mercoledì 14 ottobre 2020

Vitalizi: la Casta vuole tenersi il malloppo, ma nessuno vuole decidere sul ricorso. - Ilaria Proietti

 

L’imbarazzo è palpabile perché il rischio è quello di fare la parte del tacchino nel Giorno del Ringraziamento. Ma di aria di festa, a Palazzo Madama, ce n’è ben poca tra i membri del Consiglio di Garanzia presieduto da Luigi Vitali (forzista tra i fondatori della creatura totiana “Cambiamo”) e composto da Ugo Grassi e Pasquale Pepe della Lega, Valeria Valente del Pd e Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Tutti in una posizione assai scomoda: Balboni medita di astenersi, qualcun altro non scarta l’opzione ammutinamento, ma va trovata una scusa che stia in piedi. Perché altrimenti l’alternativa è da Thanksgiving: disobbedire ai loro capi politici, Salvini in testa, ma pure a Zingaretti e a Giorgia Meloni che hanno promesso di fare coriandoli della sentenza del collegio presieduto da Giacomo Caliendo che in giugno ha cassato il taglio dei vitalizi degli ex senatori. O assumersi la responsabilità di far scucire sull’unghia al Senato, con la crisi che morde e milioni d’italiani in ginocchio causa Covid, oltre 33 milioni di euro per ripristinare i vecchi assegni, sforbiciati dal 1º gennaio 2019 per ragioni di equità sociale. Di cui i 776 ex che hanno fatto ricorso non vogliono sentir parlare benché non se la passino affatto male, come Francesco Rutelli, Alessandra Mussolini o Denis Verdini in compagnia di molti altri che ne fanno una questione di principio e di quattrini.

L’Amministrazione del Senato guidata dal segretario generale Elisabetta Serafin, si è precipitata a fare ricorso per difendere il taglio deciso dopo una lunga istruttoria condotta con il conforto del Consiglio di Stato e la consulenza dell’Inps e pure dell’Istat, che è servita ad adottare “la metodologia migliore possibile” per rendere il trattamento degli ex parlamentari il più possibile omogeneo alle regole contributive introdotte nel nostro ordinamento pensionistico a metà degli anni Novanta per tutti gli altri contribuenti italiani”. E per segnalare la gravosità dell’esborso di circa 33 milioni di euro, anche rispetto alla quota di competenza della Camera (per quei senatori che sono stati anche deputati) che saranno difficilmente recuperabili dato che l’altro ramo del Parlamento non ha rimesso in discussione, almeno per ora, il taglio dei vitalizi. Senza contare che pagare subito e poi, nel caso di una sentenza favorevole all’Amministrazione in appello dover inseguire gli ex parlamentari o i loro eredi col “gravoso compito di recuperare” il malloppo, potrebbe rivelarsi una missione impossibile.

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