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mercoledì 4 novembre 2020

Il sonno della Regione. - Marco Travaglio

 

Ricordate i referendum di Maroni&Zaia per l’autonomia del Lombardo-Veneto? E le intemerate dei “governatori” del Pd a rimorchio, da Bonaccini a De Luca, per ottenere lo stesso risultato al tavolo col governo? “Padroni a casa nostra”, che bello! Basta centralismo, viva il federalismo, anzi l’autonomia, e mica un’autonomia qualunque: “dif-fe-ren-zia-ta”! Anni di propaganda si sono liquefatti nelle ultime riunioni degli sgovernatori con Mattarella, Conte e Speranza. Che non chiedevano la luna: solo il minimo sindacale di “leale collaborazione istituzionale” per condividere le nuove misure, differenziate (come l’autonomia) in base alle situazioni dei singoli territori. Anzi, di più: parametri da fissare insieme per far scattare in automatico le zone rosse o arancioni nelle aree che di volta in volta li superino. La risposta dei 21 presidenti è unanime: non vedo, non sento, non parlo. E sediziosa: noi non chiudiamo niente, se vuole lo faccia il governo, ma noi ci riserviamo il diritto di veto a furor di piazza.

E pazienza se la sanità è affare delle Regioni. E se l’art. 32 della legge 833/1978 (“Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale”) prevede espressamente che, in caso di emergenza sanitaria, “sono emesse dal presidente della giunta regionale o dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale”, mentre quel tipo di ordinanze spettano al ministro della Salute se investono “l’intero territorio nazionale o a parte di esso comprendente più regioni”. Il sindaco Sala legge i numeri dei contagi e dei ricoveri a Milano? Fontana, Gallera, Toti, Cirio, De Luca e il reggente calabrese Spirlì hanno idea di quel che accade nelle loro Regioni? Anziché straparlare sui social e imbrodarsi in tv e sui giornali, che aspettano ad ascoltare i medici e a fare ciò che la legge impone? E con che faccia chiedono nuovi poteri, se non esercitano neppure quelli che già hanno? La vulgata paracula dei media è che governo e Regioni giocano allo “scaricabarile”. Ma qui governo e Quirinale fanno il proprio dovere, chiamando ciascuno a rispettare la legge e ad assumersi le proprie responsabilità. Sono sgovernatori e sindaci che scaricano barile e poi chiamano “scaricabarile” il loro amato federalismo, per continuare a fare gli autonomisti col culo degli altri. Però non tutti i mali vengono per nuocere: la gente ne ha piene le scatole di questi conigli in fuga che autonomizzano i meriti e centralizzano le responsabilità. Se un domani qualche mente saggia proponesse di abolire le Regioni, farebbe il pieno di voti. Compresi i nostri.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/04/il-sonno-della-regione/5990674/

lunedì 22 luglio 2019

Autonomia, ne vogliamo parlare?


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L'autonomia delle regioni è l'espediente che hanno escogitato i rappresentanti della vecchia politica per riappropriarsi della conduzione, pro domo sua, dei vari progetti di attività lucrative promesse ai fedelissimi in sede di elezioni. 
Do ut des è l'imperativo che adottano i politici corrotti per poter continuare a lucrare con i soldi sottratti ai cittadini con tasse che non giustificano in alcun modo la sottrazione effettuata tenendo conto degli scarsi e, a volte, inesistenti servizi forniti ai contribuenti.
Pensano di poter aggirare con l'autonomia regionale gli ostacoli messi a punto dal governo che vuole ripristinare etica ed onestà. 
Sono sempre più disgustata dai partiti preesistenti. 
Mi auguro ed auspico che questo governo duri il tempo che serve per ridare alla nostra nazione il lustro che merita.

By Cetta

domenica 25 gennaio 2015

Scarpinato: “Il ddl sulla responsabilità mina l’autonomia dei magistrati”. - Alberto Samonà

Scarpinato: “Il ddl sulla responsabilità <br>mina l’autonomia dei magistrati”

Secondo il procuratore generale, intervenuto a Palermo all’inaugurazione dell’anno giudiziario, sarebbe un “occulto cavallo di Troia” in mano ai poteri forti, compresi quelli criminali.

Il ddl sulla responsabilità dei magistrati sarebbe un “occulto cavallo di Troia” e ridisegnerebbe gli equilibri costituzionali, mediante la costruzione di una “trama normativa in grado di mettere nelle mani dei poteri forti, tra i quali anche quelli criminali, obliqui strumenti di condizionamento dell’indipendenza e autonomia dei magistrati”. A parlare così è il procuratore generale Roberto Scarpinato, che, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, a Palermo. ha condensato le proprie critiche alla legge sulla responsabilità delle toghe.
In merito alla recrudescenza mafiosa, Scarpinato ha spiegato che “le intercettazioni ambientali effettuate in taluni procedimenti, ritraggono file di questuanti che pregano i boss mafiosi dei quartieri di fare ottenere loro una qualsiasi occupazione per sfamare la famiglia”.
Secondo il magistrato, poi, i meccanismi di liberazione anticipata, del rito abbreviato e della continuazione delle pene produrrebbero storture. Per fare un esempio, Scarpinato ha citato l’esempio di “un capomafia di Castellammare, condannato per estorsione al presidente di Confindustria di Trapani, che avrà una pena di soli 2 anni, 7 mesi e 15 giorni”.

Un’altra critica mossa da Scarpinato, è “il turn over tra carcere e stato di libertà per i mafiosi”: “Per alcuni capi che vengono arrestati – ha detto – ci sono quelli liberati per fine pena. Gli estorsori vengono arrestati e intanto ne escono altri che poi si presentano pur a chiedere le rate arretrate ai commercianti. Preoccupa anche l’assenza di risposte ai bisogni prima di sussistenza, l’assenza di un welfare state legale, perché molti tornano a bussare alle porte del welfare state mafioso”.