lunedì 5 luglio 2021

“Sminatori” 5S, restano 2 nodi: sfiducia al leader e ruolo politico di Grillo. - To. Ro.

 

Movimento in conclave - I “7” ieri hanno telefonato al fondatore che riceve una lettera da cento attivisti: “Così ci fregano”.

Una domenica di lavoro per provare a salvare il Movimento cinque stelle. Il tavolo virtuale è ancora su Zoom, a sedersi sono sempre i sette “saggi” che devono riscrivere lo Statuto e le regole in una forma che sia digeribile sia per il leader Giuseppe Conte che per il fondatore Beppe Grillo. Lavorano limando regole e codici, cercano una soluzione formale per colmare il vuoto enorme, sostanziale, che si era creato tra i duellanti del Movimento.

Una delle consegne assolute per i sette “sminatori” è quella del silenzio: sui risultati del loro lavoro filtra poco. Dopo il disastro dei giorni scorsi c’è un ottimismo di fondo, chissà quanto auto-imposto. Si comunica – come in una seduta automotivazionale – “grande determinazione” e “massima attenzione”. Chissà se basteranno.

Dal lavoro certosino dei sette dovrà vedere la luce l’insieme delle nuove regole, la rinnovata struttura su cui sarà fatto poggiare il “neo Movimento”, come l’aveva battezzato Conte (in una definizione forse non proprio apprezzata dal fondatore): e dunque Statuto, carta dei valori, codice etico.

Il lavoro di messa a punto dello Statuto della discordia dovrebbe essere quasi ultimato: è a “due terzi” secondo quanto filtra da chi ci sta mettendo mano. Se tutto procederà bene, sarà portato a termine entro stasera e potrebbe essere presentato alle due parti già domani.

Se Grillo e Conte lo accetteranno, a quel punto bisognerà indire la votazione degli iscritti, conservando almeno una spolverata di democrazia diretta nello scontro individuale tra le due personalità del Movimento.

Tra i nodi rimasti da sciogliere non c’è il tema dei due mandati. Al contrario di quanto si riteneva, su questo Conte e Grillo sono sostanzialmente d’accordo, o meglio: nessuno dei due è contrario a cambiare questa regola fondativa e lasciarla decidere dalla base del Movimento. Con diverse soluzioni: si potrebbe adottare una deroga al limite dei due mandati per gli eletti “meritevoli” (un po’ come avviene nel Pd) oppure concedere un terzo mandato a chi ne ha già fatti due, ma in un’assemblea elettiva diversa da quella in cui siede. I sette “saggi” in ogni caso non se ne stanno occupando, perché non è su questo tema che Conte e Grillo sono in disaccordo.

I nodi sono essenzialmente due, invece: il primo è la natura del ruolo del “garante”. Grillo chiede una formula che gli riconosca la primazia non solo sui valori del Movimento ma anche sulla “iniziativa politica”. Per Conte sarebbe il realizzarsi della “diarchia” che l’ex premier ha detto chiaramente di non poter accettare: se Grillo assume su di sé anche l’indirizzo politico, al leader cosa rimane?

L’altro punto sensibile riguarda il meccanismo di sfiducia del leader politico. Conte ha già accettato che il suo mandato alla guida dei Cinque stelle possa essere sottoposto al giudizio degli iscritti se il garante o uno degli altri organi direttivi intendesse chiedere una votazione di sfiducia. Ma pretende un meccanismo di riequilibrio, una sorta di “sfiducia costruttiva”: se la base dovesse dare ragione al leader politico contro la proposta di sfiducia, a quel punto a decadere dovrebbe essere l’organo che l’ha promossa.

Su questi aspetti lavorano gli “sminatori”, con la cautela che si richiede alla missione. Tra poco il loro compito sarà terminato, a quel punto toccherà ai due litiganti. Allora si capirà la verità: se Grillo ha bluffato o ha giocato sul serio. E cioè se ha affidato il mandato ai sette (Di Maio, Fico, Crimi, Patuanelli, Crippa, Licheri, Beghin) solo per condividere insieme a loro il naufragio della trattativa e della leadership di Conte (e probabilmente la fine del Movimento cinque stelle), oppure se ha capito di non avere altre carte in mano che affidare i destini della sua creatura all’ex presidente del Consiglio. Il quale è stato chiaro: prenderà la guida del Movimento solo se ci sarà una separazione netta dei ruoli e un controllo della direzione politica autonomo dall’ingombrante carisma del fondatore.

ILFQ

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