Visualizzazione post con etichetta 2000anni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 2000anni. Mostra tutti i post

giovedì 26 settembre 2024

LA FAVOLOSA MACCHINA DI ANTICITERA.

 

LA foto in alto vi mostra cosa hanno trovato sott’acqua alcuni sommozzatori tempo fa. La foto in basso vi mostra come dovrebbe essere questo meccanismo, una volta “ripulito” e “montato”. Di cosa si tratta? Qualche tempo fa l’agenzia giornalistica ANSA riportava questa notizia: “Dopo oltre duemila anni potrebbe essere prossimo alla soluzione il mistero del primo 'computer' analogico della storia: si tratta della macchina di Anticitera, il sofisticato calcolatore astronomico in bronzo costruito dagli antichi Greci per predire le eclissi, le fasi lunari, la posizione del Sole e dei cinque pianeti allora noti.
Il suo complesso meccanismo a ruote dentate è stato ricostruito dai ricercatori dell'University College di Londra mettendo insieme le più recenti indagini scientifiche condotte sui suoi frammenti e le antiche iscrizioni incise su di essi. La replica 'moderna' della macchina, descritta sulla rivista Scientific Reports, verrà presto riprodotta con tecniche antiche per validarne la fattibilità.
..
La ricostruzione proposta rappresenta un notevole passo avanti nell'annosa diatriba sul funzionamento del meccanismo di Anticitera, un vero e proprio rompicapo che interroga gli studiosi fin dal giorno del suo ritrovamento, avvenuto nel 1901 in un relitto di epoca romana affondato vicino all'isola greca di Anticitera, a nord-ovest di Creta. Solo un terzo dell'antico calcolatore è stato recuperato, per di più frammentato in 82 pezzi.
I reperti, analizzati ai raggi X nel 2005, hanno rivelato migliaia di caratteri incisi, una sorta di 'manuale di istruzioni' sul funzionamento del cosmo meccanico a manovella. I ricercatori britannici guidati dal matematico Tony Freeth sono ripartiti proprio da queste descrizioni e, grazie a un antico modello matematico descritto dal filosofo greco Parmenide, sono riusciti a spiegare come la macchina riproduceva il movimento dei pianeti su cerchi concentrici, minimizzando il numero di ingranaggi in modo da compattare il meccanismo in uno spazio di appena 25 millimetri.
..
Nonostante questo progresso, resta ancora fitto il mistero sul reale utilizzo che veniva fatto della macchina di Anticitera e sul motivo per cui i Greci, capaci di un simile esempio di ingegneria meccanica, non abbiano inventato altre tecnologie avanzate come gli orologi”. – Fine citazione
In effetti, i giornalisti di ANSA mettono il dito nella piaga, facendo la domanda che quasi nessun archeologo ha osato farsi, e fare. Ora che si è capito che la macchina di Anticitera è un vero computer analogico, la domanda è: dove possiamo riscontrare questa tecnologia nell’ antica Grecia? Dove si trovano i resti di altri congegni simili?
A questo riguardo, secondo un articolo apparso sulla versione online di Phys.org del 23 Agosto 2011, viene detto che i marinai del Peloponneso potrebbero aver viaggiato nel Mar Egeo anche prima della fine dell'ultima era glaciale. Infatti, prima dell’età del bronzo l’isola di Melos era già nota per i suoi giacimenti di ossidiana. Si tratta di un vetro naturale di origine vulcanica, che si crea quando la lava raffredda molto velocemente. Era molto ricercata in epoca preistorica per la fabbricazione di strumenti taglienti, come coltelli. Ancora oggi viene utilizzata per realizzare le lame dei bisturi. Questa attività potrebbe essersi svolta nell’Isola di Melos a partire da 15.000 anni fa, o anche in un tempo precedente.
Esiste quindi una civiltà greca, precedente a quella “classica”, di cui noi non sappiamo praticamente nulla.
L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

sabato 27 luglio 2024

Un sarcofago di 2000 anni fa è stato appena dissigillato e la mummia al suo interno è strabiliante. - Hasan Jasim

In una straordinaria scoperta archeologica a Napoli, un sarcofago di 2.000 anni fa è stato accuratamente dissigillato, rivelando una mummia che ha stupito i ricercatori per il suo straordinario stato di conservazione.

L'esplorazione iniziale del sarcofago di Napoli ha comportato l'uso di una microcamera, che ha fornito promettenti scorci che hanno incoraggiato gli archeologi a procedere con il delicato processo di apertura della tomba. Dopo aver finalmente violato l'ingresso sigillato, gli archeologi si sono trovati di fronte a uno spettacolo che ha superato tutte le aspettative.

Guidato da Simona Formola, il team di archeologi ha scoperto la Tomba di Cerbero nella città nord-occidentale di Giugliano. All'interno, hanno trovato una persona distesa in uno stato sorprendentemente ben conservato, a faccia in su e coperta da un sudario. Attorno all'individuo c'erano numerosi manufatti tipici dei rituali funerari, tra cui vasi per unguenti e strumenti utilizzati per la preparazione del corpo.

Secondo una dichiarazione della Soprintendenza per l'archeologia, le belle arti e il paesaggio per l'area metropolitana di Napoli, la cura meticolosa riservata al defunto, insieme all'assortimento di corredi funerari, suggeriscono fortemente che questa persona fosse molto probabilmente l'occupante a cui era destinato il mausoleo.

Marian Nuzzo, sovrintendente del Ministero dei beni e delle attività culturali italiano, ha osservato: "La Tomba di Cerbero continua a fornire informazioni inestimabili sul territorio flegreo vicino a Liternum, ampliando la nostra comprensione del passato e offrendo opportunità per la ricerca multidisciplinare".

La scoperta ha aperto una serie di nuove strade per l'indagine. Le analisi di laboratorio in corso di campioni prelevati dalla sepoltura e dai sedimenti circostanti hanno già prodotto dati significativi sul trattamento del corpo e sulle pratiche funerarie dell'epoca, arricchendo notevolmente la nostra conoscenza dell'antica Napoli.

Gli esami iniziali indicano che il sudario trovato con la mummia ha probabilmente subito una mineralizzazione, probabilmente influenzata dalle condizioni climatiche uniche all'interno della tomba. Sono attualmente in corso analisi dettagliate del tessuto, volte a determinare la struttura, il tipo e la qualità delle fibre utilizzate nella sua creazione, che potrebbero fornire ulteriori approfondimenti sulle pratiche sociali e culturali dell'epoca.

Nel frattempo, sono in corso l'analisi del DNA e l'esame delle sostanze organiche, come il polline, trovate all'interno del sarcofago. È stato rivelato che il corpo è stato trattato con creme contenenti Chenopodium, noto anche come piede d'oca, e assenzio, che probabilmente sono state utilizzate per favorire la conservazione.

Con il progredire della ricerca, il Ministero prevede che il continuo campionamento e l'analisi del contenuto del sarcofago sveleranno ulteriori dettagli sulla necropoli più ampia, facendo luce sul tessuto sociale e culturale di Napoli circa 2.000 anni fa.

https://hasanjasim.online/a-2000-year-old-sarcophagus-was-just-unsealed-and-the-mummy-inside-is-mind-blowing/

mercoledì 17 aprile 2024

L'Epopea di Gilgamesh: caratteristiche e significato del poema.

Storia e significato del mito di Gilgamesh, nella cui epopea è narrata la ricerca dell'immortalità. Di cosa parla il poema mesopotamico

  1. L'Epopea di Gilgamesh
    1. Riassunto
      1. Il mito dell'immortalità
        1. Chi era Gilgamesh

        L'Epopea di Gilgamesh

        Statua di Gilgamesh
        Fonte: Getty-Images

        L’Epopea di Gilgamesh è uno dei poemi epici più antichi della storia dell’umanità, ed è ambientata nella città sumerica di Uruk. Il poema di Gilgamesh risale, infatti, al III secolo a.C., molto prima dei poemi di Omero (Iliade e Odissea).

        Le versioni iniziali dell'Epopea di Gilgamesh si fanno risalire intorno al 2000 a.C. e sono state originariamente redatte in forma numerica. Un gran numero di tavolette che narrano le gesta di Gilgamesh sono state scoperte in varie regioni della Mesopotamia e nelle terre di quelle culture che hanno avuto interazioni con l'impero assiro-babilonese. Il documento più antico che menziona Gilgamesh è datato tra il 2200 e il 2400 a.C. ed è stato scoperto nella biblioteca di Ebla, situata nell'odierna Siria. Sono state inoltre scoperte altre tavolette in Anatolia, scritte in lingua elamita, così come in Palestina e in altre aree della Mesopotamia.

        Le versioni dell'Epopea di Gilgamesh che possediamo oggi non sono in realtà originali del XII secolo, ma sono state trascritte nuovamente dagli scribi nel corso dei secoli. La versione più famosa e meglio preservata consiste in 11 tavolette d'argilla, che sono state ritrovate nella Biblioteca del Palazzo Reale di Assurbanipal, re assiro dal 669 a.C. al 628 a.C., nella città di Ninive. Oggi, questa epopea è riconosciuta come un tesoro culturale per l'intera umanità, al livello di opere immortali come la Divina Commedia, l'Iliade, l'Odissea e il Faust di Goethe.

        Riassunto.

        L’Epopea narra le gesta di Gilgamesh, sovrano sumero della città di Uruk (città sorta nelle vicinanze del Golfo Persico, oggi Iraq) alle prese con il più drammatico problema dell’uomo: la morte.

        All’inizio dell’opera, Gilgamesh viene descritto come possente ed eroico sovrano che si comporta da tiranno con il suo popolo fino a quando intervengono gli dèi che decidono di opporgli Enkidu. Enkidu è una creatura selvaggia ed animalesca, in contrasto con la cultura e la raffinatezza di Gilgamesh; forte e robusto quanto il dio sumero, vive sulle montagne con gli animali selvatici e non ha mai conosciuto un essere umano. Un giorno, incontrandosi con una donna perde la sua forza selvaggia e acquisisce intelligenza e sapere. Enkidu si reca ad Uruk per combattere contro Gilgamesh: lo scontro finisce in parità e tra loro nasce un forte legame di amicizia che li porterà ad essere inseparabili e a superare molte avventure eroiche insieme.

        Enkidu e Gilgamesh sono invincibili: insieme combattono ed uccidono Khubaba e il Toro Celeste. Gli dèi contrari alla morte di queste figure decidono di far morire Enkidu. Enkidu viene colpito da una misteriosa malattia e muore.

        Il mito dell'immortalità.

        Gilgamesh addolorato per la perdita del suo caro amico si trova per la prima volta ad affrontare il problema della morte: teme la morte e decide di cercare l’immortalità. Il sovrano sumero inizia un viaggio in cerca di risposte e si rivolge a Utnapishtim, unico uomo sopravvissuto al Diluvio Universale, a cui gli dèi hanno concesso la vita eterna.

        Utnapishtim gli rivela l’esistenza della pianta della giovinezza: il re di Uruk la trova in fondo al mare ma sulla via del ritorno la pianta viene mangiata da un serpente. Gilgamesh sconfitto, torna ad Uruk e accetta il suo destino di uomo mortale e muore.

        Chi era Gilgamesh.

        Gilgamesh era il più noto e celebrato sovrano di tutta la Mesopotamia e apparteneva alla prima dinastia di Uruk e il quinto re secondo la Lista Reale sumerica. “Il divino Gilgamesh suo padre è uno sconosciuto signore di Kullab, regnò 126 anni; Urlugal, figlio di Gilgamesh, regnò 30 anni”: Gilgamesh è visto dagli scribi sumerici come un essere divino, suo padre è uno sconosciuto, egli ha un figlio Urlugal che regna dopo di lui.

        Altre fonti parlano dell'eroe Lugalbanda come il marito della dea Ninsun e il padre di Gilgamesh. In altri documenti, Gilgamesh e Urlugal appaiono ancora assieme come padre e figlio. In altre iscrizioni si attribuisce a Gilgamesh la costruzione delle mura di Uruk.

        La lista reale sumerica proviene da Fara, una località dove Gilgamesh era annoverato tra gli dei sumerici. Quindi, il più antico documento a nostra disposizione caratterizza Gilgamesh come un essere divino, spesso invocato nelle iscrizioni reali in qualità di protettore in battaglia.

        https://www.studenti.it/gilgamesh-l-epopea.html#:~:text=Gilgamesh%20era%20il%20pi%C3%B9%20noto,secondo%20la%20Lista%20Reale%20sumerica.

        lunedì 4 marzo 2024

        LA BATTERIA PARTICA: UNA MERAVIGLIA DI 2000 ANNI.

         

        La batteria "partica" (meglio nota come "LA BATTERIA DI BAGDAD") è stata scoperta nel 1936 vicino a Baghdad ed ha incuriosito sia studiosi che storici, offrendo uno sguardo sulla possibilità di antichi esperimenti elettrici. Si stima che abbia circa 2.000 anni, il vaso di argilla riempito con una soluzione di aceto, che ospita un'asta di ferro racchiusa da un cilindro di rame, suggerisce capacità elettrochimiche, generando circa 1,1-2,0 volt di elettricità quando riempito con un elettrolita.
        Nonostante la mancanza di documenti scritti che descrivano in dettaglio l'esatta funzione di questi vasi, alcuni studiosi ritengono che fossero usati come batterie, potenzialmente per scopi galvanici, mentre altri rimangono scettici. La distruzione delle fonti letterarie e delle biblioteche iraniane da parte degli arabi nel VII secolo d.C. ha ulteriormente complicato gli sforzi per scoprire il vero scopo di questi manufatti.
        La scoperta sfida le teorie convenzionali, suggerendo che il concetto di batteria potrebbe esistere molto prima dell'invenzione della batteria moderna da parte del famoso scienziato Alessandro Volta. Se la Batteria Partica funzionasse davvero come una batteria, sarebbe anteriore all'invenzione di Volta di oltre un millennio, rimodellando la nostra comprensione delle antiche capacità tecnologiche.
        Nel contesto più ampio dello sviluppo dell’elettricità e dell’energia, la scoperta della Batteria Partica aggiunge un altro livello alla cronologia del fascino umano e della sperimentazione con l’elettricità. Dalla registrazione dei pesci elettrici da parte degli antichi egizi alla scoperta dell'elettricità statica da parte di Talete di Mileto, ogni pietra miliare contribuisce alla nostra comprensione in evoluzione di questa forza fondamentale della natura.