lunedì 26 luglio 2021

Green pass e Pil, cosa rischia l’Italia se rallenta la campagna vaccinale. - Dino Pesole


 










Le prospettive per l’economia italiana restano incoraggianti ma la ripresa va protetta dai rischi legati alla circolazione delle varianti e dalla frenata delle prime dosi. È prioritario evitare nuovi provvedimenti restrittivi in autunno.

Le prospettive per l’economia italiana restano incoraggianti, tanto che la Banca d’Italia fissa l’asticella per il Pil del 2021 al 5,1%, contro il 4,5% previsto dal governo in aprile, ma non si possono sottovalutare le incognite, che ancora una volta hanno a che fare con la ripresa dei contagi e con l’andamento della campagna vaccinale.

L’attenzione è ora tutta sul “Green pass”.

Approvato in Cdm il decreto su Green pass e nuove restrizioni anti-contagio, scatterà l’obbligo anche in zona bianca di presentare la certificazione verde per spettacoli, viaggi, sport. Una scelta resa necessaria dall’andamento dei contagi, con il chiaro intento di prevenire fin d’ora che in autunno si debba ricorrere a nuovi provvedimenti restrittivi che avrebbero immediate conseguenze sull’economia, ponendo a serio rischio la ripresa. La variante Delta del virus va contrastata con decisione, come mostrano i dati della capitale che ha visto quintuplicarsi i contagi in seguito ai festeggiamenti seguiti alla vittoria della nazionale italiana di calcio ai campionati europei dello scorso 11 luglio.

Il problema è che si è in presenza di un pericolo reale, e come ha spiegato la commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides la variante Delta sarà dominante a fine agosto, e dunque occorre potenziare al massimo la campagna vaccinale che resta l’unico strumento a disposizione per evitare una nuova ondata dei contagi.

Cosa rischiamo se frena la campagna vaccinale?

Il calcolo è presto fatto. Senza green pass e senza un’accelerazione della campagna vaccinale che conduca in autunno all’immunizzazione di gran parte della popolazione, il Governo sarebbe costretto a ricorrere a nuove chiusure, a imporre nuovi limiti alla libertà di circolazione delle persone in coincidenza peraltro con l’avvio dell’anno scolastico.
Gli effetti della variante Delta, peraltro, si sono già evidenziati sul fronte delle prenotazioni con un impatto sull’andamento della stagione turistica. Il turismo è fondamentale per la ripresa, poiché contribuisce per il 13% al Pil.

L’incertezza resta elevata - ha avvertito il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco - e la vaccinazione sta senz’altro contribuendo alla ripresa economica. Potremmo cedere sul terreno decimali, se non punti di Pil, ed è un rischio che va assolutamente scongiurato. Nella situazione fotografata dalla Commissione europea nelle sue recenti stime macroeconomiche del 7 luglio, il Pil del nostro Paese crescerebbe del 5% quest’anno e del 4,2% il prossimo, a patto però che si prosegua a ritmo incessante nella campagna vaccinale.

Pil e riforme.

Arginare l’avanzata della nuova variante del virus è del resto precondizione indispensabile per preparare il terreno (anche in termini di inversione delle aspettative e di ripristino del clima di fiducia di cittadini e imprese) perché le riforme in agenda possano dispiegare a pieno i loro effetti.
Nessuna riforma, anche la migliore e ben strutturata, può produrre risultati nel breve e medio periodo, se non si inserisce in un contesto economico e sociale in grado di valorizzarne a pieno le potenzialità.
Sulla riforma della giustizia, restano distanze all’interno del Governo (in particolare da parte del Movimento 5 Stelle) per quel riguarda i contenuti delle norme approvate lo scorso 9 luglio dal Consiglio dei ministri (la maggior parte degli emendamenti presentati finora si concentra sul tema caldo della prescrizione).

Ma entro fine luglio dovrebbero vedere la luce anche il disegno di legge delega sulla riforma fiscale e la nuova legge sulla concorrenza. Una road map molto impegnativa, che il presidente del Consiglio Mario Draghi giudica indispensabile per accedere non solo ai primi fondi in arrivo dall’Europa (pari a circa 25 miliardi) ma soprattutto le tranche successive del Next Generation Eu.

In Europa si corre ai ripari

Dalla Francia all’Olanda e alla Spagna, è corsa al green pass per salvare le economie dalle conseguenze di nuovi provvedimenti restrittivi. Se si andasse verso nuove chiusure in piena estate, ne pagherebbe le conseguenze il Pil dell’eurozona in primis, e a cascata anche la nostra economia.
Le stime della Commissione prevedono che l’Unione europea possa tornare ai livelli di crescita antecedenti all’esplodere della pandemia entro la fine del 2022. Ma è evidente che in autunno anche la stima per l’Italia dovrebbe essere rivista al ribasso se fosse necessario varare nuovi provvedimenti restrittivi.

Una certa aleatorietà è insita in tutte le previsioni, ma in questo caso lo scarto tra le stime formulate finora e lo scenario che potrebbe determinarsi in autunno resta ampio. Per la nostra economia ciò significherebbe allungare i tempi per un pieno recupero dei punti di Pil persi nel 2020 (8,9%), con un impatto evidente sul versante dell’occupazione. Ecco perché occorre non solo ricorrere a tutti gli strumenti a disposizione per incrementare il numero delle somministrazioni del vaccino (con annesso il green pass) ma anche attivare una campagna informativa a tappeto che sintetizzi un semplice concetto: la libertà di non vaccinarsi ha dei costi e va tutelata la libertà di non essere infettato da parte di chi si è vaccinato o si accinge a farlo.

IlSole24Ore

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