lunedì 24 dicembre 2012

Le "Ragioni di Stato" e le parole vuote di Nicola Mancino. - Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo


mancino-interrogato-processo
“Ho buoni e doverosi motivi per affermare che io non sono stato spregiudicato nel coinvolgere nelle indagini sulla cosiddetta trattativa il capo dello Stato, che ho sempre stimato per la sua alta funzione e con il quale ho avuto modo di conservare, collaborando, stima, rispetto, amicizia e devozione”.
La penosa replica dell'ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino, alle pesanti accuse di Agnese Borsellino rilasciate alla giornalista di Servizio Pubblico si commenta da sola. L’ex vice presidente del Csm ha ribadito la sua totale estraneità alla trattativa Stato-mafia: “Non ho mai saputo niente e, perciò, non ho avuto nessun ruolo...”. 
Al di là della sua prevedibile autodifesa resta però ancora sospesa la mancata spiegazione di una sua affermazione intercettata al telefono con l’allora Consigliere di Giorgio Napolitano, Loris D’Ambrosio, scomparso lo scorso 26 luglio. In quella telefonata il privato cittadino Nicola Mancino dichiarava di essere “un uomo solo” che in quanto tale “va protetto” affinché non chiami in causa “altre persone”. 
Di fronte alla nostra richiesta di un chiarimento Mancino aveva definito “una sciocchezza” la domanda stessa, aggiungendo che prima di rispondere alla stampa lo avrebbe riferito “al giudice”. 
Ma allo stato non ci risulta alcuna sua intenzione di fare chiarezza in merito. La sua paventata “estraneità” alla trattativa Stato-mafia stride ulteriormente con le sue stesse affermazioni fatte a D’Ambrosio. 
Quello che vorremmo chiedere al senatore Mancino è cosa avrebbe risposto se a chiedergli conto di quella telefonata fosse stata la signora Agnese Borsellino. Quali giustificazioni avrebbe utilizzato per sviare l’attenzione dalla gravità di quelle sue affermazioni? E soprattutto quale diabolica “ragione di Stato” avrebbe possibilmente chiamato in causa per scagionare se stesso e quelle “altre persone” coinvolte di cui sarebbe a conoscenza? 
Il suo silenzio è forse legato alla paura di finire vittima di un sistema criminale che non perdona coloro che “parlano”? Al momento non è possibile ipotizzare se Mancino mai riferirà ad un giudice tutto – ma proprio tutto – quello che sa su una trattativa che si è consumata anche nel periodo della sua reggenza al ministero dell’Interno. 
“Perché Paolo rientrato la sera di quello stesso giorno da Roma, mi disse che aveva respirato aria di morte?”, si è chiesta la signora Agnese. Il riferimento al primo luglio 1992 è legato al suo incontro al Viminale con Paolo Borsellino. Senatore Mancino, a distanza di vent’anni, seppur con fatica, lei ammette di avergli potuto stringere la mano, ma non chiarisce minimamente il tema di quell’incontro. Oggi, dopo le dichiarazioni di Agnese Borsellino, lei tenta nuovamente la carta dell’auto assoluzione. 
Di fonte alla purezza d’animo della signora Agnese nei confronti della quale siamo tutti debitori e soprattutto di fronte alla pretesa di giustizia della vedova del giudice Borsellino lei ha il dovere di dire la verità. Non ci potrà essere alcuna “ragione di Stato” eterna che potrà proteggere chi la utilizza a mo’ di scudo protettivo. Allo stesso modo non ci potrà essere alcuna garanzia di impunità per chi non ha intenzione di fare luce sul biennio stragista ‘92/’93, costoro non potranno in ogni caso ritenersi esenti da eventuali ritorsioni da parte di quegli stessi apparati che hanno ordito stragi e depistaggi. Probabilmente è questo il dilemma che agita le notti e i giorni di coloro che, in un modo o nell’altro, sono stati protagonisti o spettatori della trattativa. E Nicola Mancino non può non essere consapevole di ciò. Se, come abbiamo riportato all’inizio, Mancino afferma di non essere stato “spregiudicato nel coinvolgere nelle indagini sulla cosiddetta trattativa il capo dello Stato” implicitamente fa intendere invece di avere coinvolto Napolitano.
E allora perché l’ha coinvolto?

Italo Calvino.



“Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perchè le risorse mancano, o i costi sono eccessivi.
Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.”
Italo Calvino


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A Varchetella. - Francesca Riccio



a Varchetella...la barchetta....la giostra che veniva montata dal giostraio ambulante quando c'era la festa del sabti del quartiere, e costava cinquanta lire...e anche quando non c'erano i soldi per salirci restavamo comunque intorno a guardarla.....

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Siria: centinaia di morti in un raid aereo su un panificio.



Un nuovo massacro porta la guerra in Siria sulle prime pagine di tutto il mondo: decine di civili, 94 secondo gli attivisti, oltre 300 secondo al Arabiya, sono rimasti uccisi da un bombardamento aereo mentre facevano la fila per comprare un pezzo di pane, a Helfaya, nella provincia di Hama.

"C'erano mille persone in coda", ha raccontato un testimone ad al Arabiya: "Da giorni non arrivava farina, oggi per la prima volta il panificio aveva prodotto qualcosa". Tra le
vittime molte donne e bambini. I video pubblicati sul web dagli attivisti anti-regime mostrano decine di cadaveri dilaniati, brandelli di carne umana sparsi ovunque, il sangue che imbratta la strada e le mura dell'edificio rimaste in piedi. Uno scatto
tra gli altri testimonia la strage, quello di un ribelle che raccoglie una tradizionale pita, il pane siriano, da una pozza di sangue.

"Quando sono arrivato c'erano mucchi di cadaveri, anche donne e bambini", racconta un altro attivista. I comitati locali dell'opposizione (Lcc) hanno contato almeno
90 morti, ma il bilancio finale e' difficile da prevedere: "Stiamo ancora effettuando i soccorsi, i feriti sono molti, il numero finale dei morti e' destinato a crescere a dismisura", avvertono sui social network.

La notizia del massacro nella citta' conquistata dai ribelli la scorsa settimana, e' rimbalzata in tutto il mondo, come anche nel Paese nonostante i limiti imposti dalla censura: numerose manifestazioni spontanee si sono celebrate sfidando il regime,
accusato di questo nuovo orrendo crimine. A Gharb Mashtal, un sobborgo di Hama, "l'esercito siriano ha sparato sulla folla", denunciano ancora gli Lcc in una nota diffusa in tarda serata.

Non e' la prima volta che le forze fedeli al presidente Bashar al Assad finiscono con il colpire luoghi di raduno dei civili: questa estate un bombardamento su un panificio di Aleppo ha causato almeno 60 morti, e spinto le organizzazioni della difesa dei diritti umani, tra le quali Human Rights Watch, a condannare il governo di Damasco, accusato di non prestare troppa attenzione agli obiettivi da colpire, e dunque di sparare intenzionalmente sui civili.

I sodali di Assad rimandano al mittente le accuse, spiegando che sono i ribelli, i 'terroristi', che si nascondono tra i civili perche' questi vengano colpiti. L'escalation militare delle ultime settimane, con il regime che ha iniziato a usare i missili Scud contro le postazioni dei ribelli nel nord, sta causando oltre 100 morti al giorno.
Israele sottolinea che "nonostante il governo stia perdendo" la battaglia, le "armi chimiche restano sotto il suo controllo".

I ribelli guadagnano terreno, con le fazioni jihadiste che secondo molteplici fonti stanno acquistando fama e sempre più peso all'interno dell'opposizione armata.
Le minacce arrivate a due villaggi cristiani, sempre nella provincia di Hama, hanno spinto oggi anche la conferenza islamica (Oci) a condannare i gruppi estremisti: "Queste minacce sono contrarie ai principi dell'Islam, la tolleranza, la fratellanza e la pace", si legge in un comunicato dell'Oci in riferimento all'ultimatum lanciato contro le citta' cristiane di Mharda e Sqilbiya, che gli insorti sunniti hanno posto sotto
assedio, chiedendo ai residenti di schierarsi contro il regime se vogliono evitare un attacco.

Intanto, a Damasco e' arrivato a sorpresa l'inviato speciale di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi: le autorita' siriane hanno affermato di non essere stati informati della visita. Potrebbe trattarsi dell'ultimo serio tentativo per arrivare ad una pace negoziale.


http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=172993

domenica 23 dicembre 2012

Via libera a riforma forense, cambia professione avvocati.




Il provvedimento atteso dalla categoria per cambiare norme che risalgono a 80 anni fa. I commenti di Cnf e Cassa forense.


Roma, 21 dic. (Labitalia) - Con l'approvazione definitiva da parte del Senato, diventa legge la riforma della professione forenseIl provvedimento, atteso dalla categoria per cambiare norme che risalgono a 80 anni fa, interviene nei rapporti tra avvocato e cliente e stabilisce, tra l'altro, importanti novità per i compensi. E' bandito ogni riferimento alle tariffe: il professionista ha libertà nella determinazione del compenso, informando il cliente sulla complessità dell'incarico e sulle spese ipotizzabili e fornendogli, a richiesta, un preventivo. In caso di disaccordo, vengono in soccorso i parametri del ministero.
Per quanto riguarda il tirocinio, il disegno di legge stabilisce la durata di 18 mesi. Può essere svolto contestualmente ad attività di lavoro pubblico o privato, purché con modalità e orari compatibili e in assenza di conflitto di interessi. E' possibile svolgerlo anche presso due avvocati contemporaneamente. Cambiano anche le regole per i procedimenti disciplinari: il potere disciplinare viene sottratto all'ordine di appartenenza del singolo avvocato per passare ai consigli distrettuali di disciplina forense, composti da membri eletti secondo le regole fissate dal Cnf.
Via libera alle società di capitali tra avvocati ma senza il socio esterno, per garantire l'autonomia della prestazione professionale. Potranno esercitare la professione in forma societaria solo le società di persone, di capitali e cooperative, i cui soci siano avvocati iscritti all'Albo. Introdotto l'obbligo dell'iscrizione alla Cassa forense, e di stipulare una polizza assicurativa per la responsabilità civile. L'esercizio della professione dovrà essere effettivo e continuativo come condizione per la permanenza nell'albo. Arrivano anche le quote rosa nelle elezioni dei consigli dell'Ordine, del Cnf e dei Consigli distrettuali di disciplina.

SCUGNIZZI… più di ieri e meno di domani … - Claudia Petrazzuolo



I turbamenti dell’età adolescenziale sono come le tempeste di sabbia: violenti, improvvisi,assurdi ed a volte incresciosi e strazianti e, come durante una tempesta di sabbia, occorre cercare e trovare un rifugio da cui guardarli dal di fuori per capirne i motivi, guidarne l’evoluzione, assicurarsi che non lascino cicatrici a deturpare la vita futura. Tutti siamo stati ragazzi, tutti siamo stati spersi nel mare infinito delle curiosità e desiderosi di approdare a quel porto rassicurante del “sentirsi grandi”; ognuno di noi ha provato quel senso di invidia per l’amica o l’amico di qualche anno più grande che ci sembravano essere padroni del mondo e liberi di gestirsi la vita liberati dai divieti dei genitori, dagli obblighi della morale, dalle restrizioni degli usi e dei costumi; nessuno di noi confesserà mai, nemmeno a sé stesso, che quell’aria di autonomia, quella ostentazione di estemporaneità e di estroversione a volte caratteristica di quell’età, quell'aria di sfida sempiterna all’altrui rivolta nascondevano, sempre e per ognuno, un senso di paura per la vita in divenire ed una qualche forma di riservatezza timida e pudica, quale che ne fosse la genesi e la casuale manifestazione spaziale e temporale. Tutti, gestazione dell'uomo che saremmo diventati, abbiamo avuto la certezza di essere in qualche modo differenti dagli altri e, per questo, sentito il bisogno di uniformarci ai più per sentirci rassicurati nel nostro crescere a quella meta così desiderata e così pregna, poi, di accadimenti, ma non avremmo nemmeno potuto immaginarlo, da farci spesso dimenticare chi eravamo, cosa volevamo, dove ambivamo arrivare.
Spesso ho ascoltato persone affermare: “ … se avessi avuto allora l’esperienza che ho adesso … “ e, d’istinto, ho pensato di essere d’accordo; ed infatti, pensate a quante cose nella vita di ognuno e nel mondo sarebbero diverse se al momento della crescita ciascuno avesse quell’esperienza derivante dai dolori, dagli errori, dalle delusioni come dalle gioie, dalle vittorie e dai successi vissuti nel corso degli anni; ma, riflettendoci poi a mente fredda, si giunge all’amara conclusione di come questo vorrebbe dire che si sarebbe stati, tutto e tutti, frutto di una gestione programmata del divenire assoluta e dipendente ed affatto libera nel suo articolarsi ad ogni momento dell’essere; non ci sarebbe il probabile ed il possibile sconfitti  all’origine dal certo e dall’ineluttabile; non ci sarebbe nemmeno la speranza e la sorpresa perché, per quanto ignoto, il futuro sarebbe comunque un susseguirsi di causa ed effetto, l’una e l’altro, giocoforza obbligati al binario della consequenzialità e del lapalissiano. In una sola affermazione: non ci sarebbe la gioventù e la gioia di vivere!

“ … ‘e figlj’ sò piezz‘e cor’ … “ si dice a Napoli; ma pur sentendola razionalmente e filosoficamente perfetta, questa affermazione mi sembrerebbe molto più completa se al termine figli si sostituisse la parola “uagliun’ “ (ragazzi dai 10 ai 16/17 anni) ad individuare quei protagonisti della società civile che nel loro crescere e diventare uomini o donne abbisognano di ogni tipo di cura e di affetto, di insegnamento e di severità, di dolcezza e durezza affinché l’evolversi di ognuno non sia in un qualche modo macchiato da errori indelebili o da masochistici deragliamenti dal giusto cammino quotidiano: i ragazzi, soprattutto in questa società mediata e mediatica non si possono e non si devono, quindi, lasciare a sé stessi ed una nazione, un paese, uno stato ed il suo governo che costringa i ragazzi o costringa i loro genitori a vivere in un contesto colpevole di questo abbandono sono per dogma INDEGNI  e COMPLICI COLLUSI del loro, per questo, incerto futuro.

L’articolo 3 della nostra Costituzione cita testualmente : “ … È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.“; ditemi, a voi sembra che nel tagliare la scuola, la sanità, la spesa sociale in genere a tutto danno delle persone meno abbienti e quindi dei loro figli sia un rimuovere gli ostacoli? A me sembra l’evidente espressione del contrario e quindi, se così è, perché se mi muovo per abbattere questo stato traditore di sé stesso e dei suoi doveri sono io il colpevole?; ma, ditemi, perché nessuno più si preoccupa più della propria progenie?; ed ancora, cosa fanno quelle madri che  nell’avvicinarsi del Natale pur si affannano, a volte al costo di sacrifici enormi, a preparare un qualsivoglia regalo per i propri figli?; ed i padri? … sotto l’albero non fate che ci siano solo inutili regali, fate in modo che cominci ad esserci anche IL FUTURO DEI VOSTRI FIGLI, perché se non ci pensiamo Noi, nessuno lo farà.
NESSUNO!.

I marò in Italia per il Natale in famiglia: "Finalmente respiriamo aria di casa".



Roma - (Adnkronos/Ign) - I due soldati, trattenuti da dieci mesi in India con l'accusa di omicidio, sono rientrati a Roma (VIDEO) per quindici giorni di permesso. Non appena atterrati, hanno ricevuto la telefonata di Monti, poi l'incontro con NapolitanoLatorre: "Dai nostri cari il coraggio per andare avanti". Girone: "Siamo fiduciosi".

Roma, 22 dic. (Adnkronos/Ign) - Finalmente a casa. E' atterrato alle 12.48, sulla pista militare dell'aeroporto di Ciampino l'Airbus 319 che ha riportato in Italia Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due marò, trattenuti da dieci mesi in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani, mentre scortavano la petroliera Enrica Lexie nell'Oceano Indiano, tornano a casa per il Natale. A Ciampino, ad attendere Massimiliano Latorre c'erano la sorella Franca, la figlia Giulia, i nipoti Giovanni e Alessandra Urbinello e Cristian D'Addario. Per riabbracciare Salvatore Girone, il padre Michele, la mamma Maria Ferrara, la moglie Giovanna Ardito, la figlia Martina di sei anni e il nipote Michele.
I due fucilieri di Marina sono stati accolti anche dai ministri degli Esteri e della Difesa, Giulio Terzi e Giampaolo Di Paola, insieme al Capo di Stato Maggiore, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli. Poco dopo l'atterraggio, il presidente del Consiglio Mario Monti li ha chiamati al telefono per ribadire l'impegno del governo per una definitiva soluzione del caso. Latorre e Girone dovranno presentarsi il 15 gennaio davanti al giudice di Kollam nel processo che li vede imputati di omicidio. Nel pomeriggio di sabato sono stati poi ricevuti al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
''Per tutta la Marina questo è il più grande regalo di Natale che potessimo ricevere'' ha detto l'ammiraglio Binelli Mantelli, prima di lasciare il microfono a Latorre, sulla pista dello scalo di Ciampino. "Sono molto emozionato - ha detto il marò - finalmente respiriamo l'aria di casa, della nostra amata Italia. Dobbiamo ringraziare le istituzioni per aver permesso tutto ciò". "Ringraziamo il Presidente (Napolitano, ndr) che negli ultimi giorni ha accolto le nostre famiglie, anche non sapendo del nostro arrivo, per dargli forza e coraggio. Quella forza e coraggio loro - ha rimarcato - che è stata la nostra forza e coraggio per andare avanti".
"Siamo fiduciosi, lo siamo sempre stati e lo siamo oggi'', ha detto Salvatore Girone, ''abbiamo dentro una grande gioia perché il governo italiano e le istituzioni, il governo indiano e le istituzioni ci hanno concesso questo grande permesso, questa grande fiducia di passare il Natale qui in Italia con i nostri cari". "Continuiamo ad avere sempre fiducia -ha aggiunto il marò- e ringraziamo sempre il governo che ci è stato molto vicino e non ci ha mai mollato. Ringraziamo il Presidente Napolitano, e tutto il popolo italiano che ci è stato sempre vicino e continua a esserlo. Grazie a tutti" ha concluso Girone.
''I nostri marò sono tornati a casa. Grande emozione nel riabbracciare Massimiliano e Salvatore, valorosi servitori dello Stato'', ha scritto in un tweet il ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Prima dell'atterraggio dell'Air Bus in arrivo dall'India, i familiari dei due militari hanno voluto ringraziare le istituzioni e gli italiani in alcune brevi dichiarazioni rese alla stampa. "Siamo felici, abbiamo il cuore in festa" ha detto Michele Girone. Con la mano poggiata sulla spalla del nipote, il papa' di Salvatore Girone, commosso, ha rivolto ''un grazie grandissimo al lavoro delle istituzioni, del nostro governo e del governo indiano, che ha dato la possibilità a mio figlio e a Massimiliano di poter incontrarci in una festa come quella del Natale". "Grazie al popolo italiano che in questi mesi ci e' stato tanto vicino", sono state le parole di Franca Latorre, sorella di Massimiliano."Abbiamo tanto sospirato questo momento -ha aggiunto, non nascondendo la commozione- speriamo di vivere questo momento serenamente. Grazie a tutti".
L'aereo militare, partito da Ciampino, li ha riportati in serata poi nella loro Puglia. All'aeroporto di Brindisi i due marò sono stati accolti con uno striscione di benvenuto da parte dei tifosi della locale squadra di calcio. A breve, dopo gli ultimi adempimenti di protocollo, torneranno a casa.
Soddisfazione bipartisan nel mondo politico. ''Marò Latorre e Girone finalmente in Italia. L'Italia vi difenderà. Bentornati e buon Natale'', ha scritto, via twitter, il segretario del Pdl, Angelino Alfano, salutando l'arrivo dei marò a Roma. ''Finalmente l'Italia può riabbracciare due coraggiosi servitori della Patria'', ha sottolineato Edmondo Cirielli, presidente della commissione Difesa della Camera.''A Massimiliano Latorre e Salvatore Girone -ha aggiunto- vanno i miei più sinceri auguri, fiducioso in una conclusione positiva della vicenda''. "Nessuno screzio con Guido Crosetto io e lui siamo assolutamente d'accordo", assicura Ignazio La Russa, esponente del nuovo movimento di centrodestra 'Fratelli d'Italia', in merito al presunto disaccordo tra lui e Guido Crosetto sulla candidatura dei due marò. "Siamo d'accordo tutti, discuteremo dell'argomento dopo le vacanze" ha fatto sapere l'ex ministro della Difesa.
Intanto l'Eurispes lancerà nei prossimi giorni una campagna di informazione a sostegno dell'idea che i due marò debbano restare in Italia anche dopo il periodo di licenza concesso dalla Corte del Kerala. "Il governo italiano -si legge in una nota dell'istituto- ha assunto impegni internazionali verso lo Stato indiano e li rispetterà pur non condividendo profondamente il contegno sinora tenuto dalle autorità indiane nella vicenda dei marò. I nostri marinai -si legge ancora- hanno dato la loro parola di italiani e di soldati e la manterranno, pur vivendo l'incubo dell'ingiusto processo per la negazione del giudice naturale e della straziante angoscia derivante dalla lontananza dai propri figli e dalle proprie famiglie". "Ma la nostra Costituzione nella più alta declinazione dello stato di diritto -precisa Eurispes- attribuisce all'Autorità Giudiziaria, nell'autonomia e nell'indipendenza dagli altri poteri dello Stato (Parlamento e Governo) l'obbligo dell'applicazione della legge e dell'esercizio della giurisdizione". "La Procura della Repubblica di Roma ha, sin dal febbraio del 2012, nell'immediatezza degli accadimenti, aperto un procedimento penale nei confronti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ritenendo fondatamente la propria competenza giurisdizionale a giudicare le loro condotte e le loro eventuali responsabilità ed ha in concreto esercitato la propria competenza ad indagare e a processare delegando indagini e facendo svolgere accertamenti alla Polizia Giudiziaria italiana".


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/I-maro-in-Italia-per-il-Natale-in-famiglia-Finalmente-respiriamo-aria-di-casa_314016498003.html

Che strani che siamo noi italiani, tributiamo a due assassini gli stessi onori che si riservano agli eroi.