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giovedì 27 ottobre 2022

"Marcello Dell’Ut…" … e il microfono si spegne… - Massimo Erbetti

 

Per oggi potrei anche chiudere qui l'articolo…perché in un microfono spento mentre Scarpinato pronuncia quel cognome c'è la quintessenza di questa maggioranza.
Ma non mi fermo…vado avanti, perché non ci si può fermare e non ci si può fermare perché è dalle azioni che sembrano poco rilevanti, dalle parole dette per errore…dagli articoli usati…dai cognomi omessi…che si riconosce la pericolosità di questo esecutivo.
E non mi fermo e non mi fermeranno i commenti come questo (uno fra i tanti) al mio articolo di ieri:
"E dopo questa ennesima pappardella le destre possono dormire sonni tranquilli!"
"pappardella"..."pappardella"?
La forma è sostanza…
Se tu ometti i cognomi delle donne è sostanza.
Se tu vuoi aumentare il contante a 10 mila euro è sostanza.
Se tu vuoi togliere il reddito di cittadinanza è sostanza.
Se blocchi due navi delle ONG è sostanza.
Se tu manganelli gli studenti è sostanza.
Se cambi i nomi dei ministeri è sostanza.
Se tu vuoi l'articolo "il" anzichè "la" è sostanza.
Se tu vuoi un condono è sostanza.
Se tu dai del tu a una determinata persona e del lei ad altre è sostanza.
E per concludere…ma ci sarebbe da continuare per giorni e giorni…se tu spegni un cavolo di microfono mentre si pronuncia il nome di Marcello Dell'Utri è sostanza!
Ma lo vogliamo capire che stiamo messi malissimo?
Ma lo vogliamo capire che è su queste cose che va colpita sta gente…ma pensate veramente che vi vengano a dire in faccia che sono dei "nostalgici" del ventennio? Non lo diranno mai…dovete capirlo dai segnali…dalle parole dette e da quelle non dette…dai diritti negati…dai "regali" che sembrano non entrarci nulla come alzare il contante a 10 mila euro…
A l'avete sentita la signora Giorgia Meloni coda ha detto ieri?
Ma ascoltate o parlate a vanvera?
"pappardella"..."pappardella"?
Ma le parole sulla pace? "la pace non si ottiene andando in piazza con le bandiere arcobaleno"...questo ha detto…e come si ottiene la pace signora Giorgia Meloni? Continuando ad alimentare la guerra inviando armi?....secondo la signora si…bisogna inviare armi perché così facendo saremo rispettati e potremo continuare a commerciare con i paesi occidentali…avremo "un peso"...questo ha detto.
Per cui per stare bene, per avere un peso e rapporti internazionali noi dobbiamo fare la guerra? Migliaia e migliaia di morti…per cosa? Per contare? Per il nostro benessere? Ma veramente siamo questa roba qui? Ma veramente?
…un articolo maschile…un cognome omesso…una manganellata…un soccorso non fatto…e…un microfono spento:
"Marcello Dell'Ut…"...che cosa devono fare di più per farvi capire chi sono e dove ci porteranno?

mercoledì 9 settembre 2020

Il sorriso di Willy. - Tommaso Merlo



Un sottomondo vuoto e malato ha spento il sorriso di Willy. Superficialità aberranti. Egoismo estremo. Il culto della violenza. Anni della propria vita spesi in una palestra ad imparare come colpire altri esseri umani. Anni della propria vita spesi a sfogare le proprie frustrazioni a calci e pugni. Nell’illusione di sconfiggere quel vuoto che ti punge dentro. Nell’illusione di sconfiggere quei nemici immaginari che vedi ovunque là fuori senza renderti conto che sei te stesso il tuo peggior nemico. Poi finalmente il sabato sera. Poi finalmente essere umani invece che pungiball e una piazzetta piena di pubblico come ring. Un degno palco su cui mostrare la propria forza fisica. Pescando un avversario a caso nel mucchio e scaricandogli addosso i propri fallimenti esistenziali. Colpi precisi, potenti. Al volto e al corpo. Per far male, per sentire il piacere del potere. Il potere di dominare il tuo avversario del momento. Il potere di sentire la sua vita nelle tue mani. Il potere di terrorizzarlo e con lui tutto il pubblico che osserva le tue abilità da picchiatore, da guerriero. E guai a chi osa contenere quella ferocia, guai a chi osa intromettersi ribellandosi a quegli attimi di delirio egoistico. Può essere fatale. Attimi adrenalina. Attimi di follia. Sfogo del proprio malessere profondo alla ricerca di senso dove di senso non ce n’è neanche un grammo e non ce ne sarà mai. Il culto dell’apparenza. Mode, tendenze. Vestiti e accessori che qualificano chi sei. Il tuo rango, la tua tribù, la tua missione. Scempiaggini adolescenziali che si trascinato per tutta la vita. Abiti senza dentro nessun monaco. Il culto del proprio corpo. Anni della propria vita spesi in palestra fino a sformarsi grottescamente. Anni della propria vita spesi in qualche centro estetico. Muscoli, tatuaggi, abbronzature, creme, peli. Anni passati allo specchio a gonfiare bicipiti e pettorali e provare nuove espressioni e pose da duro e da belloccio e da uomo vero o presunto. Miliardi di foto scattate sulla propria faccia. Da soli e in branco. Di continuo. Testando nuovi look e nuove location per aggiungere dettagli e sfumature al nulla più totale che ti divora. Apparenza che la modernità ha trasformato in un tutto di cartone. Miliardi di foto da scattare e poi selezionare e poi postare con cura sui social. La propria protesi esistenziale. La propria maschera digitale. Là dove si esibisce il tuo personaggio alla disperata ricerca di ammirazione, di consenso, di appartenenza, di identità. Miraggi. Drammaticamente futili. Fans, followers. L’opinione degli altri che determina perfino quella che hai di te stesso. L’opinione degli altri che determina chi credi di essere e chi alla fine ti riduci ad essere. Pollicini alzati, sorrisini, like. Alla spasmodica ricerca di una scappatoia alla mediocre vita quotidiana in cui sei incastrato. Alla ricerca di popolarità e successo e perfino di un biglietto d’ingresso per il paradiso. Per quel mondo vippato che però è anch’esso solo un miraggio, solo apparenza. E che è anch’esso vuoto. Luccicante, dorato, lussuoso, costoso. Ma sempre dannatamente vuoto. Un vuoto che fa male e che bisogna sedare in qualche modo. Riempiendolo con qualche sostanza e con qualche persona. Riempendolo con delle cose o dei soldi. Riempiendolo col feticismo del proprio corpo e della propria immagine. Oppure scappando da qualche parte. A perdere tempo o a lavorare. Oppure indossando la maschera del proprio personaggio digitale il sabato sera e scendendo in piazzetta. A sfogare violentemente i propri fallimenti esistenziali contro un povero ragazzo. Fino a spegnere per sempre il suo sorriso.

https://repubblicaeuropea.com/2020/09/09/il-sorriso-di-willy/