È stata la frase cult dell’inchiesta su Luca Palamara. E da ieri rischia una rivisitazione non da poco. Parliamo dell’ormai celebre “Si vira su Viola”. Frase che secondo il Gico della Guardia di Finanza disse il parlamentare (autosospeso) del Pd Luca Lotti, il 9 maggio 2019, mentre in compagnia di Palamara, del deputato Pd Cosimo Ferri e altri consiglieri del Csm, discuteva la strategia per portare Marcello Viola, all’epoca procuratore generale di Firenze, alla guida della procura capitolina, lasciata vacante dal pensionamento di Giuseppe Pignatone.
“Si vira su Viola” c’era scritto nella trascrizione del Gico della Guardia di Finanza e venne riportata: non vi fu giornale che in quei giorni non titolò sull’ingerenza di Lotti, e quindi del Pd, nella scelta del futuro procuratore di Roma. Ora, che Palamara non dovesse discutere di nomine con Lotti e Ferri resta fuori discussione. E che Lotti non dovesse immischiarsi degli uffici giudiziari rimane altrettanto scontato. Anche perché si trattava degli stessi uffici giudiziari che avevano indagato e chiesto il suo rinvio a giudizio per favoreggiamento e rivelazione del segreto nell’inchiesta su Consip. Ma adesso il punto un altro: forse non fu lui a indicare che bisognava “virare” su Viola.
Un conto è svolgere il ruolo di spettatore – che Lotti non avrebbe dovuto comunque incarnare – e un altro quello di regista dell’operazione. La difesa di Luca Palamara in questi giorni sta ascoltando i dialoghi captati dal trojan che dal 3 al 30 maggio 2019 fu inoculato nel suo telefono. E ieri ha ascoltato quello del 9 maggio 2019 nell’hotel Champagne di Roma.
Gli avvocati Roberto Rampioni, Mariano e Benedetto Buratti dopo l’ascolto ieri hanno dichiarato all’Adnkronos: “Con riferimento alla nomina del Procuratore di Roma, la frase effettivamente pronunciata da Lotti, dopo aver ascoltato il racconto degli altri presenti a quell’incontro sarebbe stata: ‘Vedo… che si arriva a Viola’”.
Quando Lotti li raggiunge, Ferri sta dicendo a Palamara che il consigliere laico di Forza Italia Alessio Lanzi potrebbe aver deciso di votare per il loro candidato. Palamara è scettico: “Ma Lanzi non lo vedo manco se… Lanzi vota Viola”. E così, giunto proprio mentre i presenti conteggiano i probabili voti per chiudere l’operazione, quando scopre che anche Lanzi è pronto a sostenere il loro candidato, Lotti avrebbe concluso che le reali possibilità per gli altri due concorrenti – il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e il collega di Palermo Francesco Lo Voi – erano ormai sfumate. A quel punto avrebbe commentato: “Vedo che si arriva a Viola”.
Che gli avvocati di Palamara si comportino anche da difensori di Lotti è alquanto strano. L'unica spiegazione al loro comportamento potrebbe essere che debbono salvaguardare chi si è esposto in prima persona per coprire l'identità di chi aveva architettato il tutto. C.
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