giovedì 26 settembre 2024

Una tavoletta vecchia di 7.000 anni trovata in Grecia oltre dieci anni fa sfida l'archeologia tradizionale.

 

Una tavoletta vecchia di 7.000 anni trovata in Grecia oltre dieci anni fa sfida l'archeologia tradizionale.
Questo artefatto è stato scoperto in un insediamento neolitico che occupava un'isola artificiale vicino al moderno villaggio di Dispilio sul lago Kastoria nella prefettura di Kastoria, Macedonia, da George Hourmouziadis, professore di archeologia preistorica presso l'Università Aristotele di Salonicco, e dalla sua squadra nel 1993.
Le persone che vivevano nell'insediamento da 7.000 a 8.000 anni fa abitavano la zona, e la Tavoletta Dispilio era uno dei tanti artefatti trovati lì. La tavoletta è significativa perché reca un'antica iscrizione criptica che risale a prima del 5.000 a.C.
L'esistenza della Tavoletta Dispilio (nota anche come Scrittura Dispilio) contrasta con la convinzione dell'archeologia convenzionale che la scrittura non fosse stata sviluppata fino al 3.000-4.000 a.C. in Sumeria.
Il metodo carbonio-14 (datazione al radiocarbonio) ha datato questa tavoletta di legno al 5.260 a.C., rendendola significativamente più antica del sistema di scrittura usato dai Sumeri.
Il testo sulla tavoletta include un tipo di scrittura incisa che può consistere in un preesistente sistema di scrittura Lineare B usato dai greci micenei.
La Grecia micenea (o civiltà micenea) è stata l'ultima fase dell'età del bronzo nell'antica Grecia.
Il professor Hourmouziadis ha suggerito che questo tipo di scrittura, che non è ancora stata decodificata, potrebbe essere stato qualsiasi tipo di comunicazione, compresi i simboli che rappresentano il conteggio dei beni.
Secondo il professor Hourmouziadis, i marchi suggeriscono che l'attuale teoria secondo cui gli antichi greci ricevessero il loro alfabeto dalle antiche civiltà del Medio Oriente (babilonesi, sumeri, fenici ecc) non riesce a colmare il vuoto storico di circa 4.000 anni.
Questo vuoto cieco si traduce nei seguenti fatti: mentre le antiche civiltà orientali usavano gli ideogrammi per esprimersi, gli antichi greci usavano le sillabe in maniera simile a quella che usiamo oggi.

In Europa il “cattivo” Vannacci parla di pace meglio dei “buoni” di Daniela Ranieri per Il Fatto Quotidiano.

Qualche giorno fa, al Parlamento europeo, sono risuonate parole di radicale chiarezza in merito ai “principi tesi a guadagnarci una pace prospera e duratura” sui quali è stata fondata l’Unione europea, minacciati dall’intensificarsi degli sforzi di Nato e Ue per fare la guerra alla Russia per interposta Ucraina: “A circa 2400 km da questo Parlamento, lei (Dombrovskis, in assenza dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri Borrell ndrci promette una guerra a oltranza per cercare una vittoria… E visto che la vittoria non arriva, fa delle pressioni continue sull’Italia, che ha deciso giustamente di cedere le proprie armi per garantire la legittima difesa a un Paese aggredito, ma che non vuole che quelle stesse armi si trasformino in uno strumento che ci potrebbe portare al baratro della distruzione termonucleare”.

Accipicchia, e chi è che parla come Adenauer? Sicuro un vero pacifista, europeista e amante della Costituzione italiana: Zingaretti? Bonaccini? Nardella? Picierno?
Sarebbe ben strano: hanno appena votato sì, con capziosi distinguo da neurodeliri, alla risoluzione per permettere all’Ucraina di usare le nostre armi in Russia (hanno votato no solo Lega, M5S, Avs; nel Pd si sono astenuti Strada e Tarquino).
Ebbene, a parlare è stato Vannacci.
Eh, lo sappiamo. Si chiama dissonanza cognitiva, ed è quella tensione psicologica provocata dalla contraddizione sorta tra le nuove informazioni e le vecchie credenze, un fenomeno che si genera solo nelle menti inclini alla riflessione (quelle refrattarie manco avvertono la contraddizione, o la liquidano dicendo che Vannacci è putiniano, mentre gli altri, gli atlantisti pro-guerra, non possono esser detti guerrafondai e servi degli Usa perché sono buoni a prescindere).

Vannacci ha aggiunto: “L’Alto rappresentante Borrell vola in Medio Oriente per chiedere un cessate il fuoco a Gaza: da una parte chiede la pace senza condizioni, dall’altra ci promette guerra, missili, granate e droni. E critica Orbán, unico rappresentante europeo che cerca una soluzione negoziale”.
Purtroppo è così: mentre gli americani, i pacieri del mondo che hanno portato ovunque morte e distruzione, avanzano insieme agli zombie colonizzati d’Europa nella danza macabra che ci sta portando in guerra con la Russia, è solo Orbán col suo portavoce a denunciare “la politica bellicista sbagliata, irresponsabile e pericolosa dell’élite occidentale che sta distruggendo l’Europa”; è Trump a lanciare l’allarme su un’imminente Terza guerra mondiale (mentre la Harris su questo, come su tutto il resto, è assai spensierata); è Salvini (!) a mettere in guardia sui rischi dell’uso delle nostre armi in Russia.
Per dire come siamo ridotti.
Invece di dire ottusamente che quelli lavorano per Putin, bisognerebbe forse notare che se i sovranisti, razzisti, omofobi etc. si sono accorti che stiamo andando verso la fine del mondo, mentre per i “democratici” va tutto benone, il problema sono i “democratici”. Ovviamente i pacifisti non possono votare o augurarsi che vincano i cattivi, pena la scomunica e l’esclusione dal consesso dei democratici; devono continuare a votare la Picierno e ad adorare il santino della Von der Leyen, presidente della Commissione europea, che con la sua cotonatura contundente sponsorizza modernissimi bunker anti-aerei finlandesi e gira agghiaccianti video bellicisti in cui promette di “potenziare (“turbo-change”,ndr) la nostra capacità industriale di difesa”, cosa che peraltro noi stiamo docilmente facendo, impegnandoci con la Nato per portare al 2% le spese in armamenti e dirottando fondi del Pnrr sulla produzione di armi facendo rientrare la spesa sotto la voce-fregatura “resilienza”. I pacifisti si astengano dal votare, restino a casa a costruire rifugi anti-atomici, cosa che tutto sommato ai Buoni va anche bene.

https://www.dcnews.it/2024/09/26/guerra-in-ucraina-le-accuse-di-vannacci-alla-feccia-di-bruxelles-applaudite-clamorosamente-dal-fatto-quotidiano-un-editoriale-da-far-leggere-ai-bambini-delle-scuole-spiega-alla-perfezione-il-mondo-a/?fbclid=IwY2xjawFh8kVleHRuA2FlbQIxMAABHdbPkzjm0y-tta6dfvWDEM4RINweAc7Ddnlk4-yL52YGyT7lWmvZqZND4Q_aem_xviWs_TC55_Rsp9ADoOwug

LA FAVOLOSA MACCHINA DI ANTICITERA.

 

LA foto in alto vi mostra cosa hanno trovato sott’acqua alcuni sommozzatori tempo fa. La foto in basso vi mostra come dovrebbe essere questo meccanismo, una volta “ripulito” e “montato”. Di cosa si tratta? Qualche tempo fa l’agenzia giornalistica ANSA riportava questa notizia: “Dopo oltre duemila anni potrebbe essere prossimo alla soluzione il mistero del primo 'computer' analogico della storia: si tratta della macchina di Anticitera, il sofisticato calcolatore astronomico in bronzo costruito dagli antichi Greci per predire le eclissi, le fasi lunari, la posizione del Sole e dei cinque pianeti allora noti.
Il suo complesso meccanismo a ruote dentate è stato ricostruito dai ricercatori dell'University College di Londra mettendo insieme le più recenti indagini scientifiche condotte sui suoi frammenti e le antiche iscrizioni incise su di essi. La replica 'moderna' della macchina, descritta sulla rivista Scientific Reports, verrà presto riprodotta con tecniche antiche per validarne la fattibilità.
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La ricostruzione proposta rappresenta un notevole passo avanti nell'annosa diatriba sul funzionamento del meccanismo di Anticitera, un vero e proprio rompicapo che interroga gli studiosi fin dal giorno del suo ritrovamento, avvenuto nel 1901 in un relitto di epoca romana affondato vicino all'isola greca di Anticitera, a nord-ovest di Creta. Solo un terzo dell'antico calcolatore è stato recuperato, per di più frammentato in 82 pezzi.
I reperti, analizzati ai raggi X nel 2005, hanno rivelato migliaia di caratteri incisi, una sorta di 'manuale di istruzioni' sul funzionamento del cosmo meccanico a manovella. I ricercatori britannici guidati dal matematico Tony Freeth sono ripartiti proprio da queste descrizioni e, grazie a un antico modello matematico descritto dal filosofo greco Parmenide, sono riusciti a spiegare come la macchina riproduceva il movimento dei pianeti su cerchi concentrici, minimizzando il numero di ingranaggi in modo da compattare il meccanismo in uno spazio di appena 25 millimetri.
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Nonostante questo progresso, resta ancora fitto il mistero sul reale utilizzo che veniva fatto della macchina di Anticitera e sul motivo per cui i Greci, capaci di un simile esempio di ingegneria meccanica, non abbiano inventato altre tecnologie avanzate come gli orologi”. – Fine citazione
In effetti, i giornalisti di ANSA mettono il dito nella piaga, facendo la domanda che quasi nessun archeologo ha osato farsi, e fare. Ora che si è capito che la macchina di Anticitera è un vero computer analogico, la domanda è: dove possiamo riscontrare questa tecnologia nell’ antica Grecia? Dove si trovano i resti di altri congegni simili?
A questo riguardo, secondo un articolo apparso sulla versione online di Phys.org del 23 Agosto 2011, viene detto che i marinai del Peloponneso potrebbero aver viaggiato nel Mar Egeo anche prima della fine dell'ultima era glaciale. Infatti, prima dell’età del bronzo l’isola di Melos era già nota per i suoi giacimenti di ossidiana. Si tratta di un vetro naturale di origine vulcanica, che si crea quando la lava raffredda molto velocemente. Era molto ricercata in epoca preistorica per la fabbricazione di strumenti taglienti, come coltelli. Ancora oggi viene utilizzata per realizzare le lame dei bisturi. Questa attività potrebbe essersi svolta nell’Isola di Melos a partire da 15.000 anni fa, o anche in un tempo precedente.
Esiste quindi una civiltà greca, precedente a quella “classica”, di cui noi non sappiamo praticamente nulla.
L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

mercoledì 25 settembre 2024

Massimo Troisi - Il Figlio di Andreotti

Runit Dome: un sarcofago di cemento che riversa rifiuti radioattivi nell'Oceano Pacifico. - Hasan Jasim

 

Il Runit Dome, noto anche come "bara nucleare", è un sarcofago di cemento situato sull'isola di Runit nelle isole Marshall. Contiene 73.000 metri cubi di detriti radioattivi provenienti da 68 detonazioni nucleari e resti di guerra biologica lasciati dal governo degli Stati Uniti tra il 1946 e il 1958. Il Runit Dome è stato costruito nel 1980 come mezzo per contenere il materiale pericoloso e proteggere la popolazione locale da un'ulteriore esposizione.

Tuttavia, recenti resoconti hanno indicato che il Runit Dome sta perdendo, ponendo un rischio significativo per l'ambiente e le comunità locali. L'Oceano Pacifico è inquinato dai rifiuti radioattivi provenienti dal Dome, il che ha suscitato preoccupazione nella comunità globale.

Nonostante queste preoccupazioni, l'esperto di radioattività marina Ken Buesseler del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI) afferma che la perdita non è una novità. "Sappiamo da anni che la cupola perde", ha affermato. "Quando eravamo lì per fare il lavoro sul campo nel 2015, abbiamo campionato le falde acquifere e abbiamo potuto vedere che c'era uno scambio tra l'acqua della laguna e il materiale sotto la cupola. Ma era chiaro che solo una piccola quantità di radioattività stava effettivamente fuoriuscendo nella laguna".

Il Runit Dome è un duro promemoria dell'impatto devastante che i test sulle armi nucleari hanno avuto sull'ambiente e sulle comunità locali. Le Isole Marshall, che sono state utilizzate come campo di prova per le armi nucleari statunitensi, hanno subito numerose conseguenze sulla salute e sull'ambiente a seguito dei test. La perdita dal Runit Dome non fa che aumentare queste conseguenze e sottolinea la continua responsabilità dei governi nel ripulire i danni causati dai test nucleari.

È importante che la comunità internazionale agisca per affrontare i rischi posti dal Runit Dome e prevenire ulteriori danni ambientali. Organizzazioni come le Nazioni Unite e il WHOI hanno sostenuto una soluzione a questo problema ed è fondamentale che i governi si assumano la responsabilità delle loro azioni passate e lavorino per un futuro sicuro e sostenibile.

https://hasanjasim.online/the-runit-dome-a-concrete-sarcophagus-leaking-radioactive-waste-into-the-pacific-ocean/?fbclid=IwY2xjawFgtzRleHRuA2FlbQIxMAABHUY-gKOfRZW1EgsCjt-rSHX-oB6HbENHRlNcdAvJ_HUQ_57CdPGcHI_1kw_aem_gdOpBYpT83komdVGzA84hg


L'uomo è istintivamente dannoso, devasta tutto ciò che tocca per ottenere sempre più potere. L'uomo è il cancro della terra.

cetta

Esistono oltre 6 miliardi di pianeti come la Terra nella nostra galassia, l’annuncio degli scienziati.

Rappresentazione artistica di esopianeti. Credit NASA/JPL-Caltech/R. Hurt (SSC-Caltech)

Uno studio calcola in più di 6 miliardi di pianeti simili alla nostra Terra presenti nella sola Via Lattea, la nostra galassia: i dettagli.

Possono esistere fino a un pianeta simile alla Terra per ogni cinque stelle simili al Sole nella Via Lattea, secondo le stime del 2020 degli astronomi dell’Università della Columbia Britannica che utilizzano i dati della missione Kepler della NASA (missione terminata). Per essere considerato simile alla Terra, un pianeta deve essere roccioso con un diametro simile a quello terrestre e in orbita attorno a stelle come il Sole (tipo G). Inoltre gli esopianeti devono orbitare nelle zone abitabili delle proprie stelle, la giusta distanza affinché ci sia una temperatura atta a poter “ospitare” acqua liquida, e potenzialmente vita, sulla sua superficie.

Un numero enorme di pianeti extrasolari.

Le stime precedenti della frequenza dei pianeti simili alla Terra andavano da circa 0,02 pianeti potenzialmente abitabili (per stella simile al Sole) ad uno. In genere, i pianeti come la Terra sono più difficili da individuare rispetto agli altri tipi, poiché sono piccoli e orbitano lontani dalle loro stelle. Ciò significa che un catalogo planetario rappresenta solo un piccolo sottoinsieme dei pianeti che sono effettivamente in orbita attorno alle stelle. Gli scienziati hanno usato una tecnica nota come “modellazione in avanti” per superare questi limiti.

Il radius gap.

La ricerca  ha anche fatto luce su una delle questioni più importanti della scienza degli esopianeti: il “radius gap” dei pianeti. Il divario di raggio dimostra che non è comune per i pianeti, con periodi orbitali inferiori a 100 giorni, avere una dimensione compresa tra 1,5 e 2 volte quella della Terra. I ricercatori hanno scoperto che il divario del raggio esiste in un intervallo molto più ristretto di periodi orbitali di quanto si pensasse in precedenza. La ricerca continua!

https://www.passioneastronomia.it/esistono-oltre-6-miliardi-di-pianeti-come-la-terra-nella-nostra-galassia-lannuncio-degli-scienziati/?fbclid=IwY2xjawFgrlZleHRuA2FlbQIxMQABHfWy-1aV1aKCS06BOIfsDLyHeJSZsfGzozNELlOFtGuORxq31uD2M0l95A_aem_I25gnGraCrEUMjiOtNMMDg

CAVERNA VORONYA, il punto più vicino al centro della Terra.

 

Uno dei sogni più desiderati da Jules Verne, descritto nel suo romanzo del 1864 "Viaggio al centro della Terra", era esplorare l'interno del nostro pianeta. Anche se la Caverna Veryovkina non ci porta a quelle profondità, ci permette di raggiungere il punto più vicino al centro della Terra attualmente conosciuto.

Con i suoi circa 2.212 metri di profondità, la Caverna Veryovkina è la grotta più profonda al mondo. Si trova nel passo tra le montagne Krepost e Zont, nella regione dell'Abkhazia, uno stato indipendente ufficialmente dichiarato parte della Georgia.

La caverna fu scoperta nel 1968 da alcuni speleologi di Krasnoyarsk, che riuscirono a raggiungere una profondità di 115 metri. Nel 1986, un nuovo gruppo di Mosca, guidato da Oleg Parfenov, raggiunse la notevole profondità di 440 metri.

Dal 2015, una serie di nuove spedizioni del gruppo Perovo-Speleo ha stabilito che la grotta era ancora più profonda, superando ripetutamente nuovi record fino a raggiungere 2.212 metri a marzo 2018 e registrando un sistema di tunnel sotterranei di oltre 6.000 metri.

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