martedì 6 febbraio 2018

Arresti a Roma, corruzione e sentenze «comprate»: in manette avvocati e imprenditori. - Fiorenza Sarzanini e Clarida Salvatori



Tra gli indagati anche Enzo Bigotti, già indagato nell’inchiesta sulla Consip, e Riccardo Virgili, giudice del Consiglio di Stato ora in pensione. Spiata l’indagine delle tangenti Eni.

Avvocati e imprenditori arrestati per frode fiscale, bancarotta e corruzione in atti giudiziari. Accusati di aver «aggiustato» sentenze del consiglio di Stato. L’operazione della Guardia di Finanza coordinata dalle procure di Roma e Messina è scattata all’alba e ha fatto finire in carcere l’avvocato Pietro Amara, oltre a numerosi imprenditori e al sostituto procuratore di Siracusa, già trasferito in un’altra sede, Giancarlo Longo.

Anche un imprenditore coinvolto nell’inchiesta Consip.
Tra gli arrestati ci sono gli imprenditori Enzo Bigotti, già indagato nell’inchiesta sulla Consip, e Fabrizio Centofanti. I componenti dell’associazione per delinquere sono accusati di aver messo in piedi un meccanismo che consentiva loro di orientare l’affidamento di alcune gare grazie alle decisioni compiacenti in materia amministrativa. Tra gli indagati anche Riccardo Virgili, giudice del Consiglio di Stato ora in pensione.

I falsi dossier.
L’associazione è accusata anche di aver costruito falsi dossier per spiare le inchieste tra cui quella aperta dalla procura di Milano sulle tangenti Eni. In una nota congiunta le due Procure hanno scritto che le «indagini hanno preso le mosse da distinti input investigativi convergendo sull’operatività dei due sodalizi criminali, consentendo la ricostruzione di ipotesi di bancarotta fraudolenta da parte di soggetti non riconducibili alla struttura delle organizzazioni».

Il «metodo Longo».
I magistrati che ne hanno chiesto l’arresto parlano di «mercificazione della funzione giudiziaria». E aggiungono: «Longo usava le prerogative a lui attribuite dall’ordinamento per curare interessi particolaristici e personali di terzi soggetti dietro remunerazione. Tali condotte vengono riscontrate a partire dal 2013 e perdurano sino ai primi mesi del 2017». I metodi usati da Longo erano tre: 
creazione di fascicoli «specchio», che il magistrato «si auto-assegnava - spiegano ancora i pm che hanno condotto l’inchiesta - al solo scopo di monitorare ulteriori fascicoli di indagine assegnati ad altri colleghi (e di potenziale interesse per alcuni clienti rilevanti degli avvocati Calafiore e Amara), 
legittimando così la richiesta di copia di atti altrui, o di riunione di procedimenti; fascicoli «minaccia», in cui «finivano per essere iscritti - con chiara finalità concussiva - soggetti “ostili” agli interessi di alcuni clienti di Calafiore e fascicoli «sponda», che venivano tenuti in vita «al solo scopo di creare una mera legittimazione formale al conferimento di incarichi consulenziali (spesso, radicalmente inconducenti rispetto a quello che dovrebbe essere l’oggetto dell’indagine), il cui reale scopo era servire gli interessi dei clienti di Calafiore a Amara».

Tutti gli arrestati.
Quindici gli arrestati: oltre a Riccardo Virgilio (oggi in pensione), Pietro Amara e Fabrizio Centofanti e Ezio Bigotti, anche Luciano Caruso e Giuseppe Calafiore (attualmente all’estero), l’ex pm di Siracusa Giancarlo Longo e Alessandro Ferrari, Giuseppe Guastella, Davide Venezia, Mauro Verace, Salvatore Maria Pace, Vincenzo Naso e Sebastiano Miano. Indagati anche Gianluca De Micheli e Francesco Perricone.

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