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lunedì 21 novembre 2016
giovedì 12 febbraio 2015
Imposimato denuncia gli Usa all'Aja: "Sapevano dell'11 settembre". - Raffaele Gambari
Un avvocato italiano, l’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato, sta preparando una denuncia al Tribunale internazionale penale dell’Aja perché, a suo dire, pur sapendo che era in preparazione l’attentato alle Twin Towers la Cia non fece nulla per fermarlo.
Oltretutto, secondo il presidente onorario aggiunto della suprema Corte di Cassazione, che a suo tempo indagò sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, che ora assiste la famiglia come avvocato, titolare dell’inchiesta sull’attentato al papa in piazza San Pietro e già presidente della commissione parlamentare antimafia, le Twin Towers crollarono non soltanto per l’impatto dei due aerei dirottati dai terroristi di Bin Laden. I periti esperti della Nist, un’agenzia federale di sicurezza degli Usa, che hanno svolto un'indagine sull’attentato, ‘’sanno che in quei due grattacieli erano stati collocati degli ordigni, così come in un terzo palazzo adiacente alle Torri Gemelle, la torre numero 7, che crollò su se stessa, come si vede in alcune riprese televisive, senza che in questa ci fosse un impatto con un aereo, come avvenne nelle altre due”.
L’ipotesi di reato che Imposimato, come rivela il magistrato ad Affaritaliani, ha intenzione di formulare “insieme con altri studiosi ed esperti nell’adire presso la Corte penale internazionale dell’Aja, attraverso il procuratore della Corte stessa, è di concorso nelle stragi che l’11 settembre del 2001 causarono 3.000 morti alle Torri Gemelle più altri decessi nell’attacco al Pentagono”.
Di questa storia di presunte commistioni tra servizi segreti statunitensi e Bin Laden, c’è una vasta letteratura internazionale.
Fantapolitica o realtà? Di certo, come ha detto qualche giorno fa Imposimato parlando con alcuni giornalisti a Latina, a margine del quarto convegno nazionale dei giudici scrittori, dell’attentato alle Torri Gemelle se ne é discusso nell’incontro di “Toronto Hearings”, un tribunale internazionale indipendente, una sorta di Tribunale Russel, che si è riunito dall’8 al 12 settembre scorsi a Toronto, in Canada, composto da giudici internazionali, che ha ascoltato 17 testimoni. A quell’incontro Imposimato c’era. Da qui la sua intenzione di ricorrere al Tribunale penale internazionale dell’Aja, lo stesso che ha arrestato e mandato sotto processo per genocidio gli autori dei massacri nella guerra di pulizia etnica in quei paesi sorti in seguito al crollo dell’ex Jugoslavia.
Imposimato, perché intende rivolgersi al Tribunale penale internazionale dell’Aja?
“Perché diversi esponenti di vertice della Cia pur sapendo della presenza di terroristi nel territorio Usa fin dal gennaio 2001 provenienti dall’Arabia Saudita e considerarti come sospetti terroristi e pur sapendo che essi erano arrivati a Los Angeles dal 15 gennaio 2001 per addestrarsi sugli aerei da usare come missili contro edifici americani, non informarono l’Fbi, che è l’unico organismo competente a contrastare il terrorismo in territorio americano, in tal modo lasciando che gli attentati avvenissero eseguiti l’11 settembre 2001”.
Chi porterebbe come imputati e come testimoni in questo processo?
“Chiederò di ascoltare gli scienziati e i testimoni che sono stati sentiti nella Ryarson University di Toronto lo scorso settembre, che hanno dimostrato come nelle cosiddette Torri Gemelle e nella terza torre, la numero 7, siano state inserite dolosamente bombe e ordigni incendiari ed altri elementi idonei ad accelerarne il crollo. Ritengo che non aver impedito il verificarsi dell’attacco da parte di chi aveva il dovere di impedirlo, sia una gravissima colpa”.
sabato 21 giugno 2014
Bomba di Imposimato: "legge elettorale porterà alla dittatura".
Ferdinando Imposimato è un magistrato e politico italiano. È
presidente onorario della Corte Suprema di Cassazione.
Governo vuole cancellare il Senato e l'indipendenza della magistratura. "Con liste bloccate corte, tra tre e sei candidati si viola Costituzione".
ROMA (WSI) - Di fronte all'offerta del leader del M5S, Il premier Renzi mostra imbarazzo. Prima pretende lo streaming, poi irride Grillo. In realtà Renzi non vuole interferenze nel patto occulto col pregiudicato Berlusconi. Varato l'Italicum, vuole cancellare il Senato e l'indipendenza della magistratura con la legge sulla responsabilità civile.
La legge elettorale è un groviglio che farà saltare l'intero sistema democratico, portando alla dittatura. Si avvera così , grazie a Renzi, il sogno di Berlusconi di un sistema elettorale , che sfoci nella elezione diretta del Capo dello stato. La legge elettorale, incoerente con la sentenza della Consulta, prevede un premio abnorme alla coalizione che supera il 37%, portando il vincitore al 55% dei seggi. In mancanza del 37%, andrebbero al ballottaggio le due coalizioni più votate, con la probabile esclusione del M5S, superato da FI, Lega, NCD e partiti minori, avvantaggiati dal controllo di TV pubbliche e private, grazie al conflitto di interessi che Renzi e i professoroni ignorano. Altro vulnus è l'assenza di preferenze .
Con liste bloccate corte, tra tre e sei candidati si viola l'art 48 della Costituzione "Il voto é personale ed uguale e libero ". Il voto passa alle segreterie di partiti, penalizzando i partiti che vanno da soli.
Concludendo, una minoranza del 40 per cento di votanti , pari al 50 per cento degli aventi diritto al voto , e cioè al 20% degli italiani , privi di libertà, eserciterà un potere assoluto , con la falsa opposizione di Forza Italia e il perpetuarsi delle larghe intese , che controllano i mezzi di informazione . Abolito il Senato, con una sola Camera, tutte le riforme liberticide saranno possibili, anche quella presidenziale e della giustizia da sottoporre al controllo del Governo. Berlusconi propone un referendum sull'elezione diretta del Capo dello Stato nel silenzio di Renzi. Prima di approvare la legge elettorale al Senato, intervenga il Presidente della Repubblica, per le palesi violazioni della Carta. E ci pensino bene i parlamentari del Senato. Potrebbero favorire il ritorno di un condannato o cogliere l'occasione per rivelarsi capaci di salvare l'Italia dal regime.
giovedì 11 luglio 2013
Ferdinando Imposimato: "Aldo Moro ucciso dalle Br per volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Nicola Lettieri"
"L'uccisione di Moro è avvenuta per mano delle Brigate Rosse, ma anche e soprattutto per il volere di Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e del sottosegretario Nicola Lettieri". Ferdinando Imposimato, al tempo giudice istruttore della vicenda del sequestro e dell'uccisione di Moro, interviene sul Caso Moro. E lo fa da Reggio Calabria, sul palco della rassegna Tabularasa dell'associazione Urba/Strill.it.
"Se non mi fossero stati nascosti alcuni documenti - ha aggiunto - li avrei incriminati per concorso in associazione per il fatto. I servizi segreti avevano scoperto dove le Br lo nascondevano, così come i carabinieri. Il generale Dalla Chiesa avrebbe voluto intervenire con i suoi uomini e la Polizia per liberarlo in tutta sicurezza, ma due giorni prima dell'uccisione ricevettero l'ordine di abbandonare il luogo attiguo a quello della prigionia".
"Quei politici - ha detto Imposimato - sono responsabili anche delle stragi: da Piazza Fontana a quelle di Via D'Amelio.
Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti".
Lo specchietto per le allodole si chiama Gladio. A Falcone e Borsellino rimprovero soltanto di non aver detto quanto sapevano, perché avevano capito e intuito tutto, tacendo per rispetto delle istituzioni. Per ucciderli Cosa Nostra ha eseguito il volere della Falange Armata, una frangia dei servizi segreti".
Lo stesso Imposimato all'inizio di giugno ha presentato un esposto alla Procura di Roma. Secondo il giudice le forze dell'ordine sapevano dov'era la prigione di Moro. Così i magistrati di Roma hanno aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati aperto per valutare se esistano nuovi indizi per riaprire le indagini sulla morte di Aldo Moro. "Massima fiducia nella volontà dei giudici di accertare la verità sulla morte di Moro". Nel testo le rivelazioni di 4 appartenenti a forze dell'ordine e armate secondo cui il covo Br di via Montalcini fu monitorato per settimane.
Ma non è l'unica indagine che "riapre" il Caso Moro. Le dichiarazioni di Imposimato arrivano dopo che la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine relativo alledichiarazioni di due artificieri che spostano alle 11 l'ora del ritrovamento della Renault 4 con il cadavere di Aldo Moro e la presenza dell'allora ministro degli Interni, Francesco Cossiga, in via Caetani.
Già, perché Vitantonio Raso e il suo collega Giovanni Circhetta non sono mai stati interrogati. E nei giorni scorsi hanno deciso di raccontare la propria verità. Gli antisabotatori, che per primi arrivarono all'R4 rossa, con il corpo di Moro nel bagagliaio, in via Caetani, il 9 di maggio di 35 anni fa, spostano l'ora del ritrovamento dell'auto e del cadavere dello statista a prima delle 11, mentre era delle 12.30 la famosa telefonata delle Br che annunciava l'uccisione di Moro ed il luogo dove trovarne il corpo.
venerdì 2 novembre 2012
Ferdinando Imposimato
La legge contro la corruzione è un inganno in danno degli onesti per la parte che riguarda il delitto di concussione fraudolenta prima punito da quattro a dodici anni e oggi da 3 a otto anni. Si tratta del delitto più odioso perchè il pubblico ufficiale induce il cittadino a pagare la tangente senza una minaccia palese ma con un comportamento univoco che intralcia la pratica, con ritardi e pretesti burocratici, fino a quando il povero cittadino capisce che deve pagare e paga altrimenti non ottiene ciò che gli spetta. E' un ricatto , una estorsione commessa dal Pubblico Ufficiale. Molti processi per gravi delitti di concussione, che hanno comportato lo sperpero del pubblico denaro, si prescriveranno perchè la pena è ridotta. E' una amnistia camuffata a favore dei ladri di denaro pubblico più pericolosi. No a questa amnistia mascherata.
https://www.facebook.com/FImposimato
domenica 21 ottobre 2012
Il patto scellerato tra D’Alema e il suo amico di Arcore
In questi giorni il nome di Massimo D'alema è tornato molto in voga, "si candida? non si candida? glielo chiede il partito?" ... io sinceramente spero in un miracolo, se davvero esistono (e cioè che sparisca dalla politica Italiana), ma nel frattempo voglio riproporvi questa lettera (ripresa dal Post Viola) di Ferdinando Imposimato
, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, che parla appunto dell'inossidabile D'alema, così giusto per far capire meglio (a quei pochi che ancora non l'hanno capito) di chi stiamo parlando!
Il patto scellerato tra D’Alema e il suo amico di Arcore
Fu Massimo D’Alema – lo diciamo da anni- che diede a Silvio Berlusconi, nel 1994, l’assicurazione che il suo impero mediatico non sarebbe stato toccato. Ignorava l’allora capo della opposizione che il 69,3% degli italiani decide come votare guardando la TV. La verità la confessò Luciano Violante nel febbraio 2002, quando disse, nello stupore del Paese: “L’on Berlusconi sa per certo che gli è stata data garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Voi ci avete accusato, nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto di interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni”. E ciò in violazione della legge 30 marzo 1957, ignorando l’appello di Giorgio Bocca, Paolo Sylos Labini e Giuseppe Laterza. Non c’era stata ignoranza ma un consapevole patto scellerato tra D’Alema e il suo amico di Arcore.
Un regime nato e cresciuto sui rapporti con la mafia stragista, sui servizi deviati alleati della mafia, sui poteri occulti, sulle ingiustizie sociali, sui potentati economici, sulla umiliazione della scuola pubblica e dell’Università.
Ferdinando Imposimato
presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione
Il patto scellerato tra D’Alema e il suo amico di Arcore
Fu Massimo D’Alema – lo diciamo da anni- che diede a Silvio Berlusconi, nel 1994, l’assicurazione che il suo impero mediatico non sarebbe stato toccato. Ignorava l’allora capo della opposizione che il 69,3% degli italiani decide come votare guardando la TV. La verità la confessò Luciano Violante nel febbraio 2002, quando disse, nello stupore del Paese: “L’on Berlusconi sa per certo che gli è stata data garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Voi ci avete accusato, nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto di interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni”. E ciò in violazione della legge 30 marzo 1957, ignorando l’appello di Giorgio Bocca, Paolo Sylos Labini e Giuseppe Laterza. Non c’era stata ignoranza ma un consapevole patto scellerato tra D’Alema e il suo amico di Arcore.
Un regime nato e cresciuto sui rapporti con la mafia stragista, sui servizi deviati alleati della mafia, sui poteri occulti, sulle ingiustizie sociali, sui potentati economici, sulla umiliazione della scuola pubblica e dell’Università.
Ferdinando Imposimato
presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione
domenica 16 settembre 2012
Ferdinando Imposimato.
Non ci libereremo mai di Berlusconi se non ci liberiamo di Massimo D'Alema. Il governo di centro sinistra si pronunciò per l'eleggibilità di Berlusconi per l'ambizione di D'Alema che mirava ai voti del premier per stravolgere la Costituzione introducendo il Presidenzialismo.
Fu Massimo D'Alema - lo diciamo da anni- che diede a Silvio Berlusconi, nel 1994, l'assicurazione che il suo impero mediatico non sarebbe stato toccato. Ignorava l'allora capo della opposizione che il 69,3% degli italiani decide come votare guardando la TV. La verità la confessò Luciano Violante nel febbraio 2002, quando disse, nello stupore del Paese: “L'on Berlusconi sa per certo che gli è stata data garanzia piena nel 1994 che non sarebbero state toccate le televisioni. Voi ci avete accusato, nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto di interessi e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni” E ciò in violazione della legge 30 marzo 1957, ignorando l'appello di Giorgio Bocca, Paolo Sylos Labini e Giuseppe Laterza. Non c'era stata ignoranza ma un consapevole patto scellerato tra D'Alema e il suo amico di Arcore.
Un regime nato e cresciuto sui rapporti con la mafia stragista, sui servizi deviati alleati della mafia, sui poteri occulti, sulle ingiustizie sociali, sui potentati economici, sulla umiliazione della scuola pubblica e dell'Università.
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