domenica 1 giugno 2025

Monti della Superstizione. - Arizona

Le incisioni rupestri presenti sui Monti della Superstizione, in Arizona, rappresentano uno degli enigmi più affascinanti del patrimonio archeologico del Sud-Ovest degli Stati Uniti. Questi petroglifi, spesso poco visibili tra le rocce scoscese e i deserti aridi, sono testimonianze silenziose di civiltà antiche che abitarono queste terre molto prima dell’arrivo degli europei.

Radici nella Preistoria.

Gli archeologi fanno risalire alcune delle incisioni rupestri dei Superstition Mountains all’epoca degli Hohokam (circa 200-1450 d.C.), una cultura nativa che prosperò nella regione della Valle del Sole. Utilizzando strumenti di pietra, gli Hohokam intagliarono simboli geometrici, figure stilizzate di animali e misteriosi antropomorfi sulle superfici vulcaniche dei monti. Questi segni erano forse mappe, calendari agricoli, o strumenti rituali per invocare la pioggia e la fertilità 🌵.

Tra storia e leggenda.

I Monti della Superstizione sono avvolti da leggende che intrecciano la storia con il mito. La più famosa è quella della Miniera d’Oro del Vecchio Olandese (Lost Dutchman Gold Mine), che secondo la tradizione sarebbe nascosta tra queste montagne e custodita da spiriti o forze soprannaturali. Le incisioni rupestri vengono talvolta interpretate come indizi lasciati dagli antichi o come messaggi degli spiriti guardiani del deserto. La cultura Apache, in particolare, attribuiva ai monti un’aura sacra, ritenendoli porte di accesso al mondo spirituale.

Enciclopedicamente parlando…

Luogo:** Monti della Superstizione, Arizona (vicino a Apache Junction, Maricopa County).
Popolazioni coinvolte:** Hohokam, Apache, Tohono O’odham.
Datazione delle incisioni principali:** dal 200 d.C. fino al XV secolo.
Leggende correlate:** Lost Dutchman Gold Mine, tesori Apache, apparizioni di spiriti protettori.

Un patrimonio universale.

Le incisioni rupestri dei Monti della Superstizione non sono un caso isolato: simili espressioni si ritrovano in tutto il mondo, dalla Valcamonica in Italia alle rocce del Sahara. Ovunque, questi segni raccontano il bisogno umano di lasciare traccia, di dialogare con l’invisibile, di inscrivere la propria presenza nel tempo e nello spazio. Sono, a ben vedere, i primi “tweet” dell’umanità, messaggi senza destinatario certo, ma destinati a viaggiare nei millenni.

Interrogativi filosofici.

Qual è il vero significato di questi segni? Sono messaggi per gli dèi, per i posteri, o per se stessi?
L’uomo moderno è ancora capace di ascoltare il silenzio delle rocce e comprendere la voce degli antichi?
Quanto delle nostre “incisioni” digitali sopravvivrà nei secoli, e quale senso avranno per chi verrà dopo di noi?

Rispondere a queste domande significa riflettere sul senso della memoria, sulla necessità di comunicare e sulla fragilità delle nostre tracce nel tempo. Forse, come gli antichi Hohokam, anche noi siamo solo viandanti che incidono segni nella speranza di essere ascoltati, compresi, ricordati.

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@ndrea Milanesi


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