Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 14 settembre 2012
Crisi, Confindustria: “Calo consumi più grave del dopoguerra”. Pil -2,4%.
Secondo il Centro studi quest’anno il Pil scenderà del 2,4%, mentre il prossimo si prevede -0,6%, contro il -0,3% precedente: "In sostanza la recessione si prolunga e la ripresa è ritardata alla prossima primavera”. I consumi nel 2012 registreranno “la flessione più grave del dopoguerra (-3,6%) e nel 2013 torneranno sui livelli del 1997”.
Come nel dopoguerra. I dati dei consumi, in calo per effetto della crisi, dicono questo. Confindustria conferma la stima sul pil 2012, ma peggiora la previsione sul 2013. Stando ai dati del Centro Studi, quest’anno il Pil scenderà del 2,4% (stesso dato di giugno), mentre il prossimo si prevede -0,6%, contro il -0,3% precedente: “In sostanza la recessione si prolunga e la ripresa è ritardata alla prossima primavera”. I consumi procapite nel 2012 registreranno “la flessione più grave del dopoguerra (-3,6%) e nel 2013 torneranno sui livelli del 1997”.
La spesa delle famiglie diminuirà del 3,2% nel 2012 e dell’1% nel 2013. “L’economia italiana resta in profonda recessione e non sono ancora netti i segnali di inversione del ciclo” secondo il Centro studi per cui “l’incertezza rimane elevata”, non solo per lo scenario globale, ma anche per le prossime elezioni, visto che tra l’altro “non è chiaro con quali norme si andrà al voto”. Nel 2013 l’Italia raggiungerà il pareggio di bilancio strutturale secondo cui “in termini strutturali (cioè aggiustati per il ciclo economico, ndr) il deficit pubblico sarà allo 0,7% del Pil per quest’anno e allo 0,2% per il prossimo”. Il pareggio di bilancio, che si ottiene quando ci si trova all’interno di un range dello 0,5%, sarà quindi raggiunto. Il deficit non strutturale è invece previsto al 2,1% del pil per il 2012 e all’1,4% per il 2013.
”Fino a oggi, le conseguenze della crisi sul Pil italiano (-6,9% dal picco del terzo trimestre 2007), risultano di entità superiore agli effetti della prima guerra mondiale, mentre – si legge nel rapporto ‘Le sfide dell’economia’ sono state molto meno dirompenti di quelli della seconda (Pil -45%), anche se probabilmente risulteranno più persistenti, date le diverse velocità di recupero”. Tra il secondo trimestre 2012 e lo stesso periodo del 2011, in Italia i disoccupati sono 758mila in più, gli occupati sono invece rimasti “sostanzialmente invariati”. A fine 2013, la forza lavoro non utilizzata (disoccupati + cig) salirà al 13,9%, dal 12,8% di fine 2012.
Tra gli elementi positivi che caratterizzano le stime, il direttore del Centro studi Luca Paolazzi ha citato “la risposta dell’Europa alla crisi, con il clima dell’eurozona che è nettamente cambiato”, ma anche la sentenza della Corte di Karlsruhe, un elemento “molto positivo che va al di là del meccanismo dell’Esm”. A pesare, però, c’è “il rallentamento globale”, con il “calo del commercio mondiale”, e la “brusca frenata dei Paesi emergenti”. Per Paolazzi, “le cause e le conseguenze della crisi permangono”. Tra le prime, “le bolle del credito e quella immobiliare, associate con gli eccessi di indebitamento di famiglie e imprese e con l’alta leva delle banche”. Tra le seconde, “l’alta disoccupazione, che induce negative aspettative di reddito e conseguente maggior parsimonia” e “il lungo percorso di rientro dei conti pubblici”. Nel Rapporto, il Csc avverte anche che “gli investimenti fissi lordi si riducono dell’8,8% nel 2012 e tendono a stabilizzarsi nel 2013 (-0,5%)”. Quanto al commercio estero, il Csc stima che “le esportazioni di beni e servizi crescano dello 0,7% nel 2012 e dell’1,2% nel 2013. Le importazioni crollano del 7,7% quest’anno per tornare a salire dello 0,9% nel prossimo”.
John M. Keynes e il Mahatma Gandhi. Il Centro studi di Confindustria si affida al grande economista e al padre dell’India moderna per descrivere la situazione in cui è invischiata l’economia e per spiegare che, credendo nelle proprie possibilità, è possibile ripartire. Nella premessa al Rapporto si propongono infatti due citazioni. La prima è di Keynes: “Ci siamo invischiati – si legge – in un colossale pasticcio, avendo commesso marchiani errori di controllo di un meccanismo delicato, il cui funzionamento non comprendiamo. Il risultato è che le nostre possibilità di creare ricchezza si sono guastate, forse per un lungo periodo di tempo”. La seconda di Gandhi: “Le persone spesso diventano quel che sono convinte di essere. Se continuo a ripetere a me stesso che non sono capace di fare una certa cosa, è probabile che finisca davvero per diventare incapace di farla. All’opposto, se ho la convinzione che posso farla, acquisirò certamente ciò che occorre per farla, anche se non lo possedevo originariamente”.
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giovedì 13 settembre 2012
Øystein Sevåg - My Heart
Per me è stato per anni il brano che mi ha aiutato a sentire il battito del cuore.
Oystein sevag con un brano che è fra i cento (forse anche meno) che mi hanno ricondotto a forti emozioni... Quando ragazzo e pieno di sogni giravo per le colline e i torrenti della mia terra.
"My Heart"... Il battito del cuore in un brano pluviale che vi porterà lungo il grande corso d'acqua di qualsiasi fiume amiate e della vita.
Ascoltate il battito...
Per me è grande.
Ermanno Bartoli.
VOCE DEL VERBO VIOLARE. - Marco Travaglio
Mancino, Violante, Cossiga
Premesso che il Fatto non ha mai chiesto le dimissioni del capo dello Stato, né fa parte di “blocchi” di “populismo giuridico” per “abbattere il Quirinale”, ma ha soltanto scritto che Napolitano ha sbagliato – venendo meno alla sua imparzialità – ad assecondare le pressioni di Mancino contro la Procura di Palermo e sarebbe ora che tutti lo ammettessero, segnaliamo all’opinione pubblica il caso di un uomo politico di centrosinistra che ha più volte tentato di abbattere il Quirinale.
Questo politico ha firmato un’interrogazione parlamentare al governo contro l’inquilino del Colle – peraltro irresponsabile per ogni suo atto, secondo la tesi dello stesso politico – a proposito di alcune esternazioni contro i magistrati, domandando “come il governo ritenga di conciliare queste affermazioni, se vere, con il tragico record che l’Italia ha, nel mondo occidentale, del più alto numero di magistrati uccisi, per fedeltà alla Repubblica, da terrorismo e mafia” (Ansa, 8 maggio).
Poi il politico ha chiesto al governo di “presentarsi alle Camere e di esprimere le proprie posizioni sulle questioni sollevate dal Presidente” sulla giustizia e di dire “quali iniziative ha adottato o intende adottare per favorire le indagini”, “rimuovendo ogni segreto” (Ansa, 16 maggio).
Inoltre il politico in questione ha definito “inaccettabili molte posizioni del Capo dello Stato”, “arrogante” perché “attacca i giudici e dice ‘dimentichiamo il passato’” (Ansa, 19 ottobre).
Il politico ha poi minacciato: “Stiamo studiando se ci sono gli estremi per la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica per attentato alla Costituzione”, che ormai “dilaga con ottiche presidenziali di fatto” (Ansa, 23 novembre).
Qualche giorno dopo, il nostro politico ha invitato “il Tribunale dei ministri a esaminare subito la posizione del capo dello Stato” e i pm a proseguire le indagini, perché “qualsiasi sospensione o blocco che derivasse dall’iniziativa del Presidente della Repubblica costituirebbe un nuovo arbitrio in una situazione istituzionale già assai gravemente deteriorata a causa dei comportamenti del Presidente” (Ansa, 28 novembre).
Una settimana dopo il politico di cui sopra ha annunciato la richiesta del suo partito per la “messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica, che in sostanza si è comportato non come soggetto imparziale, ma come capo di un partito. Se vuole fare il capo di un partito, si dimetta da presidente e faccia come tutti gli altri. La nostra denuncia è già stata inviata al comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa. Se archivia subito, si pone il problema se raccogliere le firme per discutere a Camere riunite. Se invece si aprono le indagini, si porrà un problema di incompatibilità politica tra il presidente della Repubblica rappresentante dell’unità nazionale e il presidente della Repubblica imputato” (Ansa, 6 dicembre).
In ogni caso il politico ha ribadito “la necessità che il Presidente lasci il Quirinale al più presto” perché “non può rappresentare degnamente le elevate funzioni di capo dello Stato chi si assume le funzioni dell’ufficio legislativo della presidenza del Consiglio” (Ansa, 8 febbraio).
Oltretutto, ha aggiunto, è “un ricattatore” e “un mentitore spudorato” (9 febbraio).
Contro il capo dello Stato è intervenuta anche Magistratura democratica: “Al riparo della irresponsabilità assicuratagli dalla sua carica, il Presidente della Repubblica prosegue nell’ormai sistematica campagna di delegittimazione della magistratura e dei giudici. La risposta dei magistrati democratici dovrà essere come di consueto il massimo rigore nella propria attività unito al più fermo rispetto delle regole. I cittadini valuteranno chi difende le istituzioni e chi concorre a screditarle” (Ansa, 9 luglio).
Il nostro politico è il participio presente del verbo Violare, il Presidente si chiamava Cossiga, le date dei dispacci Ansa si riferiscono agli anni 1991-'92.
Come passa il tempo.
Il Fatto Quotidiano 13.09.2012
Monti: “Temo che sforzi siano vanificati”. E non chiude a un futuro politico.
“Ho paura che tutti gli sforzi vengano vanificati e non ho ancora riflettuto sul mio futuro”. Così il premier Mario Monti, in un’intervista al Washington Post concessa lo scorso week end a Cernobbio risponde a una domanda sul suo futuro e sulla possibilità che gli venga chiesto da una coalizione di partiti, dopo le prossime elezioni, di rimanere alla guida del governo. “Sono stato talmente impegnato a governare il Paese in questi difficili mesi”, dice il premier, “da non aver potuto riflettere su una tale ipotesi e su quale risposta dare a una richiesta del genere”. “Il futuro politico sul quale sono concentrato – aggiunge Monti- finisce nella primavera del prossimo anno con le elezioni”.
Il presidente del Consiglio è inoltre “preoccupato” che gli sforzi fatti dal governo e i progressi compiuti dal Paese siano vanificati dopo l’uscita di scena del suo esecutivo. “Naturalmente sono preoccupato”, risponde il premier intervistato dal Washington Post, “ma ho la speranza – poi prosegue – che questo non accadrà perché i politici hanno avuto il tempo di riflettere e stanno lavorando al loro rinnovamento”. Inoltre, aggiunge Monti, “l’Italia, come altri Paesei, sta operando nell’ambito di regole europee che limitano il grado di politiche creative che possono essere introdotte da qualsiasi nuovo governo o Parlamento”.
Il premier, inoltre, parlando dei sacrifici richiesti agli italiani, sottolinea come sia “doloroso per il governo chiederli e doloroso per i cittadini accettarli”, aggiungendo che “per completare il processo di riforme avviato dal governo tecnico ci vorranno anni”. “Forse – sottolinea Monti- se fossimo un normale governo politico sarebbe ancora più difficile”. “Per questo – aggiunge nell’intervista pubblicata due giorni fa dal Washington Post – è importante per me in quanto primo ministro e per i miei ministri distanziarci da qualsiasi speculazione sul futuro, finché ricopriamo questi incarichi la gente capirà che questi sacrifici sono necessari e avrà la speranza che questo consentirà all’Italia di mettersi su un cammino nuovo, più solido e produttivo”.
Monti mette di nuovo l’accento su quanto fosse drammatica la situazione dell’Italia quando, a novembre dell’anno scorso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano spinse per le dimissioni dell’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi per aprire la via al governo tecnico. ”E’ molto inusuale per un Paese chiedere a delle persone che non sono politici di arrivare e guidarlo – spiega – Questo dà la misura di quanto cattiva fosse la situazione”. Monti afferma di non aver esitato ad accettare il ruolo di capo del Governo, e di aver avuto ben presente la gravità della situazione: “Mi è stato chiesto di governare per circa 13 mesi, il che implica immediate, forti, urgenti e dure azioni per impedire che l’Italia esplodesse finanziariamente portando con sé l’esplosione del’Eurozona. Fin dal primo giorno gli Stati Uniti e il presidente Obama sono stati inusualmente interessati a quello che facevamo e molto incoraggianti”.
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