Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 16 settembre 2012
In Germania il furto dei dati degli evasori vale almeno 3 miliardi. - Giorgio Faunieri
Oltre 3 miliardi di euro sono passati dai forzieri delle banche elvetiche al Land tedesco del Nord Reno-Westfalia. Mentre il governo Monti è ancora alle prese con la definizione di un accordo con la Svizzera per stanare gli evasori italiani, la Germania sta infatti già contando i soldi che le sono entrati in cassa grazie alla sua aggressiva politica di lotta all’occultamento dei capitali oltrefrontiera. Una politica realizzata, in prima istanza, con l’aiuto dei servizi segreti che hanno acquistato i dati degli evasori da dipendenti infedeli degli istituti di credito.
Solo adesso, poi, è stato firmato un accordo bilaterale fra i due Paesi, che deve ancora essere approvato dal Parlamento. L’acquisto dei cd con i dati degli evasori è costato alcune decine di milioni di euro, mentre fra tasse finalmente riscosse e sanzioni comminate sono stati recuperati diversi miliardi. I dati ufficiali sono al momento disponibili solo per il Land Nord Reno-Westfalia, la più popolosa regione della federazione tedesca, ma sono più che indicativi.
Un portavoce del ministero delle Finanze di Dusseldorf (ogni Land dispone di tale ministero che in alcuni casi, come in quello dell’acquisto dei cd, si è mosso in totale autonomia rispetto al ministero delle Finanze del governo centrale di Berlino) ha detto che l’acquisto dei dati è costato 10,3 milioni, grazie ai quali sono già stati recuperati più di 3 miliardi, una cifra pari a un terzo del gettito Imu di giugno (solo che l’Imu è a livello nazionale e non regionale).
I 10,3 milioni sono ovviamente la somma lorda pagata ai dipendenti infedeli delle banche svizzere, i quali hanno dovuto pagarci sopra le tasse. “Al netto delle imposte l’acquisto dei dati è costato al Land 8,9 milioni”, ci ha tenuto a precisare davanti al parlamento regionale il ministro delle Finanze del Nord Reno-Vestfalia, Norbert Walter-Borjans. Dal 2010 a oggi il Land ha comprato complessivamente 6 cd pieni di dati di Credit Suisse, Julius Baer e probabilmente anche Merrill Lynch, entrando talvolta in conflitto anche con il governo di Angela Merkel che stava trattando con Berna.
Nei dischetti erano presenti le situazioni patrimoniali di 6989 clienti degli istituti svizzeri, 2624 dei quali hanno subito un processo nei tribunali tedeschi. L’offensiva del Nord Reno-Vestfalia non è però finita qui. Questa settimana il primo ministro Hannelore Kraft ha detto di voler proseguire la propria azione per stanare nuovi evasori. Per la Kraft l’evasione fiscale è una truffa ai danni della società: “Continueremo a perseguire con decisione chi evade le tasse portando i capitali all’estero”.
La Kraft e lo stesso Walter-Borjans hanno inoltre criticato l’accordo siglato dalla Merkel con Berna perché, a loro modo di vedere, “gli evasori se la caverebbero con poco”. La Kraft è convinta che l’accordo non supererà l’esame del Bundesrat (la camera alta dell’ordinamento tedesco dove siedono i rappresentanti dei Laender e dove l’esecutivo della Merkel non ha la maggioranza). L’accordo bilaterale siglato da Germania e Svizzera prevede che in cambio del mantenimento del segreto bancario (mitigato, di recente, su richiesta dell’OCSE) e di importanti facilitazioni per l’accesso delle banche svizzere in territorio tedesco, la Svizzera a partire dall’anno prossimo si impegni ad applicare, a vantaggio dell’Erario tedesco, un’imposta annuale – anonima – del 26,375% sui redditi finanziari prodotti dai patrimoni dei cittadini tedeschi, un prelievo che copre interamente le imposte che si sarebbero applicate in Germania sui medesimi redditi.
Per il passato, l’accordo prevede un prelievo forfetario una tantum – una vera e propria imposta patrimoniale – che inciderà pesantemente sullo stock dei depositi (e non sui soli flussi) con aliquote che, in ragione degli anni di deposito e dell’ammontare delle consistenze, oscillano tra il 21 e il 41 per cento. Per quel che riguarda l’Italia, invece, niente ancora è stato deciso. Si è parlato di una cedolare secca del 20% ma la “delicata” diplomazia di Monti potrebbe arrivare a partorire qualcosa quando i capitali italiani saranno ancora nei forzieri delle banche svizzere ma nelle filiali del sud-est asiatico.
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Idiozie...
"Per la cultura non servono troppi soldi, vanno sostenute le iniziative che hanno un valore durevole, non quelle che valorizzano l'effimero".
Roberto Cota
Presidente di Regione Piemonte, Lega Nord
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Nubifragio a Lipari.
Potere della Disinformazione in Italia: tacciono i telegiornali, tacciono le radio, nessuna immagine, nessuna notizia. O si tratta di una gigantesca bufala oppure si tratta del più grande "scandalo della censura" mai verificato in Italia.
Dietro il crollo del tessuto idro-geologico dell'isola ci sono interessi molto forti, e le proprietà e i rogiti di gran parte della classe politica italiana, ancora oggi prima in classifica. (per la serie Campionato del Disastro Italiano). L'elenco sarebbe lunghissimo, c'è addirittura chi si è fatto costruire piccole piste di atterraggio per l'elicottero spianando zone che non dovevano essere toccate, alterando il paesaggio, costruendo porticcioli privati abusivi. Spero che i messinesi (è una loro provincia) si facciano sentire rompendo l'omertà, soprattutto oggi che siamo in campagna elettorale per le regionali.
Dietro il crollo del tessuto idro-geologico dell'isola ci sono interessi molto forti, e le proprietà e i rogiti di gran parte della classe politica italiana, ancora oggi prima in classifica. (per la serie Campionato del Disastro Italiano). L'elenco sarebbe lunghissimo, c'è addirittura chi si è fatto costruire piccole piste di atterraggio per l'elicottero spianando zone che non dovevano essere toccate, alterando il paesaggio, costruendo porticcioli privati abusivi. Spero che i messinesi (è una loro provincia) si facciano sentire rompendo l'omertà, soprattutto oggi che siamo in campagna elettorale per le regionali.
Sergio Di Cori Modigliani.
Ferdinando Imposimato.
Non ci libereremo mai di Berlusconi se non ci liberiamo di Massimo D'Alema. Il governo di centro sinistra si pronunciò per l'eleggibilità di Berlusconi per l'ambizione di D'Alema che mirava ai voti del premier per stravolgere la Costituzione introducendo il Presidenzialismo.
Fu Massimo D'Alema - lo diciamo da anni- che diede a Silvio Berlusconi, nel 1994, l'assicurazione che il suo impero mediatico non sarebbe stato toccato. Ignorava l'allora capo della opposizione che il 69,3% degli italiani decide come votare guardando la TV. La verità la confessò Luciano Violante nel febbraio 2002, quando disse, nello stupore del Paese: “L'on Berlusconi sa per certo che gli è stata data garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Voi ci avete accusato, nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto di interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni” E ciò in violazione della legge 30 marzo 1957, ignorando l'appello di Giorgio Bocca, Paolo Sylos Labini e Giuseppe Laterza. Non c'era stata ignoranza ma un consapevole patto scellerato tra D'Alema e il suo amico di Arcore.
Un regime nato e cresciuto sui rapporti con la mafia stragista, sui servizi deviati alleati della mafia, sui poteri occulti, sulle ingiustizie sociali, sui potentati economici, sulla umiliazione della scuola pubblica e dell'Università.
https://www.facebook.com/FImposimato/posts/10151013980471750
Favia e Tavolazzi, “due serpi in seno”.
Tavolazzi e Storari ai tempi della concordia.
Accuse dell’ex Ppf Mantovani. E Storari ricostruisce l’affaire Parma.
Serpi in seno, schizzi di veleno, traditori. Si alimenta anche a livello locale la spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle. Nel caso specifico a stigmatizzare il comportamento dei reprobi Favia e Tavolazzi è Tommaso Mantovani che, abbandonata la diplomazia dei giorni successivi al suo addio a Progetto per Ferrara (vai all’articolo), rincara la dose dopo le critiche al consigliere comunale di essere “ondivago, non trasparente, in contrasto con il Movimento 5 Stelle” (leggi).
Questa volta il j’accuse di Mantovani si allarga a Giovanni Favia, il consigliere regionale Cinque Stelle, ormai arcinoto per il fuori onda contro Casaleggio trasmesso da La 7 (leggi). “Sono convinto che se il M5S non fosse quotato al 15-18% Tavolazzi e Favia se ne sarebbero andati da un pezzo”. Iniziano così le rimostranze dell’ex ppf ‘confidate’ sui commenti di Estense.com: “la questione è tutta qui, secondo me: c’è chi vorrebbe trasformare il Movimento5 Stelle in un partito, con strutture e software portatori di ‘democrazia diretta’ (ma che spesso hanno solo l’aria della moda tecnologica) per poter entrare in Parlamento. E c”è chi un altro partito inevitabilmente simile agli altri, non lo vorrebbe, ma preferirebbe un movimento che spingesse tutti ad occuparsi di politica nel senso del bene comune, non della carriera personale o della squadra di appartenenza”.
Il riferimento è tutt’altro che mediato. “Non mi stupirei che ora Grillo – prosegue Mantovani - consapevole di essersi allevato due serpi in seno (né Favia né Tavolazzi avrebbero avuto gli stessi voti senza di lui) mandasse tutti a quel paese e mollasse la politica… ma forse è proprio questo che qualcuno spera. E dovrà rendere conto del danno arrecato a tutti gli attivisti e i simpatizzanti del MoV5stelle, non solo ai propri lecchini”.
Poco prima, scontrandosi con i suoi detrattori, il grillino ribadisce che in Ppf, “tranne qualche eccezione, sono rimasti solo quelli che odiano Grillo e postano solo schizzi di veleno. Ma allora perché sforzarsi di dire che si è ancora nel MoV5stelle? Forse perché nei sondaggi è dato al 15%?”. E ancora: “Traditore è chi adesso sputtana Grillo con tutti i link possibili sul googlegroup di Ppf. Me ne sono andato soprattutto per questo”. Infine, sulla democraticità del suo ex capogruppo: “Mi sembra di sognare…. Tavolazzi che critica Grillo per “le modalità decisionali” e per gli utenti “che non vengono mai chiamati a discutere e votare”… Ma guardi prima quello che fa lui, su democrazia e trasparenza, con decisioni prese sì e no in cinque, quando va bene, per tutta la lista. E si faccia una ragione: che gli piaccia o no siamo tutti fuori dal Mov5stelle. È inutile che usi il “noi”, sperando in qualche scissione del movimento. Fa finta di difendere Grillo e poi lo sputtana appena può: ho sentito più cattiverie su grillo da Tavolazzi & co. che in tutto il web. E Ferrara ha perso un’occasione epocale di cambiamento”.
Dopo Mantovani, arriva tramite lettera lo sfogo del secondo ex Ppf, il primo però ad andarsene come rivelò in anteprima Estense.com, l’ex portavoce e cofondatore della lista Angelo Storari (vai all’articolo). Storari smentisce le parole di Favia riportate dal Fatto Quotidiano, al quale assicura di essere estraneo all’affaire Tavolazzi-Parma. Il 23 maggio il grillino si trovava a Comacchio in attesa del comizio di Grillo. “Favia, senza nascondersi, anzi piuttosto erga omnes – ricorda Storari -, dice pubblicamente che in caso di vittoria a Parma di Pizzarotti, Tavolazzi verrà chiamato per fare il dg, vista la difficile situazione del Comune di Parma. Addirittura, assai ben informato, arriva a citare il nome del primo dei non eletti che dovrà nel caso rimpiazzare Tavolazzi nel consiglio comunale di Ferrara” (Mantovani, ndr).
“Tavolazzi ben una settimana dopo, la sera del 30 maggio – ricostruisce l’ex portavoce -, nella consueta riunione settimanale della lista civica, afferma che il giorno prima (mercoledì) ha ricevuto da Pizzarrotti una generica “richiesta di aiuto da parte nostra”. Valentino dirà poi di aver usato termini generici, ma di essersi riferito alla proposta di direttore generale a Parma, motivando il fatto con la presenza di nuovi arrivati. Anche successivamente in un dialogo vis a vis, confermerà tale versione”.
Due versioni abbastanza discordanti, quelle di Tavolazzi e di Favia. “Mi sembra difficile comprendere come entrambi possano dire la verità – pungola Storari -, ma se qualcuno riuscisse a farlo, ne saremmo ben felici. Se il fine reale era di far evolvere e crescere il Movimento, si è sbagliato su tutto il fronte. Tempi, modi, parole, toni, linguaggi”.
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