIONE DEL FAMOSO DISCO CELESTE DI NEBRA .

 

Il Prof. Thorsten Halle ha affermato: "Esploriamo la superficie del metallo con il fascio di elettroni, il che si traduce in un effetto di retrodiffusione degli elettroni che dipende dalla configurazione del materiale. In altre parole, è una sorta di impronta digitale dei componenti più piccoli del materiale in esame".
"A seconda della direzione cristallografica in cui sono orientati i grani, delle loro dimensioni e della loro deformazione, possiamo trarre conclusioni sul processo di fabbricazione."
Secondo lo studio, il disco è stato fuso a temperature superiori a 1200 °C, quindi riscaldato ripetutamente a circa 700 °C e rimodellato più volte.
Utilizzando una combinazione di analisi forense dei materiali e archeologia sperimentale, i ricercatori sono riusciti a ricostruire con successo le tecniche e i processi alla base della creazione del Disco Celeste di Nebra.
Il Disco Celeste di Nebra è un oggetto in bronzo a forma di disco, scoperto per la prima volta nel 1999 sulla collina di Mittelberg, vicino a Nebra, in Germania. Presenta una patina blu-verde ed è intarsiato con simboli dorati che rappresentano il Sole o la luna piena, una falce di luna e stelle.
Secondo gli archeologi, il disco risale a un periodo compreso tra il 1800 e il 1600 a.C. ed è attribuito alla cultura di Únětice dell'età del bronzo antico.
Gli esperti dell'Università Guericke di Magdeburgo, in collaborazione con l'Ufficio statale per la conservazione dei monumenti e l'archeologia della Sassonia-Anhalt, hanno analizzato la struttura cristallina del metallo utilizzando la retrodiffusione di elettroni e la microscopia elettronica a scansione all'avanguardia.
"Stiamo conducendo quella che potremmo definire un'indagine forense metallurgica, scrutando il passato del disco come se fosse un diario metallurgico".

Ciò che è particolarmente notevole, ha aggiunto Halle, è che lo Sky Disk è stato creato senza conoscenze scritte, strumenti di misurazione o teorie formali, solo attraverso tentativi ed errori.
Un partner davvero fondamentale nel progetto congiunto fu il ramaio Herbert Bauer, che realizzò repliche del disco in condizioni concepibili nell'età del bronzo, tra cui martelli di pietra e forni a carbone.
"Queste repliche sono state poi esaminate e confrontate in laboratorio, proprio come l'originale, al microscopio. Ciò ha fornito prove inequivocabili del processo di fabbricazione. Confrontando la microstruttura delle repliche con quella dell'originale, siamo stati in grado di identificare gradienti di temperatura, fasi di formatura e persino errori di produzione", hanno affermato gli autori dello studio.
Credito immagine intestazione: Università Otto von Guericke di Magdeburgo