“Decine di milioni in meno”
L’allarme di Borrelli – Il capo della Protezione civile: “Dall’estero non arrivano.
Ne servono 90 milioni al mese, ne sono arrivate solo 5 milioni”.
E la Lombardia lo attacca...
Il peggio deve ancora venire perché il governo prevede che il picco dei contagi giornalieri possa arrivare attorno al 18 di marzo, mercoledì prossimo, quindi almeno per altre due settimane aumenteranno i pazienti negli ospedali e nelle terapie intensive, specie quelle della Lombardia, dell’Emilia-Romagna e del Veneto. E alla guerra medici e infermieri vanno senz’armi. Mancano le mascherine, decine di milioni di mascherine protettive, tanto che negli ospedali le riciclano o usano quelle non omologate, oppure le fanno con il panno antipolvere come denunciato a Roma dall’Usb. Forse anche per questo contiamo centinaia di medici e infermieri colpiti dal virus e migliaia costretti a turni massacranti anche mentre aspettano l’esito del tampone.
Mancano le mascherine, ma anche gli apparecchi per la terapia intensiva, i ventilatori. I malati in terapia intensiva ieri erano 1.518, 190 in più da venerdì. Sono 732 (+82 in un giorno) nella sola Lombardia dove i posti di terapia intensiva sono stati portati a mille e decine di pazienti vengono trasferiti in altre regioni con tutto quel che comporta per l’impegno di un medico anestesista per ogni viaggio. L’assessore Giulio Gallera promette altri 200 posti, ma potrebbero servirne migliaia nella regione che conta da sola oltre la metà dei contagi. E ancora, in terapia intensiva ci sono 152 persone (+44) in Emilia-Romagna, 150 (+15) in Piemonte, 119 (+12) in Veneto. È l’8,5 per cento dei pazienti in trattamento nel Paese (17.750), quasi metà (7.860) sono a casa e gli altri (8.372) nei reparti ordinari degli ospedali.
I contagi rilevati, che sono solo una parte del totale visto che agli asintomatici non viene quasi mai fatto il tampone (e nemmeno a tutti i sintomatici), sono saliti ieri sera a 21.157 (+3.497) tenendo conto anche dei morti che sono ormai 1.441 (+175, molto meno dei 250 di venerdì) e dei 1.966 ritenuti guariti (+537).
L’allarme per le mascherine l’ha lanciato Angelo Borrelli, direttore della Protezione civile: “In tutto il mondo c’è una chiusura delle frontiere all’esportazione, penso a Paesi come India, Russia e Romania, che rappresentano il mercato dal quale i fornitori avevano recuperato mascherine. Il lavoro di recupero delle mascherine è molto faticoso. Ma è un problema non soltanto italiano”.
Insomma chi le ha se le tiene, anche perché il virus minaccia tutti. Il governo ha impegnato anche le forze armate per accelerare la produzione di alcune aziende italiane, ma non basta, provvedimenti in questo senso sono attesi anche nel decreto che dovrebbe essere emanato oggi. Ne servono decine di milioni, così ha spiegato il direttore della Protezione civile: “Sulle mascherine – ha precisato Borrelli – il fabbisogno su base mensile è di circa 90 milioni di unità complessive. Abbiamo stipulato contratti per oltre 55 milioni di mascherine. A oggi ne sono state consegnate più di 5 milioni e ne abbiamo registrate 20 milioni che avevamo contrattualizzato e che per vari motivi non sono arrivate”. Come per i respiratori, da cui dipenderà materialmente la vita di migliaia di persone nelle prossime settimane, la questione è sul tavolo del commissario Domenico Arcuri, ex Invitalia, nominato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Polemica a distanza invece tra l’assessore lombardo Gallera e la Protezione civile dello stesso Borrelli: ieri la Regione Lombardia ne ha ritirate 250 mila dalle strutture sanitarie. “Servono mascherine del tipo fpp2 o fpp3 o quelle chirurgiche e invece ci hanno mandato un fazzoletto, un foglio di carta igienica, di Scottex”, ha protestato l’assessore di Fontana attaccando la Protezione civile. “Non sono marchiate Cee, i nostri operatori ci hanno detto ‘come possiamo utilizzarle?’”. La Lombardia prova a fare da sola e nomina commissario Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, quasi un anti-Borrelli.
Ora si fa il possibile, con le misure di contenimento, per ritardare il picco dei contagi, che può davvero mettere in ginocchio il Servizio sanitario nazionale. Contrarre tutti il virus è possibile, ma farlo troppo rapidamente sarebbe un disastro. Le stime del governo, indicate nella relazione introduttiva di quello che oggi dovrebbe essere emanato come terzo decreto delle tre settimane dell’emergenza, dicono che il massimo dei contagi giornalieri arriverebbe attorno al 18 marzo, mercoledì prossimo, poco sotto 4.500 contagi al giorno. Poi scenderà ma l’effetto si vedrebbe più avanti. Il governo prevede 92 mila contagiati. Sarebbero circa 3000 morti.
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