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giovedì 5 settembre 2024

Al Haid Al-Jazil in Yemen.

 

 Hai mai pensato a come sarebbe vivere su un immenso blocco di pietra, in bilico a 150 metri dal suolo? Al Haid Al-Jazil in Yemen, questo non è solo possibile, ma è una vera e propria realtà!

 Immagina le case erette con mattoni di fango e pavimenti di legno, appollaiate sui bordi di un altipiano nel mezzo del deserto. Nonostante la loro complessità, queste dimore sono ben lontane dall'essere primitive. Le tecniche costruttive locali hanno permesso la creazione di case persino di 11 piani! Anche la pioggia non riesce a scalfirle: sono progettate per resistere e restano in piedi, indipendentemente dalle condizioni meteo.

 Alcune di queste affascinanti strutture possono vantare più di 500 anni di storia - un'autentica lezione di ingegneria resiliente e di adattamento al territorio. E la “vista mare”? Non proprio, ma un panorama a 360 gradi sulla sterminata vallata del Wadi Dawan ti assicuro che, per un po', ti farà dimenticare l'oceano.

 A volte, le invenzioni più innovative arrivano da luoghi inaspettati. Ora immagina cosa potremmo imparare da questa incredibile comunità yemenita! E magari, un giorno, viaggiare lì per ammirare di persona queste meraviglie architettoniche. Hai mai pensato a qualcosa di simile prima di oggi? Forse no. Ma questo è il bello delle curiosità, ti portano sempre dove meno te l'aspetti! 

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lunedì 21 marzo 2022

Yemen, la guerra non è finita: ancora attacchi e decine di morti. E gli Usa ci guadagnano. - Riccardo Noury

 

Nonostante i mezzi d’informazione non ne parlino quasi più e osservatori e analisti parlino di un conflitto prossimo alla conclusione, la guerra iniziata nel marzo 2015 nello Yemen non è affatto terminata.

Il 17 gennaio un attacco del gruppo armato huthi ha colpito una struttura petrolifera di Abu Dhabi, negli Emirati arabi uniti, causando tre vittime civili. Sei giorni dopo un altro missile ha colpito il sud dell’Arabia Saudita, ferendo due civili. La reazione della coalizione guidata dall’Arabia Saudita è stata spietata, con la consueta pioggia di missili che hanno colpito la capitale yemenita Sana’a e altre zone dello Yemen distruggendo infrastrutture, danneggiando servizi e facendo decine di vittime.

Il 20 gennaio il porto di Hudaydah è stato ripetutamente colpito da attacchi aerei che hanno causato numerosi morti, tra cui tre bambini. Uno ha centrato la sede delle telecomunicazioni, provocando il completo black-out dei servizi Internet per quattro giorni. L’attacco più sanguinoso è stato portato a termine tra i due attacchi degli huthi, il 21 gennaio, contro un centro di detenzione a Sa’adah, nello Yemen settentrionale. Ha causato almeno 80 morti e 200 feriti.

La bomba a guida laser usata nell’attacco era stata prodotta dall’azienda statunitense Raytheon: esattamente il modello GBU-12 del peso di 500 libbre. Per l’ennesima volta, dunque, armi statunitensi sono state utilizzate dalla coalizione a guida saudita per compiere crimini di guerra. Una GBU-12 era stata usata dall’aviazione saudita il 28 giugno 2019 contro un palazzo nella zona di Ta’iz: erano morti sei civili, tra cui tre bambini.

Da anni, le autorità statunitensi sanno perfettamente che le loro armi inviate agli stati del Golfo membri della coalizione anti-huthi vengono usate per compiere attacchi illegali contro la popolazione yemenita. Eppure, lo scorso settembre, al momento dell’approvazione del bilancio annuale della difesa Usa, l’emendamento che chiedeva la fine del sostegno alle operazioni offensive e agli attacchi aerei dell’Arabia Saudita nello Yemen è improvvisamente scomparso.

Il presidente degli Usa Joe Biden ha ben presto abbandonato gli impegni presi all’inizio del suo mandato: porre fine al sostegno alle operazioni offensive nello Yemen, compresa la cessazione della vendita delle armi, rendere i diritti umani un elemento centrale della politica estera e assicurare che i responsabili delle violazioni dei diritti umani sarebbero stati chiamati a rispondere delle loro malefatte.

Dal novembre 2021 l’amministrazione Biden ha approvato la vendita all’Arabia Saudita di missili (sempre della Raytheon) per un valore di 560 milioni di dollari, ha confermato l’impegno a vendere aerei da combattimento, bombe e altre munizioni agli Emirati arabi uniti per un valore di 23 miliardi di dollari e ha assegnato alle aziende statunitensi contratti per il valore di 28 milioni di dollari per la manutenzione degli aerei da combattimento sauditi. Il tutto non solo in violazione del diritto internazionale ma anche della stessa normativa statunitense: il Foreign Assistance Act e le Leahy Laws vietano la vendita di armi e le forniture di aiuti militari a stati che violano gravemente i diritti umani.

Stando così le cose, è difficile immaginare quando la guerra dello Yemen possa terminare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/31/yemen-la-guerra-non-e-finita-ancora-attacchi-e-decine-di-morti-e-gli-usa-ci-guadagnano/6471530/

giovedì 17 marzo 2022

Mangino bombe. - Marco Travaglio

 

Tre giorni fa abbiamo ricevuto un comunicato stampa di Fao, Unicef e World Food Programme (Wfp), che si aggiunge a quelli di Oxfam, sulla situazione in Yemen. Lì dal 2015 si combatte una presunta “guerra civile”, che in realtà è il tipico conflitto per procura che le grandi potenze affidano ai Paesi più poveri. Come in Ucraina. Solo che lì le grandi potenze sono l’Arabia Saudita (quella del Nuovo Rinascimento renziano) e l’Iran. E i morti sono infinitamente più numerosi di quelli ucraini (370 mila, fra vittime di guerra, malnutrizione e malattie non curate): sia perché si combatte da sette anni, sia perché nessuno ne parla (a parte il Papa) né invoca la Corte dell’Aja per crimini contro l’umanità, dunque si può massacrare indisturbati. Tanto oblio si deve al fatto che gli yemeniti sono un po’ più scuretti degli europei e che gli sterminatori più feroci, la coalizione a guida saudita, sono amici nostri e usano armi nostre, anche italiane (bloccate nel 2020 dal governo Conte-2). Risultato: 4 milioni di profughi (su una popolazione di 29) e 17,4 milioni di affamati, che a fine anno saranno saliti a 19. Le donne incinte e le neomamme che allattano “gravemente malnutrite sono 1,3 milioni” e i bambini addirittura 2,2, di cui quasi mezzo milione in “grave malnutrizione acuta, che mette a rischio la vita”. Quindi – urlano le tre organizzazioni – “dobbiamo agire ora con sostegno alimentare e nutrizionale, acqua pulita, assistenza sanitaria di base, protezione e altre necessità. La pace è fondamentale, ma si possono fare progressi ora. Le parti in conflitto dovrebbero revocare tutte le restrizioni al commercio e agli investimenti per le merci non soggette a sanzioni”. Tantopiù che “la guerra in Ucraina porterà allo choc delle importazioni, spingendo ulteriormente in alto i prezzi dei generi alimentari: il 30% del grano lo Yemen lo importa dall’Ucraina”. Ergo, “senza immediati finanziamenti, avremo carestia e fame generalizzata. Ma, se agiamo ora, c’è ancora la possibilità di evitare un disastro e salvare milioni di persone. Il Wfp è stato costretto a ridurre le razioni di cibo per 8 milioni di persone all’inizio dell’anno per mancanza di fondi”.

Per questo ieri abbiamo aperto il Fatto su questa guerra dimenticata: nella speranza che se ne accorgessero gli indignati selettivi e intermittenti della cosiddetta Europa, così solerte a inviare armi per 1 miliardo a imprecisati “ucraini” (non certo ai civili in lotta, ma a milizie di locali e di mercenari). Fortuna che il cuore d’oro del Parlamento e del governo italiani ha subito raccolto il grido di dolore, aumentando le spese militari fino al 2% del Pil, da 26 a 38 miliardi l’anno. Per la gioia dei bambini ucraini e yemeniti, che non vedevano l’ora.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/17/mangino-bombe/6528350/

venerdì 20 settembre 2019

“Navi francesi bloccavano aiuti umanitari allo Yemen", il caso che imbarazza Parigi“.



Nel Paese la carestia minaccia milioni di civili ma l'Arabia Saudita non accenna ad allentare il blocco, secondo una inchiesta anche utilizzando armamenti provenienti dall'Europa.

L'Arabia Saudita starebbe utilizzando navi e supporto francese per implementare l'embargo contro lo Yemen, un embargo che è stato criticato dalle Nazioni Unite perché contribuirebbe alla morte di migliaia di persone nel Paese falcidiato dalla guerra civile dal 2014. A mettere in imbarazzo Parigi un'inchiesta del media indipendente di giornalismo investigativo Discolose, che insieme a Radio France aveva già rivelato che una corvetta venduta dalla Francia all'Arabia Saudita ha partecipato al blocco marittimo nello Yemen.

Questa settimana i due media hanno anche portato prove visive delle loro accuse, e hanno anche rivelato l'esistenza di un contratto di manutenzione delle fregate del Paese stipulato con una società francese. Come racconta Le Nouvel Observateur in un video, risalente all'ottobre 2015, la corvetta degli Emirati "Al Dhafra", prodotta dall'industria delle armi francese, intercetta una nave commerciale indiana nello stretto Bab-el-Mandeb, nello Yemen sudoccidentale. Al 2017 risalgono invece altre immagini mostrano le fregate "Al-Dammam 816" e "Al-Madinah 702", fornite dalla Francia alla marina saudita, che ispezionano una petroliera che veniva a rifornire lo Yemen, vicino al porto di Hodeida, luogo in cui transita la maggior parte degli aiuti umanitari.




I contratti per la manutenzione delle navi.
L'inchiesta ha anche pubblicato le prove di un contratto con cui la società francese CMN (Constructions mécaniques de Normandie) ha assicurato la manutenzione della flotta degli Emirati, nonché dei contratti di manutenzione per fregate saudite firmate nel 2013 da Naval Group, una società in cui lo Stato francese è l'azionista di maggioranza, e i cui benefici sono continuati dopo lo scoppio del conflitto nello Yemen e almeno fino alla fine del 2018.

La crisi umanitaria.
Nel paese il conflitto iniziato nel 2014 come guerra civile si è internazionalizzato nel 2015 con l'intervento della coalizione guidata dall'Arabia Saudita. Lo Stato è colpito da una carestia che minaccia milioni di civili tra cui molti bambini. Per le Nazioni Unite, è "una delle crisi umanitarie più gravi al mondo".


http://europa.today.it/attualita/francia-embargo-yemen.html?fbclid=IwAR0FsaQGM3YeQOh-0Ttc_LzWncIAKiz9RQGm9jToVr2_Jmx23mlH2ahsVww