venerdì 15 agosto 2014

Battaglia Celeste. - Marcello Soave

   

Questo è il resoconto di antiche tavolette sumere, che confermano la Teoria del grande impatto per quanto riguarda la formazione del pianeta Terra e del suo satellite Luna. Dal sesto paragrafo della seconda tavoletta delle Enuma Elish, pag60 del “Libro perduto del dio Enki” di Zecharia Sitchin.

Questo è ora il racconto della Battaglia Celeste e di come la Terra fu creata e del destino di Nibiru. Il Signore Nibiru andò avanti, seguì la sua strada decisa dal Fato. Si rivolse verso la rabbiosa Tiamat, con le sue stesse labbra pronunciò un incantesimo. Indossò come vestito di protezione Ciò Che Pulsa e Ciò Che Irradia. La sua testa fu incoronata da terribile fulgore. Alla sua destra posizionò Ciò Che Colpisce, alla sua sinistra mise Ciò Che Respinge. 

Mandò avanti come una tempesta i sette venti, la sua schiera di aiutanti, per scrutare il piano di Kingu, comandante della schiera di Tiamat. Quando scorse il valoroso Kingu, la sua vista si offuscò; mentre guardava i mostri, il suo corso si sconvolgeva, non riusciva a mantenere la direzione, compiva gesti confusi. Gli aiutanti di Tiamat le si strinsero attorno, tremanti di terrore. Le radici di Tiamat si scossero, emise un terribile ruggito. Su Nibiru opera un incantesimo, lo avviluppò con il suo fascino. Fra i due si arrivò allo scontro, la battaglia era inevitabile! Tiamat e Nibiru si trovarono faccia a faccia; avanzavano l’uno contro l’altro
Si avvicinavano alla battaglia, si preparavano ad un duello. Il Signore distese la sua rete, la gettò per avvilupparla. 
Con furia Tiamat gridò, perse i sensi come se fosse posseduta. 
Il Vento del Male, che lo seguiva, Nibiru le scatenò contro; il Vento del Male le scagliò in faccia. Tiamat aprì la bocca per divorare il Vento del Male, ma non riuscì più a chiudere le labbra. Il Vento del Male caricò il suo ventre, penetrò nelle viscere. 
Le sue viscere erano dilaniate, il suo corpo si gonfiò, la sua bocca si spalancò. Attraverso l’apertura Nibiru scagliò una freccia lucente, un lampo divino. 
Penetrò nelle sue viscere, le dilaniò il ventre; le si conficcò nel grembo, le spezzò il cuore. 

Dopo averla così domata, egli spense il suo soffio vitale. 
Nibiru esaminò il corpo senza vita, Tiamat era ora come una carcassa macellata. Vicino alla padrona senza vita, i suoi undici aiutanti erano tremanti di paura. 
Nella rete di Nibiru furono catturati; furono incapaci di fuggire. Anche Kingu, proclamato da Tiamat capo della schiera, era fra di loro. 
Il Signore lo incatenò, lo legò alla padrona senza vita. Strappò da Kingu le Tavole dei Destini, ingiustamente a lui date. 
Vi impresse il suo sigillo, fissò il Destino al suo petto. 
Gli altri della schiera di Tiamat legò come prigionieri, li intrappolò nel suo circuito. 
Li calpestò sotto i suoi piedi, li fece a pezzi. 
Li legò al suo circuito; le fece orbitare indietro. 
Nibiru partì poi dal Luogo della Battaglia, si recò ad annunciare la vittoria agli dèi che lo avevano prescelto. 
Compì un circuito attorno ad Apsu, viaggiò verso Kishar e Anshar. 
Gaga venne a salutarlo, poi fece rotta come messaggero verso gli altri. 
Nibiru oltrepassò An ed Antu, si diresse verso la Dimora del Profondo. 
Ripensò poi al fato di Tiamat ormai senza vita e a quello di Kingu. 
Il Signore Nibiru allora ritornò a Tiamat, che prima aveva domato. 
Le si avvicinò, si soffermò a vedere il suo corpo senza vita. 
Nel suo cuore concepì ingegnosamente un piano per dividere il mostro. Poi come si fa con una cozza, la divise in due parti, le separò il petto dalle parti inferiori. Recise i canali del suo sangue, guardò con stupore le sue vene d’oro. Calpestando la sua parte posteriore, il Signore Nibiru le tranciò di netto la parte superiore. 
Convocò accanto a sé il Vento del Nord, suo aiutante. Comandò al Vento di portare via il cranio staccato, di gettarlo nel vuoto. 
Allora il Vento di Nibiru si librò su Tiamat, investendola con un fiotto di acque. 
Nibiru scoccò un lampo, impartì il segnale al Vento del Nord. 
Con un fulgore, la parte superiore di Tiamat venne portata in un luogo sconosciuto. Anche Kingu, a lei legato, fu con lei esiliato, per essere compagno della parte staccata. 
Nibiru riflettè poi sul fato della parte posteriore: che fosse un eterno trofeo di battaglia, questo era il suo volere. 
Che fosse per sempre ricordato nei cieli, per custodire il Luogo della Battaglia. 
Con la sua mazza schiacciò in mille pezzi la parte posteriore, poi li unì per formare il bracciale martellato. 
Unendoli insieme, li posizionò come guardiani, un Firmamento per dividere le acque dalle acque. 
Separò i Mari Superiori sopra il Firmamento dei Mari Inferiori. 
Tutto questo Nibiru creò con molto ingegno. 
Il Signore Nibiru attraversò i cieli per scandagliare le regioni. Misurò le dimensioni dal regno di Apsu alla dimora di Gaga. 
Nibiru esaminò poi il limite del Profondo, gettò lo sguardo verso il suo luogo natale. Si soffermò ed esitò; poi lentamente ritornò al Firmamento, al Luogo della Battaglia. 

Nell’attraversare di nuovo la regione di Apsu, ripensò con rimorso alla sposa del Sole che più non c’era. 
Guardò la metà ferita di Tiamat, prestò attenzione alla sua Parte Superiore. Le acque della vita, la sua ricchezza, stillavano ancora dalle ferite. 
Le sue vene d’oro riflettevano i raggi di Apsu. 
Allora Nibiru si ricordò del Seme della Vita, eredità del suo Creatore. Quando aveva calpestato Tiamat, quando l’aveva separata, sicuramente le aveva trasmesso il seme! 

Si rivolse ad Apsu, così gli parlò: con i tuoi caldi raggi, risana le ferite! Che nuova vita sia data alla parte staccata, che possa essere accolta nella tua famiglia come una figlia! 

Che le acque siano tutte raccolte in un luogo, che possa apparire la terraferma! Che sia chiamata terraferma, che il suo nome d’ora in poi sia Ki! 
Apsu prestò attenzione alle parole di Nibiru: che la Terra si unisca alla mia famiglia! 
Così decretò. Ki, Terraferma del Mondo Inferiore, che il suo nome d’ora in poi sia Terra! 

Che con la sua rotazione, ci siano notte e giorno; che di giorno io la possa irradiare con i miei raggi risanatori. Che Kingu sia una creatura della notte, di notte brillerà come compagna della Terra, che per sempre sia la Luna! 
Nibiru ascoltò con compiacimento le parole di Apsu. 
Attraversò i cieli ed ispezionò le regioni. Agli dèi, che lo avevano reso supremo, concesse stazioni permanenti. 
Decise che non dovessero trasgredire i confini dei propri circuiti, né darsi battaglia. 
Rafforzò le serrature dei cieli, ai loro lati posizionò dei cancelli. 
Scelse per sé una dimora esterna; si estendeva al di là di Gaga. 
Supplicò Apsu perché decretasse che il grande circuito fosse il suo destino. 
Dalle loro stazioni tutti gli dèi decretarono: che la sovranità di Nibiru fosse senza pari! 
Lui è il più radioso degli dèi, che lui sia veramente il Figlio del Sole! 
Dalla sua dimora Apsu concesse la sua benedizione: Nibiru deve essere il Luogo dell’Attraversamento del Cielo e della Terra; 
Luogo dell’Attraversamento sarà chiamato! Sopra o sotto Nibiru gli dèi non dovranno mai attraversare. Una posizione centrale è stata conferita per sempre a Nibiru, per essere così il pastore degli dèi. Il suo circuito sarà uno Shar; questo sarà per sempre il suo Destino!

Traduzione:

Questo è ora il racconto di un’antico Impatto Gigantesco avvenuto del Sistema Solare eoni fa. 
Allora il pianeta Terra fu creato e si modificò il percorso del pianeta Nibiru, fissandone l’orbita attorno al Sole ed a Nemesis. 
Allora Nibiru stava percorrendo il suo tracciato nello spazio siderale (tracciato deciso dal Fato), quando si trovò ad essere troppo vicina al pianeta Tiamat (del Sistema solare). 
Gli Anunnaki, il popolo che abitava il pianeta Nibiru allora si mobilitò per affrontare questo pericoloso avvenimento. 
Vennero attivati vari sistemi tecnologici di sicurezza planetaria (Ciò Che Pulsa, Ciò che Irradia, Ciò che Respinge, Ciò che Colpisce, probabilmente sistemi simili ai nostri laser satellitari o terrestri). I primi ad avvicinarsi a Tiamat furono i sette satelliti naturali di Nibiru (i Sette Venti) e gli astronauti delle stazioni permanenti su detti satelliti fecero le prime rilevazioni del caso, soprattutto relativamente al satellite maggiore di Tiamat, cioè Kingu (la Luna). 
Man mano che Nibiru si avvicinava a Kingu ed a Tiamat, il suo percoso veniva disturbato e deviato dalla loro attrazione gravitazionale. I satelliti di Tiamat vennero spinti ad avvicinarsi al loro pianeta di riferimento. 
Sul pianeta Tiamat i continenti vennero scossi da numerosi terremoti ed i vulcani eruttarono con grande fragore. A questo punto anche Nibiru era caduto nel campo gravitazionale di Tiamat e fra i due pianeti si arrivò allo scontro! 
Il primo ad impattare Tiamat fu un satellite di Nibiru (Vento del Male), che si conficcò nel corpo roccioso di Tiamat. 
A questo punto gli Annunaki utilizzarono le loro armi tecnologiche (laser?) per spezzare in due il corpo Tiamat-Vento del Male. 
Dopo che venne colpita dal raggio degli Annunaki proveniente da Nibiru, Tiamat (o quello che ne rimaneva) interruppe la sua attività vulcanica e venne privata dei suoi undici satelliti, che vennero attirati permanentemente nel campo gravitazionale di Nibiru. 

Anche Kingu (la Luna) era fra di loro. Quindi gli Anunnaki di Nibiru decisero di cambiare il destino gravitazionale di questi corpi celesti, (scritto nelle Tavole dei Destini, specie di tavole astronomiche), lasciare Kingu a Tiamat e distrussero gli altri satelliti, creando la Fascia degli Asteroidi. 
A questo punto Nibiru si allontanò trascinando gli asteroidi con sé (e portandoli tra Marte e Giove) e quindi si allontanò dal Luogo della Battaglia (celeste tra Nibiru e Tiamat). 

Compì un’orbita attorno ad Apsu/Sole (cioè passò il perielio della sua nuova orbita) e quindi si diresse verso Kishar/Giove, Anshar/Saturno. Incontrò Gaga/Plutone e quindi oltrepassò An/Urano ed Antu/Nettuno e si diresse verso la Dimora nel Profondo (il resto della sua orbita al di là del Sistema solare, verso Nemesis). 

Nella successiva orbita di ritorno (dopo circa 3600anni) Nibiru si riavvicinò a Tiamat e Kingu e gli Annunaki con telescopi e satelliti videro che Tiamat era senza vita. 

Allora gli Anunnaki decisero di dividere il pianeta in due e facendo questo videro il magma e l’oro del suo interno. 
Un satellite di Nibiru, Vento del Nord, agganciò gravitazionalmente la parte superiore di Tiamat, staccata di netto dal resto del pianeta, e la portò nel vuoto lontano da Tiamat. 
Allora Vento del Nord riversò le sue acque su Tiamat e Kingu venne agganciata gravitazionalmente a Tiamat (staccandola da Nibiru). 

Gli Anunnaki decisero che Tiamat sarebbe stata ricordata nella loro storia come il Luogo della Battaglia (che i Nibiruruani vinsero, nel senso che lo scontro cosmico non causò la loro estinzione). 
Con un’altra azione Nibiru distrusse la parte posteriore del pianeta riducendola ad un gruppo di asteroidi, che si unirono al resto della Fascia degli Asteroidi. 
Gli Anunnaki allora decisero che nelle loro carte spaziali la Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso le “acque dalle acque” (cioè diverse zone spaziali del Sistema Solare). La Fascia degli Asteroidi avrebbe diviso i “mari inferiori” (corrispondente grosso modo ai nostri pianeti terrestri) dai “mari superiori” (corrispondenti ai nostri pianeti gioviani). 
Di nuovo Nibiru percorse la sua orbita fino al Sole/Apsu e dal Sole fino a Plutone/Gaga, poi verso Nemesis. 
Nel successivo ciclo di Nibiru (dopo i soliti 3600 anni) tornò nel Sistema Solare, dalle parti della Cintura degli Asteroidi. 
Gli astronomi degli Anunnaki osservarono di nuovo Tiamat. 
Nell’area del polo nord ancora vi erano i segni dell’impatto (vulcani attivi e faglie aperte): si vedevano le sue acque e le sue vene d’oro a cielo aperto. 
Allora gli Anunnaki si resero conto che nell’impatto i semi della vita (spore, batteri di Nibiru) erano passati su Tiamat ed avevano attecchito. Tiamat si stava trasformando in un pianeta vivente e gli Anunnaki lo chiamarono Ki (la nostra Terra). 
Notarono l’alternarsi del giorno e della notte, nella rotazione di Ki/Terra. Kingu (la luna) divenne il satellite naturale di Ki/Terra. 
Qundi compì ancora il suo passaggio al perigeo. 
Quindi gli Annunaki misero delle stazioni di controllo e collegamento in tutti i pianeti di questo Sistema Solare, a cui si erano ormai legati, e dei radiofari ai suoi limiti. Decisero che il loro pianeta Nibiru si sarebbe chiamato Luogo dell’Attraversamento, il Pastore dei pianeti del Sistema Solare. 
Calcolarono che un’intera orbita (anno nibiruriano) sarebbe durato uno Shar (3600 anni terrestri) e che questa orbita era il loro destino.

giovedì 14 agosto 2014

I deputati si erano fatti la banca personale con i soldi dell’ARS.

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Cominciano ad uscire le carte dell’indagine della Guardia di Finanza sulla gestione dei fondi dei gruppi parlamentari all’Assemblea Regionale.
La speranza di molti dei coinvolti era che si riuscisse in qualche modo a rendere il più possibile lacunosa la famigerata “rilevanza penale” delle miserabili scoperte dei militari della finanza, illudendosi, la casta, che in tal modo le informazioni rimanessero, ancora una volta, nei cassetti delle procure.
Stavolta non è così e, al di la degli esiti giudiziari, viene fuori un quadro desolante di come alcuni deputati di primo piano intendano  gestire le risorse derivanti da fondi pubblici.
Con i soldi della regione pensano di poterci fare quello che gli pare, dalle assunzioni del tutto irregolari e clientelari al pagamento di spese personali e delle proprie onorevoli famiglie.
E’ il quotidiano La Repubblica a dare notizia per primo delle risultanze investigative e persino a pubblicare alcuni scontrini che costituirebbero le prove di veri e propri abusi, con deputati che si facevano rimborsare o anticipare senza alcun pudore spese personali e familiari di qualsiasi tipo ed entità.
La Repubblica assegna la palma di “caso più eclatante” all’ex capogruppo del Partito Democratico Antonello Cracolici, che adesso è nientemeno presidente della Prima Commissione Affari Istituzionali dell’ARS, dove si spera non siano previsti “rimborsi” né “anticipi”.
La Guardia di Finanza ha ricostruìto che Cracolici avrebbe usufruito di ben 88.000 euro per “anticipare” sue spese, 22.000 delle quali per niente istituzionali e quindi, secondo la Finanza, per niente anticipabili senza incorrere nel reato di abuso.
Cracolici avrebbe restituito le somme indebitamente anticipate, anche se non è ancora chiaro quando questa restituzione sia avvenuta e con quali modalità.
Di certo risulta la documentazione secondo la quale Cracolici avrebbe pagato con i soldi del gruppo dell’Assemblea Regionale l’iscrizione a scuola ed una gita della figlia, il pagamento del canone RAI, la propria TARSU, le bollette dell’ENEL, spese in farmacia e persino macelleria, sino ad arrivare ai 15 euro per le mimose donate alla moglie
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 Non c’è che dire, un riferimento. Per le persone per bene.

Concordo!



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Eva mitocondriale.

  
Albero filogenetico profondo dall'Eva mitocondriale.               mitocondrio

Una comparazione del DNA mitocondriale di appartenenti alla specie umana di diverse etnie e regioni suggerisce che tutte queste sequenze di DNA si siano evolute molecolarmente dalla sequenza di un antenato comune. In base all'assunto che un individuo erediti imitocondri solo dalla propria madre, questa scoperta implica che tutti gli esseri umani abbiano una linea di discendenza femminile derivante da una donna che i ricercatori hanno soprannominato Eva mitocondriale. Basandosi sulla tecnica dell'orologio molecolare, che mette in correlazione il passare del tempo con la deriva genetica osservata, si ritiene che Eva sia vissuta fra i 99.000 e i 200.000 anni fa. La filogenia suggerisce che sia vissuta in Africa.

L'importanza di Eva

Anche se prende il nome dall'Eva biblica, l'Eva mitocondriale non era l'unica femmina umana del suo tempo. Fino a 20.000 individui della sua specie potrebbero aver vissuto nella stessa epoca; solo Eva, però, avrebbe prodotto una linea di figlie ininterrotta e tuttora esistente. Come risultato, solo i suoi mitocondri avrebbero discendenti nelle cellule degli esseri umani viventi. Eva sarebbe, perciò, l'unica femmina della sua generazione dalla quale tutti i viventi discendono attraverso le loro linee materne.
In altre parole, l'Eva mitocondriale sarebbe il più recente antenato mitocondriale di tutti gli esseri umani viventi ma, naturalmente, sua madre, sua nonna e così via erano anch'esse parte di questa linea materna.
L'Eva mitocondriale degli esseri umani viventi oggi non era, probabilmente, la stessa Eva mitocondriale di quelli che vissero migliaia di anni fa o che vivranno tra qualche migliaio di anni[1].
Resta inteso che Eva non deve necessariamente essere il nostro più recente antenato comune.

La catena degli eventi

Il fatto sorprendente, ma ritenuto frutto del caso più che della selezione naturale, è che nessun'altra linea esclusivamente femminile del periodo di Eva sia sopravvissuta. Una donna ottiene il titolo di Eva retroattivamente, attraverso una serie eccezionale di figlie. In ognuna delle sue generazioni discendenti c'è una figlia che dà alla luce un'altra figlia. Solo quando le serie di tutte le altre contendenti vengono spezzate, Eva prende possesso del suo titolo. Come conseguenza, il premio non è assolutamente certo perché, non essendo stata analizzata la discendenza dell'intera popolazione mondiale, tra i miliardi di individui sulla terra potrebbero essercene alcuni discendenti da altre linee materne.
Il processo ipotizzato per cui tutte le linee di discendenza, eccetto una, scompaiono, è essenzialmente lo stesso della deriva genetica degli alleli. Come è vero per la "fissazione", o soppiantazione, di tutti gli altri alleli in base alla deriva genetica, è molto più improbabile che il processo di fissazione matrilineare, essendo molto più lento, raggiunga il completamento in un'ampia popolazione rispetto a una popolazione ridotta. Se Eva fosse vissuta assieme a un milione o un miliardo di altre femmine, sarebbe molto improbabile che gli antenati matrilineari di tutti gli esseri umani viventi oggi convergano su Eva (o su qualsiasi sua contemporanea).
Per quale ragione la comunità delle omologhe di Eva sarebbe stata così piccola? Una delle possibili ipotesi è che la popolazione mondiale degli esseri umani nell'epoca di Eva sia passata attraverso un collo di bottiglia. Un'altra è che Eva vivesse in una sotto-popolazione di umani che soppiantò tutti gli altri. Una versione ancor più estrema di quest'ultimo scenario è che Eva abbia vissuto poco dopo un qualsiasi evento isolante causato dalla speciazione degli esseri umani moderni (Homo sapiens). Infatti, fra i resti di Homo sapiens scoperti finora, il più antico, le cui ossa corrispondono a quelle degli esseri umani viventi, risale all'incirca al periodo in cui sarebbe vissuta Eva.

Relazione con Adamo

D'altra parte ci sarebbe stato un uomo più recente, l'Adamo Y-cromosomiale, che avrebbe generato una linea di maschi da cui discendono tutti gli uomini della Terra. L'Adamo Y-cromosomiale sembrerebbe aver vissuto circa 75.000 anni fa e la sua età sarebbe, quindi, la metà di quella dell'Eva mitocondriale. Questo significa che un altro collo di bottiglia, oltre a quello relativo a Eva, influì sulla linea di discendenza umana dopo di lei, e questo è stato confermato dalla Teoria della catastrofe di Toba. Il fatto che il collo di bottiglia del tempo di Adamo non sembri aver prodotto anche un antenato matrilineare di tutti gli esseri umani viventi — in altre parole, un'altra Eva — mostra che le diramazioni e le scomparse nelle linee di discendenza dipendono dal caso o, in alternativa, che le linee di discendenza maschile potrebbero svanire più rapidamente, forse a causa di una storia di poligamia che avrebbe permesso solo a una porzione dei maschi di produrre una discendenza. Alcuni ricercatori sostengono che prove di questo secondo collo di bottiglia sono ricavabili anche dai dati del DNA mitocondriale. Inoltre è possibile che i dati discordanti di Eva e Adamo possano illustrare imperfezioni nella tecnica dell'orologio molecolare che continua a subire miglioramenti.

Sfide alla teoria

Una recente sfida alla teoria dell'Eva mitocondriale è rappresentata dall'osservazione dei mitocondri dello spermatozoo che vengono talvolta trasmessi alla progenie. Altre prove suggeriscono che il DNA mitocondriale di spermatozoi e ovuli potrebbe ricombinarsi o scambiarsi pezzi di sequenza (Kraytsberg, 2004). I mitocondri potrebbero, quindi, non essere un indicatore di matrilinearità così autentico, come invece si supponeva quando venne proposta la teoria. In base alla frequenza e al momento in cui si verificano l'eredità paterna e la ricombinazione, si potrebbe arrivare alla conclusione che non sia mai esistita un'Eva mitocondriale. Gli scienziati, tuttavia, ancora discordano sul fatto che questi processi si verifichino e, qualora avvengano, se lo facciano con frequenza sufficiente a escludere la possibilità di un'Eva.
Una curiosità: esiste anche una corrente di pensiero che, sfruttando le falle di questa teoria, si oppone all'evoluzionismo darwiniano per affermare princìpi fideistici creazionisti.

Eva e la teoria del "fuori dall'Africa"

L'Eva mitocondriale viene talvolta indicata come Eva africana, un antenato di cui si è ipotizzata l'esistenza in base a prove fossili e test del DNA. Secondo la più comune interpretazione dei dati del DNA mitocondriale, i titoli appartengono alla stessa ipotetica donna. Gli alberi genealogici (o "filogenie"), costruiti sulle basi del confronto del DNA mitocondriale, mostrano che gli esseri umani viventi, le cui linee di discendenza mitocondriale si sono ramificate per prime, sono gli indigeni africani e che le linee di discendenza delle popolazioni indigene di altri continenti si ramificano tutte dalla linea africana. I ricercatori ne concludono, quindi, che tutti gli esseri umani viventi discendono dagli africani, alcuni dei quali migrarono fuori dall'Africa per popolare il resto del mondo. Se l'analisi mitocondriale è corretta, poiché l'Eva mitocondriale rappresenta la radice dell'albero genealogico mitocondriale, allora Eva deve essere vissuta in Africa prima dell'esodo. Per questo molti ricercatori prendono le prove mitocondriali a supporto dell'ipotesi della singola origine", o "modello fuori dall'Africa".
La costruzione di alberi genealogici a partire dai dati del DNA è comunque una scienza inesatta. I critici del modello della "genesi africana" sostengono che le prove mitocondriali possono essere spiegate altrettanto bene, se non meglio, da alberi che associano più strettamente Eva alle popolazioni indigene dell'Asia. Dal 2003, comunque, a seguito di miglioramenti nella potenza di calcolo e nei metodi di determinazione degli alberi, queste critiche sono diminuite. In ogni caso, il forte supporto fornito dal DNA mitocondriale all'ipotesi dell'origine africana potrebbe non dipendere dagli alberi. Una scoperta, non soggetta a interpretazione, è che la più grande diversità delle sequenze di DNA mitocondriale sia quella esistente tra gli africani. Questa diversità non si sarebbe accumulata, sostengono i ricercatori, se gli esseri umani non avessero vissuto in Africa per più tempo che in qualsiasi altro luogo. Le analisi delle sequenze del cromosoma Y hanno corroborato le prove fornite dal DNA mitocondriale a sostegno dell'ipotesi dell'origine africana degli ominidi.

I più recenti antenati comuni

Altri antenati comuni più recenti hanno probabilmente contribuito con diversi geni che risiedono nel DNA nucleare lineare. Per esempio, alcuni potrebbero aver contribuito con un gene che specifica una delle sottounità dell'RNA nei ribosomi. Comunque, poiché la riproduzione sessuata combina il DNA nucleare dei cromosomi forniti dai due genitori, un antenato comune più recente di Eva resta difficile da identificare con i mezzi attuali.
Diversi aspetti del dibattito disciplinare sono esposti nel notevole saggio di Bryan Sykes, "Le sette figlie di Eva. Le comuni origini genetiche dell'umanità", Saggi Mondadori (2003) in cui, sulla base dello studio del mtDNA, si propone, per la popolazione europea "indigena", la discendenza da sole sette donne vissute tra 10.000 e 45.000 anni fa.
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mercoledì 13 agosto 2014

L'enigma di Harwa.

Ostia, tre chilometri di spiaggia off limits: è in esclusiva per i dipendenti del Quirinale.



Parola di finanziere: “Lei sta entrando in una zona della presidenza della Repubblica, l’accesso è vietato tranne a dipendenti del Colle e ai loro familiari”. Il compito del militare è di fare la guardia a tre chilometri di spiaggia a Castelporziano, a Ostia, e impedire agli ignari bagnanti di mettere piede su quello che è territorio esclusivo della residenza sul colle più alto di Roma. L’ingresso, ma anche il semplicepassaggio sono interdetti a tutti quelli che non lavorano per il Quirinale: non si può camminare sul bagnasciuga e anche a nuoto il transito è vietato a meno di 300 metri dalla costa, come per i motoscafi. La normativa, affermata dall’articolo 11 della legge 217 del 2011, spiega che resta sempre fermo – anche in caso di concessioni – “il diritto libero e gratuito di accesso e di fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione”. Eppure anche da terra la situazione non cambia: a fare la guardia all’ingresso della spiaggia presidenziale sono i Carabinieri che spiegano: “Noi richiamiamo i turistisbadati, se insistono scatta la diffida e poi la denuncia”. Sì, perché quel pezzo diLitorale romano, stretto fra il mare e la pineta, è appannaggio esclusivo per chi lavora al Quirinale e nessun altro. “Basta pagare una quota associativa di 60 euro l’anno”, spiegano i fortunati bagnanti. 

di Nello Trocchia, montaggio di Paolo Dimalio

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/08/12/ostia-tre-chilometri-di-spiaggia-off-limits-e-in-esclusiva-per-i-dipendenti-del-quirinale/292378/

Renzie Non Mangia Il Panettone. - Aldo Giannuli

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"Come si sa, questo è un Paese in cui le cose serie si decidono a ferragosto. Poi, al rientro, gli italiani trovano il piatto cotto in tavola.

Ed anche oggi le cose stanno andando così. A rendercelo noto sono state soprattutto le articolesse domenicali di Eugenio Scalfari su Repubblica, ma, dopo, non è stato difficile scorgere qui e lì i segni del clima mutato. Da giugno, si sono infittiti i segni di una crescente insofferenza dei poteri forti e semi-forti verso Renzi: le bordare del gruppo Espresso-Repubblica, la sparata di Della Valle, i mugugni confindustriali, le denunce di Confcommercio, i rilievi di Cottarelli, la freddezza del “Corriere” e del “Sole 24 ore”… E’ stato come se il travolgente successo alle europee, non solo non consacrasse la leadership di Renzi, ma quasi la indebolisse: arginato il M5s, Renzi non serve più.


E il preannuncio del licenziamento è arrivato con la bacchettata di Draghi che ha detto papale papale “caro Renzi, non mi incanti con la riforma del Senato, sono altre le riforme che devi fare” e, il sottinteso, neanche tanto dissimulato, era “altrimenti togliti di mezzo”. Renzi prima si è messo sull’attenti (“D’accordo al 100%”) poi, visto che la cosa non commuoveva nessuno, sta abbozzando ungoffo tentativo di resistenza (“Non decide la Bce!”). Povero illuso, non si rende conto di avere pochissime frecce al suo arco e di avere troppi avversari: gli americani lo detestano per le sue aperture a Putin, la Merkel non lo digerisce, la Buba gli darebbe fuoco, la finanza che sogna di avventarsi sul peculio berlusconiano non gli perdona il tentativo di salvare il Cavaliere, adesso ci si mette anche Draghi…


Di fronte all’arroganza di Draghi, ad uno verrebbe voglia di fare il tifo per Renzi, poi lo guarda in faccia e cambia idea.


Renzi pensava di affascinare l’Europa con la sua riforma del Senato: non se l’è bevuta nessuno. All’ “Europa” del Senato non gliene può fregare di meno, invece interessa la precarizzazione totale del lavoro in Italia, arraffare quel po’ che ancora ha un valore (Eni, Cdp, Telecom, forse qualche pezzetto di Finmeccanica) e che gli italiani si spremano sino all’ultima goccia di sangue, diano fondo ai risparmi e si vendano casa per pagare gli interessi sul debito pubblico e, se possibile, ne restituiscano una parte attraverso il fiscal compact. Il resto sono solo chiacchiere.


Il punto centrale è la situazione insostenibile del debito italiano, che si è mantenuto in bilico per questi due anni di bonaccia dei mercati finanziari, ma ora la tregua sta finendo ed i conti li ha fatti Zingales sul “Sole 24 ore” del 27 luglio scorso (quando ancora si sperava in un tasso di crescita allo 0,3% e non al -0,2%, come poi è stato) : “Con un tasso di interesse reale al 3,6% ed un tasso di crescita allo 0,3%, abbiamo bisogno di un avanzo primario del 4,5% solo per non far crescere il rapporto debito Pil… Oggi il surplus primario è solo al 2,6%. 

Questi semplici calcoli ci dicono non solo che non saremo mai in grado di soddisfare il fiscal compact, ma anche che la situazione del nostro debito pubblico è insostenibile a meno di una significativa ripresa dell’inflazione”. E, infatti, l’inflazione è sempre stata il maggiore alleato dei paesi debitori, ma questo presuppone la sovranità monetaria del debitore, cosa che l’Euro ci ha tolto. Il problema è che, mentre gli italiani hanno capitalizzato i loro risparmi in beni reali (essenzialmente immobili), i tedeschi li hanno impiegati per l’acquisto di titoli finanziari prevalentemente in Euro. Per cui, un’inflazione al 3% sarebbe una grande boccata di ossigeno per i paesi indebitati come Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, ma, alle orecchie dei tedeschi, suonerebbe come una tassa patrimoniale di pari importo sui titoli. 
E siccome la moneta comune non è mai la “moneta di tutti”, ma sempre e solo del più forte, questo non si può fare. Per i tedeschi la soluzione sta nella spoliazione dei paesi debitori, del loro patrimonio pubblico (aziende, immobili, riserva aurea, Cdp ecc.) e di quello privato (risparmi, proprietà immobiliari e, fosse per loro, anche vendita dei figli al mercato degli schiavi). Per fare questo, occorre azionare con la massima decisione la leva fiscale (ovviamente al rialzo) e svendere subito il patrimonio pubblico, entrambe cose che Monti aveva iniziato a fare con grande sollievo della platea “europea” (e sapete cosa intendo per “Europa”). Ovviamente, dopo una cura del genere un paese entra in una fase di estrema decadenza economica per interi decenni, ma questo non interessa all’”Europa”. Per i tedeschi, i partner europei sono solo sgabelli su cui arrampicarsi per reggere la sfida della globalizzazione.

Renzi non sta dando le risposte attese e si sta limitando a giocare al “piccolo leader”, cosa sommamente irritante. Per la verità, l’“Europa” non ha soluzioni politiche di ricambio: la destra berlusconiana l’ha già cacciata una volta ed è decotta, il centro non esiste e nel Pd non c’è nessuno che possa dare il cambio al fiorentino. Ed allora che si fa? Si commissaria l’Italia. Si fa governare il paese dalla troika (Ue-Fmi-Commissione Europea).
Ma, mi si dirà, la troika interviene solo su richiesta dei paesi che sono a rischio default. Certo, ma dove è il problema? L’Italia richiederà l’intervento della Troika. Non vuole farlo? Allora si procederà con un nuovo “assedio dello spread”: quando, come nel novembre 2011 (quando c’era da cacciare Berlusconi) lo spread risalirà oltre i 500-600 punti, gli italiani, soprattutto grazie al loro ineffabile Capo dello Stato, faranno quello che devono fare e si troverà il Monti di turno che faccia il lacchè della troika.


A preparare il terreno ci sta già pensando Scalfari (che non è una voce qualsiasi ma LA voce di “Repubblica”) che ha già scritto che sarebbe tanto meglio se il paese fosse governato dalla troika, tanto più che ora essa non sarebbe più l’arcigna custode dell’austerità, ma si sarebbe convertita ad una linea espansionista. Una frase buttata là, quasi come uno sfogo irrealizzabile, una boutade. E, invece, è esattamente quello che si sta preparando e a cui Scalfari sta spianando la strada, con la ben nota tecnica “repubblicana” delle idee insinuate prima che enunciate.


E Renzi cosa può fare? Il “bersagliere del nulla” ha solo due scelte davanti: o fa quello che la Bce gli dice, alla lettera e senza capricci, oppure fa saltare il tavolo. Cosa intendo per “far saltare il tavolo”? Giocare la carta del “ricatto del debitore”: “io vado in default, ma dietro di me se ne vengono molti altri, comprese le banche tedesche: poi l’Euro salta e siamo tutti seduti per terra; oppure ristrutturiamo il debito senza ricatti, iniziamo a negoziare una uscita dall’Euro, rivediamo tutti i patti.


La forza negoziale dell’Italia sta proprio nel fatto che è un grande debitore con i suoi oltre 2.000 miliardi di debito. La Ue e l’Euro potrebbero resistere agevolmente ad un default greco pari a 300 miliardi e forse potrebbe incassare anche un tracollo portoghese, ma un colpo da 2.000 miliardi è decisamente troppo. Come ci ha insegnato un grande finanziere, un piccolo debito è un problema del debitore, ma un grande debito è un problema del creditore.


E la cosa potrebbe funzionare anche perché potrebbero accodarsi spagnoli, greci, portoghesi, mentre la parte loro potrebbero farla anche i variegatissimi movimenti “euroscettici”, che si sono appena affermati come forza politica di primo piano, nelle elezioni di due mesi fa. E dunque, la via sarebbe quella di sedersi tutti al tavolo e assumere il problema del debito come problema comune a debitori e creditori. Questo non è un tempo normale da di grande crisi che chiede scelte radicali, nel nostro caso o servi della troika o ribelli decisi a far saltare il tavolo. 

Tertium non datur. 

Ma questo richiederebbe una intelligenza, una preparazione, un coraggio politico di cui non sospettiamo lontanamente Renzi.
C’è qualcuno che ha scritto che Renzi fa a gara con Mussolini come peggior presidente del Consiglio della storia d’Italia. Non scherziamo: Mussolini è uno che ha scritto la storia (orribile, criminale, d’accordo, ma pur sempre storia), Renzi, al massimo, può scrivere la cronaca fiorentina.


La sua patetica impennata in difesa della sovranità nazionale (ridotta ad un miserrimo “E qui comando io!”) non vale una grinza sulla pelle di un rinoceronte, sarà travolto prima di aver finito di parlare.
Ma quello che verrà dopo, sarà anche peggiore. Prepariamoci."


Aldo Giannuli

http://www.beppegrillo.it/2014/08/renzienonmangiailpanettone.html