giovedì 2 gennaio 2025

La teoria delle stringhe è vera? - Emanuele Tumminieri

 

La teoria delle stringhe, per quanto suggestiva ed affascinante, è, probabilmente solo un sogno di alcuni fisici teorici. Vediamo perché.

Molte persone, quando studiano la teoria delle stringhe per la prima volta, sono colte di sorpresa da che idea bella e potente sia. Quando guardiamo il nostro Universo e scopriamo com’è, ci rendiamo conto che segue un certo modello strutturale che – per quanto intricato sia – sembra seguire regole che si applicano in modo molto diverso ai diversi componenti della teoria. Abbiamo, ad esempio:

  • numeri e generazioni diseguali di fermioni rispetto a bosoni,
  • un’abbondanza di materia rispetto all’antimateria,
  • un Universo pieno di cariche elettriche ma senza cariche magnetiche,
  • e molti neutrini mancini e antineutrini destri ma non il contrario,

ci sono molte simmetrie che dovrebbero essere rispettate, ma semplicemente non lo sono. Si potrebbe pensare che le tre forze del Modello Standard si uniscano in una sola ad alte energie, in una sorta di grande unificazione. Si potrebbe immaginare che per ogni fermione ci debba essere un bosone corrispondente, come nella supersimmetria. E ci si può aspettare che, alle energie più alte, anche la gravità si unifichi con le altre forze in una cosiddetta “teoria del tutto“.

Questa è l’idea brillante, bella e avvincente, alla base della teoria delle stringhe. Però non c’è assolutamente alcuna prova sperimentale o osservativa a suo favore. Ecco perché la teoria delle stringhe non è altro che una scatola piena solo di sogni.

Ogni volta che, come teorico, aggiungi qualcosa di nuovo alla tua teoria – un nuovo ingrediente, una nuova forza o interazione, una nuova dimensione, un nuovo accoppiamento, ecc. – devi fare due cose per adattarla. La prima cosa che devi fare è stabilire che questa nuova aggiunta è compatibile con la teoria prevalente e tutte le nostre osservazioni: non puoi aggiungere qualcosa alla tua teoria che sia già stato escluso dai dati esistenti.

Ma la seconda cosa è un po’ più complicata: quando aggiungi un nuovo componente che esiste solo a scale energetiche più elevate di quelle che sei in grado di sondare, devi trovare un modo per sbarazzartene prima di arrivare all’Universo energetico che abbiamo oggi. Per la Teoria delle stringhe questo è un compito incredibilmente complesso. 

L’universo che abbiamo oggi è molto, molto meno simmetrico di quanto la teoria delle stringhe prevede, e se vogliamo che la teoria delle stringhe sia del tutto coerente con la realtà che osserviamo, dobbiamo guardare le differenze tra ciò che prevede la teoria delle stringhe e ciò che l’universo che abbiamo oggi è in realtà.

Il nostro universo, se vogliamo essere esaurienti, è un posto piuttosto complicato. In esso abbiamo:

  • Le quattro forze fondamentali della natura: gravitazione, forza elettromagnetica, forza nucleare forte e forza nucleare debole.
  • Le particelle che compongono il modello standard, che includono i quark e leptoni, i bosoni di gauge e la particella di Higgs.
  • Costanti di accoppiamento che determinano la forza delle interazioni che si verificano e quelle costanti cambiano la forza con l’energia.
  • Quattro dimensioni totali: tre di spazio e una di tempo.
  • E le leggi della fisica come le conosciamo: Relatività generale per la gravitazione e Teorie quantistiche dei campi per le altre tre forze (intrinsecamente quantistiche).

È noto che due delle forze, la forza nucleare debole e la forza elettromagnetica, si uniscono nella forza elettrodebole alle alte energie ottenibili in alcuni collisori di particelle. 

Molte idee – come la grande unificazione e la supersimmetria – implicherebbero l’aggiunta di nuove particelle e interazioni, ma porterebbero anche a conseguenze sperimentali come il decadimento del protone o la presenza di particelle aggiuntive o percorsi di decadimento non visti sui collisori. Il fatto che queste previsioni non siano andate a buon fine ci aiuta a porre dei vincoli su entrambe queste idee.

La teoria delle stringhe, tuttavia, fa molti passi oltre la grande unificazione o ciò che conosciamo come supersimmetria.

Per una grande unificazione, l’idea è di prendere le tre forze nel Modello Standard e incorporarle in una struttura più grande e più simmetrica. Invece delle particelle che conosciamo con le interazioni che conosciamo – con più strutture disgiunte corrispondenti a ciascuna delle forze – la grande unificazione cerca di adattare il Modello Standard all’interno di una struttura più ampia.

Si può considerare la teoria della grande unificazione Georgi-Glashow, che prevede nuovi bosoni super pesanti che si accoppiano simultaneamente a quark e leptoni. 

Si può considerare l’ipotesi dell’unificazione Pati-Salam, che aggiunge le particelle destrorse, rendendo l’Universo simmetrico sinistra-destra invece di preferire un neutrino levogiro o mancino. Oppure si può pensare ancora più in grande, considerando ipotesi ancora più ampie, purché contengano il Modello Standard al loro interno.

Il problema, ovviamente, è che più si va in grande, più cose ci sono di cui sbarazzarsi, e più c’è da spiegare se vogliamo capire perché questi componenti extra della realtà non si mostrano, neanche direttamente o indirettamente, nei nostri esperimenti, misurazioni e osservazioni dell’Universo. 

Il protone non decade, quindi o il modello più semplice di grande unificazione è sbagliato, oppure devi scegliere un modello più complicato e trovare un modo per eludere i vincoli che escludono i modelli più semplici.

Se vuoi parlare di unificazione e teoria dei gruppi nel contesto della Teoria delle stringhe, tuttavia, il tuo gruppo deve improvvisamente diventare enorme! Questo non vuol dire che sia impossibile che la teoria delle stringhe sia corretta, ma che questi grandi gruppi sono enormi, come se da grande un blocco di marmo non tagliato volessimo ottenere solo una statuetta minuscola e perfetta (il nostro modello standard e nient’altro).

Allo stesso modo, c’è un problema analogo che sorge con la supersimmetria. In genere, la supersimmetria di cui si sente parlare coinvolge le particelle superpartner per ogni particella esistente nel modello standard, che è un esempio di una teoria dei campi di Yang-Mills supersimmetrica in cui N = 1. 

Il problema più grande è che dovrebbero esserci particelle aggiuntive che si presentano alle scale energetiche che rivelano le particelle del Modello Standard più pesanti. Ci dovrebbe essere almeno un secondo bosone di Higgs al di sotto di 1.000 GeV. Dovrebbe esserci una particella leggera e stabile, ma non l’abbiamo ancora osservata. Anche senza la teoria delle stringhe, ci sono molte evidennze contro la supersimmetria N = 1.

Il modello standard, senza supersimmetria, è semplicemente il caso N = 0. Ma se vogliamo che la teoria delle stringhe sia corretta, dobbiamo rendere la natura ancora più simmetrica di quanto predice la supersimmetria standard: la teoria delle stringhe contiene una teoria di gauge nota come teoria di Yang-Mills supersimmetrica N = 4

Ci sono ancora più cose da valutare se vogliamo che la teoria delle stringhe sia corretta, e tutto deve scomparire per non entrare in conflitto con le osservazioni che abbiamo già fatto dell’Universo che abbiamo.

Ma una delle maggiori sfide per la teoria delle stringhe è qualcosa che viene spesso pubblicizzato come un grande successo: l’incorporazione della gravità. È vero che la teoria delle stringhe, in una certa misura, consente alla gravità di  fondersi con le altre tre forze nella stessa struttura. Ma nel quadro della teoria delle stringhe, quando ci si chiede “qual è la mia teoria della gravità”, non si ottiene la risposta che Einstein ci dice essere corretta: una teoria tensoriale quadridimensionale della gravità.

Secondo Einstein, l’unico fattore nel determinare la gravità è la presenza di materia ed energia. Metti tutte le diverse forme di materia ed energia nell’Universo nella Relatività Generale, e l’Universo si evolverà – espandendosi, contraendosi, gravitando, ecc. – secondo le sollecitazioni che queste forme di materia ed energia creano. 

Ci sono tre dimensioni spaziali e una dimensione temporale, e la gravitazione ha solo una forma tensoriale: non scalare o vettoriale. Si potrebbero aggiungere ingredienti extra, ma non gli si può far svolgere un ruolo che non sia d’accordo con le osservazioni che abbiamo già in mano.

A cosa serve la teoria delle stringhe.

Quindi, a cosa serve la la teoria delle stringhe? Sfortunatamente, non dà una teoria della gravità tensoriale quadridimensionale, ma piuttosto una teoria della gravità tensoriale scalare a 10 dimensioni. In qualche modo, bisogna sbarazzarsi della parte scalare e anche delle sei dimensioni extra (spaziali).

Come proposto 60 anni fa, avevamo un’alternativa alla Relatività Generale di Einstein che incorporava anche uno scalare: la gravità di Brans-Dicke. Secondo la teoria originale di Einstein, la Relatività Generale è necessaria per spiegare l’orbita di Mercurio. 

Abbiamo osservato una precessione totale di ~ 5600 secondi d’arco per secolo, dove ~ 5025 erano dovuti alla precessione degli equinozi e ~ 532 erano dovuti agli altri pianeti. La Relatività Generale di Einstein predisse l’altro ~ 43. La rivelazione del 1919 che la gravità piega la luce delle stelle fu la conferma definitiva della nuova teoria della gravità.

Ma alla fine degli anni ’50, alcune osservazioni del Sole hanno indicato che non era perfettamente sferico, ma piuttosto compresso lungo i suoi poli in uno sferoide oblato. Se così fosse, affermarono Brans e Dicke, allora quella quantità osservata di deviazione da una sfera perfetta creerebbe altri 5 secondi d’arco di precessione per secolo che differiscono dalle previsioni di Einstein. Come sistemarlo? Aggiungendo una componente scalare alla teoria e un nuovo parametro: ω, la costante di accoppiamento Brans-Dicke. Se ω fosse circa 5, andrebbe comunque tutto bene.

Naturalmente, il Sole in realtà è una sfera perfetta a un livello molto migliore persino della Terra, e quelle osservazioni erano errate. Dati i vincoli moderni che abbiamo, ora sappiamo che ω deve essere maggiore di circa 1000, dove il limite ω → ∞ restituisce la Relatività Generale standard. 

Affinché la teoria delle stringhe sia corretta, dobbiamo “rompere” questa teoria 10 dimensionale di Brans-Dicke in una teoria di Einstein a quattro dimensioni, il che significa sbarazzarsi di sei dimensioni e questo fastidioso termine scalare e l’accoppiamento ω.

Tutto ciò significa che se la teoria delle stringhe fosse corretta, dobbiamo iniziare con un universo che è altamente simmetrico e molto diverso dall’universo che abbiamo oggi. Questo universo, all’inizio ad energie molto elevate, aveva 10 dimensioni, aveva una componente di gravità scalare in aggiunta alla componente tensoriale, era unificato in un gruppo molto grande come SO (32) o E (8) × E ( 8), ed è stato descritto da una teoria di Yang-Mills massimamente supersimmetrica (N = 4).

Se la teoria delle stringhe fosse corretta, allora in qualche modo – e nessuno sa come – questo stato ultra-simmetrico si è rotto e si è rotto in modo incredibilmente grave. Sei delle dimensioni sono scomparse e la componente della gravità scalare ha smesso di avere importanza. 

Il grande gruppo unificato si è rotto molto male, lasciando solo il nostro, relativamente piccolo, Modello Standard, SU (3) × SU (2) × U (1), dietro. E quella teoria supersimmetrica di Yang-Mills si è rotta così male che oggi non vediamo alcuna prova per una singola particella supersimmetrica: solo il normale Modello Standard.

Questo è il sogno della teoria delle stringhe: che possiamo prendere questa teoria e infilarci la chiave giusta e guardarla sgretolarsi, lasciando solo un minuscolo pezzo che descrive perfettamente il nostro universo. In assenza di tale chiave, la teoria delle stringhe può essere considerata solo una speculazione fisica.

Può essere interessante e promettente, ma finché non saremo in grado di risolvere la Teoria delle Stringhe in modo significativo per ottenere l’Universo che osserviamo, dobbiamo ammettere a noi stessi cosa sia veramente la Teoria delle Stringhe: una grande scatola vuota che deve in qualche modo sgretolarsi dentro questo modo particolare e intricato, per recuperare l’Universo che osserviamo. 

Fino a quando non capiremo come ciò avvenga, la teoria delle stringhe rimarrà solo un sogno speculativo.

https://reccom.org/la-teoria-delle-stringhe-puo-essere-vera/

La differenza tra i due tipi di particelle è che i bosoni vogliono sempre stare insieme mentre i fermioni si rifiutano di stare insieme. Le particelle di materia sono fermioni: la solidità di un pezzo di ferro è nel rifiuto degli elettroni atomici di dividere lo spazio con i vicini.

Superammasso Laniakea.

 

La struttura gialla raffigurata nell'immagine è il Superammasso Laniakea, un'enorme rete cosmica che rappresenta una delle più vaste regioni conosciute nell'universo. All'interno di questo vasto panorama, emerge un dettaglio minuscolo ma straordinariamente significativo: un puntino rosso, quasi impercettibile nella maestosita del tutto. Quel puntino rosso rappresenta la nostra casa, la Via Lattea. Questo superammasso, il cui nome significa "immenso paradiso" in hawaiano, è una distesa colossale che ospita circa 100.000 galassie. Si tratta di un intreccio di gravità e materia, in cui le galassie sono legate insieme in una danza cosmica che si estende per circa 520 milioni di anni luce.

All'interno di questo vasto panorama, emerge un dettaglio minuscolo ma straordinariamente significativo: un puntino rosso, quasi impercettibile nella maestosità del tutto. Quel puntino rosso rappresenta la nostra casa, la Via Lattea. Essa è una galassia a spirale che, nonostante la sua apparente piccolezza rispetto al contesto del superammasso, è una delle più grandi e massicce nel suo vicinato locale. La Via Lattea è un complesso sistema che contiene circa 300 miliardi di stelle, tra cui il nostro Sole, il quale è la sorgente di luce e vita per il Sistema Solare. 

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lunedì 30 dicembre 2024

UN INCREDIBILE VIAGGIO SUL PIANETA MARTE - Ultime scoperte 2024 | Docume...

PLATONE AVEVA RAGIONE.

 

Il grande filosofo Platone, una delle menti più grandi della storia umana, sul finire della sua carriera venne deriso dai suoi contemporanei a causa di uno scritto che stava componendo. La delusione fu così grande che egli decise di non completare il secondo dei tre racconti sull’argomento, e di non iniziare nemmeno a scrivere il terzo (doveva essere, infatti, una trilogia). Perché i Greci, un popolo abituato ad ascoltare storie di ogni genere, e spesso a crederci, derisero nientemeno che il grande Platone?
Ebbene, nel dialogo “Timeo” e nel dialogo parziale “Crizia” (rimasto incompiuto), Platone racconta che alcuni “misteriosi sacerdoti egiziani” della città di Sais, raccontarono al celebre statista ateniese Solone (638 a.C. – 558 a.C.) una storia. Platone (428 a.C. – 348 a.C.), circa 200 anni dopo, ricevette per vie traverse questa storia, e l’ha usata come una delle fonti da cui ricavare il suo racconto. E fin qui nulla di strano.
In questo racconto Platone dice molte cose. Tra l’altro, racconta l’esistenza di una “Grande Isola” vicino alle “Colonne D’Ercole”. Lui la chiama “Atlantide” o “Terra di Atlante”. I greci del suo tempo sapevano che oltre 40 anni prima di Platone, il celebre storico Erodoto (484 a.C. – 430 a.C.), nelle sue “Storie” chiamò con il nome “Atlante” la catena montuosa dell’odierno Marocco. Tra l’altro, ancora oggi conserva quel nome: Monti dell’Atlante. Per un greco di quel tempo, il nome “Atlantide” o “Terra di Atlante” indicava una terra che si trovava evidentemente ai piedi del monte Atlante. Ma tutti sapevano che non c’era nessuna “grande isola” ai piedi dell’Atlante.
Nel suo racconto, citando i “misteriosi sacerdoti egizi”, Platone affermava che quell’isola esisteva 9.000 anni prima di Solone, quindi 11.500 anni fa. E qui scoppiarono le risate. Per la gente di quel tempo, 9.000 anni prima di Solone il mondo non esisteva nemmeno (per esempio, la tradizione ebraico-cristiana pone la nascita del mondo al 4.000 a.C. circa). Per circa 2.000 anni la gente ha riso di questa affermazione di Platone. Non trovando nessuna “Grande Isola” vicino al monte Atlante, diversi scrittori la hanno “piazzata” un po' ovunque: chi in Sardegna, chi in Irlanda, chi a Cuba, chi in Indonesia. Onesti tentativi di risolvere il “rebus”.
Ma “la Terra di Atlante” è sempre rimasta lì, dove aveva detto Platone. Infatti, pochi anni fa, un piccolo, minuscolo oggetto di metallo, il satellite giapponese PALSAR, ha reso giustizia al celebre filosofo greco. Chiunque siano stati i “misteriosi sacerdoti egiziani” che avevano raccontato a Solone (e tramite lui a Platone) che vicino ai monti di Atlante, nella Terra di Atlante (o Atlantide) esisteva una grandissima isola, avevano ragione. L’articolo della rivista “Nature”, del 10 Novembre 2015, intitolato “African humid periods triggered the reactivation of a large river system in Western Sahara”, a prima firma di C. Skonieczny, parla “di un grande sistema fluviale nel Sahara occidentale, che trae le sue sorgenti dagli altopiani dell'Hoggar e dalle montagne dell'Atlante meridionale in Algeria. Questa cosiddetta valle del fiume Tamanrasett è stata descritta come un possibile vasto e antico sistema idrografico”. L’articolo continua scendendo nei dettagli dal punto di vista geologico. Per farla breve, il PALSAR ha scoperto un mega-fiume gigantesco, oggi inaridito, che partiva proprio dai monti di Atlante e tagliava tutto l’angolo a Nord-Ovest dell’Africa, sfociando nella odierna Mauritania.
La “valle del fiume” del Tamanrasett ha una ampiezza di 90 km circa. La foce di questo mega-fiume, oggi situata sotto il mare, era larga 400 km. Era un “mostro” paragonabile al Rio delle Amazzoni, un fiume così grande che in diversi punti è indistinguibile dal mare. Questo vuol dire che questo fiume poteva raggiungere una ampiezza simile da costa a costa. Immaginate un osservatore a livello del terreno. Come avrebbe fatto a capire che si trattava di un fiume, oppure di un mare, se la costa opposta era a 90 km di distanza? Ad eccezione della salinità delle acque (ma non sappiamo se questo aspetto fosse compreso), nulla avrebbe permesso a quell’osservatore di capire se si trattasse di un fiume o di un mare. Tanto per dire, è una distanza superiore allo stretto di Messina e allo Stretto di Gibilterra messi insieme.
Guardando la regione dall’alto, si comprende che quando scorreva il mega-fiume Tamanrasett, durante “l´Ultimo Periodo Umido Africano”, (tra 14.500 e 7.000 anni fa circa, con strascichi fino a 5.500 anni fa), tranne che per un piccolissimo pezzettino a Nord-Est, la “Terra di Atlante”, o “Atlantide”, o territori a Sud del Monte Atlante, era davvero un´isola. A Nord era circondata dal Mar Mediterraneo. Ad Ovest era circondata dall’Oceano Atlantico. A Sud era circondata dal mega-fiume Tamanrasett. Ad Est era quasi completamente circondata dallo stesso fiume, tranne un pezzetto costituito dalla catena montuosa di Atlante. Si può davvero chiamarla “isola”? Nel senso greco “Sì”.
Tutti conosciamo cosa è il Peloponneso, una delle zone più importanti della Grecia. Ebbene, il Peloponneso ha esattamente la stessa conformazione geografica della “Terra di Atlante”. È una “quasi isola”, attaccata alla terraferma da un piccolo istmo. Cosa vuol dire il termine Peloponneso? Questa parola deriva dal greco Πέλοπος νῆσος (Pelopos Nesos), vale a dire “Isola di Pelope”. Questa è una prova non confutabile che per i greci dei tempi antichi, una “quasi isola” come il Peloponneso poteva essere considerata un νῆσος, o “isola”. Nulla di strano quindi se Solone, e dopo di lui Platone, chiamarono la “quasi isola” del Monte Atlante, o Atlantide, con νῆσος, o “Nesos”, il termine che noi traduciamo con isola nel senso moderno del termine.
Quella era davvero l’Isola di Atlantide? Quella “quasi isola” non può essere considerata “Atlantide” se non supera “l’esame dei cerchi”. Cosa vogliamo dire? Nel suo racconto Platone dice che nelle vicinanze dell’Isola di Atlantide si trovavano 2 strutture uniche nel loro genere. Secondo il racconto, una di queste strutture geologiche naturali era stata creata direttamente da Poseidone, e quindi la chiamiamo “Isola di Poseidone”. Si trattava di una montagnetta centrale, attorno alla quale c’erano 3 anelli di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Non viene detto nulla riguardo alla sua grandezza. Viene detto che era “sacra”, inaccessibile e disabitata.
La seconda struttura, su cui gli umani edificarono una città, la possiamo chiamare “Isola della Metropoli”. Era una struttura geologica naturale che ricalcava molto da vicino la precedente, ma in questo caso vengono date le sue misure. C’era un’isola centrale pianeggiante ampia circa 900 metri, seguita da 3 cerchi di mare e 2 di terra, perfettamente concentrici. Il totale dell’ampiezza era circa 5 chilometri. Attorno a questa struttura geologica naturale (in cui risiedeva il re e la nobiltà) si estendeva la città vera e propria di Atlantide.
Quante possibilità ci sono di trovare vicino al percorso dell’antico fiume Tamanrasett non una, ma due strutture geologiche naturali formate da cerchi concentrici, una delle quali deve essere ampia 5 chilometri, e avere una specie di isola centrale ampia 900 metri? Direte: “Nessuna!”. Ebbene, come viene detto nel libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato”, ancora una volta grazie ai satelliti, queste due strutture sono state scoperte proprio lungo il percorso del fiume Tamanrasett.
La prima struttura geologica naturale viene chiamata “Cupola di Semsiyat”. Si trova sull'altopiano di Chinguetti, nel deserto della Mauritania, a 21° 0' Nord di latitudine e 11° 05' Ovest di longitudine. Le sue misure sono esattamente quelle indicate da Platone per l’Isola della Metropoli. La sua ampiezza massima è esattamente di 5 chilometri. Al centro si trova una formazione ampia esattamente 900 – 100 metri, quanto era “l’isola centrale” della Metropoli di Atlantide. Si intravede anche un secondo cerchio interno, esattamente della misura descritta da Platone. La seconda struttura si chiama “Struttura di Richat”, e si trova a circa 20 chilometri di distanza. È ampia circa 40 km, ed è composta da una zona centrale dalla quale partono una serie di “cerchi di roccia”. Ci sono i chiari resti che indicano che una volta quello era un lago da cui affioravano dei “cerchi di terra”. È la rappresentazione perfetta “dell’Isola di Poseidone” descritta da Platone.
Oggi i satelliti hanno mappato tutta la superficie terrestre. Non esistono altre strutture simili sulla Terra che abbiano quelle misure o quelle caratteristiche. Sono “uniche”. Quindi, finché non verrà scoperto nulla di simile in giro per il mondo, in base a tutte le prove fornite dalla più moderna tecnologia, possiamo dire di aver davvero trovato la terra di cui parlava Platone: Atlantide.
Quindi i “misteriosi sacerdoti egiziani” non avevano mentito a Solone, e di conseguenza a Platone, quando gli dissero che ai piedi del monte Atlante, circa 11.500 anni fa, si trovava “una Grande Isola”. Ma questo fa sorgere altre importantissime domande: come lo sapevano? Quale civiltà era a conoscenza di fatti accaduti tra 14.500 e 7.000 anni fa? Questa zona dell’Africa è mai affondata? E che relazione ha “Atlantide” con Nan Madol e il “Continente sommerso” di Sundaland e Sahuland, recentemente scoperto dai ricercatori? Dove sono andati a finire tutti quanti? Il libro “Atlantide 2021 – Il continente ritrovato” risponde a queste domande, basandosi sempre ed esclusivamente su lavori di celebri scienziati, pubblicati su autorevoli riviste come “Science” e simili.
L’articolo continua sul libro:
HOMO RELOADED – 75.000 ANNI DI STORIA NASCOSTA

ULTIMA ORA: il CERN scopre l'antiiperelio-4, la particella di antimateria più pesante mai osservata.

 

ULTIMA ORA: il CERN scopre l'antiiperelio-4, la particella di antimateria più pesante mai osservata

Gli scienziati del Large Hadron Collider del CERN hanno scoperto la particella di antimateria più pesante mai osservata: l'antiiperelio-4.

Questa particella esotica, la controparte di antimateria dell'iperelio-4, contiene due antiprotoni, un antineutrone e una particella antilambda. La scoperta offre spunti sulle condizioni estreme dell'universo primordiale e fa luce sul problema dell'asimmetria barionica, ovvero perché il nostro universo è dominato dalla materia nonostante materia e antimateria siano state create in quantità uguali durante il Big Bang.

La scoperta è stata fatta utilizzando collisioni di ioni piombo presso l'LHC, ricreando l'ambiente iper-caldo dell'universo neonato. Modelli di apprendimento automatico hanno analizzato i dati, identificando le particelle di antiiperelio-4 e misurandone con precisione le masse.

Mentre l'esperimento ha confermato che materia e antimateria sono create in parti uguali, il mistero di ciò che ha fatto pendere l'equilibrio cosmico rimane irrisolto. Con gli aggiornamenti in corso all'LHC, potrebbero essere all'orizzonte altre scoperte rivoluzionarie nella ricerca sull'antimateria. 

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(Il barione è una particella subatomica non elementare costituita da un numero dispari (almeno 3) di quark di valenza. In quanto composti da quark i barioni ...)

(iperèlio [Comp. di iper(one) e elio] [FNC] Elio con ipernucleo, cioè nel cui nucleo un nucleone è stato sostituito da un iperone; in partic ...)