C’è un uomo che, da mesi, combatte contro tutto e tutti. Il Covid non teme, anche perché l’ha già avuto. Di Giletti non ha paura, anche perché nel suo salotto ormai ci vive o quasi. E di fronte ai troppi Fusaro non trema, se non forse per il freddo.
Non viene da Gotham City, da Darkwood e neanche da Krypton. Non ha le stimmate dell’eroe, i lineamenti del guerriero impavido e neanche la dialettica di Augias: è soltanto un viceministro aduso ai salotti tivù. Eppure, nel suo piccolo, Pierpaolo Sileri vive e lotta in mezzo a noi.
Chi si nasconde dietro le placide fattezze di questo quasi cinquantenne dalla capacità non comune di incassare colpi neanche fosse Chuck Wepner? Nato a Roma nel 1972. Laurea con lode in Medicina e Chirurgia nel 1998 presso l’Università di Roma Tor Vergata, dove consegue la specializzazione in Chirurgia dell’apparato digerente e il Dottorato di ricerca in Robotica e scienze informatiche applicate alla chirurgia. Nel 2018 è eletto senatore con il Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale Roma-Collatino. Prima presidente della 12esima Commissione permanente Igiene e Sanità del Senato, quindi membro della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza del Senato. E poi viceministro della Salute nel Conte-2, all’ombra di Roberto Speranza.
Forse Sileri si aspettava tutta questa esposizione mediatica e più probabilmente no. Di fatto, da febbraio, sta in tivù persino più della D’Urso. Il Covid lo conosce bene. Già il 2 febbraio era partito per Wuhan come coordinatore di un team di medici e infermieri in una missione volta a consentire il rimpatrio di 56 connazionali colpiti da Coronavirus. Poi, il virus, se lo è beccato lui. Per fortuna senza gravi conseguenze.
I talk-show da febbraio sono cambiati: sempre meno politica politicante e sempre più salute. Tamponi, test sierologici. Mascherine, quarantena. Ok, si saran dette le redazioni, ma allora chi chiamiamo? Un virologo, e lì c’era (e c’è) l’imbarazzo della scelta. Qualche opinionista, ora tremendista e ora minimizzatore, così magari litigano pure sulla pandemia. Sì, d’accordo: manca però un politico. Uno che, di salute, ne sappia. Ci sarebbe Speranza, certo, ma lui è il ministro: mica può andare in tivù tutti i giorni. Servirebbe uno delle retrovie ma non troppo, un tipo mansueto da bosco e da riviera: ed ecco allora il Tenero Sileri. Di colpo, quest’omino garbato e un po’ impacciato ha cominciato a essere ovunque. Inizialmente non lo ha notato nessuno, poi si è capito che la sua ostinata “medietà” era una cifra distintiva.
Sileri si presenta come un mezzo bamboccione: nessuno punterebbe su di lui. Infatti lo chiamano anche e soprattutto quei talk che, se potessero, al governo Conte-2 darebbero fuoco. Sileri accetta ogni invito, forse per senso del dovere e forse per masochismo. Puntualmente tutti cominciano a usarlo come punching ball, e i Porro di turno gongolano. Ma è qui – a un passo dal ko – che la normalità del Tenero Sileri funziona. Lui incassa ogni colpo, rintuzza a modo suo i colpi e si fa ogni volta concavo e convesso. Non è che i dibattiti li vinca lui; più che altro, sono gli altri che mollano la presa perché ormai stanchi di attaccarlo. Il Tenero Sileri li prende tutti per sfinimento.
Non si è ancora capito se la sua sia tattica, flemma atavica o genetica attitudine alla quiete un po’ goffa. Di sicuro, quasi inspiegabilmente, quel suo buffo mix tra serietà e “non-televisività” funziona. Lo guardi, lo ascolti e ti dici: “Bah, tutto sommato di uno così io mi fido”. Per dirla con il grande Battiato, viviamo proprio strani giorni.
Nessun commento:
Posta un commento