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domenica 26 aprile 2015

Forte terremoto in Nepal, crollano palazzi a Kathmandu. - Elena Masuelli e Roberto Pavanello

Roma - Due violentissime scosse di terremoto, a distanza di 35 minuti l’una dall’altra hanno sconvolto il Nepal alle 11,56 ora locale. Il bilancio è tragico: 1.341 le vittime accertate, secondo gli ultimi dati diffusi dalle autorità locali. Ma il macabro conteggio è destinato ad aggravarsi: interi villaggi non sono stati ancora raggiunti dai soccorritori. Non si contano dispersi e feriti, mentre interi siti archeologici e storici sono stati rasi al suolo. La morte è arrivata anche sull’Everest, dove il sisma ha provocato una serie di valanghe. Gli alpinisti stranieri uccisi sarebbero almeno 18.
La doppia scossa - la prima di magnitudo 7.9, ma che i sismologhi cinesi stimano sia arrivata a toccare gli 8.1, e la seconda di almeno 6,6 - rischia di far registrare una vera e propria ecatombe in un’area altamente popolata da circa 2,5 milioni di persone dove le costruzioni sono precarie. Kathmandu è una città in ginocchio. Si scava senza sosta alla ricerca di superstiti. I soccorritori hanno recuperato i cadaveri di 250 persone fra le macerie della torre Dharahara, patrimonio dell’Unesco raso al suolo. Il terremoto si è fatto sentire anche nei Paesi vicini, provocando almeno 34 vittime in India, 11 in Tibet e due in Bangladesh.
Il sisma - il peggiore nella zona dell’Himalaya degli ultimi 80 anni - ha avuto il suo epicentro a Lamjung, nel Nepal occidentale, località che secondo i media è stata rasa al suolo. A Kathmandu sono crollati monumenti e palazzi. Con i suoi nove piani e i 62 metri di altezza, bianca e svettante un po’ come un minareto, l’imponente torre di Dharahara era un punto di riferimento nel paesaggio urbano : oggi non esiste più. Il terremoto l’ha praticamente sbriciolata , rasa al suolo e sepolta in pochi attimi insieme a centinaia di persone che come ogni giorno la stavano visitando.
Monumenti rasi al suolo
Il terremoto ha danneggiato anche alcune famose piazze medioevali dove sorgono palazzi reali e templi. Decine di migliaia di persone hanno scelto di dormire in strada a Kathmandu per la paura di scosse di assestamento. Forse altrettante sono state costrette a farlo perché sflollate. È emergenza negli ospedali per l’arrivo di moltissimi feriti. L’aeroporto è stato chiuso e diversi voli dall’India sono stati cancellati. Rasa al suolo anche Durbar Square, l’antica piazza reale, centro monumentale della città, su cui si affacciavano il palazzo reale e costruzioni riconosciute patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Le scosse hanno anche colpito le altre due città medioevali di Patan e Bhaktapur della valle di Kathmandu, anche questi siti archeologici tutelati, e mete preferite dei turisti.
“La polvere si è alzata 6o metri”
«Subito dopo la prima scossa, ho visto la polvere alzarsi per circa duecento piedi (circa 60 metri, ndr)». Lo scrive su Facebook Chris Decker, funzionario dell’Undp a Kathamandu. «Abbiamo tentato di andare a casa, ma ci sono così tante scosse di assestamento che ci siamo trasferiti nel compound dell’Onu. La Torre Bianca è crollata, piazza Durbar è rasa al suolo», ha aggiunto.
L’epicentro
L’epicentro del terremoto è stato individuato a Lamjung, nel Nepal occidentale, località che secondo i media è stata rasa al suolo, a metà strada tra la capitale e la città di Pokhara. Due le scossa più violente, la prima di magnitudo 7.9, ma i sismologi cinesi stimano sia arrivata a toccare gli 8.1, e la seconda di almeno 6,6. Dopo le prima scosse, la prima protrattasi per 90 secondi, ce ne sono state altre di assestamento. Il ministro dell’Informazione nepalese, Minendra Rijal, ha riferito di «danni immensi» nella zona dell’epicentro e ha lanciato un appello alle agenzie internazionali per un aiuto nel gestire l’emergenza.
La strage sull’Everest
Almeno 18 alpinisti sarebbero morti e 30 sarebbero rimasti feriti nel campo base ai piedi dell’Everest. Il terremoto ha provocato infatti una valanga dal piccolo Pumori che ha sepolto alcuni accampamenti, in cui c’erano soprattutto alpinisti cinesi e giapponesi.
“Altri moriranno senza soccorsi”
Uno degli alpinisti sorpresi dal sisma sull’Everest ha invocato soccorsi al campo base, rimasto parzialmente sommerso dall’«enorme valanga» di neve innescata da sisma, avvertendo che se non arriveranno in tempi rapidi, moriranno altre persone. Il rumeno, Alex Gavan, ha inviato un Sos tramite Twitter, confermando che la situazione è molto critica. E poi ha aggiunto: «Ho aiutato a cercare e trarre in salvo le persone coinvolte, in un’enorme area di rovine. Molti erano morti, molti di più gravemente feriti. E ne moriranno altri se non arriveranno gli elicotteri quanto prima».

martedì 10 febbraio 2015

Ruspe sulla storia: spianato a Bari un sito neolitico di 7 mila anni fa. Cittadini in rivolta. - Kasia Burney Gargiulo

Puglia - Il sito neolitico di Palese (Bari) dopo la ricopertura di terra
Puglia – Il sito neolitico di Palese (Bari) dopo la ricopertura di terra
Alla fine è stata scelta la soluzione peggiore, quella dell’asportazione dei reperti e del riaffidamento del sito ai proprietari che hanno proceduto con i lavori di spianamento dell’area. Parliamo del sito archeologico neolitico, di 7 mila anni fa, che era emerso nel territorio della frazione barese di Palese e del quale vi abbiamo parlato lo scorso ottobre. L’area, nella quale erano state rinvenute tracce di strutture abitative, produttive e una zona funeraria che ha restituito almeno otto scheletri oltre a svariati altri reperti, si era subito rivelata come una vera miniera di informazioni per la conoscenza degli insediamenti neolitici fra la costa adriatica e l’entroterra.
Donato Coppola, docente di Archeologia della Preistoria al dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Ateneo di Bari, aveva affermato che i resti di questo abitato non avevano eguali nel panorama della preistoria italiana per via dello stato di conservazione del materiale rinvenuto, soprattutto dei pavimenti abitativi e di altre testimonianze legate alla vita quotidiana degli agricoltori del VI-V millennio a.C., fra cui alcune ceramiche ed una rarità costituita da una statuina in pietra della Dea Madre ritrovata accanto ad uno scheletro in deposizione rituale, collocato in una posizione prona assolutamente inconsueta. Sandro Sublimi Saponetti,  docente di Antropologia al dipartimento di Biologia dell’Ateneo barese, aveva a sua volta dichiarato trattarsi di un tipo di sepoltura di cui in Italia esistono solo tre esempi aggiungendo che questo sito costituiva una sorta di grande archivio degli eventi di vita quotidiana dell’epoca, un’occasione davvero unica di poter esaminare non solo una necropoli molto antica ma anche uno spazio abitativo e produttivo.
Ebbene, di tutto questo rimangono solo i reperti che si sono riusciti a prelevare, mentre il contesto non esiste più. A nulla sono valse le proteste di numerosi cittadini con in prima linea l’architetto Eugenio Lombardi dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese che, coerente con il suo costante impegno nella difesa del patrimonio storico e ambientale cittadino, lo scorso 15 ottobre aveva inviato una lettera al ministro Franceschini, al governatore Vendola e al sindaco Decaro, affinchè promuovessero la tutela integrale del sito e rendessero nota all’opinione pubblica la destinazione futura di questo antichissimo villaggio.
Nel momento delle prime preoccupate prese di posizione di cittadini e studiosi, il Soprintendente ai Beni Archeologici della Puglia, Luigi La Rocca, aveva esposto le difficoltà legate ad un sito che dopo essere già stato vincolato in passato – prima però delle più recenti scoperte -  si era poi visti togliere i vincoli al seguito di un ricorso al Tar. Sarebbe quindi stato necessario valutare – aveva affermato il funzionario – se in base alle nuove acquisizioni archeologiche fosse o meno il caso di imporre un nuovo vincolo. La decisione presa è oggi sotto gli occhi di tutti e sarebbe interessante conoscerne le motivazioni. A meno che le autorità non siano del tutto ignare dell’avvenuto spianamento del terreno, cosa alla quale si stenta a credere. Non resta che seguire gli sviluppi della vicenda.
Dura la reazione dell’architetto Lombardi che da mesi è andato prodigandosi per la salvaguardia del sito: “L’Associazione Ecomuseale del Nord Barese, che mi onoro di rappresentare – ha affermato – ha da alcuni mesi più volte portato all’attenzione istituzionale e della popolazione locale l’esigenza di tutelare e valorizzare le scoperte di epoca neolitica emerse durante le indagini archeologiche effettuate in via Vittorio Veneto a Palese: scoperte di straordinaria valenza e che vieppiù avevano strutturato l’importanza di un’area storica un tempo ben più vasta. Lo scorso 4 febbraio invece le ruspe dell’Impresa Tatulli di Bitonto, titolare della richiesta di concessione per l’edificazione di dieci villini ed essa stessa incaricata dalla Soprintendenza delle indagini archeologiche, hanno spianato completamente l’area interessata, cancellando ottomila anni di storia. Quella storia che inutilmente avevo richiesto di tutelare con l’apposizione di un vincolo diretto.”
In una missiva congiunta al Soprintendente Luigi La Rocca, all’Assessore Regionale all’Assetto del Territorio Angela Barbanente, al Sindaco Metropolitano Antonio Decaro, all’Assessore Comunale all’Urbanistica Carla Tedesco e al Comando Carabinieri del Nucleo Regionale per i Beni Culturali,l’architetto Lombardi ha posto una serie di quesiti chiedendo di sapere se e in quale data sia stato rilasciato dalla Soprintendenza all’Impresa Tatulli il nulla osta alla distruzione di un così prezioso e strategico bene pubblico; se e in quale data sia stata rilasciata all’Impresa Tatulli la richiesta concessione edilizia; se il Comune di Bari sia stato preventivamente informato dell’eventuale rilascio da parte della Soprintendenza del nulla osta alla distruzione di quanto emerso e che avrebbe potuto essere inserito, come proposto, in un arcipelago archeologico metropolitano; cosa sia stato dei reperti ritrovati durante gli scavi e dichiarati da esperti archeologi di grande importanza e rarità.
“Auspico – ha precisato Lombardi – che intorno a questi quesiti, credo condivisi da tutti i cittadini dotati di un minimo di sensibilità culturale, possa esserci un riscontro urgente, in assenza del quale io e altri cittadini sconcertati da quanto accaduto non esiteremo a presentare denuncia alla Procura della Repubblica, documentando fotograficamente lo stato degli scavi e le condizioni in cui l’area è stata ridotta dalle ruspe.”
Intanto la protesta dei cittadini non si ferma, nonostante lo scempio sia già stato consumato; infatti, come apprendiamo dallo stesso Lombardi, è prevista proprio per oggi pomeriggio una manifestazione popolare“Nell’esprimere sconcerto per l’ennesima azione di annientamento dei valori storico-paesaggistici del nostro territorio – ha comunicato l’architetto in una nota stampa –   nel momento in cui è giunto al traguardo il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, vengono mossi i primi passi per una visione strategica della Città Metropolitana e si sollecita la diretta partecipazione dei cittadini alle scelte di valenza urbanistica, l’Associazione Ecomuseale del Nord Barese invita tutti a dare eco al crescente sdegno dei cittadini sensibili ai valori della Cultura ed informa che è stata promossa una mobilitazione di protesta per oggi 6 febbraio alle ore 16nei pressi dell’area interessata, in via Vittorio Veneto a Palese a fianco della chiesa di Stella Maris.”
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