giovedì 7 giugno 2018

Governo, dalle pensioni alla pace fiscale ai centri per l’impiego: ecco i primi provvedimenti estivi. - Marco Mobili e Marco Rogari

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Resta alto il pressing della maggioranza per varare subito un primo pacchetto di misure urgenti. Ma il cantiere del possibile decreto legge di mezza estate non potrà aprire i battenti prima che non sia stata completamente dipanata l’intricata matassa dei viceministri e sottosegretari e quella, non meno complessa, delle deleghe da assegnare ai vari ministeri. Con il trascorrere delle ore l’ipotesi di un provvedimento da varare già a fine giugno, circolata nei giorni scorsi, sta perdendo quota in favore di un’operazione da far scattare attorno alla metà di luglio, quando tutti i ministri avranno approfondito i dossier.

Due gli interventi in rampa di lancio: la cosiddetta pace fiscale, cara alla Lega, e la riforma dei centri per l’impiego, prima tappa del percorso per arrivare al reddito di cittadinanza, su cui punta forte il Movimento Cinque stelle. Probabile anche un capitolo immigrazione, con un primo parziale restyling del piano Minniti: più centri per i rimpatri e le espulsioni.Dovranno essere sciolti due nodi: l’inserimento nel decreto di un primo assaggio di misure previdenziali (ripristino “opzione donna” e eventuale stop all’Ape social) per aprire la strada al superamento, con la manovra autunnale, della legge Fornero; l’introduzione di un meccanismo per arginare il fenomeno della delocalizzazione delle imprese.
A premere sulla pace fiscale è Matteo Salvini. I tecnici sono già al lavoro. Anche perché il percorso non si presenta affatto in discesa. Anzitutto per la necessità di garantire una parte delle risorse necessarie per l’estensione della flat tax alle partite Iva. Tutta da verificare poi la compatibilità della nuova maxi-rottamazione dei ruoli con le definizioni agevolate delle cartelle ex Equitalia ancora in corso.
Quasi certo è l’avvio della riforma dei centri per l’impiego che, secondo i calcoli dei Cinquestelle, a regime costerà 2,1 miliardi. Nella prima fase sarebbero però sufficienti alcune centinaia di milioni che verrebbero pescate nelle pieghe del bilancio 2018 (da uno dei maxi-fondi ancora non a secco). In autunno con la legge di bilancio scatterebbe il rafforzamento della dote del reddito di inclusione da trasformare in reddito di cittadinanza.
Sempre la manovra dovrebbe provvedere alla sterilizzazione delle “clausole fiscali”. Questo obiettivo sarà indicato chiaramente nelle risoluzioni M5S-Lega al Def che saranno votate dalle Aule delle Camere il 20 giugno. La nuova tabella di marcia sarà ufficializzata oggi dalle Conferenze dei capigruppo di Camera e Senato. Anche in questo caso la maggioranza gialloverde potrebbe trovarsi a scegliere tra due opzioni: risoluzione “light” o maggiormente articolata con i punti principali del “contratto” (al momento è l’ipotesi più gettonata).
Non prima della prossima settimana dovrebbe essere trovata la quadratura del cerchio sulle nomine di viceministri e sottosegretari. Già nel Consiglio di oggi, invece, potrebbe essere affrontata la questione delle deleghe di alcuni ministeri, con l’attribuzione del made in Italy all’Agricoltura e l’assegnazione di quella sulle Riforme oltre a servizi segreti e Tlc.
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