L'aumento delle retribuzioni contrattuali orarie e il livello d'inflazione tocca una differenza pari a 1,8 punti percentuali.
MILANO - Retribuzioni ferme a novembre rispetto a ottobre. È quanto emerge dai dati Istat, secondo i quali l'incremento delle retribuzioni su base annua è stato dell'1,5%. La crescita tendenziale è la più bassa dall'ottobre del 2010, ovvero da oltre un anno, quando si registrò lo stesso dato che risulta il minimo da marzo 1999. Sempre a novembre, e su base annua, la forbice tra l'aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,5%) e il livello d'inflazione (+3,3%), su base annua, ha toccato una differenza pari a 1,8 punti percentuali. Si tratta del divario salari-prezzi più alto almeno dal 1997, che aggiorna il precedente record.
ATTESA DEI RINNOVI - Nel penultimo mese dell'anno risultavano in attesa di rinnovo 30 accordi contrattuali, di cui sedici appartenenti alla pubblica amministrazione, relativi a 4,1 milioni di dipendenti (circa 3 milioni nel pubblico impiego). Lo comunica l'Istat, precisando che la quota di dipendenti che aspettano il rinnovo è pari al 31,4%. È quasi raddoppiata poi la media dei mesi di attesa per i lavoratori con il contratto scaduto. A novembre 2011 l'attesa è di 23,9 mesi, in deciso aumento rispetto allo stesso mese dello scorso anno (13,4).
CONSUMI - Quanto al clima di fiducia dei consumatori, l'indice, secondo i dati dell'Istituto nazionale di statistica, crolla a dicembre da 96,1 a 91,6. È il livello più basso dal 1996, ovvero da quando sono disponibili le serie destagionalizzate. Il peggioramento è diffuso a tutte le componenti ed è particolarmente marcato per il clima economico generale con il relativo indice che passa da 83,1 a 77,2. L'indicatore relativo alla situazione personale degli intervistati scende da 101,6 a 97,3. Anche le previsioni a breve termine registrano un marcato calo, diminuendo da 88,9 a 82,9. In flessione l'indice sulla situazione corrente, che passa da 102,2 a 98,4. Calano, inoltre, i saldi relativi alle valutazioni prospettiche sul risparmio (da -72 a -85) e sulla convenienza all'acquisto di beni durevoli (da -87 a -99). E ancora, si deteriorano le aspettative di disoccupazione (il saldo passa da 80 a 86) e quelle generali sull'economia italiana (da -46 a -55). Aumenta da 57 a 65 il saldo dei giudizi sull'evoluzione recente dei prezzi al consumo e cresce da 12 a 58 quello sull'evoluzione nei prossimi dodici mesi. A livello territoriale, il peggioramento della fiducia è diffuso in tutte le ripartizioni ed è particolarmente marcato nel Nord-ovest e nel Mezzogiorno.
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