venerdì 5 ottobre 2012

GRILLO PRESENTA IL MOVIMENTO NAZIONALE 5 STELLE.



Presentazione a Milano del Movimento Nazionale a 5 stelle di Beppe Grillo, davanti a 2000 attivisti provenienti da tutta Italia nasce il Movimento di Libeazione Nazionale.


Rimborsi chilometrici, Del Balzo batte Fiorito. - Ernesto Menicucci


Romolo Del Balzo

Romolo Del Balzo

I benefit per i consiglieri della Regione Lazio: benzina, telepass e Ztl: oltre 20 mila euro all'anno. Solo in 4 rinunciano.

ROMA - Il recordman è Romolo Del Balzo, da Minturno, ex presidente della Commissione sulle Olimpiadi: per fare su e giù con la Pisana, al consigliere Pdl del sud pontino finiscono in tasca 1.813,05 euro al mese, 21.756 euro l'anno. Uno stipendio (e che stipendio!) in più, derivante da una meravigliosa - per loro - voce inserita nella busta paga di gran parte degli eletti alla Regione: il rimborso chilometrico, una manna dal cielo. (Guarda la classifica)

Benefit che, nel 2011, è costato ai cittadini laziali 370 mila euro totali: basta abitare ad oltre 15 chilometri di distanza dalla sede del consiglio regionale. Cioè, trattandosi della Pisana, fuori dal Grande Raccordo Anulare, vale per quasi tutti: nel 2011, 52 consiglieri su 70 ne hanno usufruito. Oltre allo stipendio, all'indennità di carica, ai 4.190 euro al mese per «il rapporto elettore/eletto» (ora dimezzati), ai circa 130 mila euro l'anno per una fantomatica «attività politica» (e si è visto come venivano utilizzati questi soldi), questi fortunati godevano di 0,40 centesimi ogni chilometro percorso, pass Ztl per il centro storico, apparecchio Telepass.
Per la benzina, si calcola la residenza anagrafica. E Del Balzo, guida Michelin alla mano, da Minturno alla Pisana si «sobbarca» circa 300 chilometri a volta, tra andata e ritorno. Il totale, moltiplicato per 18 presenze mensili (il massimo previsto) fa 1.800 euro.
Dietro lui, implacabile, «er Batman» Franco Fiorito, «il federale di Anagni». Vuoi che non ci metteva anche un rimborsino chilometrico, per riempire il serbatoio della X5 comparata coi soldi destinati al gruppo Pdl? «Francone» è secondo, con 1.744,20 euro. al mese, 20.930 euro. Lidia Nobili, con la sua Porsche, da Rieti si becca 1.009 euro al mese. Poi, giù giù, tutti gli altri. Con qualche «mosca bianca».
Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi, ha rinunciato a tutto: «Niente rimborso chilometrico, niente telepass, niente Ztl». Il 20 luglio, Bonelli scrive al presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese: «Non avendo una macchina e qualora il contributo fosse erogato a mio favore, chiedo di voler provvedere alla sua rimozione». Zero euro risultano anche vicino alle caselle di Roberto Carlino (Udc), l'immobiliarista che guidava la commissione Ambiente, e di Francesco Storace, leader de «La Destra». Fuori dai rimborsi anche cinque membri dell'ufficio di presidenza: oltre ad Abbruzzese, che viaggia con l'auto di servizio, Isabella Rauti (Pdl), Bruno Astorre (Pd), Claudio Bucci (Idv) e Raffaele D'Ambrosio (Udc). Figura tra i rimborsati, invece, Gianfranco Gatti (Lista Polverini), altro segretario del consiglio di presidenza: 1.138 al mese, nonostante il diritto all'auto blu.
Tra i rimborsi record, al terzo posto c'è Annalisa D'Aguanno (Pdl), consigliera di Cassino, con 1.377 euro al mese. Al quarto Anna Maria Tedeschi (Idv) con 1.285, al sesto Francesco Battistoni che, pur essendo a capo della commissione Agricoltura (e potendo usufruire dell'auto di servizio) si porta a casa 1.266 euro. Non è l'unico, tra i presidenti di commissione: ci sono Alessandra Mandarelli (Sanità, Lista Polverini: 927 euro), Rodolfo Gigli (Lavori pubblici, Udc: 899 euro), Francesco Scalia (Vigilanza, Pd: 817 euro), Giovanni Di Giorgi (Pdl, Stefano Galetto (Patrimonio, Pdl: 734 euro), Luigi Abate (Sicurezza, Lp: 720 euro), Filiberto Zaratti (Anti-criminalità, Sel: 449 euro), Roberto Buonasorte (Urbanistica, La Destra: 376 euro), Giancarlo Miele (Sviluppo economico, Pdl: 275 euro), Francesco Saponaro (Commercio, Lp: 275 euro). Oltre a Fiorito, dieci i capigruppo rimborsati: Luciano Romanzi, Ivano Peduzzi (Fds), Giuseppe Rossodivita (Radicali), Mario Mei (Api), Antonio Paris (Misto), Rocco Pascucci (Mpa), Luigi Nieri (Sel), Olimpia Tarzia (Responsabili), Giuseppe Celli (Civica dei cittadini) e Francesco Pasquali (Fli). Fuori dai rimborsi i «big»: Esterino Montino (Pd), Mario Brozzi (Polverini), Vincenzo Maruccio (Idv) e Francesco Carducci (Udc).

Lazio, esauriti i fondi per malati Sla "Senza macchine non potranno comunicare".


Lazio, esauriti i fondi per malati Sla "Senza macchine non potranno comunicare"


La denuncia di Viva la vita Onlus, l'associazione dei familiari di persone affette da sclerosi laterale amiotrofica e che tutela chi ha gravi disabilità. Il presidente Pichezzi: "Saranno lasciati tutti in un  muto silenzio, questo è inaccettabile".

Emergenza fondi per i malati di Sla. Sono quasi esauriti, infatti, i soldi destinati dalla Regione Lazio per macchinari che aiutano nella comunicazione i malati di sclerosi laterale amiotrofica. E tutte le persone con gravi disabilità. La denuncia di "Viva la vita onlus", associazione che riunisce e tutela i familiari e i malati di Sla.

"Persone per lo più totalmente lucide che non hanno la possibilità di comunicare con l'esterno - ha denunciato la Onlus - Saranno lasciate chiuse nel loro muto silenzio". "Del fondo iniziale di 1.535.670 euro rimane solo il 3% - aggiunge Viva la Vita - E la Regione Lazio è rimasta a guardare senza cercare alcuna soluzione alternativa".

"Il Lazio, nel 2006, si è distinto per essere il primo in Italia a mettere su un percorso virtuoso - ha ricordato la Onlus - Che consentisse ai malati di Sla di poter avere un comunicatore e tutti i servizi connessi".

Viva la vita onlus sottolinea che il parco macchine, ad oggi, conti circa 1.500 ausili e comprenda comunicatori a puntamento oculare, cioè macchine a più basso contenuto tecnologico, fino ai campanelli di chiamata, per una spesa media a paziente di circa 9mila euro. 

"Ausili in circolo non solo acquistati - spiega l'associazione - Ma anche rimessi in utilizzo sono circa il 15%. All'interno di un percorso che prevede un attento monitoraggio dei pazienti, capacità di rivalutazione e di riparazione in caso di guasti". 

"Da regione di eccellenza, per avere speso molto bene questi fondi, adesso siamo la Regione in cui i malati rischiano di non comunicare" ha detto Mauro Pichezzi, presidente di Viva la Vita onlus.

Che ha aggiunto: "La nostra proposta, per tamponare l'emergenza per un anno, è di impiegare 500mila euro da anticipare attraverso il fondo regionale sociale dedicato alla Sla, di 9 milioni di euro." "E continuare così a erogare comunicatori finché si rendano disponibili nuovi fondi ministeriali", ha concluso il presidente della Onlus Pichezzi.

De Gennaro - sentenza Diaz.



Dopo la sentenza Diaz, Gianni De Gennaro in un Paese civile dovrebbe dimettersi! 
"Le parole con le quali la Cassazione spiega perché, il 5 luglio scorso, confermò le condanne agli ex funzionari di polizia colpevoli della mattanza alla Diaz, riescono a restituire giustizia e verità a una delle pagine più buie della storia del nostro Paese. La condotta violenta della polizia ha "gettato discredito 

sulla Nazione agli occhi del mondo intero": emerge così in 186 pagine la brutale verità che da undici anni segna i corpi e le menti delle vittime di quella notte e la memoria di una generazione che a Genova, nel luglio 2001, trovò il battesimo di fuoco.... E allora si possono dopo undici anni chiudere quei buchi neri che si aprirono a Genova? Sì, esigendo che l'Italia, attraverso le sue massime cariche, chieda scusa e introduca il reato di tortura nel nostro codice penale. Se la nube tossica che ha coperto la mattanza della Diaz si è in parte dissolta con la sentenza di luglio, rimane intollerabile e imbarazzante che colui che era la mente di quella catena di comando, Gianni De Gennaro, sia oggi Sottosegretario. In un Paese civile dovrebbe dimettersi!" 



Regioni, sforbiciate a poltrone e vitalizi. Monti: “Scandali? Danni incalcolabili”.


Regioni, sforbiciate a poltrone e vitalizi. Monti: “Scandali? Danni incalcolabili”


Il governo approva un decreto "anti-Casta": compensi abbassati al livello della Regione più virtuosa, eliminazione dei vitalizi, finanziamenti ai partiti dimezzati. E se una Regione non ci sta viene commissariata. Ma ora nel mirino finiranno anche le competenze.

Gli scandali della cattiva politica fanno parte di “un’Italia vecchia”, da archiviare il prima possibile anche grazie all’azione del governo. L’operazione di “messa in soffitta” della politica vecchia la assume il presidente del Consiglio Mario Monti, che si dice convinto che il decreto legge taglia spese, in accoppiata con le misure per la crescita, trasformeranno il Paese. Parole che arrivano quando il Consiglio dei Ministri è ancora in corso, impegnato proprio a esaminare il pacchetto sugli sperperi di assessori e consiglieri. Ma che lui riprenderà proprio a riunione terminata e con accenti, se possibile, ancora più duri: “Possiamo immaginare quale effetto può avere sull’immagine dell’Italia – riflette – quando si verificano episodi di evasione fiscale o corruzione. Che può pensare un cittadino straniero quando vede scorrere certe immagini alla televisione. Per l’Italia è un danno incalcolabile“. ”Siamo impegnati, il ministro Grilli, io e anche gli altri ministri – ha proseguito il capo del governo – a far crescere il rispetto dell’Italia. E’ un lavoro che richiede il rispetto dei cittadini italiani, che richiede una grande presenza nelle sedi internazionali per spiegare che l’Italia non corrisponde ai pregiudizi con cui spesso la si dipinge”.
Da dove passa la ristrutturazione della facciata dell’Italia? Quello del governo è un bisturi che sembra voler mirare ai nodi principali di sprechi e spese allegre soprattutto nelle Regioni. Compensi abbassati al livello della Regione più virtuosa, eliminazione dei vitalizi, finanziamenti ai partiti dimezzati. E se c’è una Regione che non ci sta, benissimo: scioglimento del consiglio, commissariamento e tutti a casa. 
L’opinione pubblica, riprende Monti, “è sgomenta di fronte a fatti che minano gravemente la fiducia e la reputazione del Paese e la sua credibilità” continua Monti. Si rischia di vanificare “lo sforzo che stiamo tutti facendo perché il ruolo dell’Italia, paese civile e democratico, venga pienamente riconosciuto a livello internazionale”. ”Siamo impegnati a far crescere il rispetto per l’Italia” spiega. “Ed è un lavoro che richiede una grande presenza nella sedi internazionali per spiegare che l’immagine dell’Italia non corrisponde ai pregiudizi con cui spesso la si dipinge”. Ma gli scandali “inqualificabili” venuti alla luce in questi ultimi giorni “minano la fiducia dei cittadini verso le istituzioni e la credibilità dello Stato”, rischiando di vanificare “gli sforzi che stiamo facendo perché il ruolo dell’Italia sia riconosciuto a livello internazionale”. Tanto che Monti, preparato il terreno e tracciato il solco, a questo punto rilancia: “Temi come la lotta alla corruzione dovrebbero far parte del Dna di ogni partito e spero che si raggiunga presto un accordo perché tassello essenziale per il Paese”.
Obiettivo: rivedere le competenze tra Stato e Regioni. Ma non finisce qui. Il bisturi di Monti sembra puntare ancora più in alto. Allo stesso Titolo V della Costituzione modificato in Parlamento dal centrosinistra e poi confermato da un referendum popolare. Al decreto legge sui costi della politica, spiega una nota di Palazzo Chigi, “seguiranno presto altri provvedimenti che comporteranno una proposta di revisione della ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni al fine di assicurare un assetto razionale ed efficiente, con l’eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni burocratiche e chiameranno regioni ed enti locali a concorrere agli obiettivi di finanza pubblica, al consolidamento dei conti e al rispetto del pareggio di bilancio”. D’altronde, prosegue il comunicato del governo, l’aumento del deficit di bilancio di molte amministrazioni è il risultato, oltre che del ricorso all’indebitamento, anche dell’utilizzo opaco dei fondi da parte di alcune regioni e di un sistema farraginoso di controllo e valutazione delle performances. Con una crescita di spesa stellare. “Secondo i dati diffusi da Cgia Mestre a settembre 2012, nell’ultimo decennio la crescita della spesa delle Regioni è stata del 74,6%, pari a 89 miliardi di Euro” dicono dal governo. “Nel 2010 – si legge nella nota dell’esecutivo – (anno a cui risale l’ultimo dato disponibile riferito ai bilanci di previsione) le uscite complessive delle Regioni hanno superato i 208,4 miliardi di euro”.
Sindaci spreconi incandidabili per 10 anni. Arriva dunque il giro di vite per tutti gli amministratori locali. Sindaci e presidenti di provincia colpevoli di default saranno incandidabili per dieci anni e si troveranno a dover pagare mega multe: la Corte dei conti potrà infatti imporre una sanzione da cinque a venti volte la retribuzione dovuta al momento della violazione. Confermato poi il nuovo ruolo per i magistrati contabili, che dovranno fare controlli “preventivi” e che potranno farsi aiutare dalla Guardia di Finanza e dalla Ragioneria Generale dello Stato.
La Regione non controlla? Niente soldi. Le Regioni che non introdurranno il sistema di controllo di spesa previsto dal decreto varato oggi dal governo saranno sanzionate con un taglio fino all’80% dei trasferimenti dello Stato, eccetto che su sanità e trasporto. 
Taglio di consiglieri e assessori entro 6 mesi. Il decreto taglia il numero di consiglieri eassessori applicando il decreto anticrisi 138 del 2011. La riduzione dovrà essere realizzata entro 6 mesi dall’entrata in vigore, ad esclusione delle Regioni in cui è prevista una tornata elettorale per le quali il limite verrà applicato dopo le elezioni. 
Dimezzati i finanziamenti ai partiti. I finanziamenti e le agevolazioni in favore dei gruppi consiliari, dei partiti e dei movimenti politici vengono decurtati del 50% e adeguati ai livelli della Regione più virtuosa. Saranno aboliti i finanziamenti ai gruppi composti da un solo consigliere.
Tracciabilità delle spese dei gruppi. Sulle spese dei gruppi consiliari arriva un meccanismo di trasparenza che prevede la tracciabilità, oltre al controllo della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza.
Vietato il cumulo di indennità, eliminati i vitalizi. I compensi dei consiglieri e degli assessori vengono regolati in modo che non eccedano il livello di retribuzione riconosciuto dalla Regione più virtuosa. Vietato il cumulo di indennità ed emolumenti. Saranno eliminati i vitalizi e sarà introdotto metodo contributivo per il calcolo della pensione. “Nelle more, non potranno essere corrisposti trattamenti pensionistici o vitalizi – si legge nel comunicato di Palazzo Chigi – in favore di coloro che abbiano ricoperto la carica di presidente della Regione, di consigliere regionale o di assessore regionale solo se i beneficiari abbiano compiuto 66 anni d’età e ricoperto la carica, anche se non continuativamente, per almeno 10 anni”.
Commissariata la Regione che non applica le misure. Per le Regioni che si rifiutano di attuare le misure di taglio ai Costi della politica previsto dal decreto approvato oggi è previsto lo “scioglimento del Consiglio per gravi inadempienze di legge”. 
“Dieta” anche su consulenze e auto blu. Il decreto sui costi della politica obbliga anche le Regioni ad attenersi alle regole statali in materia di riduzione di consulenze e convegni, auto blu, sponsorizzazioni, compensi degli amministratori delle società partecipate.
Società partecipate nel mirino. Nel mirino finiscono anche le società partecipate degli enti locali: gli obiettivi gestionali così come il quadro dei conti dovranno essere monitorati. L’intenzione è quella di fare in modo che tutte le amministrazioni abbiano nel giro di qualche anno le finanze in ordine e dunque il decreto legge rafforza quanto previsto dalla normativa già in vigore: agli enti locali viene infatti data la possibilità di deliberare “aliquote o tariffe di tributi nella misura massima consentita”. Il piano però non potrà durare più di cinque anni. Intanto arriva la possibilità di modificare le aliquote dell’Imu fino al 31 ottobre, riaprendo così i termini scaduti a settembre. 
L’Anci: “E i ministri che il buco l’hanno fatto non pagano?”. Il governo, insomma, arriva in codice rosso e cerca di salvare il salvabile. Ma c’è chi ricorda che la responsabilità non è solo di chi c’è ora, ma anche di chi ci è stato: “Noi sindaci non ci sottraiamo alle valutazioni e alle responsabilità che per forza si devono avere quando si gestisce denaro pubblico, però mi chiedo se non sarebbe il caso di sanzionare allo stesso modo quei ministri che hanno portato il debito pubblico italiano a quasi 2 mila miliardi di euro” afferma il presidente dell’Anci Graziano Delrio. ”Mi chiedo ad esempio – ha aggiunto – che cosa debba fare un neosindaco di un Comune praticamente dissestato che dopo un mese di mandato è costretto a chiedere aiuto allo Stato per non fallire: in questo caso spero che la responsabilità del tracollo non sia dei sindaci chiamati a gestire ex post quella situazione”. Il provvedimento che sta adottando il governo Monti, spiega ancora il presidente dell’Anci, “è molto simile a una proposta che a suo tempo fece il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli e anche a lui avevamo detto sì. Ma la responsabilità nella gestione dei soldi pubblici deve essere estesa a tutti i livelli, senza sparare nel mucchio”.

La Corte dei Conti: "Taglio delle tasse dalla lotta all'evasione fiscale".




Il presidente Giampaolino: "Serve un patto sociale"



Il presidente della Corte dei Conti Giampaolino: "L'evasione determina un effetto domino. Ci vuole un'elevata sensibilità politica e un ampio consenso sociale. L'Italia ai primissimi posti nel mondo. Dalla propensione a non dichiarare Iva e Irap minor gettito per 46 miliardi".
Roma, 3 ottobre 2012 - Destinare almeno parte dei recuperi della lotta all'evasione alla riduzione del prelievo complessivo; un modo per dare concretezza a una sorta di 'patto sociale'basato su un diffuso consenso nei confronti dell'azione di riduzione dell'evasione". Lo ha detto il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, in un'audizione al Senato.

Giampaolino ha proseguito: "Difficilmente il comportamento evasivo si esaurisce in un'unica violazione. Di norma, si e' in presenza di un circuito dell'evasione caratterizzato da un effetto domino'': si parte dall'Iva ''con un aggravio della spesa sociale''.
Nella lotta all'evasione fiscale "e' necessario poter contare su un'elevata sensibilita' politica e su un ampio consenso sociale". ha detto Giampaolino, alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato. "Il recupero di quote crescenti di evasione - ha sostenuto - rappresenta una delle condizioni per il riequilibrio della finanza pubblica, per il contenimento delle sperequazioni distributive e per l'avvio della ripresa economica".
I dati forniti durante l'audizione non sono positivi per l'Italia. Il nostro Paese, ha detto Giampaolino ''si colloca ai primissimi posti nella graduatoria internazionale'' per l'evasione, ricordando che gli ultimi dati Ocse danno il Belpaese al terzo posto fra i paesi dell'area. Alle spalle solo di Turchia e Messico.
Poi ha affermato che la "propensione a non dichiarare" l'Iva e l'Irap è causa di un minore gettito lordo per l'erario che ammonta a oltre 46 miliardi di euro l'anno.

Gnutti e Consorte indagati per la bancarotta della Snia.

giovanni consorte

Bancarotta della Snia, indagati tra gli altri anche il finanziere Emilio Gnutti e Giovanni Consorte. I loro nomi figurano nell'avviso di chiusura dell'indagine sulla bancarotta della storica società chimica dichiarata insolvente nell'aprile del 2010. 

L'atto che precede, di norma, la richiesta di processo è stato inviato dal pm Mauro Clerici a una quindicina di persone, accusate, a vario titolo, dì bancarotta fraudolenta attraverso la scissione distrattiva e operazioni dolose e falso in bilancio.

Nel 2004 Snia divise l'attività chimica da quelle biomedicali che confluirono dentro Sorin. Secondo l'accusa, i bilanci tra il 2004 e il momento in cui venne dichiarata l'insolvenza sarebbero stati falsi. Gnutti e Consorte facevano parte del Cda della società quando venne votata la scissione.


http://www.unita.it/economia/gnutti-e-consorte-indagati-br-per-la-bancarotta-della-snia-1.452258