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domenica 11 settembre 2016

COUNTERPUNCH: L’AMERICA HA IMPARATO AD AMARE LA GUERRA AL TERRORE. - SAINT SIMON

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(La realtà che ci viene raccontata è quella decisa dalle elite al potere, tra manipolazioni e sinistre analogie col mondo descritto da Orwell in 1984. Questo è quel che lascia la lettura dell’articolo, ironicamente leggero e sottilmente disturbante, di C.J. Hopkins, autore satirico americano, sul deciso “cambio di narrazione” avvenuto in tutto il globo con l’attentato delle Torri Gemelle – dalla Guerra al Comunismo alla Guerra al Terrore. Da Countepunch, in occasione del quindicesimo anniversario delle Torri Gemelle.)
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La “guerra al terrorismo”, che l’ex presidente George W. Bush ha lanciato ufficialmente alla fine di settembre del 2001, e che il presidente Obama ha ufficialmente rinominato  “la serie di persistenti sforzi mirati a smantellare specifiche reti di estremisti violenti che minacciano l’America” nel maggio 2013 , a questo punto (cioè dopo quindici anni che ci siamo dentro), è diventata la nostra realtà consensuale ufficiale … o in altre parole, “è come stanno le cose”. Un’intera generazione ha raggiunto la maggiore età nel corso dello “Stato di Emergenza Nazionale rispetto ad Alcuni Attacchi Terroristici “, che il presidente Obama ha recentemente esteso. Per la maggior parte di questa generazione sfortunata (che alcuni chiamano “Generazione Patria”), la vista di soldati in armatura, coi fucili tenuti anteriormente a tracolla pronti per l’uso, che pattugliano le strade delle loro cittadine o città, le assurde “procedure di sicurezza” all’aeroporto, l’isteria pompata dai media mainstream, la commemorazione bigotta di qualsiasi cosa anche lontanamente collegata ad “Alcuni Attacchi Terroristici” in questione, e tutto il resto, è del tutto normale, il modo in cui il loro mondo è sempre stato.
Naturalmente, questa è anche la prima generazione per la quale gli attentati di New York e Washington dell’11 settembre 2001 non sono altro che vaghi ricordi d’infanzia, o eventi storici che hanno imparato a conoscere a scuola, o in televisione o su Internet. E’ probabile che ciò che hanno imparato su di essi è che “l’America” quel giorno è stata attaccata da un gruppo di terroristi fondamentalisti islamici, per nessuna ragione logica apparente che non sia “odiano la nostra libertà”. E’ anche probabile che abbiano imparato che le invasioni di Iraq e Afghanistan da parte degli Stati Uniti, il bombardamento e la destabilizzazione di numerosi altri paesi (ad esempio Libia, Pakistan, Siria, Yemen, e gli eventuali altri che ho dimenticato di menzionare), le detenzioni indefinite, gli omicidi, le torture, la sorveglianza illegale di massa, la militarizzazione della società in generale, e tutte le altre caratteristiche familiari dello “stato di emergenza” che è stato in vigore tanto a lungo quanto chiunque di quella età riesce a ricordare… che tutto questo abbia qualcosa a che fare con il “proteggere gli americani” o gli “interessi dell’America “.
Il mio cuore va a questa generazione … o almeno a tutti coloro da poco ventenni che sono stati bombardati con questa versione ufficiale da più o meno il giorno in cui sono nati, eppure in qualche modo sono riusciti a mantenere la loro sanità mentale (e che continuano a lottare giornalmente per riconoscere, analizzare, scomporre, e comunque respingere l’incessante fuoco di fila di stronzate ideologiche puntate alla loro testa). Resistere alla forza della narrazione ufficiale è faticoso, e di solito poco gratificante, almeno in termini professionali e finanziari (a meno che, naturalmente, piaccia essere emarginati). E’ molto più facile fare come il re della Parabola del Re e del Pozzo Avvelenato, bere il Kool-Aid, e abbracciare la follia. Non importa che la narrazione ufficiale in realtà non abbia molto senso, o non abbia a che fare con… be’… la storia… o i fatti, o altre cose del genere.
Secondo questa versione ufficiale, questi terroristi islamici che odiano la nostra libertà stanno conducendo una sorta di guerra santa fanatica, il cui scopo è quello di distruggere l’Occidente, prendere il controllo di tutto il mondo, e imporre la sharia a tutti. Hanno lanciato questa guerra il 9/11. Lo hanno fatto con l’invio di un gruppo di quindici terroristi sauditi (e quattro altri provenienti da Egitto, Emirati e Libano) per dirottare aerei con taglierini da tre dollari e pilotarli contro degli edifici emblematici, uccidendo il maggior numero di persone possibile. Questi attacchi avevano lo scopo di provocare l'”America”, e presumibilmente il resto degli infedeli occidentali, per far bombardare il Medio Oriente fino all’oblio, e radunare i musulmani in tutto il mondo, cosa che avrebbe innescato una sorta di jihad globale che avrebbe spazzato via la civiltà occidentale, e a quel punto i terroristi si sarebbero riversati fuori dai loro buchi nascosti e avrebbero preso il controllo di tutto.
Secondo questa stessa versione ufficiale, questi terroristi islamici che odiano la nostra libertà sono apparsi magicamente dal nulla, più o meno completamente formati, appena prima del 2001. Tutta la storia moderna del Medio Oriente, la caduta dell’impero ottomano, il colonialismo occidentale, due guerre mondiali, il gioco a scacchi della Guerra Fredda, e la fine della stessa, per non parlare della diffusione ormai senza ostacoli del capitalismo globale in tutto il mondo … niente di tutto questo ha a che fare con qualcosa. No, secondo la nostra versione ufficiale, questi terroristi si sono materializzati dall’etere. Hanno dato uno sguardo, hanno visto l’America seduta tranquillamente che badava ai propri affari, mentre godeva dei suoi cari valori, e così, sono stati sopraffatti da un odio fanatico, e hanno iniziato a legarsi addosso le loro cinture esplosive.
L’unico modo per impedire a questi terroristi (la maggior parte dei quali erano sauditi, ricordo) di conquistare il mondo intero è stato quello di invadere accidentalmente l’Iraq, che non aveva nulla a che fare con niente, e uccidere e torturare un sacco di iracheni, e smantellare tutto il suo esercito, in modo che potesse formare gruppi terroristici che avrebbero terrorizzato l’intera regione, e la Francia, e aiutato a destabilizzare la Siria, che a quel punto potevamo anche bombardare. Inoltre, avevamo bisogno di invadere l’Afghanistan, perché i terroristi avevano i loro buchi nascosti lì, così potevamo avere una sorta di mezza giustificazione per l’Iraq. Oh, e la Libia. Avevamo bisogno anche di bombardare la Libia, di farla finita con il malvagio Gheddafi, perché… uh… non ricordo bene. Aveva qualcosa a che fare con la primavera araba, che aveva qualcosa a che con Al Qaeda, o l’ISIS… o qualunque cosa… penso che abbiate afferrato il messaggio.
Ora, prima che i miei amici complottisti diventino tutti entusiasti per dove sto andando a parare, non sto suggerendo che gli attacchi del 9/11 sono stati una sorta di complotto del governo degli Stati Uniti, o un complotto di rettiliani extraterrestri, o che qualunque attacco terroristico che è seguito – gli attacchi terroristici reali, cioè non quelli fatti da individui squilibrati che giuravano fedeltà all’ISIS su Facebook – non si è verificato più o meno come riportato. (Francamente, non importa come sia andata. L’effetto complessivo rimane lo stesso). Quella che sto mettendo in discussione, o esaminando, o ridicolizzando, è la narrazione ideologica che circonda questi attacchi, e il Terrorismo, e la Guerra al Terrore, o in qualunque modo la stiamo chiamando questa settimana, e l’ipocrisia che circonda questo racconto, con il quale la “Generazione Patria” è cresciuta.
Quelli di noi che sono un po’ più grandi (va bene, ammettiamolo, un bel po’ più vecchi, e si, mi riferisco ai “baby boomer”, la generazione della quale tecnicamente faccio parte, avendo appena compiuto 55 anni lo scorso mese) sono stati indottrinati con una narrazione diversa. La “realtà” in cui siamo nati, e che ci è stata spinta giù per le nostre gole a scuola quando eravamo bambini, e poi rafforzata da praticamente ogni aspetto della nostra vita da adulti, è stata il Comunismo contro la Democrazia. E’ andato in modo un po’ simile…
L’America, il paese che aveva recentemente salvato il mondo dai nazisti e dall’Impero giapponese, è stata impegnata in una lotta eterna contro i Comunisti, e i simpatizzanti Comunisti, che volevano conquistare l’intero pianeta, e … in fondo, portarci via tutte le nostre cose. Questa lotta eterna, o stallo orwelliano, era destinata ad andare avanti o per sempre o fino a quando i comunisti avrebbero lanciato le loro armi nucleari, o fino a che non l’avremmo fatto noi, cosa che si sarebbe risolta nella fine di tutto. Poi avremmo passato il tempo con Gesù (noi americani, cioè… non i comunisti). Nel corso di questa lotta eterna (che l’ex presidente Ronald Reagan concluse definitivamente, nel 1987, ordinando a Gorbaciov di “abbattere questo muro”), l’America e i suoi alleati amanti della libertà, e i Comunisti senza Dio e loro spietati gregari, sterminarono milioni e milioni di persone, per lo più in luoghi lontani ed esotici (ad esempio, l’Indocina, la Corea, il Vietnam, la Birmania, l’Algeria, Nicaragua, El Salvador, Honduras, la Palestina… e l’elenco potrebbe continuare).
Quindi nulla è realmente cambiato più di tanto, in termini di tutti che sterminano tutti. Quella che è cambiata, tuttavia, è la nostra narrazione ufficiale (cioè la realtà consensuale). Quelli di noi che sono abbastanza vecchi da ricordare la “realtà” pre-9/11 hanno guardato questo cambio del racconto ufficiale più o meno come il protagonista di Orwell, Winston, in 1984, guarda l’Ingsoc effettuare il passaggio dalla guerra con l’Eurasia alla guerra con l’Estasia proprio nel bel mezzo del raduno di quella Settimana dell’Odio … va bene, non è successo proprio così bruscamente. Tuttavia, vederlo è stato abbastanza impressionante. Nei quindici anni dal 9/11 (che non è un periodo così lungo per i tempi storici) lo Spettro del Comunismo è stato sostituito senza soluzione di continuità con lo Spettro del Terrorismo Islamico, e la Guerra Fredda soppiantata dalla Guerra al Terrore.
Dopo il crollo dell’URSS nel 1991, era inevitabile. Il Capitalismo (non l'”America”), dopo aver vinto, o essere sopravvissuto a, il suo unico e solo avversario (cioè il Dispotismo, non il “Comunismo” o “Socialismo”), è stato finalmente libero di ristrutturare, privatizzare e sfruttare quei mercati che gli erano stati negati durante tutti i 50 anni di stallo della Guerra Fredda. Le classi dirigenti capitaliste globali (che non hanno alcuna reale fedeltà a nessuna nazione) adesso erano libere di iniziare ad eliminare gli ornamenti di Socialismo che avevano mantenuto in Occidente per evitare che i lavoratori occidentali diventassero sempre più insoddisfatti di passare tutta la loro vita a lavorare di modo che non dovessero farlo le classi dirigenti capitaliste. Questa Privatizzazione di Praticamente Tutto, anche se si sta verificando più gradualmente in Europa Occidentale (a parte l’eccezione controcorrente della Grecia, naturalmente), sta avendo un successo strepitoso negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che sono più o meno totali plutocrazie a questo punto. Come lo è la Russia, e gli ex paesi del blocco orientale, e la Cina, e la maggior parte del resto del mondo.
E poi c’è il Medio Oriente… che, dopo la fine della situazione di stallo della guerra fredda stava giusto seduto là, vulnerabile, nuotando nel petrolio e irradiando importanza strategica, e mercati potenziali, e investimenti, e così via. L’unico piccolo problema erano i baathisti in Iraq e Siria, e Gheddafi, e il suo marchio di nazionalismo arabo, e quei Wahabiti che gli Stati Uniti avevano sostenuto per resistere all’occupazione sovietica dell’Afghanistan, e tutti gli altri che non giocavano come noi.
Così le classi dirigenti capitaliste globali avevano bisogno di arrivare lì e ristrutturare tutto, che è quello a cui stiamo assistendo dalla fine della guerra fredda… ma questa non è una buona narrazione ufficiale. Per prima cosa, è troppo complicata, e queste narrazioni ufficiali devono essere semplici. Inoltre, non c’era nessun avversario malvagio, cosa che, nel business dei racconti, è un grave problema. Si deve avere un avversario malvagio. In quale altro modo si potrà ingannare le masse per inviare i loro figli a combattere le vostre guerre, o a sciamare sul National Mall a Washington, e in Times Square, sventolando bandiere e gridando fanaticamente “USA! USA!” quando le vostre squadre speciali Seal uccidono qualche spauracchio terrorista?
Fortunatamente per le classi dirigenti capitaliste globali, i terroristi islamici si sono fatti avanti esattamente in quel momento e hanno assunto il ruolo di avversario malvagio. Non c’era davvero nessun altro per farlo. Con la scomparsa della minaccia comunista, loro (cioè le classi dirigenti capitaliste globali) avevano perso il loro ultimo nemico esterno. Quello di cui avevano bisogno, e hanno ottenuto, è stato un nemico interno, un nemico interno che non può mai essere sconfitto.
Il terrorismo è quel nemico. Nella nostra coraggiosa nuova era unipolare (un’epoca in cui il capitalismo transnazionale, e non l'”America”, o la Russia o la Cina, o qualsiasi altro Stato nazionale, domina l’intero pianeta e determina ciò che è e non è “realtà”), non ci possono più essere nemici esterni, perché non c’è più alcun “fuori”. Siamo qua dentro tutti insieme, adesso… nella nostra realtà consensuale del capitalismo globale, per accettare e adeguarsi alla quale la maggior parte delle persone in tutto il mondo sta facendo del suo meglio.
Il problema con questi terroristi islamici (e con tutti gli altri fanatici religiosi, fanatici socialisti, fanatici ambientalisti, e qualsiasi altro tipo di persone che ha o che sposa “punti di vista estremisti”) è che non hanno ancora accettato questa “realtà”. Io stesso ho problemi a farlo, come presumo sia abbastanza ovvio a questo punto. Da quello che ho capito, però, l’industria farmaceutica offre una varietà di rimedi per questo… o forse sarebbe d’aiuto se facessi un pellegrinaggio a New York per pregare nel Santo Reliquiario dei Martiri dell’11 settembre, e prendessi uno di quei cappelli-souvenir, o le bottiglie d’acqua del NYPD, e cercassi di dimenticare tutta questa roba folle della realtà consensuale e della storia.

domenica 3 luglio 2016

LA PRIGIONE NEOLIBERALE: L’ISTERIA DEL BREXIT E L’OPINIONE LIBERALE. - Jonathan Cook,


Da Counterpunch, un nuovo articolo che commenta le reazioni scomposte della stampa, questa volta britannica, alla vittoria del Brexit: opinionisti liberali, ormai del tutto proni alla destra economica, che calpestano quegli stessi principi che dicono di difendere e invitano al sovvertimento dell’esito del referendum. L’articolo è anche un invito alla sinistra perché guardi in faccia la realtà e smetta di dare del razzista a chi, dentro la prigione liberista, non ha più diritto nemmeno all’ora d’aria e si ribella votando contro gli interessi dei carcerieri.
La furiosa reazione liberale al voto sul Brexit è un fiume in piena. La rabbia è patologica – e aiuta a far luce sul motivo per cui la maggioranza dei cittadini britannici ha votato per lasciare l’Unione Europea, così come precedentemente la maggioranza dei membri del partito laburista ha votato per Jeremy Corbyn come leader.
Alcuni anni fa lo scrittore americano Chris Hedges ha scritto un libro che ha intitolato “La morte della classe liberale“. La sua argomentazione non era tanto che i liberali erano scomparsi, ma che erano stati così cooptati dalla destra e dai suoi obiettivi – dal sovvertimento degli ideali economici e sociali progressisti da parte del neoliberismo, all’abbraccio entusiastico della dottrina neo-conservatrice nel perseguire guerre aggressive ed espansionistiche oltremare sotto la parvenza di “intervento umanitario” – che il liberalismo era stato svuotato di ogni contenuto.
Gli opinionisti liberali ci si angosciano sopra con sensibilità, ma invariabilmente finiscono per sostenere politiche a beneficio di banchieri e produttori di armi, e quelle che creano il caos nel paese e all’estero. Sono gli “utili idioti” delle moderne società occidentali.
I media liberali britannici attualmente sono traboccanti di articoli di commentatori sul voto del Brexit che potrei scegliere per illustrare la mia argomentazione, ma questo del Guardian, scritto della giornalista Zoe Williams, credo che isoli questa patologia liberale in tutto il suo sordido splendore.
Eccone una parte rivelatrice, scritta da una mente così confusa da decenni di ortodossia neo-liberale che ha perso il senso dei valori che sostiene di abbracciare:
“C’è un motivo per cui, quando Marine Le Pen e Donald Trump si sono congratulati con noi per la nostra decisione, è stato come prendere un pugno in faccia – perché sono razzisti, autoritari, meschini e rivolti al passato. Incarnano l’energia dell’odio. I principi su cui si fonda l’internazionalismo – cooperazione,  solidarietà, unità, empatia, apertura -, questi sono tutti elementi soltanto dell’amore “
Un’Unione Europea piena di amore?
Ci si chiede dove, nei corridoi della burocrazia dell’UE, Williams identifichi quell'”amore” che ammira così tanto. Lo ha visto quando i greci venivano calpestati e costretti alla sottomissione, dopo essersi ribellati alle politiche di austerità che sono  esse stesse un’eredità delle politiche economiche europee, che hanno prescritto alla Grecia di vendere l’ultimo dei gioielli di famiglia?
E’ innamorata di questo internazionalismo quando la Banca Mondiale e il FMI vanno in Africa e costringono le nazioni in via di sviluppo alla schiavitù del debito, in genere dopo che un dittatore ha distrutto il paese, decenni dopo essere stato insediato e appoggiato dalle armi e dai consiglieri militari degli Stati Uniti e delle nazioni europee ?
Che cosa pensa dell’internazionalismo pieno di amore della NATO, che ha fatto affidamento sull’UE per espandere i suoi tentacoli militari in tutta Europa, ad un pelo dalla gola dell’orso russo? Questo è il tipo di cooperazione, di solidarietà e di unità a cui stava pensando?
Williams poi fa quello che molti liberali britannici stanno facendo in questo momento. Chiede sottilmente il sovvertimento della volontà democratica:
“La rabbia del fronte progressista del Remain, però, ha un posto dove andare: sempre inclini all’ottimismo, ora abbiamo la forza per mettere da parte l’ambiguità al servizio della chiarezza, di mettere da parte le differenze al servizio della creatività. Senza più imbarazzo o distacco ironico, abbiamo indietreggiato di fronte a questa lotta per troppo tempo. “
Questo include cercare di cacciare Jeremy Corbyn, naturalmente. I sostenitori “progressisti” del Remain, a quanto pare, ne hanno avuto abbastanza di lui. Il suo crimine è provenire dall'”aristocrazia di sinistra” – a quanto pare anche i suoi genitori erano di sinistra, e avevano anche principi internazionalisti così forti che si incontrarono per la prima volta in un comitato sulla guerra civile spagnola.
Ma il maggiore crimine di Corbyn, secondo Williams, è che “non è a favore dell’UE”. Sarebbe troppo affanno per lei cercare di districare lo spinoso problema di come un sommo internazionalista come Corbyn, o Tony Benn prima di lui, abbia potuto essere così contrario all’UE piena di amore. Quindi non se ne preoccupa.
Ribaltare la volontà democratica
Non sapremo mai da Williams come un leader che sostiene le persone oppresse e svantaggiate in tutto il mondo sia fatto della stessa pasta di razzisti come Le Pen e Trump. Richiederebbe il tipo di “pensiero agile” di cui accusa Corbyn di essere incapace. Potrebbe insinuare il fatto che c’è una tesi di sinistra del tutto separata da quella razzista – anche se a Corbyn non è stato permesso di sostenerlo dal suo partito – per abbandonare l’Unione Europea. (Potete leggere le mia argomentazioni a favore del Brexit qui e qui.)
Ma no, ci assicura Williams, il Labour ha bisogno di qualcuno con una eredità di sinistra molto più recente, qualcuno in grado di adattare le sue vele ai venti dominanti dell’ortodossia. E quel che è ancora meglio è che c’è un partito laburista pieno di seguaci di Blair tra cui scegliere. Dopo tutto, le loro credenziali internazionali sono state dimostrate più volte, anche nei campi di morte in Iraq e Libia.
E qui, avvolta in un unico paragrafo, c’è una pepita d’oro della patologia liberale proveniente dalla Williams. La sua furiosa richiesta liberale è di strappare i fondamenti della democrazia: sbarazzarsi di Corbyn, democraticamente eletto, e trovare un modo, qualsiasi modo, per bloccare l’esito sbagliato del referendum. Nessun amore, solidarietà, unità o empatia per coloro che hanno tradito lei e la sua classe.
“Non c’è stato momento più fertile per un leader laburista dagli anni ’90. L’argomentazione a favore di rapide elezioni generali, già forte, si intensificherà soltanto nelle prossime settimane. Mentre l’assoluta menzogna della tesi del Leave diventa chiara – non ha mai avuto intenzione di frenare l’immigrazione, non ci saranno soldi in più per il servizio sanitario nazionale, non c’era nessun piano per compensare i fondi UE verso le aree svantaggiate – ci sarà un argomento potente per inquadrare le elezioni generali come una rivincita. Non un altro referendum, ma un freno all’articolo 50 e alla prossima mossa decisa dal nuovo governo. Se volete ancora lasciare l’UE, votate per i conservatori. Se avete capito o sapevate quale atto di vandalismo sia stato, votate Labour”.
La prigione neoliberale
Il voto sul Brexit è una grande sfida alla sinistra perché affronti i fatti. Vogliamo credere che siamo liberi, ma la verità è che siamo stati a lungo in una prigione chiamata neoliberalismo. I partiti conservatori e laburisti sono legati col cordone ombelicale a questo ordine neoliberale. L’UE è una istituzione chiave in un club neoliberale transnazionale. La nostra economia è strutturata per far rispettare il neoliberismo, chiunque apparentemente governi il paese.
Ecco perché il dibattito sul Brexit non è mai stato sui valori o sui principi – era una questione di soldi. Lo è ancora. I sostenitori del Remain stanno parlando soltanto della minaccia alle loro pensioni. I sostenitori del Brexit stanno parlando soltanto del ruolo degli immigrati nel far scendere i salari. E c’è una buona ragione: perché l’UE è parte delle mura della prigione economica che è stato costruita intorno a noi. Le nostre vite sono ormai solo una questione di soldi, come i giganteschi salvataggi delle banche troppo-grandi-per-fallire ci dovrebbero aver mostrato.
C’è una differenza fondamentale tra le due parti. La maggior parte dei sostenitori del Remain vuole far finta che la prigione non esista perché ha ancora il privilegio dell’ora d’aria. I sostenitori del Brexit non possono dimenticare che esiste perché non è mai permesso loro di lasciare le loro piccole celle.
La sinistra non può chiamarsi sinistra e continuare a frignare sui suoi privilegi perduti, mentre denuncia quelli intrappolati all’interno delle loro celle come “razzisti”. Il cambiamento richiede che prima riconosciamo la nostra situazione – e quindi di avere la volontà di lottare per qualcosa di meglio.
[Nota del Traduttore: nell’articolo, per far fronte all’italica dicotomia tra i termini liberismo e liberalismo, dicotomia che non ha corrispettivo in inglese – dove esiste soltanto la parola “liberalism” – , si è spesso tradotto “neo-liberalism” come “neo-liberalismo” a discapito del più diffuso, in Italia, “neo-liberismo”, che a parere del traduttore indica soltanto la dottrina economica dell’ideologia liberale. “Neo-liberismo/Neo-liberista”  è infatti stato usato soltanto laddove il riferimento alla teoria economica era esplicito]

mercoledì 7 ottobre 2015

Orwell oggi. Obama ridefinisce "democratici" solo i paesi che sostengono la politica Usa. - Michael Hudson


Per il presidente americano democrazia è il rovesciamento della CIA di Mossedegh in Iran per installare lo Scià o il colpo di stato ucraino.

Nel suo orwelliano discorso del 28 Settembre alle Nazioni Unite, il presidente Obama ha detto che se la democrazia fosse esistita in Siria, non ci sarebbe mai stata una rivolta contro Assad. Dove c'è la democrazia, ha detto, non c'è violenza o rivoluzione, ricostruisce il giornale online della Strategic Culture Foundation
 
Questa era la sua minaccia di promuovere rivoluzione, colpi di stato e la violenza nei confronti di qualsiasi paese non considerato "democrazia". Nel fare questa minaccia appena velata, ha ridefinito la parola nel vocabolario della politica internazionale. La democrazia è il rovesciamento della CIA di Mossedegh in Iran per installare lo Scià. La democrazia è il rovesciamento del governo laico dell'Afghanistan dai Talebani contro la Russia. La democrazia è il colpo di stato ucraino dietro Yats e Poroshenko. La democrazia è Pinochet. E' "i nostri bastardi", come ha dichiarato Lyndon Johnson, per quanto riguarda i dittatori latinoamericani installati da politica estera statunitense.
 
Un secolo fa la parola "democrazia" si riferiva ad una nazione le cui politiche erano elaborate da rappresentanti eletti. Sin da Atene, la democrazia è stata contrapposta all'oligarchia e all'aristocrazia. Ma dalla Guerra Fredda e le sue conseguenze, i politici americani danno al termine un significato particolare. Quando un presidente americano usa la parola "democrazia" intende ​​un paese filoamericano che segue le politiche neoliberiste statunitensi, non importa se il paese è una dittatura militare o il suo governo è salito al potere dopo un colpo di stato (o una rivoluzione colorata), come in Georgia o Ucraina. Un governo "democratico" è stato ridefinito semplicemente come uno che sostiene il Washington Consensus, la NATO e l'FMI. E' un governo che sposta il fare politica dalle mani dei rappresentanti eletti a una banca centrale "indipendente", le cui politiche sono dettate dall'oligarchia di Wall Street, della City di Londra e da Francoforte.
 
Data questa ridefinizione americana del vocabolario politico, quando il presidente Obama dice che tali paesi non subiranno colpi di stato, una rivoluzione violenta o il terrorismo, intende dire che i paesi all'interno dell'orbita diplomatica degli Stati Uniti saranno liberi da destabilizzazione sponsorizzata dal Dipartimento di Stato americano, dal Dipartimento della Difesa e del Tesoro. Paesi i cui elettori eleggono democraticamente un governo o un regime che agisce in modo indipendente (o anche semplicemente cerca di agire in modo indipendente dalle direttive degli Stati Uniti) verranno destabilizzati, in stile Siria, Ucraina o Cile. Come disse Henry Kissinger, solo perché un paese vota i comunisti non significa che dobbiamo accettarlo. Questo è lo stile delle "rivoluzioni colorate" sponsorizzate dal National Endowment for Democracy.
 
Nella sua risposta delle Nazioni Unite, il Presidente russo Putin ha messo in guardia contro "l'esportazione delle rivoluzioni democratiche", cioè dal sostegno degli Usa ai suoi factotum locali. L'ISIS è armato con armi degli Stati Uniti e i suoi soldati sono stati addestrati dalle Forze armate statunitensi. Nel caso in cui ci fosse qualche dubbio, il presidente Obama ha ribadito davanti alle Nazioni Unite che finché presidente siriano Assad non sarà rimosso in favore di un governo più conciliante  rispetto agli interessi di Washington, è Assad il nemico principale, non l'ISIS.
 
"E' impossibile tollerare la situazione attuale", ha risposto il presidente Putin. Allo stesso modo in Ucraina: "Quello che credo sia assolutamente inaccettabile", ha detto nella sua intervista alla CBS " è la risoluzione delle questioni politiche interne nelle ex repubbliche URSS, attraverso "rivoluzioni colorate ", attraverso colpi di Stato, attraverso la rimozione di potere incostituzionale. Questo è totalmente inaccettabile. I nostri partner negli Stati Uniti hanno sostenuto coloro che hanno spodestato Yanukovich. ... Sappiamo chi e dove, quando, chi esattamente ha incontrato chi e ha lavorato con coloro che hanno spodestato Yanukovich, come sono stati sostenuti, quanto sono stati pagati, come sono stati addestrati,, in quali paesi, e chi erano questi istruttori. Noi sappiamo tutto. "[1]
 
Alcuni per un momento hanno pensato che il duro discorso anti-russo di Obama fosse solo propaganda, mente in privato fosse pronto per un accordo con Putin. Parlare in un modo e agire in un altro è sempre stato il modus operandi del presidente americano, come lo è per molti politici. Ma Obama resta nelle mani dei neocons.
 
Dove porterà tutto questo? Ci sono molti modi di pensare fuori dagli schemi. E se Putin proponesse di portare i rifugiati siriani - fino a un terzo della popolazione - in Europa, di farli sbarcare in Olanda e in Inghilterra, che sono obbligati in base alle norme Shengen ad accettarli?
 
O se portasse in Russia i migliori specialisti di computer e altra manodopera specializzata per la quale la Siria è rinomata, aggiungendolo al flusso di migranti dalla "democratica" Ucraina?
 
E se i piani congiunti di Iraq, Iran, Siria e Russia di combattere congiuntamente l'ISIS -  l coalizione USA / NATO si è astenuta dall'unirsi - si scontrasse con le truppe statunitensi o con quelle del finanziatore principale dell'ISIL, l'Arabia Saudita?
 
Il gioco è nelle mani dell'America ora. Tutto quello che è stata in grado di fare è brandire la minaccia della "democrazia" come minaccia di colpi di stato per trasformare i paesi recalcitranti in altre Libia, Iraq e Siria.