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sabato 12 febbraio 2022

Le tre cose che il M5s doveva fare. E non ha fatto. - Jacopo Fo

 

Il M5S ha perso più di metà del suo elettorato e decine di parlamentari e ora si trova dilaniato, con Luigi Di Maio che attacca Giuseppe Conte e un generale stato di confusione, delusione e depressione. Cosa non ha funzionato?

Al convegno di fondazione delle Liste Civiche, 12 anni fa, fui invitato da Beppe Grillo a parlare. In un intervento applauditissimo posi due questioni: quella della formazione dei dirigenti e quella della selezione dei candidati alle elezioni. Proposi che solo i militanti che erano riusciti a organizzare delle iniziative pratiche vincenti nella loro città potessero candidarsi, sennò si rischiava di fare eleggere quelli che parlano bene e non sono capaci di fare niente di concreto. E ricordai che la storia è piena di movimenti che sono morti perché quelli bravi solo a far andare la bocca avevano preso il potere (qui il mio intervento: Prima parteSeconda parte).

Disgraziatamente avevo ragione: il disastro di oggi parte dall’incapacità di formare con vere scuole i candidati e dall’incapacità di selezionare i più capaci. Certamente abbiamo eletto alcuni parlamentari e sindaci bravissimi, ma è anche indubbio che in Parlamento sono finite anche persone che non erano proprio all’altezza. E si sa, quelli con poca cultura sono a volte bravissimi a sembrare capaci e lungimiranti. E a volte si convincono di essere Dio e vogliono contemporaneamente fare il capo del movimento e gestire due ministeri.

Il reddito di cittadinanza è stata una grande istituzione che ha tolto dalla miseria un numero enorme di famiglie. Ma si poteva farla un po’ meglio… alcuni dettagli hanno ridotto l’efficienza del sistema, aperto le porte ai furbetti e buttato i poveri navigator allo sbaraglio.

La seconda questione riguarda la capacità di sfruttare tutte le opportunità per fare gli interessi della gente. Durante il primo governo 5Stelle, io e alcuni amici ci rendemmo conto che c’era una risorsa enorme male utilizzata: Invitalia aveva in cassa più di un miliardo di euro per finanziare start up giovanili ma riusciva a spendere meno di 100 milioni all’anno. Questo perché pochi sapevano di questa opportunità e perché redigere un progetto per ottenere il finanziamento era difficile. Proponemmo semplicemente di replicare il modello che aveva avuto straordinario successo in Francia: avevano organizzato una flotta di pulmini arancioni, con a bordo una squadra di consulenti che giravano per i piccoli centri e le periferie, informando i giovani e aiutandoli a fare i progetti per ottenere i finanziamenti pubblici. E proponemmo anche di aiutare chi riceveva il finanziamento durante il primo anno, fornendo consulenze gratuite in modo tale da aumentare le probabilità di successo.

La nostra proposta fu accolta con grande favore da parecchi parlamentari del M5S, e in particolare quelli della commissione industria del Senato, presieduta da Gianni Girotto, e ricevemmo l’incarico di incontrare i vertici di Invitalia che si dimostrarono molto favorevoli all’iniziativa. Anche la ministra Barbara Lezzi era molto favorevole, anche perché non si trattava di stanziare fondi ma di utilizzare quelli già assegnati per promuovere l’attività di Invitalia. Incontrai brevemente anche Di Maio, che conoscevo, che mi disse: “Molto interessante, ti telefono lunedì”. Non mi telefonò, ma arrivammo comunque alla giornata fatidica nella quale dare inizio all’opera con una squadra di esperti di comunicazione e di formazione e consulenti aziendali di grande esperienza. Il progetto prevedeva anche una serie di concerti nelle maggiori città del sud per far conoscere questa grande opportunità offerta ai giovani. I tempi erano pure perfetti perché i primi 50 pulmini e 200 consulenti sarebbero stati attivi due mesi prima delle elezioni europee. Il che non avrebbe guastato.

Poi improvvisamente il meccanismo si inceppò. La ministra Lezzi alla fine ci ricevette per sette minuti comunicandoci che non se ne faceva niente. Negli ambienti del parlamento si mormorava che Di Maio avesse bloccato tutto perché Invitalia era una creatura voluta dal Partito Democratico e bisognava distruggere tutto quello che era targato Pd e non farlo funzionare meglio. Non so se sia vero, ma i fatti dimostrano che qualche cosa del genere deve essere passata per la testa di qualcuno nel cerchio magico del M5S. Le elezioni europee furono il disastro che sappiamo.

L’altra questione drammatica è stata la comunicazione. Credo che pochi militanti del M5S sappiano che tra Camera, Senato e Presidenza del Consiglio il M5S aveva più di 200 esperti della comunicazione pagati il giusto a spese dello Stato. Io con 200 esperti ci faccio un quotidiano, una radio, una tv e incontri con la gente in tutta Italia. Loro riuscirono a scrivere un po’ di comunicati stampa e organizzare qualche comparsata in tv. A un certo punto venni chiamato dai membri del 5 Stelle della commissione Sanità di Camera e Senato e da altri parlamentari che mi chiesero qualche idea per rianimare la comunicazione del Movimento.

Mi offrii di realizzare, del tutto gratuitamente, pagando io operatori e montaggio, una serie di spot. Ad esempio, proposi di girarne uno nel quale la ministra della Sanità Giulia Grillo entrava in farmacia, comprava delle aspirine e poi si stupiva perché il prezzo è più del doppio di quel che si paga in Francia. È così per gran parte delle medicine da banco che arrivano a costare fino a cinque volte di più che in altri paesi europei. Un altro spot riguardava l’eccessivo uso di antibiotici e i rischi conseguenti. E poi ce n’era uno nel quale la ministra entrava in una casa di giovani sposi con figli e vedeva che vicino alla culla c’era un erogatore di insetticida acceso; allora la ministra spiegava che bisogna areare i locali dopo aver fatto funzionare l’erogatore e non bisogna tenerlo acceso quando si è in casa. L’idea era che la Grillo lanciasse una serie di spot che informavano i cittadini su questioni di base relative alla salute e agli sprechi del sistema sanitario italiano.

Mi pareva che molte trasmissioni televisive l’avrebbero invitata a parlare e avrebbero trasmesso gratis i suoi spot. Cioè avremmo fatto una campagna di informazione sanitaria a costo zero per lo Stato… insomma mi pareva che avremmo fatto una gran bella figura!

Esposi la mia proposta alla Grillo, durante un’intervista sulla sua geniale idea di tagliare i costi delle medicine organizzando aste per comprarle a livello nazionale ed europeo, ottenendo un risparmio di più di cinque miliardi all’anno per le casse dello Stato. Mi parve che la proposta le piacesse. Incontrai quindi una, non eletta, capa della comunicazione del M5S e le raccontai la mia idea; lei mi interruppe, balzò in piedi colpendo il tavolo con entrambe le mani aperte producendo un gran fragore e proferì alterata le seguenti parole: “Sei pazzo! Noi siamo al governo, non facciamo queste cose!”.

Le dissi che se non le avessero fatte non sarebbero riusciti a comunicare con la gente e le ricordai che erano al governo perché Beppe Grillo aveva realizzato una comunicazione divertente e fuori dagli schemi, tipo attraversare lo Stretto di Messina a nuoto. La riunione fu troncata e della mia proposta non si fece più niente.

Questi sono solo alcuni esempi del tipo di proposte che ho fatto ai vertici del M5S e che non sono andate da nessuna parte. Poi ho smesso. Il M5S ha ottenuto grandi risultati nell’interesse degli italiani. Ma non è stato in grado di raccontarli, non è stato in grado di usare molte grandi opportunità che si potevano sfruttare a costo zero; e non è stato in grado di selezionare i suoi leader in modo sensato. Ha ancora possibilità di risollevarsi? Credo di sì, ma serve cambiare logica.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/11/le-tre-cose-che-il-m5s-doveva-fare-e-non-ha-fatto/6489409/?fbclid=IwAR2IHi0JlPOGh8gmdhSfzUYXdWQ8Uai0qt9--GgECiO5EyB6WyZKwp3BuqI#

giovedì 12 ottobre 2017

Anche i batteri parlano tra loro attraverso il quorum sensing. - Nicola Di Fidio



Il meccanismo che molte cellule batteriche della stessa specie utilizzano per comunicare tra di loro prende il nome di quorum sensing. Si tratta di un fenomeno osservato nella quasi totalità dei batteri, sia Gram-negativi sia Gram-positivi.
Comunicazione significa letteralmente “mettere in comune” e l’evoluzione ha conferito questa importante abilità anche ai batteri (e ad alcuni miceti), i quali hanno sviluppato nel tempo dei particolari meccanismi molecolari, basati sulla regolazione della trascrizione di specifiche molecole segnale in funzione della densità cellulare, al fine di coordinare le proprie azioni ed incrementare le proprie possibilità di sopravvivenza.
Il primo esempio di quorum sensing fu osservato nella seconda metà degli anni ’60 studiando il batterio luminescente Vibrio fischeri (dal 2007 riclassificato nel genere Aliivibrio), il quale è in grado di emettere luce in vitro solo quando la sua concentrazione supera una certa soglia (Fig. 1). Il vantaggio di questo meccanismo consiste in un risparmio energetico, assicurando ai batteri di diventare luminescenti solo quando sono presenti in gran numero, impedendo loro di sprecare energia quando la popolazione è troppo piccola per emettere un segnale visibile.
Figura 1 – Piastra Petri del batterio Gram-negativo bioluminescente Vibrio Fischeri.
Il sistema alla base del quorum sensing è composto da due elementi chiave: il mediatore chimico o molecola segnale, rappresentata solitamente da un omoserina lattone acilato (AHL) per i batteri Gram-negativi e da un oligopeptide per i Gram-positivi, e l’attivatore trascrizionale. La molecola segnale è definita anche autoinduttore, il quale una volta captato da specifici ligandi presenti nel citoplasma o sulla membrana cellulare e, se presente in quantità pari o superiore ad un determinato valore soglia, si lega all’attivatore trascrizionale che, a sua volta, attiva o reprime una serie di geni determinando l’attivazione o lo spegnimento di vie metaboliche o processi cellulari specifici (Fig 2).
Figura 2 – Meccanismo molecolare alla base del quorum sensing.
Il risultato di questa “comunicazione batterica” può essere rappresentato da un incremento della virulenza (es. Staphilococcus aureus), dalla formazione di un biofilm (es. Pseudomonas aeruginosa), dalla sporulazione, ecc.
Nel caso del Vibrio fischeri ad esempio, quando il batterio vive libero nel plancton l’autoinduttore AHL è a bassa concentrazione e non induce la bioluminescenza; quando invece il batterio si trova nell’organo luminoso del calamaro gigante la sua densità cellulare è elevata, per cui l’attivatore trascrizionale raggiunge il DNA, si lega alla sequenza di riconoscimento (LuxBox) e attiva la trascrizione dei geni per l’enzima luciferasi che produce la bioluminescenza.
Inoltre, è ormai noto che la maggior parte delle specie batteriche, quando le condizioni lo permettono, modificano il proprio comportamento per fondare vere e proprie “città microbiche” sotto forma di biofilm. Queste prevedono delle “mura di fortificazione”, costituite da una matrice tridimensionale di zuccheri polimerici, e dei “canali di navigazione” per il trasporto di nutrienti e cataboliti.
Si definisce biofilm l’insieme di cellule batteriche adese e inglobate in una matrice polisaccaridica adesiva secreta dalle cellule stesse (Fig. 3). La comunicazione tra cellule è fondamentale al fine del mantenimento del biofilm, il quale assolve a diverse funzioni come quella di difesa da dilavamento, fagocitosi e antibiotici; di nicchia per l’accumulo di nutrienti; di scambio di materiale genico e non; e di favoreggiamento della crescita soprattutto negli ambienti naturali.
Figura 3 – Rappresentazione schematica del processo di formazione di un biofilm batterico.
In conclusione, quindi, la conoscenza dettagliata dei meccanismi molecolari del quorum sensing ed il controllo della formazione di biofilm batterici sono di fondamentale importanza sia nel settore sanitario, per la cura di patologie (fibrosi cistica, tubercolosi, ecc.), per il miglioramento degli antibiotici, per la sicurezza di dispositivi medici e protesi (es. cateteri, placche dentali), sia nel settore industriale, per impedire l’ostruzione e il deterioramento delle condutture degli impianti (es. acquedotti).